No Escape: Colpo di stato (No Escape) è un crudo e avvincente film del 2015 diretto da John Erick Dowdle. Un film con una trama originale ma attuale, che trae ispirazione dalla cronaca estera, un paese del terzo mondo (forse quarto) diventa luogo di una rivolta, che sfocia nel sangue, ed una normale famiglia americana diventa un bersaglio mobile. La famiglia di Jack Dwyer, che lavora per una compagnia che costruisce e mantiene acquedotti, che le difficoltà economiche in patria portano la sua società a trasferirlo con tutta la famiglia (assieme alla moglie ci sono anche due bambine piccole) nel Sud-Est asiatico, nazione non prettamente specificata, si dice Thailandia ma in questo caso non confina con il Vietnam (sarebbe da fantascienza), forse Cambogia? In ogni caso, appena arrivati scoppia una rivoluzione, un gruppo armato, spietato e sanguinolento uccide il primo ministro e scatena una guerra senza scampo per le strade e nei palazzi. Ci vorrà poco per capire che il bersaglio prediletto di tutta questa violenza, oltre al governo, sono gli occidentali e in particolare proprio gli americani come Jack, quelli venuti per lavorare all'acquedotto. Senza nessuna conoscenza militare, nessuna spiccata capacità da uomo d'azione Jack dovrà cercare di mantenere in vita la propria famiglia. No Escape, è un film d'azione molto drammatico, che non dà momenti di tregua né ai protagonisti, né allo spettatore. La storia è infatti raccontata con un ritmo serrato al cardiopalma, sin dal primo minuto. Una storia che vede come protagonista un uomo medio, per nulla avvezzo ad intrighi e situazioni d'azione, in questo la scelta di Owen Wilson è perfetta. Purtroppo i fratelli Dowdle non riescono ad essere coerenti fino in fondo con questo presupposto, gongolano nel lasciarsi prendere la mano da qualche impossibile sequenza d'azione e non rimangono davvero fedeli al lato B, cioè alle dinamiche più elementari e di suspense che la storia di un uomo comune in circostanze eccezionali propone. Preferiscono difatti troppo spesso sottolineare l'amore del padre per le figlie ed esagerare nel fornire elementi di tensione lavorando (goffamente) sulle relazioni intra-familiari. Insomma invece che rimanere sui toni secchi e asciutti, determinati e convincenti si spostano eccessivamente sul melodrammatico, invece che far parlare le azioni fanno parlare le parole. Soprattutto non resistono alla tentazione di dare tratti da eroe al protagonista, annacquando uno dei presupposti migliori. Ma nonostante questi innegabili difetti lo stesso No Escape rimane un esperimento più che riuscito.
Il regista infatti continua a dimostrare una capacità di creare immagini spaventose non comune (la sequenza iniziale con la corsa della guardia del corpo che culmina con i ribelli già insediati è perfetta e l'immagine che la chiude quasi paurosa) e questa sua capacità spesso si trasferisce nelle sequenze d'azione più vorticose. Non a caso in No Escape, pur non essendoci situazioni di paura, la dinamica della 'minaccia' e soprattutto la sua origine somigliano molto alle fiamme che incendiano le storie horror. Si parla di peccati collettivi scontati tutti insieme e con gli interessi. Dunque se si ha la buona volontà di sorvolare su diverse esagerazioni, sarà difficile sorvolare sulle tante idee (buone e interessanti) del regista. No escape è infatti una pellicola ben confezionata di alto e godibile intrattenimento, pregna di momenti da trattenere il fiato, capace di trasmettere quel naturale senso di inquieto spaesamento e palpitante disagio che si manifesta allorquando si approda in una terra straniera percependone l'abisso culturale ed uno stile di vita assai lontano da quello a cui si è abituati. Il raffinato lavoro sul sonoro e la scelta di un commento musicale funzionale allo stato d'assedio come all'azione di rastrellamento messa in atto dai rivoluzionari, costituiscono elementi fondamentali nella tessitura emozionale del racconto e contribuiscono, insieme alla direzione agile e fluida, ad una resa spettacolare degna di nota, priva di tempi morti, anche in quei canonici momenti di pausa, giusto un attimo tra un accadimento drammatico-rocambolesco e l'altro successivo, dove la famigliola si scambia parole e gesti d'affetto mentre tutto intorno brucia. Certo, osservando le dinamiche fuggiasche dei malcapitati in terra lontana e ostile non può non farci pensare quanto queste poco aderiscano alla realtà. Per esempio, saltare sul tetto di un edificio adiacente a quello su cui si è rimasti intrappolati rischiando di precipitare di sotto e, per di più, lanciare le proprie figliolette da una parte all'altra, augurandosi che la mira non faccia cilecca, è a dir poco incredibile. Chi lo farebbe mai? O forse è una possibilità da considerare seriamente, visto che bisogna scegliere tra un tuffo nel vuoto potenzialmente salvifico e una fucilata, certa, in pieno petto. Oppure, sfiorare per un pelo una morte violenta con annessa brutale violenza sessuale grazie al deus ex machina di turno (che possiede un tempismo straordinario) è cosa da film, appunto.
Eppure i fratelli Dowdle sfidano quello che potrebbe risultare ridicolo per quanto è inverosimile, specialmente se il tutto è calato in un contesto fortemente realistico. Ma il risultato finale non crea note stonate, la sceneggiatura non banale e ben scritta evita i momenti ad effetto fini a se stessi inserendoli perfettamente in una cornice estrema quanto disperata, dove a mali estremi si risponde con estremi rimedi, come recita il proverbio, e raggira quelle irritanti trappole-scorciatoie di comodo atte ad assicurare alla storia il classico melenso e poco convincente lieto fine, riuscendo così a spiazzare perfino lo spettatore più esigente proprio quando si ritrova a considerare con disappunto e un pizzico di delusione di trovarsi di fronte alla solita storia a stelle e strisce, fatta di eroi tutti d'un pezzo che compiono azioni fuori dalla portata dei comuni mortali, e di situazioni nerissime che nemmeno un miracolo potrebbe risolvere, sebbene se ne venga fuori sempre e comunque, e tutto alla fine fili via liscio, e nessuno si fa mai male per davvero. No Escape sotto la scorza ruvida dell'action movie ad alta tensione fa trasparire una riflessione amara sulla disillusione cosciente di un popolo (quello americano, e non solo) abbandonato dalla sua terra patria, manovrato e buttato in pasto nell'arena di leoni resi feroci e senza più scrupoli. E quando la propria Nazione fa un passo indietro, quando non c'è più Stato, non c'è più Governo a cui guardare e a cui affidarsi, non resta che contare sulle sole proprie forze, agire da soli per ottenere risultati concreti, per non soccombere. Il successo sarà poi garantito se la famiglia si compatta e fa gioco di squadra, la quale, secondo i fratelli Dowdle, resta l'unica vera istituzione, stabile e ancora certa in un universo sommerso da precarietà ed infinite incertezze. Insomma un film davvero incredibile, agghiacciante, sporco, crudo e violento, ma anche bello e coinvolgente con un finale prevedibile, ma mai come in questo caso giusto. Infine Owen Wilson (dopo averlo comunque ammirato almeno un po' in Zoolander 2) mostra tutta la sua bravura anche in un ruolo drammatico, Lake Bell la moglie si dimostra a sua volta molto brava e credibile, Pierce Brosnan (decisamente più in parte a differenza di altri suoi film come Il fidanzato di mia sorella, anche se in ogni caso leggermente sopra le righe) prova a stemperare i momenti ma il film comunque non fornisce facili consolazioni (non sappiamo neanche se il colpo di Stato è riuscito o meno). Consigliato, ma non a chi teme le forti emozioni. Voto: 7
Nessun commento:
Posta un commento