Tim Burton stupisce, ma il suo tocco è leggero, quasi non si nota. al contrario della recitazione assai brillante e magistrale di Christoph Waltz ed Amy Adams. Il film è da non perdere, non solo per l'originalità e l'importanza artistica della storia (una delle più grandi e geniali truffe d'arte della storia) rappresentata da Tim Burton con una narrazione scorrevole, emozionante e che sa trasmettere allo spettatore il terribile dramma della donna-artista Margaret ingannata e truffata del suo grande talento dal marito Walter. Il film afferma decisamente il valore dell'emancipazione femminile in una epoca in cui non era ancora possibile, dimostra ancor più il potere falsificatore dei mezzi di comunicazione, della pubblicità, che innalzano ad arte opere accettabili senza dubbio, ma in definitiva di modesto valore artistico, e soprattutto esasperatamente ripetitive. Comportamento, questo secondo, che si trascina sino alla nostra epoca, anzi decisamente ingigantendosi. Ma in fondo anche questa è una favola, con un finale a lieto fine per la protagonista, che ritrova i suoi veri amori (la figlia e la pittura). Una storia vera, diversa da come siamo abituati da tempo, ma in fondo coerente, perché anche questa storia è una favola. Alla fine ci si ritrova con il messaggio: "la verità ti fa stare meglio" anche se per ragioni diverse molto spesso siamo costretti ad allontanarla, e allontanandola forse si recepisce che il "mondo verità" resta e rimane solamente una favola. La fotografia, la musica e i costumi sono all'altezza e i colori che gli anni cinquanta e sessanta hanno saputo regalarci sono a dir poco magnifici, forse perché uscendo dalla catastrofe della guerra il mondo si vedeva a colori, con quei colori stupefacenti. Ma la cosa che mi è piaciuta di più, non è la storia 'veramente' assurda, ma i quadri, a primo impatto ti lasciano perplessi, poi ci pensi, rifletti e ti catturano, con quegli occhioni tristi, belli e grandi. Nei titoli di coda scopriamo poi che lei è ancora viva e continua a dipingere tutti i giorni, mentre lui fino alla morte ha sempre sostenuto di essere il vero pittore delle opere, un personaggio estremamente bizzarro. Burton ha voluto raccontare questa storia perché lui stesso coinvolto negli effetti e negli affetti e a mio avviso non si rimane delusi dalla sua virata, il film vale 'il prezzo del biglietto', un film per tutti, vivamente consigliato. Voto: 6+
Pagine
▼
venerdì 15 gennaio 2016
Big Eyes (2014)
Tim Burton stupisce, ma il suo tocco è leggero, quasi non si nota. al contrario della recitazione assai brillante e magistrale di Christoph Waltz ed Amy Adams. Il film è da non perdere, non solo per l'originalità e l'importanza artistica della storia (una delle più grandi e geniali truffe d'arte della storia) rappresentata da Tim Burton con una narrazione scorrevole, emozionante e che sa trasmettere allo spettatore il terribile dramma della donna-artista Margaret ingannata e truffata del suo grande talento dal marito Walter. Il film afferma decisamente il valore dell'emancipazione femminile in una epoca in cui non era ancora possibile, dimostra ancor più il potere falsificatore dei mezzi di comunicazione, della pubblicità, che innalzano ad arte opere accettabili senza dubbio, ma in definitiva di modesto valore artistico, e soprattutto esasperatamente ripetitive. Comportamento, questo secondo, che si trascina sino alla nostra epoca, anzi decisamente ingigantendosi. Ma in fondo anche questa è una favola, con un finale a lieto fine per la protagonista, che ritrova i suoi veri amori (la figlia e la pittura). Una storia vera, diversa da come siamo abituati da tempo, ma in fondo coerente, perché anche questa storia è una favola. Alla fine ci si ritrova con il messaggio: "la verità ti fa stare meglio" anche se per ragioni diverse molto spesso siamo costretti ad allontanarla, e allontanandola forse si recepisce che il "mondo verità" resta e rimane solamente una favola. La fotografia, la musica e i costumi sono all'altezza e i colori che gli anni cinquanta e sessanta hanno saputo regalarci sono a dir poco magnifici, forse perché uscendo dalla catastrofe della guerra il mondo si vedeva a colori, con quei colori stupefacenti. Ma la cosa che mi è piaciuta di più, non è la storia 'veramente' assurda, ma i quadri, a primo impatto ti lasciano perplessi, poi ci pensi, rifletti e ti catturano, con quegli occhioni tristi, belli e grandi. Nei titoli di coda scopriamo poi che lei è ancora viva e continua a dipingere tutti i giorni, mentre lui fino alla morte ha sempre sostenuto di essere il vero pittore delle opere, un personaggio estremamente bizzarro. Burton ha voluto raccontare questa storia perché lui stesso coinvolto negli effetti e negli affetti e a mio avviso non si rimane delusi dalla sua virata, il film vale 'il prezzo del biglietto', un film per tutti, vivamente consigliato. Voto: 6+
Io mi sono molto annoiato... non è il miglior Burton!
RispondiEliminaMa non è un film alla Burton, dei suoi soliti, ogni tanto bisogna anche cambiare stile secondo me...ma sicuramente non il suo migliore lavoro, questo sì ;)
EliminaA me il trailer ha inquietato molto, con quegli occhioni addosso...
RispondiEliminaMa ti confesso che il tuo post rende davvero bene, lo rivaluto, sai?Mi sa che lo guardo!
Si, mettono molto in soggezione, ma sono stupendi in fin dei conti, anche se artisticamente non valgono niente...è storia, è reale, una visione la merita sicuramente ;)
EliminaIo sto a metà strada. Un film che fa pensare, ma più per le riflessioni che il tema porta con sé che per dei propri effettivi meriti. Tante potenzialità inesplorate e più di una scena che cade nel ridicolo - quella dei Testimoni di Geova su tutte.
RispondiEliminaWaltz fuori luogo massimo.
Waltz in effetti un po' troppo sopra le righe, come nella scena dell'avvocato di se stesso. Tante cose rimaste inesplorate ma poi il film non finiva più..
Elimina