Nella console della Sega Master System c'era un gioco su Ayrton Senna, uno primi giochi da corsa, quante litigate con mio fratello per giocarci, ho cominciato a vederlo in tv e tifavo per lui nonostante ero tifoso della Ferrari e della coppia Alesi-Berger, ma poi dopo poco tempo se ne è andato, correndo e ho quasi pianto. In questa settimana nera per il circus con la morte di Jules Bianchi vorrei ricordare la vita e la storia che accomuna questi due sfortunati piloti. Ayrton è stato un grandissimo pilota ma anche un grande uomo di fede, era amato da tutti ed è stato uno dei pochi a influenzare il cinema, la musica e lo sport, un mito. Paradossalmente da quando a cominciato a pilotare le vetture di F1 è stato uno dei primi a lottare per la sicurezza in pista, peccato che lui sia stato l'esempio insieme ad altri sfortunati piloti. Infatti dopo il suo tragico incidente, tutti i circuiti furono oggetto di controlli e successive revisioni dei tracciati per garantire la sicurezza ai piloti. Anche quella maledetta curva del circuito di Imola fu modificata, furono prese misure a breve e lungo termine per aumentare la sicurezza sulle vetture e diminuirne la velocità. Tanto fu importante che per 21 anni non ci sono stati più incidenti mortali fino al gran premio del Giappone del 2014 nel corso del quale il pilota francese Jules Bianchi andò a sbattere contro una gru presente a bordo pista per rimuovere una vettura incidentata. Dopo nove mesi in coma si è spento a soli 25 anni. Il 20 luglio il suo numero, 17, è stato ritirato. Il destino è beffardo, era anche nipote del pilota Lucien Bianchi morto durante le prove sul circuito di Le Mans nel 1969. Ora dobbiamo solo sperare che grazie alle nuove misure non accada più tutto questo almeno per i prossimi 30 anni, basti pensare che prima di Senna, in solo 40 anni ben più di 40 piloti hanno perso la vita. Addio Ayrton, addio Jules e grazie di tutto.
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