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mercoledì 20 luglio 2016

Non sposate le mie figlie! (2014)

Non sposate le mie figlie! è una divertente e spassosa commedia francese del 2014 diretta Philippe de Chauveron. Il titolo del film è alquanto indicativo, come quello originale Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu? ovvero, "Cosa abbiamo mai fatto al Buon Dio?"..per meritare questo? si chiede una affiatata e benestante coppia sessantenne in macchina, una sera che, più di altre, la tensione e lo stress hanno superato i limiti della rassegnazione e dell'umana accettazione. Dovete infatti sapere, e lo saprete sia non appena avrete modo di visionare sia che l'avete già vista, che questa leggera e divertente commedia narra difatti della famiglia di Claude e Marie Verneuil (coppia cattolica e borghese), altresì composta da ben quattro figlie, tutte in età da marito: belle, realizzate, indipendenti, ma da maritare. Se non ché le prime tre convolano a nozze a distanza di un anno una dall'altra, la prima prende in sposa un arabo algerino, la seconda un ebreo, la terza un cinese. Ora anche per una famiglia aperta e moderna come i Verneuil, un matrimonio "tradizionale", magari pure religioso secondo il rito cattolico, non sarebbe una cosa ingrata da desiderare per l'ultima figlia, che tuttavia si innamora di un cattolico, certo, ma nero, scatenando e causando così un certo disagio nella coppia (che si sono sempre e comunque dichiarati di mentalità aperta), ma anche una certa preoccupazione nei cognati. Ciò che non si aspettano è che anche il padre dello sposo ha delle riserve riguardo a questo matrimonio. I due perciò costretti a far buon viso a cattiva sorte, entrano in conflitto anche tra di loro, perché senza voler sembrare razzisti, Claude e Marie hanno sempre desiderato che le loro ragazze si sposassero in chiesa seguendo i loro valori e ben presto la figlia minore sembra accontentare i loro desideri, ma il destino è beffardo (come tenterà di sottolineare lo spassoso parroco dalla risata nervosa e irrefrenabile davvero esilarante), e situazioni e tensioni si verranno ovviamente a creare.
In questa originale e gradevole, anche garbata e piacevole commedia in perfetto stile francese, non ci sono assolutamente sbavature che fanno scadere la pellicola in situazioni scontate o banali (almeno in parte) o che sfiorano minimamente la volgarità, anzi, il primo tempo che ha un'impronta decisamente molto umoristica in quanto evidenzia in maniera squisitamente ironica varie tematiche scaturite dalle differenze sociali e di costume che vengono a determinarsi tra razze differenti di persone, è davvero ironico e divertente al punto giusto. Il secondo tempo che si rileva invece essere più romantico e sentimentale in quanto si concentra a narrare riguardo il futuro matrimonio della quarta figlia del protagonista con un uomo di colore, è altrettanto simpatico anche se meno divertente. Il finale della storia infine molto bello poiché in esso possiamo assistere ad una raggiunta coesione di intenti e di vedute nell'ambito di tutti i componenti della famiglia allargata. Insomma un film incredibilmente spassoso che affronta il tema del razzismo con ironia ma non per questo cosi superficialmente come sembrerebbe, con situazioni forse scontate ma simpatiche e con umorismo elegante e per nulla noioso. E' evidente che il tema si presta a stereotipi (che però quasi si annullano tra loro invece di risultare offensivi) ma la sceneggiatura (semplice e ben congegnata) e la vivace recitazione affiancate a una piacevole ambientazione e a una colonna sonora azzeccata confezionano un film più che discreto che si lascia guardare e ci offre qualche riflessione per nulla banale. Nonostante appunto nel finale alla fine trionferanno, come da copione, i buoni sentimenti, la tolleranza anche politica e le affinità di genere.
Gran successo in patria, Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu? Risulta quindi una commedia degli equivoci e del non detto spassosa e divertente, che non rinuncia ad affrontare, pur con lo spirito e la leggerezza che si confanno ad una commedia adatta a strappare consensi unanimi, il lato più serio e se vogliamo pure sottilmente drammatico della questione, e che si può sinteticamente riassumere in una breve frase, secondo la quale "ognuno è razzista al proprio paese", rapportandosi al proprio paese, alle proprie origini, al proprio orgoglio nazionale. Singolare però che il paese più multietnico ed "organizzato" dell'Europa nei confronti degli stranieri e delle sue ex colonie, si cimenti in questa sorta di riproposizione arrotondata all'eccesso de "Indovina chi viene a cena". Ma i francesi come sappiamo sono maestri nella commedia brillante/demenziale, e anche se questo nonostante non sarà (non è) senz'altro tra i migliori esemplari del genere, costituisce alla fine un altro pesante tassello che compone l'efficacissimo complesso della tradizione francese, perché i cugini la sanno (eccome) veramente fare, diamine. Dunque, nel suo genere, il film difatti si regge sostanzialmente sul buon ritmo delle sue battute soavi e ciniche allo stesso tempo, mai volgare che ti scorre addosso piacevolmente. Perché il film non si deve preoccupare di andare troppo in profondità, anzi i temi dell'integrazione, del razzismo, dell'immigrazione e dei matrimoni misti, volano così leggeri che neanche ti accorgi di come tutto avviene in modo accattivante e inoffensivo. Ovviamente c'è (e non poteva essere altrimenti), qualche caduta nel semplicistico e qualche laccatura scenografica o improbabilità di situazioni, come ad esempio la rappresentazione della casa di provincia del capofamiglia, un villone da cinema che assomiglia alla Casa Bianca, e tuttavia vede spiazzati i coniugi nell'accogliere i genitori dell'ultimo sposo, costringendoli a dormire in una angusta soffitta.
Peccati veniali per una commedia di successo che ripropone tematiche "ambientali" (nel senso di ambientazione ed accettazione del diverso, della tolleranza verso altri usi e costumi) che avevano già fatto la fortuna di opere come Giù al Nord. Ma quello che mi è piaciuto molto, è il tipo di interpretazione del padre delle spose in quanto la sua originaria vena sottilmente razziale si smorza, nel corso del film, fino a diventare più pacata e accondiscendente pur di vedere felici le proprie figlie e poi perché i rispettivi generi, anche se provenienti da culture differenti, si dimostreranno persone per bene, educate e decisamente intelligenti. Il risultato è perciò piacevole nonostante difatti alcune banalità e la fattura 'media'. Eppure nonostante ciò, la pellicola (che mantiene quello che promette, null'altro), funziona alla grande. La raffica di battute e gag a cui si è sottoposti, per quanto talora prevedibile o di facile entità, è travolgente ed assicura risate piene se non sguaiate. Persino difficile tenerne conto, e questo perché i ritmi sono indiavolati, e gli attori (dai volti e corpi impeccabilmente azzeccati) convincenti e confacenti (dei toni, alle situazioni, al ritmo). Capofila la faccia nota di Christian Clavier de I visitatori, grande mattatore, ironico, dispotico e mai domo come da copione. Eccezionali anche i tre (che poi diventeranno quattro) cognati, simpaticissimi con sketch (quella della Marsigliese o in Chiesa) e battute davvero gustose, divertenti e ironiche al punto giusto (i nomignoli che si danno, le pungenti differenze politiche o culturali). Ed anche se il tutto può apparire eccessivo, troppo sopra le righe, o artefatto (ad esempio la figlia iperemotiva che realizza quadri inquietanti, oppure le bizzarrie assortite del capofamiglia africano), non importa, giacché l'accumulo umoristico (pur leggero, mai scurrile né politicamente scorretto, qualunque cosa stia a significare, ormai, ma nemmeno stupido) è tale che il film scorre via che è un piacere. In conclusione però, merita una menzione, la biondina Élodie Fontan (che interpreta Laure, foto a destra, la più giovane delle figlie ingrate, quella che provoca il casino fidanzandosi con il franco-ivoriano), che è una gnocca clamorosa. Comunque a parte ciò il mio consiglio è che se ancora non siete riusciti a vederlo, fatelo perché ne varrà sicuramente la pena di ridere per un'ora e mezza. Voto: 6,5

2 commenti:

  1. Una commedia carinissima, fino a un paio di anni fa i francesi sbagliavano raramente,, anche se forse questo è uno dei più banalotti...

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    1. Probabilmente è un po banale ma è davvero divertente e poi tutto funziona benissimo e in modo spassoso ed irriverente nonché esilarante, perciò è valido ;)

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