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martedì 8 agosto 2017

Notte Horror 2017: Stigmate (1999)

Essendo l'horror uno dei miei generi preferiti, non potevo anche quest'anno non esimermi dal non partecipare alla rassegna estiva più spaventosa dell'anno. Infatti eccomi partecipare per la seconda volta e consecutivamente all'edizione 2017 della Notte Horror, arrivata alla sua quarta edizione. E quindi come per l'anno scorso (qui), ho scelto di recensire un film di fine anni '90, non solo perché era tranquillamente alla mia portata tramite Sky, ma perché non sapendo se l'avevo visto o meno, m'intrigava lo stesso, d'altronde Stigmate (Stigmata), film del 1999 diretto da Rupert Wainwright, con protagonisti Patricia Arquette e Gabriel Byrne, è considerato da molti un film di culto. Perciò con la curiosità di capire il perché di questa affermazione, in un bollente pomeriggio estivo come questi giorni, l'ho recuperato. Ebbene, dopo averlo visto e notato altresì alcuni notevoli difetti, l'affermazione di cui sopra, è da rivelarsi corretta, perché anche se non sarà un capolavoro, ma certamente un cult per appassionati (e, probabilmente, uno dei migliori film horror degli anni novanta), questo film, che è stato il capostipite di un genere nuovo (seppur ormai desueto ultimamente dello "scontro" con la Chiesa), è un film molto interessante, intrigante e sicuramente appassionante, ma anche un film (seppur ben realizzato) non facilissimo da apprezzare. Dopotutto il fatto che possa venire male interpretato è a mio parere la causa di numerose critiche negative.
Prima di tutto, la storia del film non mette in discussione, come invece la locandina potrebbe far pensare, alcuni primari precetti religiosi (il sesso "crocifisso" difatti non c'entra). In secondo, malgrado le scene sanguinose è sbagliatissimo considerarlo un vero e proprio horror, lo definirei più un thriller paranormale. Giacché lo scopo del film (un intrigo mistico religioso che fonda le sue basi sul ritrovamento di una antichissima pergamena, chiamata vangelo di Tommaso, che riporterebbe le parole di Gesù su come dovrebbe essere la chiesa e che il Vaticano ritiene sia uno scritto eretico) non sono le scene macabre, bensì il dimostrare come la Chiesa, anche oggigiorno sia molto riluttante a mettere in discussione le proprie teorie, anche se non dovessero rivelarsi completamente corrette. L'argomento attorno a cui ruota tutta la storia poi è uno dei più discussi e meno compresi sia dalla chiesa sia dal mondo scientifico, le "stigmate", ferite sanguinanti senza causa apparente, che si manifestano nei punti dove Gesù Cristo aveva le ferite dovute alla crocifissione. Insomma temi davvero non facili da masticare, ma questi argomenti scottanti il regista li ha usati con grande maestria, poiché togliendo dal piatto le annose questioni religiosi (di chi crede in Dio e chi no, di cui reputa blasfemia certe affermazioni e chi trova un pizzico di verità in vecchi manoscritti), risulta chiaro che il film (tramite un tema molto valido, successivamente ripreso da altri film, come Il Codice Da Vinci) cerca di scuotere e far riflettere lo spettatore, dato che il tentativo del produttore, e del regista è quello, fin dall'inizio, di impressionare fortemente il pubblico con una storia che incuti allo stesso tempo commozioni, suspense e paura del mistero.
Istinti primordiali vissuti dalla protagonista Frankie (la Patricia Arquette di Strade perdute e successivamente premio Oscar per Boyhood), che è vittima di tutta una serie di fatti misteriosi tra i quali strane ferite sanguinanti nella testa, nelle mani e nei piedi, durante i quali perde completamente il controllo del suo corpo e della sua mente, tanto che in alcune scene comincia a parlare l'aramaico, una lingua molto antica parlata ai tempi di Gesù Cristo e oggi del tutto dimenticata. Accanto a Frankie, un sacerdote, padre Andrew Kiernan (Gabriel Byrne de I soliti Sospetti e La maschera di ferro), un uomo che si sforza di coniugare fede e scienza. Il suo compito, presso la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, è di accertare la veridicità dei miracoli e dei fatti così detti "inspiegabili" dalla scienza, come madonnine che piangono sangue, o possessioni demoniache. Ma quello che scoprirà andrà oltre l'umana comprensione, troverà infatti, nonostante l'ostruzione della Chiesa e dell'ottuso cardinale Daniel Houseman (impersonato da Jonathan Pryce, l'odioso Alto Passero de Il trono di Spade e l'arrogante presidente della Compagnia britannica delle Indie orientali nella serie tv Taboo) le prove dell'ostruzionismo e oscurantismo della stessa, che si rifiuta (e non ammette) di esser solo qualcosa di materiale che spirituale. Aspetto che il film in ogni caso non tratta in modo esagerato ma in modo consono.
Dopotutto quest'horror a sfondo religioso risulta essere in linea sommaria (e per tutti i palati) un godibile (un po' thriller, ma non troppo, un po' horror, ma non troppo, una po' drammatico, ma insieme mistico) prodotto cinematografico, anche se lo stesso, da un punto di vista prettamente stilistico si presenta come un lunghissimo videoclip (arte nella quale il regista era a quell'epoca indubbiamente preparato) che come lungometraggio per certi versi infastidisce per l'eccessiva ricerca di ambientazioni ad effetto e montaggio esasperato, ma che al contempo gode di una fotografia di primo livello. In ogni caso, la regia da videoclip è abbastanza azzeccata. Grazie ad essa infatti, il film acquista velocità, nonostante il tema trattato sia di per sé abbastanza lento. Tema che, miscelando varie sfaccettature che mostrano diverse facce di una stessa medaglia, non lesinando con gli effetti a sorpresa e vari intrecci di diversa natura, mistero, misticismo, amore, paura e morte, è davvero interessante. In tal senso, gli spunti non mancano, in primis la dura accusa all'arroganza e al conservatorismo della chiesa, ma se sceneggiatura e recitazione sono sopra la media per il genere, il film ha un modesto impatto emotivo e pathos. Sebbene infatti l'incipt sia quello giusto la pellicola non riesce ad inquietare e tantomeno a spaventare come vorrebbe. Tuttavia, nonostante i molti difetti, le imperfezioni e compagnia bella, devo ammettere di averlo trovato più interessante (bello ed intrigante) rispetto ad altri film del solito genere usciti negli ultimi anni (The Vatican Tapes per esempio).
Stigmate infatti, nonostante gli anni, riesce in quello che certi altri film non riescono a fare, ovvero convincere. Grazie anche ad una trama per niente male, come detto abbastanza intrigante ma fortunatamente poco prevedibile e sempre interessante, convincente anche il finale. Non mancano comunque alcune forzature nella trama, vengono inseriti numerosi elementi, che non vengono sviluppati in modo particolarmente approfondito e così alcune cose alla fine non è che tornino molto. Eppure la storia, anche se ovviamente abbastanza "ingarbugliata" è comunque sempre capibile e affascinante per tutta la sua (non lunghissima, 95 minuti) durata. In ogni caso la pellicola (che dopo un inizio poco emozionante ma che con il tempo diventa abbastanza intrigante, in cui non scarseggeranno colpi di scena), presenta nel complesso una buona serie di pregi e poche pecche. Partendo infatti dal piano tecnico (nonostante in verità una regia pressoché mediocre) da annoverare fra le positività gli attori abbastanza convincenti (Gabriel Byrne, come attore, è una garanzia in tutti i film che fa, come anche Patricia Arquette), gli effetti sonori (con una colonna sonora che invece centra poco con quello che viene mostrato, anche per colpa dello stile, non eccezionale, new age della protagonista e pellicola), gli effetti speciali (di cui da segnalare c'è la suggestiva sequenza delle scritte in lingua aramaica sul muro) e in fine la bella e "tetra" fotografia. In definitiva, anche se non originalissimo, ma bene interpretato e con una trama abbastanza coinvolgente che non annoia mai, questo è un buon prodotto, magari poco geniale e con poca tensione ma (quasi) sempre coerente sul piano della narrazione. Inoltre una cospicua dose di splatter accompagna una gran parte delle sequenze, il ritmo veloce va infine a completare il quadro delle diverse positività di questo affascinante prodotto cinematografico. Infatti i temi religiosi intrisi nel mistero, nella morte, nel sangue e in pratiche esoteriche attraggono da sempre lo spettatore. Rupert Wainwright cerca di "ricreare" quel "maledetto" alone de L'Esorcista, in minuscola parte il regista ci riesce, rievocando nelle menti del pubblico tali scenari ma ovviamente la pellicola "maledetta" di William Friedkin dista anni luce. Ma comunque questo film merita una visione, film che ha aperto la quinta serata della rassegna, che si chiuderà con La Zona Morta nel blog de La Collezionista di Biglietti. Vi invito quindi a passare, anche se nel mentre potreste passare da tutti gli altri, come da cartellone. Buona lettura e buon horror a tutti!

18 commenti:

  1. Questo film non l'ho mai visto bene, solo a pezzi e mai fino alla fine. Dopo questa tua recensione sono curioso di recuperarlo. Bye

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    1. Anch'io alla fine mi sono accorto di non averlo per niente visto ;)
      Comunque grazie della fiducia, spero ti piacerà :)

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  2. Bella recensione Piero, te lo dice un horrorofilo :D. Ma io sono da titoli più sgangherati e sanguinolenti, il paranormale non mi ha mai attirato particolarmente. Mi sembra di capire comunque che sia tipico film degli anni '90: buoni attori, ben confezionato, una buona trama. Nulla di sconvolgente (nonostante il tema), ma la pagnotta la porta a casa senza aver bisogno di sconvolgere.

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    1. Sì, il suo lavoro lo fa decisamente bene e senza grosse sbavature, al contrario di certi, anche e soprattutto recenti (di qualsiasi genere ma in larga parte horror), che fanno quasi pena..
      Comunque io non disdegno nessun titolo, l'importante è che facciano davvero paura ;)
      Ciao e grazie :)

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    2. Tra i film della vostra estate horror vedo anche Jolly Killer, uno slasher molto interessante!

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  3. Bella recensione per uno degli horror che - pur non amando alla follia - apprezzo sempre particolarmente.

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    1. Ah sì? contento che sia ancora così, perché anch'io l'apprezzo :)
      Comunque grazie, mi sono davvero impegnato, come sempre ;)

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  4. Uno dei miei horror preferiti.Che poi horror non è. Più thriller religioso.
    E fa paura davvero, sulla scia de L'Esorcista.
    Incredibile cosa è questo film, davvero.
    La protagonista bravissima :)

    Moz-

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    1. Ah sì? non sapevo, però contento di averlo saputo e di aver scelto il film pressoché giusto, perché il film è davvero un film di culto in tutti i sensi, dato che non sei l'unico a cui piace, adesso anche me. Comunque più che paura suggestione, quella sì molta ;)

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  5. Visto all'epoca al cinema,ricordo mi piacque molto!La regia veloce e videoclippara la apprezzo,sopratutto quando il film è a rischio mattone per le argomentazioni...

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    1. Infatti senza sarebbe stato peggio, mi sarei sicuramente annoiato dato il tema, ed anche se la regia non è eccezionale, è sicuramente funzionale ;)

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  6. Lo amavo profondamente questo film, da ggiovine per me era un cult assoluto. Che stranamente non ho in dvd, chissà perché...

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    1. Ah sì? non ne avevo idea, comunque ora lo è anche per me ;)

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    2. Considera che io ero profondamente innamorato della Arquette e questo incideva molto :D come tutti, all'epoca! E poi c'è quella componente melò che mi commuove tanto...

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    3. In effetti se l'avessi visto all'epoca (perché proprio non ricordo esattamente di averlo visto) me ne sarei innamorato anch'io :D

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  7. Una Arquette davanti alla cinepresa (una qualunque) trasforma un film normale in un capolavoro.

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    1. Pur ammettendo che la Arquette ci sappia comunque fare mi sembra esagerato definirlo capolavoro, anche se certamente è stato un film precursore nel suo genere ed è davvero un gran bel film ;)

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