lunedì 6 settembre 2021

[Games] Videogiochi del periodo (Giugno/Luglio/Agosto 2021)

Meglio tardi che mai aver scoperto, saputo, dell'Epic Games Store, altrimenti mi sarei perso l'occasione di ricevere gratis tantissimi giochi. A partire da Alien: Isolation, che bramavo, desideravo, ma non ancora in mio possesso, che ho riscattato insieme a tanti altri che ogni settimana è possibile riscattare. Ho cominciato questo "processo" solo ad Aprile, e pensare che questa "iniziativa" del negozio (negozio come Steam, Origin e Uplay da cui ogni tanto attingo per i miei videogiochi) cominciò nel lontano dicembre 2018, quindi un numero impressionante di titoli a disposizione che purtroppo non ho riscattato, alcuni della lista tra l'altro acquistati durante questo biennio. E tuttavia non crediate che tutti, anche gli ultimi, tutti giochi di primo livello, ma anche di secondo, di terzo, e non per tutti i gusti. Infatti alcuni non ho riscattato, perché semplicemente non facevano per me, alcuni riscattati ugualmente anche se mai ci giocherò, tra questi nondimeno NBA 2K21, ma purtroppo non il mio genere (sportivo), non nelle mie corde. Al momento riscattati una ventina, oggi di quelli ne porto tre (a parte Alien, The Lion's Song e The Pillars of the Earth), altri ne porterò prossimamente, sempre che mi piacciono e riesco a giocarci. In tal senso ho provato alcuni, ma per un motivo o per l'altro, ho rinunciato. The First Tree (avventura narrativa) non mi permetteva di cambiare comandi e di giocare così in modo più comodo in base alle mie esigenze, ricusato, Pine (open world di ricerca e sviluppo) semplicemente mi ha annoiato dopo un'ora (non bastasse una caterva di bottoni da spingere), anch'esso ricusato. Spero meglio prossimamente, anche se qualche cosa interessante già c'è e presto ci giocherò. Nel mezzo di tutto ciò qualcos'altro è pure successo, anche Steam si è messo a regalare giochi, due sì, ma molto appetibili. Uno è qui, Little Nightmares in versione standard, alcuni mi hanno consigliato la Complete Edition, ma occasione del genere non potevo sprecare, l'altro Tell Me Why sicuramente al prossimo "giro". Roba c'è. Per completezza dei sei che oggi recensisco, specie di DLC di DreadOut già portato precedentemente ed acquistato tempo fa, stessa cosa per Dirt Rally 2.0, per dire che soldini anche spendo. Bene o male, dipende, anzi vediamo.

Dirt Rally 2.0 - C'è voluto un po' di tempo, ma dopo essermi ripulito da tutto il fango accumulato barcamenandomi tra foreste e ripide scoscese con la prima iterazione del titolo, era giunta l'ora di sedermi di nuovo al tavolo della simulazione gustando un menù di alta classe a base di ghiaia, terra ed asfalto, accompagnato da un buon sorso di adrenalina con un tocco di eccitazione isterica. Ma per problemi logistici, e non solo, mi è stato quasi impossibile godermi appieno questo secondo giro e sfruttare al massimo il gioco. Con Dirt Rally Codemasters dimostrò di saperci davvero fare con le simulazioni, lanciando sul mercato un prodotto decisamente fatto bene. Dirt Rally 2.0 migliora sotto ogni punto di vista (tecnico e qualitativo) il precedente capitolo, apportando migliorie e mitigandone i difetti, tuttavia aumentando la difficoltà, e la frustrazione derivante, fa un'operazione decisamente troppo azzardata, almeno per gli standard (miei, e non solo) dei racing game, da riservarsi cioè solo agli esperti, al massimo appassionati, astenersi neofiti, livello che purtroppo causa perdita d'allenamento e di abilità ho raggiunto. Certo, il sistema di controllo delle auto è regolabile a piacimento consentendo, di fatto, a qualsiasi tipologia di giocatore di personalizzare il sistema di guida adattandolo a quelle che sono le sue esigenze e abilità, ma questa volta il livello di sfida è ancora più elevato. Dirt Rally 2.0 è infatti ancora più cattivo, tanto che potrebbe chiamarsi Majin Dirt Rally. Ed a causa di ciò, non solo non ho raggiunto un punto considerevole nella carriera, ma ho dovuto concludere anzitempo la sfida intrapresa. Di conseguenza la decisione di personalmente interrompere la "relazione" soprattutto con il mondo dei Rally, ma anche dei racing game (nonostante dopo DiRT 4 ben speravo per il futuro della serie che avrei probabilmente toccato con mano). Ad ogni modo, Dirt Rally 2.0, un gioco completo, con moltissime auto, moltissimi tracciati, molte modalità e molto belle, comunque non perfetto, rimane un solidissimo esponente della categoria fuoristrada ed una delle simulazioni di rally più intriganti e spietate dell'ultimo decennio. Un acquisto imprescindibile per chi può e vuole intraprendere questo tortuoso percorso. Voto: 7+

DreadOut: Keepers of The Dark - Un gioco horror di sopravvivenza autonomo che si svolge nell'universo di DreadOut. Ambientato infatti alla fine del secondo atto del precedente capitolo, poco prima dello scontro finale. La protagonista è sempre Linda, una studentessa delle scuole superiori che durante la classica gita scolastica si ritrova a vagare per le strade di una cittadina infestata da oscure presenze. Cosa cambia quindi dal precedente episodio? Che questo DLC, o dir si voglia espansione stand-alone, offre (semplicemente) 8 regni infestati da esplorare e 13 nuovissimi spettri da sconfiggere. E nonostante sembri per questo motivo più facile da giocare, e invece molto più complesso di quello che è, tra backtracking, cose opzionali e Jumpscare a tradimento (letteralmente). Gli enigmi sono molto difficili da risolvere e non sarà facile scacciare tutti i fantasmi. La musica si fonde molto bene con il gameplay spaventoso (bisogna ammetterlo), anche se la grafica sembra un po' datata. A proposito di ciò, delle pecche insite, nonostante un diverso approccio il gioco è ancora estremamente carente praticamente di tutto, gli stessi difetti che mi avevano ostacolato la prima volta, ritornano anche questa volta (certo il "limbo" non c'è più, almeno quello). Ho resistito un'ora (bug o meno non riuscivo) e poi non ho potuto fare altro che vedere un walkthrough per vedere come andava a finire, tra l'altro nuovamente a schifio (non si capiva prima e non si capisce dopo, un pastrocchio pazzesco senza capo né coda). Rari scorci di un design o di qualcosa davvero intelligente o di riuscito, un gioco molto spaventoso che solo i fan dell'horror di sopravvivenza della vecchia scuola possono adorare, ma che i comuni videogiocatori possono probabilmente odiare. Soldi, per fortuna pochi, buttati, però peccato (che anche il fumetto all'interno del pacchetto fosse in inglese). Voto: 5,5

The Lion's Song - Un titolo molto particolare, di quelli che non capitano tutti i giorni. Un gioco che non si fa certo notare per i muscoli, ma che sa veicolare sensazioni ed emozioni in maniera efficace, immergendo il giocatore in un'esperienza toccante. Un punta e clicca (seppur non esente da difetti e decisamente non per tutti) davvero ben riuscito, che riesce nell'intento di emozionare il giocatore attraverso una storia fatta di sacrificio e determinazione, valori che porteranno, alla fine, i vari personaggi a coronare i propri sogni. Sullo sfondo, la città di Vienna e i salotti dell'alta società, ricreati mediate una pixel art molto particolare (con la grafica effetto seppia che rievoca l'epoca in cui si trova, primi del '900, con lo stile pixelloso che fa l'occhiolino a tutti gli amanti del retrogame) e una colonna sonora essenziale ma d'impatto. Di contro, vi è la troppa semplicità di alcuni aspetti, che impediscono a The Lion's Song di svettare insieme agli esponenti più celebri del genere. In tal senso solo se siete disposti a sacrificare il gameplay (decisamente semplicistico) The Lion's Song può rappresentare una scelta caldamente consigliata, se infatti si è alla ricerca di un'esperienza interessante, molto più orientata alla trama e alle emozioni, che al resto. Ogni episodio (quattro in totale, dalla durata massima di un'ora) è affrontato con rilassatezza e un piglio filosofico-poetico che sposa a meraviglia le atmosfere fredde e accoglienti della capitale austriaca alla corrente di grande progresso ed evoluzione (qui più a livello di morale umana che nel campo tecnologico) che elettrizzava l'aria all'inizio del secolo scorso. Il nostro compito è cliccare semplicemente sugli oggetti presenti negli scenari e sulle varie scelte proposte durante i dialoghi, non ci troveremo mai di fronte a puzzle o enigmi che rallenteranno lo scorrimento del gioco, piuttosto saremo spesso portati a scegliere se leggere o no una lettera oppure rispondere in maniera garbata o scortese a un nostro interlocutore. Quindi badate a cosa si cerca e si vuole, ma comunque e in conclusione, The Lion's Song è un prodotto estremamente piacevole, seppur nella sua brevità, realizzato in modo eccellente e con scelte stilistiche particolari che sanno conquistare. Promosso. Voto: 7
Alien: Isolation - Un gran bel gioco: originale, solido, appassionante e di grande atmosfera. Il primo vero blockbusters a sposare la causa dei survival horror più estremi, dove ci si muove praticamente inermi, nel territorio di incubi come PenumbraAmnesia: The Dark Descent e Outlast. La lezione di altri videogame (c'è anche quella di Dead Space, ben in evidenza) viene profondamente rielaborata fino a diventare un organismo autonomo, più vario di alcuni dei suoi modelli e scrupolosissimo sul piano dell'ispirazione: Alien: Isolation è costruito passo dopo passo sui canoni del film (capolavoro) del 1978. Alien: Isolation abbraccia infatti la visione originale di Ridley Scott proponendo al giocatore un titolo survival horror puro e carico di tensione che coniuga le meccaniche tipiche dei titoli stealth e le atmosfere dei classici film di fantascienza per coinvolgere il giocatore in un'estenuante lotta per la sopravvivenza ambientata nello spazio profondo. Sfuggire ad uno xenomorfo è un'impresa unica e complessa e, anche se il risultato non è perfetto e la trama a volte non soddisfa appieno, è quanto di più vicino ci sia all'esperienza cinematografica originale. Gran parte del gioco, non a caso chiamato Isolation, lo passiamo come preda solitaria, impegnata solo nella sfida per la sopravvivenza con lo spietato xenomorfo. "Vengono fuori dalle fottute pareti", celebre frase proveniente dal secondo capitolo della serie cinematografica, e assolutamente attinente a questo capitolo videoludico. Lo xenomorfo non segue un percorso prestabilito, e non basta infilarsi in un luogo lontano dalla sua visuale per sfuggirgli. L'unico strumento a disposizione il rilevatore di movimento, tale e quale a quello presente nel film. Assolutamente indispensabile se si vuol cercare di rilevare l'alieno in tempo, che tuttavia non è il solo pericolo da affrontare, non tanto gli umani ma gli androidi, a volte più bastardi dell'alieno stesso. Il titolo, tecnicamente, si dimostra molto valido, comparto audio di livello, buono il doppiaggio in Italiano, piccolo neo lo si nota nelle espressioni facciali, quasi mai convincenti pienamente. Ci sono fastidiose limitazioni legate al gameplay, il sistema di salvataggio non rende facile le situazioni: è posto in zone da esplorare in punti lontani tra loro ed è lento, alcuni passaggi e utilizzo di strumenti per andare avanti alquanto inutili, nonostante ciò un gran gioco, di certo migliore qualitativamente di Aliens vs. Predator, l'unico mai giocato fino a questo qui, un gioco non per tutti, in più situazioni si prova frustrazione e impotenza. Alla massima difficoltà l'alieno è micidiale, e bisogna usare la testa. In gran parte sì, ma non del tutto, di fronte al sogno (incubo) di ogni appassionato di Alien. Voto: 7,5

Ken Follett's The Pillars of the Earth - Un'avventura grafica narrativa dove si ripercorrono le vicende dei protagonisti del libro firmato da Ken Follett capace di vendere oltre 26 milioni di copie in tutto il mondo e di avere anche una trasposizione televisiva grazie ad una mini-serie di otto puntate uscita nel 2010. Nei 21 capitoli (7 ad ogni libro/episodio) facciamo la conoscenza di vari personaggi e di tante sfaccettature di una trama profonda. Il gameplay è piuttosto elementare. Oltre ai normali dialoghi dobbiamo fare delle scelte che peseranno sulla prosecuzione della storia e degli eventi. È chiaro che, essendo un canovaccio tratto dal libro, la chiave rimanga quella. Non ci sono stravolgimenti tali in quanto il lavoro di Daedalic è molto fedele. Ciononostante, il team riesce a ritagliarsi un margine creativo per dare al giocatore alcune libertà. Non sono troppe ma neppure trascurabili, anzi, il tutto è sembrato piuttosto soddisfacente. Le scelte possono davvero avere delle conseguenze anche postume e spingono l'appassionato a rigiocare in maniera alternativa l'avventura (cosa che comunque non ho fatto). Il gameplay, come detto, si basa essenzialmente sulla lettura e sulle nostre azioni e parole. Il tutto è intervallato da alcuni enigmi piuttosto semplici (o comunque intuibili) e da alcune scene in quick time event nelle quali il tempismo sarà fondamentale per portare a buon fine l'azione. Ciò che colpisce de I Pilastri della Terra è l'ottima riproposizione del periodo storico. La vita raccolta del priorato, ma anche gli oscuri giochi di potere di nobili e chiesa, la prepotenza di qualcuno che rovina la vita altrui, litigi, riconciliazioni, antefatti e quant'altro. C'è, comunque, un problema da non sottovalutare: il ritmo estremamente altalenante. Ci sono alcuni passaggi davvero lenti (quasi noiosi), altri un po' troppo veloci e magari proprio su quelli avrei voluto una maggiore attenzione. Ma comunque per chi piace giocare a giochi essenzialmente da leggere, questo non è un problema. Al massimo si potrebbe contestare il fatto che il grado di sfida non sia eccezionale. È più, come detto, un bellissimo gioco da leggere con il quale interagire e risolvere qualche piccolo enigma. Nulla di realmente duro. Contano più le scelte perché la risoluzione dei problemi è davvero elementare in otto casi su dieci. Il lavoro di Daedalic dal punto di vista artistico mi è piaciuto molto. Il fatto che ci fosse la compagine tedesca dietro al gioco era, diciamola tutta, una sicurezza. Il team ha sfornato molte avventure grafiche davvero notevoli nel corso degli anni. E non solo la trilogia Deponia che pur avendo un suo stile è, comunque, completamente diverso da quello de I Pilastri della Terra. Di grande livello, invece, la colonna sonora. Diversi pezzi, alcuni davvero ispiratissimi, altri memorabili, accompagnano l'azione e le varie peripezie dei nostri personaggi. Davvero un bella avventura (grafica e non solo). Voto: 7,5

Little Nightmares - Sviluppato dal Tarsier Studios (un gruppo di sviluppatori che vale la pena seguire) e distribuito da Bandai Namco, gioco puzzle-platform molto ispirato (forse dai racconti dei fratelli Grimm e di Roald Dahl), che ricorda parecchio lo stile di Tim Burton nelle sue ambientazioni, con degli elementi horror, all'apparenza, ben studiati. Il titolo rappresenta un piccolo (ma anche breve) capolavoro, che si racconta solo a chi vuol sentire, ma si fa giocare da chiunque regalando forti emozioni, senza ricorrere a sotterfugi quali Jumpscare a tradimento. Il fattore orrorifico del gioco, infatti, viene dettato dalla superba abilità che hanno saputo dimostrate gli sviluppatori, riuscendo a distillare in un gioco gli incubi dei bambini più innocenti. Ciò che il gioco fa al meglio è adempiere al suo scopo: ricordarci costantemente che stiamo vivendo un incubo. Come già accennato, Little Nightmares non ricorre mai a dei Jumpscare, il nemico non sbuca fuori all'improvviso, sappiamo però che sta per arrivare, lo percepiamo, ma ogni volta preghiamo perché ciò non accada, speriamo che non dovremo scappare via di nuovo dal mostro che ci spaventa così tanto, ma è ciò che accadrà. Il livello d'ansia e terrore che riesce a far sentire il gioco è a dir poco soddisfacente. Come nelle sezioni "stealth", quando il giocatore è chiamato a trovare un nascondiglio per non farsi scovare. Più volte ci si ritrova ad urlare quando si viene scoperti. Gli sviluppatori sono riusciti ad incanalare l'essenza dell'incubo in questo prodotto ed il fatto che lo stile ricordi quello di Burton, non fa che coadiuvare tale sensazione. Anche dal punto di vista tecnico Little Nightmares lavora molto bene. L'impatto grafico, come detto, c'è fin da subito, con l'impermeabile (giallo) che contrasta con il resto dell'ambientazione. Ma, ovviamente, non finisce qui: le ambientazioni stesse sono molto credibili ed affascinanti, ogni stanza è diversa dall'altra e fatta con la stessa cura, cura che non fa altro che aiutare la narrativa silente del titolo in alcune stanze. Il gioco piace molto anche alle orecchie: le musiche che ci accompagnano durante il gameplay sono sempre gradevoli e mai fuori contesto, anzi, aiutano a far crescere la tensione e a provocare l'effetto del terrore. Little Nightmares mi è piaciuto molto, in larga parte per i suoi puzzle ambientali interessanti e mai troppo difficili o frustranti. Se si è alla ricerca di un gioco che faccia passare del tempo tra la paura e l'ansia, questo gioiellino di Tarsier Studios fa al caso. L'unica pecca dolente la longevità, dal momento che il gioco quando arriva al più grande colpo di scena, ecco che finisce (e non c'è la possibilità di rigiocare). Un incubo così bello, insomma, che non avrei voluto finisse così in fretta, ma se i DLC molto probabilmente non acquisterò, aspetterò di mettere la mani sul secondo capitolo, dove si spera la qualità si attesti su questo (ottimo) livello, se non oltre. Voto: 8

10 commenti:

  1. Ma con tutti i film e le serie che guardi, dove lo trovi il tempo per giocare ai videogames?!
    Io se ho mezz'ora libera preferisco sdraiarmi sul divano e non pensare a nulla, col cervello spento. 😅

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    1. Lo trovo, sai che comunque ho tanto tempo libero, in 6 ore al PC non vuoi che trovi il tempo di giocare almeno un'ora? ;)

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  2. Ogni volta che leggo post sui videogames mi stupisco di quanto siano complessi! Io non me ne intendo proprio...

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    1. Eppure penso che dovresti provare alcuni, le avventure grafiche almeno, che sono a volte romanzi da leggere e vedere ;)

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  3. Ultimamente mi è preso lo schiribizzo di recuperare una playstation anche usata.. a quale dovrei puntare come minimo a tuo avviso (escluse le ultime due ovviamente..costano un botto!)?

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  4. Mi fa piacere che ti sia piaciuto Little Nightmares. Io ci ho visto più Miyazaki in chiave horror (l'impronta giapponese è bella calcata) ma anche Burton ci sta. In effetti è cortissimo (un'ora effettiva, se non si contano i tanti tentativi prima di concludere) ma a me va bene così! Ho rosicato perché l'ho comprato digitale e poi ho scoperto che c'era fisico! Il 2 per ora lo rimando, aspetto magari una collection (fisica, ovviamente) con 1 e 2 per PS5. Se non la faranno, mi toccherà ricomprare il primo e poi aggiungere il secondo.

    Peccato per DreadOut, che non conosco (manco il gioco principale), sembra interessante e di mio gusto ma pazienza, ho già una caterva di horror (di tutti i generi) da giocare, se solo conto quelli che ho comprato (aumentano con quelli nella lista della spesa).

    Dovrei iscrivermi anche io a queste piattaforme per ottenere giochi gratis ma il problema è che ho un portatile di merda e poi i giochi per PC sono facilmente crackabili, la pirateria è a livello principiante.

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    1. E' corto sì ma intenso, ed influenze o meno affascinante ed inquietante, primo capitolo spettacolare, il secondo lo spero ;)
      Ci vuole molta pazienza a DreadOut, forse troppa, c'è altro di meglio...
      Beh, io li riscatto ma non li installo tutti, ma ovviamente senza un buon PC è inutile.

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  5. Alien Isolation è di una bellezza ipnotica e ottenebrante. Mi è piaciuto un sacco!

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    1. Ah, ci hai giocato? Bene, comunque sì, bellissimo gioco ;)

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