Regalano così tanti giochi ultimamente (da tante piattaforme), che credo ormai non valga più comprare giochi, o quasi, qualche titolo che desiderio difficilmente su Epic e su Prime finirà, quindi acquistarli devo, proprio ieri (giorno del Black Friday) una delle tante occasioni c'era, ma ho preferito aspettare, prima sarà meglio difatti giocare ai (tanti) titoli già nella mia libreria, anzi nelle mie librerie digitali (che al momento sono 6). Oggi comunque porto quattro regali e due acquisti precedenti, di due bundle diversi, quello di Outlast (pochi mesi fa ho giocato al primo) e Dishonored (di questo c'è ancora il terzo). Ma modalità a parte, vediamo com'è stato giocare a questi giochi (gli ultimi dell'anno prima della classifica finale). In questo senso tengo a precisare che saranno più che recensioni (almeno rispetto a tante altre volte), personali valutazioni (inutile sciorinare tutto, l'Internet è vario e vasto per ottenere informazioni in caso vi serva sapere altro o di più).
Control - Una
struttura di gioco solida e ben congegnata, un ottimo level design
delle mappe, un'ambientazione originale e altrettanto affascinante da
scoprire un passo dopo l'altro. Alcune trovate, specialmente nella
parabola conclusiva del racconto, sono semplicemente geniali per design,
cura dei dettagli e cifra stilistica (il tutto è poi impreziosito da
una direzione artistica visionaria e di lynchiana memoria). Un gioco
molto complesso, dal punto di vista narrativo. Alla fine la complessità
della trama è quello che spinge maggiormente il giocatore ad andare
avanti. Leggere i documenti e guardare i video che si trovano sparsi
nell'edificio (che ospita il Federal Bureau of Control, un'agenzia che
si occupa di fenomeni Paranormali, o per meglio dire Parafisici) serve
moltissimo per comprendere a fondo questa volutamente complessa storia,
che lascia molte domande anche dopo la conclusione. Per il resto un bel
gioco che non eccelle in nessun campo, ma ha la dote di farsi giocare
anche solamente per capire cosa è accaduto in quello strano edificio. In
questo senso Control è sicuramente un'esperienza che va vissuta per
comprendere appieno una sua recensione. Tecnicamente solido (ma con
qualche singhiozzo) gameplay affascinante e
ispirato (ma con un sistema di coperture insoddisfacente) e con una
trama fascinosa (presentata però in modo criptico), Control rappresenta
probabilmente (è il suo primo che gioco, Max Payne ed Alan Wake infatti
mi mancano) l'opera magna della Remedy Entertainment, che
sperimentando e
avvalendosi di altri generi realizza una grande avventura che coniuga
il mondo degli shooter e i metroidvania (il gunplay unito ai poteri
paranormali di Jesse funziona come un orologio svizzero), dando vita ad
un connubio elettrizzante in cui il divertimento è assicurato. Control è davvero clamoroso, un titolo assolutamente imperdibile. Voto: 7,5
Tell Me Why - Celebre
per essere il primo videogioco ad avere un personaggio transgender come
uno dei protagonisti, Tell Me Why paga soprattutto il fatto che
rispetto a giochi come Life is Strange (stessa casa produttrice) tocchi
poche volte il piano dei sentimenti. E pur non essendo decisamente un
gioco insufficiente, non può che lasciare il giocatore con l'amaro in
bocca, come se i ragazzi di Dontnod avessero voluto fare il classico
passo più lungo della gamba. Le premesse per un'altra storia con i
fiocchi c'erano tutte senza ombra di dubbio, ma visto il modo in cui la
trama sembra volerci per forza di cose farci girare intorno, non si può
che rimanere un poco delusi. Dontnod si aggroviglia nel tentativo di
mettere in scena thriller, dramma e sovrannaturale, come del resto è
stato con l'originale LiS, e si perde in un bicchier d'acqua (in certi momenti il personaggio transgender c'è e basta).
Semplice, senza impattanti momenti o colpi di scena, un'avventura
grafica (perfettamente) rilassante, adatta a chi vuole godersi una
decina di ore senza impegno, ascoltando una bella storia. Il titolo
tratta tematiche delicate con efficacia (ma pure in maniera un po'
troppo superficiale molto spesso), parlando con naturalezza di
identificazione di genere, attacchi di panico, maternità, fratellanza,
amore e perdita. La trama tuttavia (già di per sé svalutata da certe
scelte) non brilla per originalità e i finali risultano poco
soddisfacenti: non riescono infatti a cogliere nel segno e raggiungere a
pieno l'obiettivo della narrazione, che si basa di fatto
sull'accettazione e sull'affrontare le conseguenze delle proprie azioni.
L'assenza totale di un "cattivo" degno di nota rende infine Tell Me Why
un bell'esperimento che però non riesce a convincere totalmente.
Eppure, anche se sul piano ludico non è il miglior gioco di Dontnod
Entertainment e,
tutto sommato, non è nemmeno il più avvincente (consigliato soprattutto a
chi cerca un intrattenimento narrativo senza troppo impegno, poco
proprio), resta comunque un
validissimo esponente del videogioco narrativo moderno. Voto: 6+
A Plague Tale: Innocence - Un videogioco che non brilla su molti aspetti, ma il tutto viene retto
solidamente da una grafica e un atmosfera ultra realistica con delle
ambientazioni incredibili. Se
da un lato abbiamo un comparto tecnico/sonoro pazzesco, dall'altra c'è
un gameplay castrante e
limitato, coi nemici semplicemente idioti. Il titolo fa
comunque innamorare di sé per una crudezza impattante (ma mai gratuita),
una trama (che prende una particolare vena fantasy/occulta sulla fine)
ben scritta (l'epoca e il luogo in cui è ambientata la vicenda, in
Francia nel 1340 durante la peste, è sicuramente tra le cose che più mi
hanno fatto apprezzare il gioco) e dei personaggi orchestrati a
mestiere. Di questi ultimi ho
adorato tanto le loro reazioni/motivazioni, molto umane e realistiche. A
differenza di altri esponenti del genere, il gioco ha i grandi pregi di
essere quasi sempre credibile e vagamente variegato, grazie alle
meccaniche legate alla fionda. Diciamo che l'avventura di Amicia e
Hugo (due fratelli in fuga dall'Inquisizione) si fonda principalmente su
due fasi, quella stealth e quella
action/puzzle coi ratti. Ecco, le prime sono scialbe, le seconde invece
funzionano abbastanza. A proposito dei ratti, fanno decisamente effetto,
evitare quindi se si ha paura. Il gioco (longevo il giusto) alla fine della fiera è più un
racconto visivo, ma è stata comunque una bella sorpresa. Intenso
e appagante da giocare, con una bella storia dietro e un sistema di
crafting di pozioni e materiali, l'esperienza creata da Asobo Studios
può definirsi completa e soddisfacente, nonostante tutto. Alcuni piccoli
bug, alcuni comandi poco intuitivi e la piega non sempre
ineccepibile della narrazione sminuiscono infatti alcuni dei tratti
positivi di questo sorprendente titolo. Il risultato, tuttavia,
riesce a emozionare e intrattenere per lunghi tratti, grazie (appunto)
alla cura
riversata nel design dei livelli e in alcuni degli aspetti più tecnici.
Un difetto? Il finale si mostra in parte sbrigativo, quasi a
voler suggerire un possibile seguito. Ma se questi sono i presupposti,
ben venga. Voto: 7+
Outlast 2 - E'
il seguito del celebrato indie game omonimo, il cui successo ha
permesso prima un corposo DLC e poi questo seguito qui. Si parla, lo si
dice subito, di un prodotto solido, efficace ma anche meno originale del
precedente e più standardizzato sui binari classici del genere. Però
c'è davvero poco da fare: Outlast 2 è un videogame spaventoso, che
mette ansia e che insinua terrore ed insicurezza ogni minuto di gioco
che passa. Come nel primo episodio, anche questa volta i ragazzi di Red
Barrels optano per quello che ormai sembra configurarsi come un
marchio di fabbrica della serie ovvero l'idea di impersonare un uomo
comune, senza alcuna abilità o potere di ogni tipo. Si può soltanto
correre (neanche tanto) accovacciarsi o sdraiarsi allo scopo di non
farsi vedere dai molteplici nemici: insomma, nemmeno nelle situazioni
più critiche e deliranti il nostro "eroe" è in grado di manifestare
alcun senso di sopravvivenza o esercitare violenza di alcun tipo.
Proprio
come in Alien: Isolation, il gioco a nascondino di Outlast 2 lascia il
giocatore assolutamente impotente, senza alcuna possibilità di scelta se
non muoversi furtivamente per sfuggire a chi attenta alla nostra vita. Proprio
come il titolo originale, non si ha a disposizione altro che la
torcia della telecamera per illuminare l'oscurità, limitando sia il
campo visivo che il colore, con un'unica sfumatura di verde inquietante.
Quello
che è profondamente frustrante, però, sono i frequenti momenti
trial-and-error, nei quali si è costretti a ripetere la stessa
sezione, poiché non è immediatamente chiaro dove andare. Il gameplay è
la parte più dolente di Outlast 2, il quale rimane ancorato
all'essenzialità e a delle fasi di fuga non sempre ben gestite, che
spezzano un po' l'atmosfera. Outlast 2 si porta infatti dietro i
limiti del predecessore senza porvi particolari rimedi, preferendo se
mai concentrarsi ancora di più sul terrore, il disgusto, la suspense e
la sensazione continua e sfiancante di morte imminente. Missione
riuscita grazie soprattutto a un'ambientazione da inferno dantesco e ad
alcune trovate che accrescono subdolamente (e ulteriormente) la
tensione. Alla fine però qualche passaggio un po' troppo frustrante, il
trial and error continuo e la solita limitatezza del nostro alter ego
fanno di Outlast 2 un titolo tutt'altro che perfetto (dura il 30%
di meno ed è più "facile", nonché più lineare). Se si vuole/cercare
però i brividi, qui ce ne sono a iosa. Voto: 7+
Battlefield 1 - Il mio primo approccio con la serie "sparatutto" Battlefield (gli ho sempre preferito Call of Duty) non fu dei migliori, alcuni anni fa ricevetti gratis (esattamente come adesso, ma stavolta sia 1 che 5, quest'ultimo rimandato all'anno prossimo) il 3, ma arrivato ad un certo punto (più o meno dopo l'inizio) un bug mi impedì di andare avanti e lasciai. Ho riprovato con questo capitolo (il quindicesimo), l'inizio difficoltoso (ho dovuto fare degli aggiornamenti), ma poi finalmente tutto è andato liscio. Peccato solo che, bello, coinvolgente e ben realizzato, però finisce subito. Oggettivamente troppo brevi le storie. Credo si possa completare l'intera "campagna" in circa 6/7 ore. Bellissime ore, ma troppo poche. Breve, ma (comunque) intenso. La campagna parte infatti da una idea molto carina ma le campagne sono tutte troppo corte per colpire davvero, oltre a essere molto altalenanti, quelle di blackborne e dell'australiano ad esempio sono molto buone, ma le altre variano dalle decenti alla mediocrità, in particolare quella riguardante l'Italia è la peggiore. La campagna non segue difatti un solo arco narrativo ma racconta 6 differenti storie di altrettanti personaggi su vari fronti della Grande Guerra. A tal proposito, "la guerra che porrà fine a tutte le guerre", purtroppo non fu così. E in questo capitolo della serie Battlefield viene affrontato con doveroso rispetto l'orrore di quella guerra, viene sempre messa in evidenza la morte, il massacro, la devastazione dell'ambiente, la voglia di distruzione dell'uomo che si è spinto a combattere dove prima nessuno l'aveva mai fatto, sulle cime delle Alpi e nei cieli. Ha senso così lo sfruttamento di vari scenari ed abilità che non fanno del canonico protagonista un super soldato capace di ogni cosa in ogni dove. Infatti oltre a combattere nelle trincee ci troveremo a guidare carri armati o pilotare aerei finanche fasi a cavallo. Ecco il bello, la varietà sensata. Il brutto, ogni singola storia di guerra dura davvero pochissimo, è davvero un gran peccato. Nel complesso comunque, la campagna principale di Battlefield 1 l'ho trovata valida, ogni mini-storia ha il suo perché e la sua varietà di fondo. Solo le sezioni di volo mi sono rimaste sul groppone. Il multiplayer (il vero motore del gioco) non ho avuto il piacere di approfondirlo, ma per quel poco che ho giocato devo dire che è realizzato decentemente, in grado di offrire immersione in un ambiente di guerra credibile. Voto: 6,5
Dishonored 2 - Ho adorato molto il primo (qui) e questo è rimasto (più o meno) sullo stesso livello incredibile, perché certo, Arkane Studios sceglie di non rischiare troppo, mantiene intatta la
formula "vincente" proposta dal predecessore, una scelta piuttosto
conservativa che porta con sé tanti pro ma anche qualche contro, primo fra
tutti un'intelligenza artificiale buona ma "troppo spesso" altalenante e
un gameplay non particolarmente innovativo ma che mantiene intatto il
suo fascino, però è stato comunque bello tornare a Dunwall. In questo senso
bisogna dare merito a questo gioco, o meglio alla casa di suo sviluppo, i
quali svolgono un lavoro (nuovamente) sopraffino. L'Impero sembra
davvero un mondo steampunk credibile, con innumerevoli storie da
raccontare. Il titolo riprende tutto quello di buono visto nel primo
episodio, soprattutto come ambientazione e meccaniche stealth, in più
porta il level design a livelli estremi, scenari come Villa Meccania e
Villa Stilton con l'ingresso di una meccanica che ti fa solo applaudire
una volta finito il livello. Il gameplay è fluido, offre tante vie e
combinazioni diverse per giocare. In questo sequel inoltre si può usare
Corvo o Emily, bisogna scegliere ad inizio gioco con qualche personaggio
fare la Run, con questa scelta cambiano i poteri e tutto il gioco, io
ho giocato con Emily, anche un po' per cambiare rispetto al primo e mi
sembrava la scelta più logica visto che il secondo titolo si basa su di
lei, se uno vuole giocare con entrambi i personaggi la longevità del
gioco aumenterà notevolmente, anche se già si attesta sulle 15-20 ore (la scelta tra le partite High Chaos e Low Chaos ricorda da vicino le scelte morali dei giochi BioWare).
Trama e musiche gradevoli ma niente di che, l'unico difetto è proprio
questo, la trama del primo mi aveva preso e conquistato, questa qui l'ho
ritenuta un po' noiosa e scontata, peccato. Libertà è la parola giusta
per definire il gioco, si può fare davvero qualsiasi cosa e questo mi è
piaciuto molto, fare i buoni, i cattivi, rapinare il mercato nero,
comprare come onesti cittadini, fantastico. Dishonored 2 è un gioco che
ogni amante del genere dovrebbe acquistare assolutamente. Specialmente
se amate (come me) giochi come Deus Ex, Bioshock i quali sono molto
simili. Voto: 7
Hai fatto male a non approfittare del Black Friday.
RispondiEliminaSei il solito spilorcio. Ahahah 😜
Già, probabilmente è quello il problema :D
EliminaHo recuperato una PS4 usata e sto ridiventando bimbo all'improvviso.. ahah..
RispondiEliminaEh sì, è un attimo ;)
EliminaContinuo a non capire come funzionino questi giochi gratis... forse come PlayStation Now (che è tipo lo streaming). Ma tanto al PC non ci gioco, ho troppa roba per le Play.
RispondiEliminaControl lo avevo addocchiato ma non ricordo perché non l'ho inserito nella lista. Forse troppo action. Mentre Alan Wake, ora che è uscito anche per PS4, l'ho segnato.
Tell Me Why non lo so, al momento le avventure grafiche e simili non mi attirano e vorrei prima giocare a LiS e Capitan Coso.
A Plague Tale: Innocence è in lista. Ho letto recensione a cui danno solo la sufficienza, soprattutto perché dura poco (e per me quello è un pregio). Credo più a te che dici che dura il giusto.
Di Outlast ti ho già detto che ho preso la Trilogy ma chissà quando ci giocherò... mi piace che sia una sorta di nascondino, da non amante dell'azione. Peccato per il gameplay di questo secondo capitolo.
Nonostante abbia apprezzato molto il primo, non mi sono mai sentito invogliato a comprare il secondo Dishonored. Non lo so perhcé... forse in futuro.
Non lo so neanch'io, ma non mi lamento, anzi, mi fa piacere, anche scoprire giochi che non conoscevo ;)
EliminaPensa che ho giocato di Control la versione standard gratis e poco dopo ecco quella Ultimate sempre gratis, una mezza fregatura, mentre Alan Wake è in lista, speravo che con la remastered la vecchia dessero gratis o la mettessero a pochi euro, e invece niente, aspetto fiducioso..
Entrambe sono meglio, lascia perdere Tell Me Why..
Come sempre tutto dipende dalle abilità che si hanno, qualche difficoltà ho incontrato e tempo ho comunque perso per completare A Plague Tale: Innocence..
Outlast è come Alien Isolation, il secondo è come RE Village, la differenza è quella, dipende cosa piace di più..
In futuro sì, però ritornare è stato bello :)