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martedì 12 maggio 2020

I film visti in settimana (4-10 Maggio 2020)

Siamo in piena fase due, ma io in questo momento non penso ad altro che alla fase tre. No, ma che avete capito, alla fase tre non dell'emergenza virus, ma a quella dell'MCU, il Marvel Cinematic Universe. In questa settimana è infatti previsto che io veda, dopo aver visto Captain Marvel poche settimane fa, Avengers: Endgame, mentre è fissato per giugno l'appuntamento con Spider-Man: Far from Home, che appunto chiuderà la fase tre e la Saga dell'Infinito (quest'ultima che è l'unione delle prime tre fasi). E sono perciò elettrizzato all'idea di concludere questo incredibile viaggio cinematografico, un viaggio che, partito nel 2008, intervallato da fasi (la terza iniziata da Captain America: Civil War nel 2016), non mi ha mai deluso (a parte qualche piccolo inciampo). E poi se non lo si fosse ancora capito sono un fan dei Marvel Movies, e quindi sarà praticamente un evento. Ma nel frattempo che ciò avvenga (a tal proposito se mi sarà piaciuto tanto tanto tanto troverete la recensione un po' più in là, se piaciuto per niente o il giusto prossimamente), vi faccio vedere/leggere cosa ho visto settimana scorsa, niente di davvero eccezionale, ma per la prima volta da quando uso questo metodo, nessun film al di sotto della sufficienza. Proprio non male.

Juliet, Naked - Tutta un'altra musica (Commedia 2018) - Dal regista Jesse Peretz, di cui ricordo il riuscito "Quell'idiota di nostro fratello", una intelligente commedia che deve molto al soggetto non originale tratto da un romanzo di Nick Hornby, uno degli scrittori più "portati" sul grande schermo (About a Boy, Non buttiamoci giù e Alta Fedeltà per citarne alcuni). Basandosi sul tema, dell'idolatria tipicamente moderna riguardo ai neo-miti della musica pop, che qua si sviluppa felicemente creando un intreccio sentimentale intercontinentale (tra Usa e Inghilterra), il film pone difatti un interrogativo (tra gli altri) semplice, cosa accade quando crolla un proprio mito? Bravissimo Ethan Hawke che impersonifica perfettamente la trasandata ex icona del pop ricca di un certo fascino decadente ed il comprimario Chris O'Dowd perfetto nel recitare il ruolo del fan un po' "bamboccione" ed un po' nerd. Ma assolutamente da non dimenticare è la brava Rose Byrne, che con il suo atteggiamento rassegnato ad una esistenza senza ormai più slanci, rappresenta tutte le donne che si barcamenano nella quotidianità senza vederne più i fuochi d'artificio di una volta. La sua nuova vita è quella piccola rivincita che ognuna probabilmente si merita. Il film di Peretz alla fine riesce a colpire nel segno grazie alla perfetta scelta musicale, diversi i pezzi suonati dallo stesso Hawke, ma non graffia sino in fondo, lasciando in sospeso per colpa di un finale che non convince del tutto, con temi agrodolci (il senso del tempo che passa e la fissazione per miti sempre più sbiaditi) che non riescono ad elevare una pellicola che comunque stenta a decollare. Finisce quindi per essere un film sì sufficiente, ma anche una discreta occasione persa. E tuttavia è questo un film piacevole e leggero che meriterebbe una certa attenzione, perché straordinariamente genuino. Voto: 6+

Fratelli nemici - Close Enemies (Dramma 2018) - Amici d'infanzia, cresciuti nello stesso difficile quartiere, Driss (Redab Kateb) e Manuel (Matthias Schoenaerts) hanno preso strade diverse: il primo è un poliziotto della squadra antidroga, il secondo è uno spacciatore. Quando un grosso affare di quest'ultimo andrà in malora, i due si troveranno loro malgrado a dover collaborare. Nonostante il canovaccio ampiamente abusato, Close Enemies (Frères ennemis) è un discreto polar (noir poliziesco) girato fra le strade di periferia, all'ombra di palazzoni in cemento pieni di finestre silenti che indifferenti guardano quel che succede fuori. In questi enormi e tetri formicai proliferano non solo le attività degli spacciatori, ma anche la controffensiva dei poliziotti, specie di quelli che conoscono bene quei quartieri e le loro dinamiche. Il regista David Oelhoffen pedina i personaggi di questa sporca vicenda seguendoli da vicino (tanta camera a mano) ed infondendo alla narrazione un ritmo ed una tensione che non sciamano col passare dei minuti. Perfettamente plausibile la relazione di odio/amore fra i due ottimi protagonisti (vero cuore del film), che bagneranno la loro amicizia con il sangue, il film apre anche una finestra sulla comunità criminale araba presente nelle Banlieue, comunità basata su valori fittizi, che si rivelerà putrida dalle fondamenta. Tutti gli stilemi del noir sono rispettati in pieno, e mentre si snoda l'appassionante indagine, si consuma la tragedia dell'amicizia. Tutt'altro che imprevedibile od originale, ma sviluppato impeccabilmente svolge il suo compito egregiamente, meritandosi per questo la visione e conseguentemente la sufficienza. Voto: 6

Ted Bundy - Fascino criminale (Biografico 2019) - Scoprire che il tuo uomo è uno dei più spietati serial killer americani non è la stessa cosa che scoprire che il tuo defunto marito poliziotto era in verità un ladro (Pallottole in libertà docet), è di certo una verità dalla quale è impossibile non provare vergogna e sensi di colpa. Infatti, quando il suo compagno, Ted Bundy, viene arrestato con l'accusa di aver aggredito numerose donne, Liz Kendall non riesce a crederci, ma a poco a poco verrà fuori che si tratta di uno dei serial killer più crudeli della storia americana, e la reazione sarà giustamente autodistruttiva. Tuttavia il film, trasposizione del libro The Phantom Prince: My life with Ted Bundy di Elizabeth Kendall, appunto la compagna di Bundy all'epoca, realizzato da Joe Berlinger, autore di un lungo documentario (reperibile su Netflix) sempre dedicato a Bundy, visto attraverso gli occhi della neo fidanzata, tra biografico e procedural, cerca più di esplorare il lato carismatico del serial killer, quello conosciuto da tutti e dato in pasto alla stampa durante i processi, che il lato sentimentale e delittuoso della vicenda. Il ritmo del film (Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile in originale) risulta costante, aumentando fino ad arrivare al suo punto più alto nel finale. La tematica principale rimane quella della dualità del personaggio, ma purtroppo non si riesce ad approfondirla totalmente, dato che si punta a giocare sul dubbio di ciò che ha fatto il protagonista e sulla personalità che si è cucito addosso piuttosto che rivelarne il lato macabro se non in alcune scene. Ci sono alcune scelte non convincenti legate all'impostazione dei punti di vista dei fatti narrati che squilibrano la narrazione. Non risulta funzionale la trasformazione del personaggio di Liz, interpretato da una convincente Lily Collins, da coprotagonista a personaggio secondario. Nel ruolo di Ted Bundy troviamo Zac Efron, egocentrico, calcolatore, affabulatore che con la sua faccia da bravo ragazzo ha spaccato l'opinione della popolazione americana. Un'interpretazione che risulta non sempre a lui congeniale e dove in qualche scena risulta fin troppo impostata. Per Efron è comunque e sicuramente il ruolo più importante della carriera e se la cava bene nel complesso, un cosi bel faccino capace di tante efferatezze lascia una rabbia terribile alla fine del film. Da citare i personaggi del giudice e dell'avvocato dell'accusa interpretati da John Malkovich e Jim Parsons, ma anche della più subdola delle vittime di Bundy, la sua "fangirl" interpretata da Kaya Scodelario. In conclusione, Ted Bundy - Fascino criminale anche se con qualche difetto risulta un film godibile, a tratti inquietante e disturbante non tanto per le scene, ma per il messaggio che trasmette, che il male e le sue perversioni possano trovarsi in chiunque, anche nel proprio vicino di casa. Voto: 6
Noi (Horror 2019) - Dopo il successo del suo film d'esordio, Scappa - Get Out, con il quale ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, ecco Jordan Peele tornare con il suo secondo lavoro da regista: Noi. Ambientato ai giorni nostri sulla costa californiana, vede come protagonista Lupita Nyong'o nei panni di Adelaide Wilson, una madre che torna nella sua casa d'infanzia per una vacanza in famiglia. Ad accompagnarla il marito Gabe (Winston Duke) e i due figli: dopo un inizio idilliaco, però, qualcosa sembra non andare per il verso giusto, tra tormenti del passato e strane coincidenze. Soprattutto quando una sera, fuori dalla finestra, intravedono quattro sagome che si tengono per mano. Meglio non rivelare altro, perché Noi è una di quelle pellicole che vuoi vedere sapendo il meno possibile di cosa ti aspetterà. Noi si conferma in ogni caso un horror politico estremamente interessante, incentrato principalmente sulle disparità sociali, ma allo stesso tempo risulta ambizioso e allegorico, senza rinunciare a ironia e a diverse chiavi interpretative. Merito soprattutto della penna creativa di Peele, che si conferma un autore in grado di giocare con il genere, dando pochi punti di riferimento allo spettatore per sorprenderlo poi con il colpo di scena finale. Tra pregiudizi e stereotipi, famiglie bianche e nere, ricche e povere, il film procede incentrato sull'azione, ma anche sul non detto e sulle domande senza risposta, che generano mistero, ansia e curiosità, in un crescendo costante e accattivante. E proprio questa struttura narrativa risulta il punto di forza del film, capace, anche durante la sua durata, di fornire interpretazioni e punti di vista non così scontati, anche per merito del tema che affronta, quella diseguaglianza e marginalità che soprattutto in questo momento storico sono quasi all'ordine del giorno. Noi, quindi, pur con un genere quasi "di nicchia", non rinuncia a parlare di tematiche importanti, senza però voler a tutti i costi fornire la propria opinione, ma lasciando allo spettatore il giudizio, e il ragionamento, finale. Se poi ci sono interpreti come Lupita Nyong'o, Winston Duke e Elisabeth Moss, il film non perde di valore e spessore, per un prodotto che nel suo complesso ha tutte le carte in regola per non passare mai inosservato, oggi e magari anche domani, e che ci da conferma del talento e della visione di Jordan Peele. Certo, quest'opera non raggiunge i livelli di Get Out, ma è, nonostante piccoli difetti (qualche schematismo c'è), un film di tutto rispetto. Voto: 7

The Teacher (Dramma 2016) - La nuova insegnante Maria Drazdechová è giovanile, sorridente e indossa anche un paio di spiritose scarpette color argento, una nota di originalità nella grigia Cecoslovacchia comunista degli anni '80. Si presenta come "una povera vedova" ai suoi alunni e al primo appello chiede di ognuno il nome, ma anche la professione dei genitori. Il perché verrà presto scoperto. Chi si presta a far favori all'insegnante, che è anche una dirigente del partito (da un passaggio in auto alla riparazione di un rubinetto, alle pulizie in casa), riceve suggerimenti sul tema delle interrogazioni future e buoni voti. Chi non ci sta, perché non vuole o semplicemente non può, causa ai figli brutti voti ed emarginazione dai compagni più fortunati e che hanno genitori accomodanti. Narrato su un doppio binario (l'azione prende spunto da un'assemblea di classe convocata su richiesta dei genitori di un'alunna vessata, che espongono e ricordano gli avvenimenti accaduti), The Teacher (brava e spietata la protagonista, è Zuzana Mauréry, vorrei promuoverla, ma non ci riesco) riflette l'esperienza personale del regista e, per ambientazione e vicende, ricorda ai lettori meno giovani com'era la vita nei paesi del socialismo reale. Chi ha avuto occasione di vedere alcuni film o documentari, saprà infatti come di fronte all'ipocrisia e alla coercizione di massa qualcuno ebbe il coraggio di alzarsi in piedi e affermare la verità. Una scelta pagata cara: da alcuni con la vita, da altri con la prigione, da altri ancora con l'emarginazione sociale e la povertà. Una casistica ben espressa anche nel film durante l'assemblea, dove la maggioranza dei genitori è disposta a negare l'evidenza dei fatti, pur di continuare uno status quo che garantisca il successo scolastico dei figli. Il coraggio verrà soprattutto da un genitore già perseguitato: valente astrofisico, è costretto a fare il lavavetri e ad abitare col figlio in una misera soffitta, da quando la moglie (anche lei scienziata di fama) ha chiesto asilo in Occidente. Mescolando ironia e dramma insomma (più il secondo che il primo, giacché spesso il film assume contorni più drammatici che da commedia), questo piccolo ma grande film ricorda a tutti come la libertà di cui l'Europa ancora gode sia il frutto di tante scelte dolorosamente consapevoli, e del sacrificio di uomini che hanno deciso di sfidare la paura e le minacce per dire a tutti come stavano realmente le cose. Anche per questo, come dice il sottotitolo del film, The Teacher è una lezione che sarà bene non dimenticare. Voto: 6,5

Nevermind - Strano ma vero (Commedia 2018) - Un film che mi ha ricordato molto Storie pazzesche di Damian Szifron, ma anche Wrong di Quentin Dupieux (visto pochissimo tempo fa), soprattutto perché in una situazione, quella più riuscita di tutte, quella del cuoco, la deriva parapsicologica è simile. Una commedia italiana che rompe (inusitatamente per il cinema italiano) ogni schema classico, in qualche situazione anche grottesca, sicuramente strana e paradossale. In ogni caso per la sua deriva assurda, è comunque difficile catalogarlo in un genere ben preciso, bravo tuttavia il regista nel riuscire a gestire i diversi toni con un discreto equilibrio non cadendo mai nel ridicolo (al contrario con Copperman, altro esperimento cinematografico del regista, egli non c'era riuscito). Il film è a episodi ma i personaggi di ogni episodio compaiono o si intrecciano, in qualche modo con quelli degli altri, e danno al film un filo conduttore comune che dà una trama di fondo che inizia nel prologo per concludersi nell'epilogo, con i vari episodi che invece hanno una loro conclusione. Poteva spiegare meglio nell'episodio della babysitter (interpretata da Giulia Michelini) che si conclude con molte domande a cui non si hanno risposte, gli altri (di cui protagonisti sono tra gli altri Paolo Sassanelli, Massimo Poggio e Andrea Sartoretti) sono caratterizzati da un finale beffardo come appunto nel film spagnolo che ho citato all'inizio (un'episodio comunque dei 4 non mi è piaciuto proprio). Una prova di coraggio (dopo quella precedente non propriamente superata positivamente) da parte di Eros Puglielli non perfettamente riuscita ma senz'altro apprezzabile e forse da ripetere, perché pur non essendo perfetto in tutte le sue parti è un film che riesce comunque a lasciare sufficientemente il segno, e questa è sicuramente già una vittoria. Voto: 6

Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: Appena un minuto, Hollow Point - Punto di non ritorno, GomorroideIl caso ColliniSweet Virginia, Beast Of Burden - Il Trafficante, La piccola boss.

26 commenti:

  1. Il caso Collini non è male invece.. ;)
    Franco Battaglia

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  2. Anche per me Us è inferiore a Get Out, o forse ero andato con aspettative troppo alte al cinema... da vedere, in ogni caso, ma non mi ha entusiasmato troppo!

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    1. Le aspettative sono armi a doppio taglio...a me ha entusiasmato, però penso sia giusto il mio voto ;)

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  3. Us l'ho adorato dall'inizio alla fine, forse mi è piaciuto più di Get Out. Che non abbiano ALMENO candidato all'Oscar la Nyong'o è una bestemmia.
    Molto carino anche Ted Bundy: non avrei dato una lira a un maniaco interpretato da Zac Efron ma alla fine il film ha il suo perché.

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    1. Diciamo che lo penalizza la prevedibilità rispetto a Get Out, e sulla Nyong'o invece dico che forse hai ragione.
      Su Zac Efron che dire, ultimamente sta sorprendendo, visto anche la sua notevole performance in The Greatest Showman ;)

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  4. Ho visto solo Noi, tre volte, e secondo me è uno dei film migliori dell'anno scorso.

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    1. Tre volte? Allora potresti essere in grado di spiegarmi alcuni punti oscuri..

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    2. Una volta al cinema, una volta a casa da sola e una volta con mia madre.

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    3. Caspita, ti è piaciuto così tanto? Ma effettivamente ci sta ;)

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  5. Ho visto solo Noi, e l'ho trovato spettacolare!

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  6. Ho visto solo Juliet - Naked e mi è piaciuto.
    Sarà che adoro l'ironia di Nick Hornby.

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  7. Non so perché, ma la locandina di "The teacher" mi ha fatto pensare ad un horror, e invece è tutt'altro e la trama non mi ispira per niente.
    Gli altri non li ho visti, ma non mo sembrano male.

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    1. Ci sta, ma solo perché ho dovuto "tagliarla" che è venuta così, comunque non ispira forse, però è una pellicola che può far riflettere soprattutto i genitori. No, non sono male, e l'horror potrebbe piacerti ;)

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  8. Wow! Non mi aspettavo questa netta promozione per Noi. Riprendendo la tua ultima frase, che non raggiunge i livelli di Get Out, forse è stata l'alta aspettativa ma per me è stata una netta bocciatura. Poi potrei ricordare male, dovrei chiedere alla signora che lo ha visto con me un annetto fa e mi pare fosse rimasta delusa anche lei 🤔
    Forse è merito del messaggio sociale che a te ha fatto salire il giudizio ma a me, che non me ne può fregar di meno, anzi, qualche volta mi infastidisce, non ha detto nulla.

    Oh, ottimo, mi ero dimenticato di Ted Bundy, quando era uscito al cinema mi era venuta quasi voglia di andare a vederlo. Poi adoro Efron. Non leggo nulla, a parte il voto, poi ripasso. Un 6 da te mi va più che bene per andare a cercarlo su SkyGo!


    p.s. non so perché ma leggendo "Nevermind" mi è venuta in mente una traduzione romanesca: nuncepensa'! Potrebbe essere una parodia ma non conosco il film 😝

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    1. Beh no dai, l'azione in Noi è di un certo effetto, che poi il messaggio lo si può tener conto o meno, c'è comunque parecchia ciccia, in più è originale ed inquietante ;)
      Ted Bundy? Ne avevo sentito parlare così così, ed invece non è male :)
      p.s. Paradossalmente può anche essere :D

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  9. Noi devo ancora vederlo e lo vedrò. Mentre... Fratelli nemici è proprio ciò da cui starei alla larga... trama trita e ritrita.

    Moz-

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  10. Stavolta faccio quasi l'en plein e ne sono uscita di certo più entusiasta di te.
    Almeno da Juliet, Naked, che fa parte di quelle commedie inglesi e musicali e romantiche che mi cambiano la giornata.
    E pure da Noi, con quelle voci da brivido e quella regia perfetta. Finale a parte, che onestamente non ho capito del tutto.

    Ted Bundy un'occasione sprecata visto che il punto di vista della compagna passa presto in secondo piano, Fratelli nemici una noia... in concorso a Venezia chissà perché, ma è il genere che non mi si addice.
    The Teacher una strana sorpresa.

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    1. Beh sì Nevermind è abbastanza sconosciuto, un film quasi inedito nel cinema italiano. Per quanto riguarda il resto, contento che li hai visti, anche se Ted Bundy e Fratelli nemici ti hanno un po' deluso. Juliet, Naked paga (nel voto rispetto a te probabilmente) soprattutto la poca originalità (ne sopporto non illimitatamente), Noi paga la caoticità (evidente appunto il finale), The Teacher non paga (in tutti i sensi), però più di quel voto non riesco a darglielo.

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  11. Ma noooo, Ted Bundy bellissimo, l'ho amato :D
    Mi dava fastidio il personaggio di Kaya (anche se era identica alla vera fangirl), insopportabile, però mi è piaciuto tantissimo Efron, rivalutato positivamente negli ultimi anni devo dire.
    Per me un fil da consigliare e rivedere :D
    Gli altri invece non li conosco :)

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    1. Bellissimo forse per l'attore che lo interpretava? Comunque non affatto un pessimo film come alcuni ho letto ;)
      Sinceramente dispiaciuto sia per la bella Kaya che la bella Lily, come personaggi intendo, meritavano di meglio..

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    2. No, sai che lui non mi è mai piaciuto? Nemmeno ai tempi dell'adolescenza. Non mi piace proprio come bellezza maschile.
      Le figure femminili mi sono risultate un po' fastidiose, si.

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    3. Ah ecco, io invece come attore odiavo all'inizio, adesso lo sto rivalutando.

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