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lunedì 29 aprile 2019

I peggiori film del mese (Aprile 2019)

Vi sono mancato? Io spero di sì, di sicuro mi siete mancati voi, anche se, in questi 17 giorni di vacanza, sono passato assiduamente tra i blog, quindi lontano dalla blogosfera non sono stato, anzi, lontano neanche da Blogger, dato che ho approfittato per scrivere parecchie recensioni ed ovviamente preparare alcuni altri post. In tal senso avrei preferito un rientro più di qualità, e invece mi tocca rientrare con il post "peggiore", cioè questo, ma ormai dovreste essere abituati. E quindi, eccovi i film peggiori visti questo mese, mese che purtroppo sportivamente parlando mi ha lasciato l'amaro in bocca, e vabbè.

Skyscraper (Azione, Usa 2018): Questo è uno di quei film senza pretese che punta tutto sulla forza bruta e sull'azione all'ennesima potenza. Tuttavia, qualcosa va storto nel processo creativo, perché il film, che racconta di Will (Dwayne Johnson, a cui sicuramente non gli si può dire niente), ex agente dell'Fbi e veterano di guerra, che si occupa di valutare gli standard di sicurezza dei grattacieli, che quindi per lavoro in Cina, vede andare in fiamme il grattacielo più alto e sicuro del mondo, egli che ritenuto colpevole, si vede costretto a scappare, a ricercare i veri responsabili e a salvare sia la sua reputazione sia la sua famiglia intrappolata all'interno dell'edificio, è platealmente inverosimile. Si spinge parecchio oltre il limite dell'umano, il che non sarebbe un problema se non si presentassero situazioni inverosimili frequentemente. Colpa presumibilmente del regista, Rawson Marshall Thurber (quello del divertente ma troppo assurdo Una spia e mezzo), che prende troppe decisioni sconcertanti per quanto riguarda la trama in generale (anche se pur registicamente egli lasci a desiderare, con certe scene interessanti gestite in modo non esaltante). Ogni volta che si incontrano l'un l'altro, i personaggi risultano semplicemente slegati tra di loro. Non che mi aspettassi tanto da Skyscraper, un film che prova ad essere un Die Hard più duro, ma almeno avrebbe potuto prendere in prestito le parti migliori del film classico a cui si ispira, invece niente. Come se la poca originalità nello sviluppo della storia non bastasse, non ci sono colpi di scena tangibili. Il fatto che Will non abbia una gamba è molto interessante, ma quest'aspetto si presenta a sbalzi nel film, come se gli autori si ricordassero di colpo che hanno un protagonista senza un arto. Stucchevoli quadretti familiari si alternano a più riprese a sventagliate di mitra, il tutto incorniciato digitalmente (e neanche ottimamente) da un fuoco che dovrebbe mangiarsi tutto il film ma che poi non fa così paura. Anche l'edificio non diventa mai un vero e proprio personaggio. Possiede tante caratteristiche interessanti, ma dal momento che viene sabotato, il film non riesce a imprimere quella situazione di Will contro l'edificio, è costantemente un Will contro i cattivi. Il The Pearl vanta anche una sala degli specchi ad alta tecnologia senza alcun motivo logico e non solo...lo script dedica parecchio tempo ad incensare il grattacielo ma poi non lo sfrutta al meglio. Inoltre, è davvero inspiegabile perché, in un edificio in fiamme, nessun personaggio si comporta mai come se stesse all'interno di un luogo in cui la temperatura risulta insopportabile. Mi sarei aspettato un goccio di sudore o qualche effetto più credibile in qualche scena. Ora, non voglio essere troppo critico, le esplosioni mi sono piaciute, e mi è piaciuto rivedere in azione Neve Campbell, ma egli stessa e The Rock (entrambi carismatici che riescono comunque a far sì che questo non sia completamente un film da buttare) meritavano di meglio. La categoria dei film d'azione, anche se questo pur non raggiungendo nuove vette di originalità cinematografica rimane in ogni caso un blockbuster caciarone che si lascia guardare senza indugi, meritava di meglio. Perché certo, nonostante tutti i difetti (anche una colonna sonora veramente poco originale), mi sono leggermente divertito a guardare Skyscraper, ma poi quello che rimane è pochissimo. Ed è un peccato, perché c'era tanto potenziale...ahimè non sfruttato. Voto: 5

Rudolf alla ricerca della felicità (Animazione, Giappone 2016): Non credevo fosse possibile, ma questa è una delle rare volte in cui un film d'animazione giapponese non riesce a soddisfarmi. Perché il film, sorretto da un'animazione che, dal punto di vista tecnico, è ancora abbastanza indietro rispetto a tutti quei prodotti Pixar cui siamo abituati (anche troppo pulita e decisamente troppo moderna), sorretto da una regia che, tecnicamente non convince (stacchi di sequenze anche troppo repentine), lascia molto a desiderare. Perché va bene che è principalmente un film didattico rivolto ai bambini, nel film infatti (un film basato su una serie di libri per bambini a firma di Saito Hiroshi) uno dei messaggi più forti è l'accorato appello alla necessità di non sottovalutare l'istruzione, ma il film, che racconta di un gattino nero che improvvisamente separato dal suo amato padrone si ritroverà a Tokyo, qui incontra Tigre, un boss gatto temuto da chiunque che si rivelerà però non essere tutto ciò che sembra, anzi, lo aiuterà nel suo processo di crescita e conoscenza, insegnerà al gattino a leggere e scrivere (e no, non sto scherzando), non riesce nell'arduo compito di comunicare quel messaggio universale insito, quello appunto che grazie allo studio e alla lettura è possibile raggiungere quegli obiettivi che solo un attimo prima ci sembravano inavvicinabili. Oddio, in parte ci riesce, ma nel complesso è questa un'occasione persa. Anche perché se a Rudorufu to Ippaiattena gli si appioppa un doppiaggio che povero è dir poco, qualcosa vorrà pur dire. E' triste lo so, dover aggiungere certe note negative alla critica di un film che, nel complesso, risulta comunque estremamente godibile grazie a una trama lineare e assai semplice da seguire, ma, se solo fosse stato distribuito in originale con dei sottotitoli di qualità, o se avesse avuto un'animazione più ruvida e un regista più di qualità, sarebbe stato certamente meglio, perché forse avrebbe raggiunto la sufficienza che invece così non raggiunge (ahimè) affatto. Peccato. Voto: 5

Terre selvagge (Avventura, USA, Irlanda, 2017): Le Crociate sono un'ambientazione e uno spunto ricorrente nella storia del cinema, declinati in generi diversi o utilizzati per sviluppare una varietà di argomenti. Brendan Muldowney, da una sceneggiatura originale di Jamie Hannigan, non ne fa una missione nell'Oriente o l'occasione per scontri epici e nemmeno un film a tema religioso. Terre selvagge è un viaggio attraverso una terra straniera ai suoi stessi abitanti: il pericolo e lo sconosciuto incombono, ogni tratto e ogni incontro riservano sorprese. Ambientato nell'epoca medievale in terra irlandese (molto più brulla e cupa rispetto ai soliti panorami da cartolina) Pilgrimage è infatti un dramma avventuroso in cui fede e superstizione, oltre all'immancabile brama di potere, si fondono in un mix ambizioso in cui l'introspezione si fonde con aspetti più affini al cinema di intrattenimento leggero. Non mancano quindi azione e scene piuttosto brutali, a caratterizzare il viaggio di uno sparuto gruppo di monaci incaricati di portare a Roma una reliquia dal valore inestimabile. Il prezioso carico farà presto piombare su di loro l'attenzione di parecchi malintenzionati, tra cui quella di un nobile normanno. Peccato che la vicenda, oltretutto preceduta da un prologo che si prende qualche libertà storica, sia spesso noiosa. Perché certo, il film non ha molte pretese di lasciare tracce e si accontenta di raccontare in modo convenzionale un'avventura ammantata di mistero, portandola a compimento senza troppe cadute, perché certo, nel complesso si tratta di un prodotto ben fatto, orgogliosamente indipendente e interessante (anche perché riesce a condensare nella sua ragionevole durata molteplici degli argomenti chiave di una storia ambientata nell'Alto Medioevo: religione contro fede, guerra e barbarie, superstizione acritica contro paganesimo), ma funziona solo in parte per via di un insieme di figure poco interessanti, spesso sviluppate in modo elementare o prevedibile. In tal senso la descrizione del villain rende bene l'idea dei limiti di questo film cui fondamentalmente mancano le sfumature, ogni personaggio è descritto in maniera rigida ai limiti dell'ottusità, il solo Tom Holland (nei panni di un giovane religioso) viene fornito di alcune peculiarità fortunatamente adatte ad allontanarlo dalla banalità generale. Avrebbe meritato miglior approfondimento il personaggio del "Muto" (Jon Bernthal) sorta di guerriero inarrestabile dal passato oscuro, il resto non impressiona più di tanto, anzi, alcune scene di violenza gratuita sarebbe stato opportuno evitare. Senza tanti fronzoli e con una storia lineare, risulta anche piacevole per più delle metà della sua durata perdendo però, secondo me, mordente nella parte finale che non ho apprezzato molto. In definitiva quindi, film interessante e dal notevole impatto visivo, ma prevedibile, non benissimo costruita e recitata, un film giustamente tutta al maschile ma ingiustamente troppo soporifera. Voto: 5

Radius (Fantascienza, Canada, 2017): Thriller fantascientifico canadese a basso budget (con pochi ma dignitosi effetti speciali, anche se c'è a malapena da parlare di veri effetti speciali..) dotato di un'idea di partenza decisamente intrigante: Liam si ritrova privo di memoria a bordo strada dopo un incidente stradale, da quel momento in poi ogni persona o animale che gli si avvicina muore. Dapprima l'uomo pensa ad un virus, poi comprende che è lui stesso a risultare letale per ogni essere vivente. Parte così una ricostruzione in flashback, nel tentativo di capire scavando a ritroso prima dello schianto, mentre il cerchio si stringe sempre più con la polizia sulle tracce del nostro protagonista. Peccato che, nonostante una idea così brillante e una sceneggiatura davvero avvincente, anche se non assolutamente perfetta, alcune piccole forzature ci sono in ogni caso, tutto il resto lascia un po' a desiderare. Certo, la curiosità di capire cosa sta succedendo e quale sorte attende i due protagonisti tiene vivo l'interesse dello spettatore, però in questo film di fantascienza diretto da Caroline Labrèche e Steeve Léonard, film per metà sci-fi e per metà action-drama, manca decisamente qualcosa. Perché il film, che è come un puzzle, basata su sorprese, e costruita attorno a tutta una serie di rivelazioni che vengono distribuite lentamente durante il film, tutto per mantenere il racconto, per quanto si possa, maggiormente interessante e dinamico, ha molti punti ciechi, sembra a volte non avere appigli di nessun genere (va insomma alla cieca). Ti incuriosisce il fenomeno e vuoi capirne di più. Metodi e spiegazioni vengono centellinati, ma alla fine si rimane un po' delusi dal non arrivare mai alla conoscenza perfetta della cosa (del "potere"). D'altro canto il viaggio dei due è carino e la trama non è banale. Ci sono anche un paio di colpi di scena niente male e inattesi che pongono lo spettatore di fronte a diversi dubbi su come loro si comporterebbero in una situazione tanto difficile e incresciosa. In questa interpretazione del film, però, il finale è una specie di cazzata che lascia abbastanza insoddisfatti. Giacché alcune delle rivelazioni finali sembrano fin troppo melodrammatiche, ma il problema maggiore è che non vengono chiarite, non hanno abbastanza profondità da poter attecchire nella mente di chi guarda, risultando solo affrettate, brusche, senza tempo per riflettere. Purtroppo Radius compie l'errore di sollevare molte domande, senza però avere modo e tempo di trovare o far scovare allo spettatore le risposte. E tuttavia resta un lavoro piacevole, soprattutto denota scaltrezza nell'evitare i momenti di impasse che di tanto in tanto fanno capolino. Diego Klattenhoff (The Blacklist) è Liam, non mi è dispiaciuto, anche se, da un certo punto in poi, è anche troppo poco emotivo. Charlotte Sullivan (Rookie Blue) è Jane, nel ricoprire comunque il ruolo di bella del film degnamente non è male, forse anche meglio del suo comprimario. Musicalmente così così, il doppiaggio non è granché (in certi momenti sembra di vedere un telefilm), né particolarmente interessanti sono le ambientazioni, tristi campagne e piccoli centri urbani, ma comunque il film si può vedere, anche se alla fine si rimane con un senso di insoddisfazione, perché la buona idea di partenza in verità poteva essere sfruttata meglio, e forse sì, ci saremmo trovati ad un piccolo gioiellino che purtroppo non è, eppure non bastava tanto, solo un po' di qualità. Voto: 5,5

La ruota delle meraviglie - Wonder Wheel (Dramma, Usa 2017): Lo dico subito, il film è assolutamente guardabile, se non avessi mai visto altri film di Woody Allen potrei dire che aveva un paio di spunti interessanti e mi è piaciuta molto l'ambientazione di Coney Island e i costumi, ma, avendo visto altri lavori del vecchio Woody, questo non è valso la visione (o almeno non del tutto). Non c'è infatti assolutamente nulla di nuovo da vedere che non abbia stradetto e straripetuto in tutti i suoi film precedenti. E insomma passi la prima volta, passi la seconda (e in pochi anni) ma alla terza dico basta. Difatti non vi è più nulla di nuovo nelle opere di Woody. Lo dico con rammarico perché i suoi lavori sono sempre tecnicamente curati e beneficiano dell'interpretazione di grandi star, qui ad esempio Kate Winslet per la prima volta. E' però difficile catalogare questa sua ultima fatica, che racconta di un bagnino che ripercorre una storia che potrebbe essere filtrata dalla sua fervida immaginazione: una coppia, formata dal giostraio di mezza età Humpty e dalla moglie Ginny, un'ex attrice che lavora come cameriera, vive sul lungomare, la loro esistenza scorre tra alti e bassi fino al giorno in cui i due ricevono la visita dell'alienata figlia Carolina, in fuga dai gangster, con tutte le conseguenze del caso, più che in altre occasioni (i precedenti simili per esempio, ovvero Magic in the Moonlight e Cafè Society, i miei primi due "passi", decisamente migliori, almeno come coinvolgimento od emozione), al di fuori del mero bozzetto di un'epoca o del tipico esercizio di stile fine a se stesso: la didascalica per quanto sentita rappresentazione di tempi gloriosi, le difficoltà del ménage famigliare, il peso del fato, la commedia che si fa tragedia, la bizzarria dell'amore in tutte le sue declinazioni sono cose che abbiamo ampiamente già visto e che oggi non suscitano quasi più nessuna emozione. E' vero, l'Allen senile è stato anche capace di sorprenderci con (rare) pellicole superiori alla media, non è il caso di questo Wonder Wheel, film prevedibile (ed alquanto noioso in alcuni punti) dall'inizio alla fine. Il cast de La ruota delle meraviglie è quasi ineccepibile ed è, probabilmente, la nota più lieta del film. Difficile trovare sbavature nella prova di un Jim Belushi in stato di grazia, forse a tratti eccessivo ma convincente nel ruolo del tragicomico "sconfitto". Ancor più arduo muovere critiche alla Winslet, sempre molto brava, però mi sembra che il suo personaggio così nevrotico (che come una ruota panoramica gira e gira ma non va da nessuna parte) sia un po' troppo simile da quello interpretato da Cate Blanchett in Blue Jasmine, film che in verità non mi piacque granché. Buona anche la prova della giovane Juno Temple, Justin Timberlake invece senza voto. Il ritorno al dramma di Woody Allen, però e nel complesso, non lascia il segno. I personaggi, tutti ben descritti e, nel complesso, ben interpretati, costituiscono infatti il solo asse portante di una pellicola che si trascina stancamente senza mai entusiasmare troppo. La pochezza della trama, inoltre (che tra le sue fila ha un irritante bambino piromane), pare soffocata da una fotografia talmente accesa che, paradossalmente, oscura più di quanto illumina. E quindi stavolta decisamente rimandato il film ed il regista. Voto: 5

In viaggio con Adele (Dramma, Italia 2018): Aldo Leoni (Alessandro Haber), attore teatrale dal pessimo carattere, ipocondriaco e pieno di fisime, burbero e scostante, scopre di avere una figlia, Adele (Sara Serraiocco), affetta da un deficit psicologico decisamente ingestibile. Un viaggio in macchina attraverso la Puglia sarà l'occasione per conoscersi meglio e scoprire di essere più vicini del previsto. Il primo vero e proprio film (dopo alcuni corti, lavori televisivi e collaborazioni: tutte occasioni per allungare e approfondire la "gavetta") di Alessandro Capitani è questo film, un piccolo road movie scritto dal lanciato sceneggiatore Nicola Guaglianone e ricavato da un vecchio progetto accantonato del protagonista Haber, che firma anche il soggetto insieme allo stesso Guaglianone e a Tonino Zangardi (recentemente scomparso). Il risultato è una storia piccola e fragile (che si concede troppe ingenuità), ma animata da un candore spiazzante ed emotivamente molto forte, gravata tuttavia da tanti passaggi grossolani e da una tendenza a lavorare per macchiette, specie sui personaggi di contorno, che fatica a dare al film l'originalità che meriterebbe. Il viaggio, oltretutto (un viaggio altamente classico che si perde in routine più o meno conosciute), è mal percepito e di fatto inesistente tanto in scrittura quanto in regia, ma tale visione angusta del paesaggio e dei luoghi attraversati permette allo stesso tempo ai due protagonisti di creare un legame tutt'altro che dimenticabile, in cui l'energia bizzarra e difficilmente censurabile di Adele fa i conti con la vita sbalestrata e in frantumi del personaggio di Haber, schiavo di nevrosi e insicurezze personali tanto malcelate quanto paralizzanti e invalidanti. Il loro rapporto è davvero la colonna portante del film, così forte e umano da spingere il cuore oltre l'ostacolo e da riscattare e far perdonare (almeno in parte) i difetti del film e il suo bozzettismo generale. In più di un'occasione l'innocenza sboccata di Adele, i suoi modi irrequieti, dolcissimi e isterici diventano per Aldo l'ultimo contraltare possibile per fare i conti col baratro e i fallimenti più o meno taciuti della sua esistenza. Il tutto in un dialogo a due voci in cui l'ebbrezza di una vita da tornare a prendere a morsi e il calore di un tenero, insperato contatto ravvivano e infiammano a più riprese il tessuto narrativo, che resta però rivedibile e non privo di crepe, eccessivamente sbalestrato e tirato in maniera schizofrenica da una parte all'altra. Alcune situazioni poi non sembrano proprio giuste e abbastanza volgarotte. Uso di un linguaggio non proprio ad hoc per farsi innamorare. A proposito delle citate ingenuità, è perfino poco definire "sbrigativo" il pre-finale, con quell'abbandono in convento buttato lì e la fuga dal provino assolutamente inverosimile (povero Patrice Leconte), ma il finale vero e proprio, che aiuta a digerire quell'inevitabile tocco di speranza, di positività conclusivo, non è male. Nel complesso però, sia gli attori (sprecatissima Isabella Ferrari e per fortuna non c'è il citato spesso Toni Servillo), Sara Serraiocco e Alessandro Haber, che si impegnano (pur risultando spesso sopra le righe), sia la la durata non eccessiva (ottanta minuti), rendono il tutto abbastanza digeribile ma non certo salvabile in toto. Voto: 5

Film scartati ed evitati:
Poveri ma ricchissimi Ho evitato il primo, potevo mica vedere questo imbarazzante sequel? Ovviamente no.
Don't kill it Dolph Lundgren a caccia di demoni? è troppo facile ipotizzare come andrà a finire.
Encounter - Il contatto Preferisco non entrare in contatto con questo strano thriller fantascientifico.
Mamma Mia! Ci risiamo Non prendetela male, chi ama questa "saga", ma neanche morto.
Speed Kills John Travolta nella biografia di serie B di un criminale che sembra la copia sbiadita di Barry Seal, no grazie.
Non è vero ma ci credo E' vero ma non ci credo che nel 2019, vabbè 2018, facciano ancora certi film.
Padre Vendetta, road movie e redenzione, niente che non sia stato già visto.
Luis e gli alieni Mi sembra di aver già visto film simili, ma poi questo film abbastanza sconosciuto qualcuno l'avrà visto?
Twisted - Gioco perverso E niente, è sempre la stessa storia, la banale vicenda di una ex gelosa.
Due fidanzati per Juliette Cast sconosciuto, vabbè che è una commedia francese, ma da titolo e trama non promette chissà cosa, quindi meglio lasciar perdere.
Un appuntamento per la sposa Una specie di Bridget Jones, ma dei poveri.
Overboard L'inutile remake di un film dimenticabile degli anni '80.
Giochi di potere Thriller politico poco interessante, film di denuncia poco interessante, pellicola insomma poco interessante.
Rogue Agent – La recluta Di film così a migliaia, di buoni 3 o 4, quindi che senso avrebbe visto le percentuali?
Attrition E' patetico se c'è Steven Seagal, e siccome qui c'è, tranquillamente evitabile.
Il Paradiso Per Davvero Sopporto poco questi tipi di film, anche perché seppur veri mi sembrano poco credibili.
Darkland La vendetta di un uomo qualunque, banale troppo banale.
90 Minutes in Heaven Come poco sopra. Che poi perché accadono sempre a certe dottrine e Chiese "americane" di nuova istituzione?
Un amore così grande Film romantico che presumibilmente avrà "Volato" basso, io me lo sono risparmiato.
Operation Mekong Ora pure a copiare i film si mette la Cina? Apposto stiamo.

19 commenti:

  1. Oh, io il film con Dolph lo vedrei, altroché.
    Su Adele, pensavo meglio in effetti...

    Moz-

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    1. Sì è figo, ma non ci vedo niente di eccezionale, anche perché dubito che la qualità sia elevata...
      Su Adele pensavo anch'io, almeno da quello che si diceva, tuttavia meglio di tanti altri ;)

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  2. "Don't kill it" lo devo ovviamente vedere! Dolph che prende a calci in culo i demoni, che goduria!
    Meglio di Skyscraper, senza dubbio.
    In viaggio con Adele: c'è Haber, attore "feticcio" che amo.
    Pessimo carattere, ipocondriaco, pieno di fisime, burbero e scostante: praticamente è quasi la mia descrizione :D, ma lo vedo benissimo questo personaggio interpretato da Haber!
    Peccato per i personaggi macchietta di contorno...Difetto di diversi film italiani

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    1. Non saprei se sia meglio di Skyscraper, di certo potrebbe essere più divertente, ma per il momento passo ;)
      A me invece questi tipi di personaggio non mi garbano parecchio, e infatti per quello ed altro che il film si è rivelato una mezza delusione..

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  3. L'unico a cui forse, anni fa, avrei dato una chance è La ruota delle meraviglie, ma non è che ci perda il sonno per Woody Allen, quindi ho sempre rimandato. Gli altri li conosco poco e nulla.

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    1. Come ho detto si può vedere, però se hai già visto altri suoi film, sappi già che non troverai cose nuove purtroppo.

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  4. Certo che ci sei mancato.
    Ma possiamo spendere due parole su quella delusione?
    Dai, parliamone. Così rientri col botto, ovvero mandandomi a quel paese. Ahahha
    Ma no, dai. Faccio la brava e ti lascio solo un bacino. (E una linguaccia). 😜😘

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    1. Tu mi manchi però...comunque no no che parlare di quel fatto, va benissimo così e mi sta bene così ;)

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  5. Eppure Radius nasce intrigante anche se, come giustamente fai notare, esiste qualche incongruenza di troppo... invece il mio Ogni giorno lo hai proprio fatto fuori dal giro?!... ;)

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    1. Nasce, cresce e muore intrigante, il problema è che alcune cose non tornano e non vengono spiegate adeguatamente, oltre ovviamente ad una confezione non affatto eccellente ;)

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  6. Bentornato con ritardo! Anche questa volta posso tirare un sospiro di sollievo per aver evitato certi titolacci, anche perché alcuni non li avevo mai sentiti.
    Mi trovi d'accordissimo su Wonder Wheel, sarà sempre lo stesso Woody di qualità -tra attori, costumi e fotografia- ma le sue storie iniziano davvero a scricchiolare.

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    1. Se poi ci si mettono i titolisti italiani è pure peggio :D
      Già, ora speriamo che al prossimo film non faccia la stessa cosa ;)

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  7. Mamma Mia! Ci risiamo non mi è dispiaciuto. Gli altri l’ho evitati tutti, compreso Wonder Wheel — ho visto tutti i film di Woody tranne questo perché non mi aveva fatto una buona impressione e tu l’hai confermata

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    1. Sai non avevo dubbi, purtroppo noi uomini non sopportiamo tantissimo certi film :D
      Avevo anch'io molti dubbi sul film di Woody, anche perché dalla trama non sembrava esserci qualcosa di diverso dal solito, però sono stato costretto a vederlo, perché dovevo comunque parlarne e scriverne, e purtroppo è stato in negativo ;)

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  8. Forse provo il fanta-thriller canadese ma se mi capita per sbaglio. 5,5 non è da buttare, soprattutto per i giudizi accurati come i tuoi.
    Per gli altri passo.

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    1. Effettivamente sì, e poi comunque ho dato pollice in giù per la resa tecnica, il che per molti ha poca importanza rispetto alla storia/trama, ma essendo un "critico" ho dovuto specificarlo, però una visione ci sta ;)

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