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martedì 10 marzo 2020

I film visti in settimana (2-8 Marzo 2020)

Una settimana tranquilla, forse troppo tranquilla, dato che ho visto film che oltre la sufficienza nessuno ha raggiunto. Nessuna sorpresa in positivo ahimè infatti, anzi, ultimamente mi sembra di vedere film che solo io vedo, e non so neanche perché. Sarà forse pura semplice casualità? Si vedrà.

Domani è un altro giorno (Commedia, Drammatico 2019) - Il regista Simone Spada dà sfoggio delle sue capacità con questo film, con una storia drammatica dai risvolti esistenziali attraversata da un turbine di emozioni contrastanti, affidata a una coppia di protagonisti eccellenti come è quella formata da Marco Giallini e Valerio Mastandrea. Verrebbe quasi da esaltarsi, se non si fosse letto fin da subito sui titoli di testa che Domani è un altro giorno è un remake (deprecabile moda del cinema italiano di inizio ventunesimo secolo, che denuncia la pochezza delle proprie idee) di Truman, film spagnolo di appena quattro anni prima, diretto da Cesc Gay. Sulla sceneggiatura originale del regista e di Tomas Aragay hanno messo quindi le mani (invero in maniera molto rispettosa) Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, traslando le vicende da Madrid a Roma e la trasferta olandese in terra di Spagna, il risultato è senza dubbio azzeccato, ma la differenza c'è e si vede ugualmente. Se Truman infatti era davvero molto emozionante e gestiva con maestria il gioco tra i due amici (Javier Cámara uno, Ricardo Darín l'altro), con una perizia recitativa (e di direzione degli attori), qui i pur bravi attori non reggono il confronto, sia per differente caratura che per minor definizione della regia, un po' frettolosa e "tirata" via anche nelle scene più intense, dove un attimo in più o in meno di sospensione fanno la differenza. Ma al di là dei confronti, che lasciano il tempo che trovano per chi non ha visto il film spagnolo, a mancare è una reale partecipazione emotiva, tant'è che più emozionante di molte scene del film è il finale musicalmente allietato dalla bella canzone di Ornella Vanoni (con parole che sembrano scritte per Domani è un altro giorno, con il bilancio su tutta una vita), interpretata dalla giovane Noemi. E tuttavia bisogna riconoscere che piacevole da seguire è questo film, certo, si sperava meglio di una commedia di buon mestiere, ma tutto sommato meglio così che peggio. Voto: 6

An Acceptable Loss - Decisione estrema (Thriller, Drammatico 2018) - Per i primi 40 minuti sembra un film molto confuso, con flashback di un qualcosa che è successo precedentemente ma non si riesce a capire di cosa si tratta. Anche i personaggi non sono delineati e non si capiscono i loro ruoli in quello che è successo e in quello che sta succedendo. Poi viene chiarito tutto, viene spiegato il fatto, fulcro della trama e attorno al quale ruotano tutti i personaggi. Tutto viene messo a fuoco e ogni cosa ha un senso, ma per arrivare a questo punto si rischia più volte di interrompere la visione, perché la struttura del film deve lasciare trasparire qualcosa di più chiaro per creare interesse a continuare la visione. Superato questo ostacolo, si può dire che ne è valsa la pena aspettare e anche lo svolgimento successivo è molto ben pensato. Il finale è scontato ma non troppo, e potrebbe tranquillamente essere l'inizio di un secondo film o la degna chiusura di questo a seconda di quello che ognuno può o vuole pensare pensare. Tuttavia nel complesso rimane un film (che unisce thriller, dramma e azione) non propriamente riuscito, gli spunti di riflessione (riscontrabili già dal titolo) non riescono a fare breccia e nonostante le buone performance di Jamie Lee Curtis (nel ruolo di presidente degli Stati Uniti, e caspita che carisma e che coraggio la presidentessa) e Tika Sumpter (che in verità non mi dice niente, ma film li ha fatti), la sensazione è quella di aver visto un film a metà, un film vedibile ma dimenticabile. Voto: 5,5

Benvenuti a casa mia (Commedia, 2017) - Il bersaglio è trasversale, si mira al populismo dell' "allora ospitali a casa tua" così come all'ipocrisia tediosa di certi radical chic. Il risultato è riuscito, soprattutto perché il film mantiene quella leggerezza che ci vuole in una commedia divertente. Ancora una volta mi ripeto e devo partire con una semplice premessa: i francesi le commedie le sanno fare. Certo, si parla in linea generale, ci sono delle eccezioni non riuscite, ma di media quando mi trovo di fronte a una commedia francese il mio approccio è sempre positivo. Questo Benvenuti a casa mia magari è inferiore a un film con simile tema razziale come Non sposate le mie figlie (che salta in mente subito visto che il protagonista è lo stesso, ovvero Christian Clavier, e il regista anche, ossia Philippe de Chauveron), perché manca la coralità e la profondità di quel film, ma ancora una volta il bersaglio è centrato in pieno. Nel mirino in questo caso in maniera trasversale c'è il populismo sciatto dell' "allora ospitateli a casa vostra" così come l'ipocrisia di certi radical chic, buoni a farsi belli con certi giri di parole ma vuoti nei fatti. L'idea allora è semplice, si fa arrivare un gruppo di rom in casa dello scrittore borghesissimo che ha appena pubblicato il libro "A braccia aperte" (da cui il titolo originale e il nomignolo con cui i rom lo chiamano, un tormentone azzeccatissimo), creando sconvolgimenti di ogni tipo. Il film funziona perché approccia il tema pesante con intelligenza ma anche con leggerezza, riuscendo a regalare parecchi minuti da commedia brillante e allo stesso tempo evitando moralismi pesanti da due soldi. Funzionano un po' tutti i personaggi, con Christian Clavier in particolare che si dimostra una sicurezza assoluta nel genere (ma anche Elsa Zylberstein, vista nel film Un sacchetto di biglie e poi Tutti in piedi, se la cava). Manca magari una certa profondità a rendere "indimenticabile" la pellicola, ma resta un film godibile, gradevole quanto basta per meritarsi la sufficienza. Voto: 6
La promessa dell'alba (Dramma 2017) - Attraverso la storia di una madre tenace e combattiva, assai poco propensa alla resa, e in seguito alle vicissitudini sin avventurose della storia di vita di suo figlio, si dipana una vicenda familiare drammatica e concitata che, attraverso l'utilizzo di un lungo e complesso flashback, segna la genesi del romanzo autobiografico La promesse de l'aube, più in generale la scuola di vita del celebre scrittore ed autore Gary Romain. Per fare ciò però il regista (Eric Barbier, al suo quinto lungometraggio) sceglie un approccio tragicomico, puntando sdrammatizzare e alleggerire le conseguenze di un sentimento così forte e schiacciante. Ma nonostante le buone intenzioni il risultato stride continuamente perché non trova mai un equilibrio capace di indurre al sorriso e alle lacrime dando però anche colpa alle pulsioni messe in campo. Egli opta infatti per l'illustrazione e la spiegazione, inanellando una successione di episodi per lo più grotteschi e fracassoni. L'assenza di spessore dei personaggi, figurine che si vorrebbero pervase dal mito, e una comicità un po' grossolana, evitano derive poco rassicuranti e stoppano sul nascere domande scomode. Ecco quindi la linearità con tanto di prologo, svolgimento e conclusione, e una voce fuori campo onnipresente che toglie ambiguità e sottigliezze all'interagire dei personaggi. Charlotte Gainsbourg si adatta con determinazione allo stile caricaturale prescelto, ma la sua Nina diventa una macchietta con gestualità sovraccarica da operetta. Più sfumato il Romain di Pierre Niney ma è la caratterizzazione del personaggio a risultare piuttosto incolore e priva di quel pathos che le parole continuamente evocano. Tra sequenze tecnicamente complicate e spettacolari, una computer grafica a servizio del racconto e continui cambi di geografie ed epoche, il dramma di un rapporto indissolubile e distruttivo predilige l'avventura, gli episodi buffi, l'esagitazione, la grandeur. Le luci hanno quindi la meglio sul buio, ma sono anche gli aspetti meno interessanti della vicenda. Una vicenda, un film, seppur fortemente drammatico, decisamente buffo. Voto: 5

Share (Dramma 2019) - La violenza sulle donne ai tempi del voyeurismo tecnologico e la condivisione non autorizzata, via internet, di materiale con contenuti sessuali espliciti: questi sono i temi che la regista Pippa Bianco mette in scena in Share, riprendendo l'omonimo corto che già le aveva fruttato un premio a Cannes nel 2015 (ne ha vinto uno al Sundance 2019). Lo fa con mano sicura e attenzione a mantenere un'atmosfera claustrofobica, ma ostinandosi a tenere il proprio focus fisso sul lato psicologico della protagonista (ben interpretata dall'esordiente Rhianne Barreto), della quale descrive egregiamente il senso di isolamento ma alla quale, in fase di scrittura, manca di fornire il supporto di uno scavo vero sulla storia personale, inibendo di conseguenza al film un qualsivoglia crescendo emotivo, lasciandolo carente nella descrizione del contesto e anche privo di un minimo approfondimento dei personaggi secondari. L'esposizione insistita della lotta interiore di Mandy contro il suo fantasma, della sua sofferenza e della sua forza, resta così fine a sé stessa, e mostra presto la corda perché poco supportata da una sceneggiatura dal fiato corto, che latita e si attorciglia su sé stessa dando l'impressione che la regista non sia riuscita a percorrere del tutto la distanza che separa un cortometraggio da un film di 90 minuti. Share tuttavia, prodotto dalla HBO, è un film che, nonostante i suoi difetti, non distoglie l'attenzione da quanto viene raccontato, lodevole è infatti l'impegno per la tematica, ed è così quindi che il film seppur rimanga un po' incartato su se stesso senza andare a fondo, resti un film da vedere. Voto: 6

Aquaman (Fantasy 2018) - Successiva agli eventi narrati da Justice League, quest'avventura negli abissi, alla ricerca del Tridente d'oro con cui diventare "Signore degli oceani", rispecchia in pieno "Il viaggio dell'eroe" di Christopher Vogler, declinato dal regista (James Wan, che per la prima volta si cimenta nel Fantasy) con uno stile che risente senz'altro della contaminazione post-moderna tipica di Guy Ritchie e dell'influenza di Sam Raimi (e in parte Luc Besson). Il risultato è un film lungo, sovraccarico degli elementi più disparati, comicità fracassona e azione concitata (la parentesi in Sicilia), fantascienza tecnologica, guerra (marina), fantasy (visivamente affascinante), ma tutto sommato piacevole, sì però solo se non si fa troppo caso allo schematismo, e non solo, della storia (di una rara banalità, telefonatissima di modo che chiunque possa capirla e i colpi di scena si avvertono ore prima) e al poco approfondimento svolto sul personaggio. Se infatti si sceglie di soprassedere a ciò, il film può, nonostante una trama non particolarmente innovativa (tanto per dirne una, la lotta in famiglia per il trono è stata già vista in "Black Panther"), risultare molto scorrevole, e così vedere un film che può beneficiare parecchio delle ambientazioni e, più in generale, di un comparto visivo mozzafiato. A questo si aggiunge un cast fatto di grandi nomi, che hanno il loro peso nonostante si limitino a fare un buon lavoro senza andare oltre la sufficienza. Jason Momoa ne è un esempio: grande carisma e grande personalità, ma la sua interpretazione è condita da continue battutine e un atteggiamento da spaccone che fanno un po' storcere il naso. Tuttavia, al momento, la Marvel rimane ancora parecchie spanne sopra la DC (che con questo film fa un passetto in avanti, ma piccolo dopo Justice League), generalmente molto più efficace nell'elaborazione del giusto mix tra divertimento, senso del tragico e botte da orbi, non che qui non manchi, ma senza quella stessa straordinaria verve. Che poi paradossalmente mi aspettavo peggio, e invece nel complesso per fortuna che il ritmo c'è, perché senza, le due ore, sarebbero rimaste sul groppone. Voto: 6

Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: Attacco al potere 3, Wakefield - Nascosto nell'ombra, Bleeding Steel - Eroe di acciaio, Achille Tarallo, Crypto, A mano disarmata.

24 commenti:

  1. A questo giro resto a secco, avevo visto Truman e non mi aveva entusiasmato per i tempi del racconto, quindi questo remake italiano l'ho evitato.
    Il resto non fa per me, invece.

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    1. Eppure Share, visto anche una similitudine di stile con Euphoria, poteva fare per te, ma è giusto anche il contrario visto il risultato non proprio eccellente.

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  2. Mi piace Giallini, apprezzo la voce di Noemi ed anche le canzoni della Vanoni.
    Insomma, a prescindere dal fatto che il remake sia riuscito oppure no, io una visione gliela concederei.
    Gli altri, invece, non mi incuriosiscono neppure un po'.

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    1. Ecco, se non c'era lui, molto probabilmente sarebbe stata una ciofeca. Ma c'è ed una visione è infatti consigliata ;)

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  3. Ho visto solo Aquaman. Trashissimo ma divertente, via. Momoa ha proprio il phisique du rol!

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  4. Benvenuti a casa mia lo devo vedere, è in lista, come sai io amo la commedia francese. So bene che "Non sposate le mie figlie" (e il seguito) sono due categorie sopra, ma sono sicuro che saprà regalarmi delle sane risate. Ed è giusto prendere in giro tutti: populisti e radical chic!

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    1. Il sequel dovrei vedere presto di "Non sposate le mie figlie", non so se sarà migliore del primo, però questo film non è affatto male ;)

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    2. Il sequel non è bello come il primo, ma scene spassose non mancano affatto!

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  5. Ho visto solo Domani è un altro giorno e mi è piaciuto.
    Non posso fare il paragone con l'originale spagnolo, posso aggiungere solo che Valerio Mastrandrea è in tono minore. Invece Giallini è sempre bravissimo.
    Gli altri vedrò...

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    1. Ma sì, e comunque senza fare paragoni è ugualmente un bel film ;)

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  6. Ma la copertina di Benvenuti a casa mia riesce a essere più brutta di quella dei film di Zalone, che almeno era volutamente trash... effetto richiamo? Non riuscito, per me, visto che non ho mai sentito quel film (e nessuno di questi tranne Aquaman...)

    Moz-

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    1. Della locandina sinceramente non ho dato peso, però effettivamente qualche richiamo sembra esserci, ma i film sono diversi.

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  7. "Aquaman" a me è piaciuto molto! Gli altri film devo ancora vederli, mi incuriosisce "Domani è un altro giorno". :)

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    1. Mi aspettavo peggio, si salva, però Aquaman poteva essere meglio ;)

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  8. D'accordo su Truman e sul francese Benvenuti in casa mia, che ho trovato minore rispetto a Non sposate le mie figlie. Io però ho un debole per Clavier, quindi se ti va ti suggerisco pure Tutti pazzi in casa mia, e Un figlio all'improvviso. Frivole, ma si ride con spensieratezza.

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    1. Ho già visto Tutti pazzi in casa mia, sufficiente anche quello, mentre Un figlio all'improvviso dovrei vedere presto ;)

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  9. Meno male che esisti Pietro non ho visto proprio nessuno di queste pellicole, ho un arretrato cinematografico pauroso...
    Buona nottata caro!

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    1. In questi giorni c'è la possibilità di vedere parecchie cose, approfittiamone ;)

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  10. Pur riconoscendone i difetti, anche quelli che fai notare tu, a me Aquaman è piaciuto tantissimo. E per me Momoa, che adoro, non c'entra nulla con la controparte a fumetti (che è seria, quasi quanto Batman).
    Ammetto di non sapere se la faccenda familiare sia stata introdotta fin dagli esordi, comunque Aquaman è nato "solo" 25 anni prima di Pantera Nera 😅 Se la Marvel è arrivata prima sul grande schermo, che colpa ne hanno gli autori del re di Atlantide? 😝

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    1. Ma Aquaman l'ho seguito con piacere, però a fine visione l'avevo già dimenticato...sul fatto della faccenda familiare, potevano a questo punto produrlo prima..

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    2. Eccomi per Domani è un Altro Giorno.
      Non avevo idea fosse un remake. Quindi non posso fare paragoni, quindi il mio voto è un po' più alto del tuo. Non è il film italiano dell'anno ma comunque un buonissimo film.
      A me non fanno impazzire i drammatici ma con questo duo sapevo che sarebbe stato alleggerito, strappando più di una risata. Sto ancora ridendo se ripenso ai grugniti/versi che fanno quando Mastrandrea viene beccato con la sorella di Giallini, atteggiamento tipico di noi pigri romani 😂

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    3. Ah sì? Sono pigroni questi romani :D
      Comunque un bel film sì, ma l'originale è pure meglio ;)

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