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lunedì 5 novembre 2018

The Place (2017)

Cosa accadrebbe se esistesse un genio della lampada in grado di realizzare i nostri desideri? E cosa accadrebbe se dovessimo compiere delle azioni che vanno contro morale e legge per ottenere quello che abbiamo chiesto? The Place, l'ultimo film di Paolo Genovese, parla proprio di questo. Il film infatti analizza il comportamento umano di fronte ad una scelta difficile, spesso estrema e dicotomica. E in tal senso questo film del 2017 co-scritto e diretto dal regista Romano, è un film provocatorio, perché parla di morale, di desideri, di possibilità e pone come fulcro di tutto il libero arbitrio dell'uomo. Dopotutto, di fronte all'occasione di ottenere qualcosa di agognato, l'animo umano è corruttibile? Si è disposti a sacrificare gli altri per arrivare ai propri scopi? C'è un mostro dormiente in ognuno di noi pronto a risvegliarsi qualora si presenti la giusta occasione? Forse sì, forse no, sta di fatto che c'è qualcosa di misterioso che aleggia per tutta la durata di The Place, un'opera estremamente particolare, audace e sperimentale che arriva dopo il grandissimo ed inaspettato successo (secondo alcuni ma non per me) di Perfetti Sconosciuti, un film simile un po' nella sostanza e un po' nella struttura, giacché ancora una volta il regista mette in scena una storia in cui si intrecciano le vicende di vari personaggi, le cui intersecazioni sfuggono ai diretti protagonisti, mentre di esse solo il pubblico riesce, almeno in parte, a rendersi conto e l'impostazione è nuovamente "teatrale". E quindi come il film precedente, questo si rivela essere una boccata d'aria fresca al cinema nostrano che, con due/tre film all'anno, dimostra di voler ancora tornare ad essere cinema di qualità ma soprattutto originalità (anche se il tutto è ispirato alla serie tv americana The Booth at the End, che comunque non conosco e non ho mai visto). E quindi, esattamente come in quel caso, si tratta di un film veramente difficile, perché, a causa della sua singolarità, percorre durante tutta la sua durata su di un sottile filo teso tra due grandi bivi: nel primo si rivela essere un pessimo film, completamente assurdo, noioso, presuntuoso ed irritante, dall'altro invece si rivela, come poi è stato per Perfetti Sconosciuti, un autentico gioiellino che emoziona, appassiona, coinvolge. Ma inaspettatamente in questo caso la pellicola sta nel mezzo.
Infatti The Place, forse per paura di saltare nella parte sbagliata e quindi correre un rischio, di riuscire a stare in piedi sul quel filo ed arrivare al traguardo senza strafare, si accontenta del compitino. Ciò lascia lo spettatore, alla fine del film, un po' con l'amaro in bocca perché aveva tutte le carte in regola per poter diventare un capolavoro, ma come ho detto si accontenta, si accontenta di essere semplicemente un film piacevole che ha come grande pregio quello di spronare, anche se mai troppo, le menti degli spettatori. Ma nonostante la diversità di risultato, la certezza è, vista questa ennesima (seppur non eccezionale) conferma, la grande maestria, professionalità ed ambizione con la quale Paolo Genovese gira ogni suo film, in particolar modo questi ultimi due nei quali si è saputo muovere in luoghi ristretti e situazioni difficili, in maniera precisa, fluida e coinvolgente (cosa che da film d'impostazione teatrale non è sempre facile trovare). In tal senso è nuovamente bravissimo a dirigere gli attori, il cast d'eccezione infatti, composto da Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli e Giulia Lazzarin, riesce ad interpretare i propri personaggi con intensa espressività e compostezza, senza mai risultare fuori parte. Primo fra tutti Valerio Mastandrea, il quale dà vita a una figura tanto enigmatica e brutale nelle richieste (egli è infatti il tramite che per esaudire desideri chiede un "prezzo" da pagare) quanto desiderosa di ritrovare se stessa ed uscire da un mondo che lo obbliga ad essere insensibile e privo di emozioni. Parliamo di un uomo che nel corso della pellicola presenta un enorme cambiamento a livello emotivo: se prima appare distaccato da ciò che accade e freddo, al termine del film capiamo che, come tutti, anche lui ha un sogno da realizzare ed è disposto a fare qualunque cosa pur di realizzarlo. È proprio questo che rende il suo personaggio (quasi un psicoterapeuta) affascinante e ricco di sfumature.
Come detto, tutto il film di svolge in un locale chiamato, appunto, The Place, dove un uomo misterioso, di cui non conosciamo il nome, è seduto su una sedia e attende i suoi interlocutori. A colpire è il modo in cui Paolo Genovese, con una regia attenta al dettaglio e piena di inquadrature in primo piano che rendono con estrema profondità lo stato d'animo dei protagonisti, riesce a mantenere l'attenzione dello spettatore senza mai annoiarlo. Questo, nonostante la storia si verifichi in un unico luogo. Nulla di quanto faranno gli otto personaggi ci viene mostrato attraverso le immagini, ma solo raccontato da ognuno di loro. Ciò ci permette di capire quanto una buona (ma comunque non perfetta) sceneggiatura, in alcuni casi, sia fondamentale. Lo spettatore si trova infatti di fronte a dialoghi accattivanti, talvolta agghiaccianti (che appunto riescono a farti immergere completamente nei racconti dei protagonisti). Ogni battuta ha un suo perché, ogni richiesta è legata a quella precedente o successiva, ogni storia si intreccia con quella di un altro personaggio. In certi casi, però, i collegamenti tra le varie vicende risultano prevedibili, ma ciò non nuoce alla riuscita della pellicola. Questo perché è interessante scoprire come i protagonisti porteranno a termine le richieste a loro fatte e come riusciranno ad uscire da situazioni che in un primo momento potrebbero apparire impossibili da risolvere e mettere a rischio la realizzazione del proprio desiderio. Ogni personaggio è ben caratterizzato e ognuno di loro ha qualcosa da perdere o da voler conquistare, talvolta con risultati alquanto tragici. Un ritmo narrativo lento e una fotografia dalle tonalità prevalentemente cupe e fredde caratterizzano il film (sostenuto anche da un buon montaggio), la cui colonna sonora dona maggiore drammaticità all'intera storia. Una storia, una pellicola comunque non perfettamente calibrata. Come difatti già accennato, alcuni aspetti della sceneggiatura del film di Paolo Genovese risultano meno convincenti.
Il messaggio principale arriva allo spettatore già verso metà film. Non c'è un ulteriore arricchimento e sviluppo nella seconda parte che sembra avere la sola funzione di concludere le storie dei vari personaggi. Il finale stesso, inoltre, non chiude in maniera soddisfacente un film altrimenti ricco di spunti interessanti, tanto che per alcuni potrebbe essere difficile trovare un senso preciso all'intera storia. Anche perché laddove sbandiera con fierezza l'elemento della novità, The Place cade purtroppo nel baratro di una narrazione troppo eterea e mai concreta. Il film gira costantemente attorno a dilemmi morali (alcuni interessanti, altri meno) che però non si rivelano mai incisivi, il che si traduce in un racconto universale dove ognuno può dare la propria interpretazione dei fatti. Questo, che di base potrebbe essere un valore aggiunto, si rivela invece il contrario: lo stesso Valerio Mastandrea, che interpreta l'enigmatico ma affascinante figuro, si mostra inspiegabilmente contraddittorio, cedente al primo sguardo rivolto al décolleté della cameriera, interpretata da Sabrina Ferilli. In tal senso The Place è soprattutto un film pretenzioso (che si compiace troppo della sua natura di "operazione ambiziosa", caratterizzando non a dovere i troppi contesti morali), dopotutto la sua struttura particolare appartiene a quella categoria di film che può dividere il pubblico. Molto valido dal punto di vista recitativo e tecnico, mentre la seconda parte del film e il finale possono lasciare una sensazione di vuoto e di amaro in bocca (a seconda anche dei gusti e delle aspettative personali). Perché anche se questo film, film sulle seconde possibilità, su quelle perse, sul destino, sulla difficoltà della vita, sull'ipocrisia e su tanti altri temi importanti, emoziona il giusto, niente però è sviluppato totalmente, seppur per questo aspetto alquanto dimenticabile rimane comunque in generale gradevole e più che sufficiente. Certo, ci si aspettava decisamente di più e in verità ampiamente migliore è il precedente lungometraggio del regista, ma che piaccia o no, The Place (che dimostra come un cinema italiano differente sia comunque possibile, anche se l'idea, presa in prestito, da sola non basta, se non viene illuminata dalla giusta ispirazione o intuizione narrativa) è comunque un film che colpisce, che fa discutere e non lascia indifferenti. Voto: 6,5

10 commenti:

  1. Considerando che il primo mi è piaciuto e non poco, guarderei anche questo.
    Attenderò che lo passino in chiaro.
    Comunque per me il compromesso non esiste. Il mio rigore morale è troppo marcato, e preferisco non essere pienamente felice, piuttosto che trasgredire.
    Come dico sempre, brutta cosa l'onestà. 😉

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    1. Non per caso l'ho visto, proprio perché mi era piaciuto il suo precedente, e come quest'ultimo sicuramente passerà presto in tv ;)
      Sì, brutta cosa proprio l'onestà :D

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  2. Delusione anche per me, che il film ho presto dimenticato. Anche se tutte le storie alla fine si incastrano, il fatto che sia un continuo entrare/uscire in scena dei personaggi non aiuta né il ritmo né la sceneggiatura. Occasione sprecata, visti anche i tanti nomi coinvolti.

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    1. E' una delusione più accentuata la tua dalla mia, e in più il film in verità non ho presto dimenticato, tuttavia pur ammettendo i suoi difetti di occasione sprecata non mi sembra, soprattutto se non si puntava al capolavoro, ma ad un film semplice e genuino che facesse riflettere, ebbene questo personalmente ha fatto ;)

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  3. Tanti bravi attori coinvolti tuttavia il film non mi ha convinto fino in fondo.
    Poteva andare meglio.

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    1. Di sicuro poteva andare meglio, ma nel complesso non è affatto male ;)

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  4. E' un film che ho in lista, mi affascina la cosa del desiderio e del prezzo da pagare per esso...sono curioso di vedere come sviluppa questo soggetto..però più o meno tutti voi esperti l'avete considerato un film tra il deludente e il discreto.
    Arrivare a metà del film avendo già fatto nostro il messaggio dello stesso è effettivamente molto penalizzante...

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    1. Lo sviluppo è comunque incredibile, affascinante e che s'incastra in modo geniale, e per me questo può bastare per invogliare una visione al di là dei difetti, e quindi non lasciartelo sfuggire ;)

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  5. io lo avevo trovato noiosissimo :(
    fa riflettere e molto, ma molto lento!

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    1. Sì però almeno qualcosa fa, appunto riflettere, rispetto a tanti altri ;)

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