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martedì 8 agosto 2017

Penny Dreadful (1a, 2a & 3a stagione)

Avevo in mente di fare una recensione singola per ogni stagione, ma purtroppo per la grande delusione che essa mi ha trasmesso, dato che a metà della seconda stagione ho rischiato persino di lasciarla incompiuta, ho preferito una unica recensione. Giacché è inutile nasconderlo, ho visto Penny Dreadful, serie televisiva statunitense e britannica di genere horror creata ed interamente scritta da John Logan per la Showtime, solo per Lei, Eva Green, e chi sennò, ma è solo lei, a conti personalmente fatti, a salvarsi dalla bocciatura. Dopo un inizio abbastanza soddisfacente infatti la serie, per colpa di una narrazione lenta, noiosa e a volte ambigua ed estraniante, un'ambientazione discreta ma poco affascinante e intrigante, di alcuni (inconcludenti) buchi di sceneggiatura, di personaggi al contempo affascinanti ma inutili ed inefficaci per larga parte, si sfracella e resta indigesta, tanto che soprattutto la stagione finale (e la seconda parte della seconda, che paradossalmente è quella dei momenti più "terrorizzanti" e minimamente convincenti) l'ho vista a velocità raddoppiata, una cosa che fino ad ora non mi era mai successa. E non riesco a spiegarmi il perché, dopotutto le atmosfere horror, cupe e sanguinolenti, sono due cose che mi piacciono vedere e/o gustare, ma il tempo perso dietro a certe storie, certe insoddisfacenti sotto-trame, è stato davvero troppo da sopportare. A parte la trama principale e con essa l'attrice principale, niente di quello che ho visto oltre a quella, mi ha entusiasmato, appassionato o intrattenuto. Troppi discorsi, poca azione e troppe bizzarrie inutili, soprattutto se non adeguatamente supportate. D'altronde è anche il titolo bizzarro scelto per questa, comunque moderatamente invitante serie tv, che prende il nome dai Penny Dreadful, omonime pubblicazioni del XIX secolo, che intrecciavano, in una collana di libri, le origini di personaggi della letteratura horror come Victor FrankensteinDorian Gray e il Conte Dracula, alle prese con la loro alienazione mostruosa nella Londra vittoriana, a non convincere.
Sono infatti proprio questi personaggi che non riescono, sempre personalmente parlando, ad amalgamarsi in modo efficace, per quasi tutto il tempo difatti, vivono e crescono isolati, senza peraltro essere servibili alla storia (le storie private e pubbliche) che accompagna l'arco narrativo principale. Arco appunto, che in una Londra vittoriana, racconta come il sovrannaturale è parte integrante di una società in tumulto. Lo sa bene Sir Malcom Murray, ossessionato dalla misteriosa scomparsa della figlia Mina che, aiutato dalla veggente Vanessa Ives, affronta qualsiasi abominio sia stato sguinzagliato dalle forze oscure. La battaglia (e le avventure al limite dell'assurdo contro vampiri, demoni e possessioni oscure) però si svolge con l'aggregazione di altri personaggi (il pistolero americano Ethan Chandler, che nasconde un oscuro segreto, e Victor Frankestein, bisognoso di denaro per le sue ricerche, sappiamo tutti quali) in un continuo rimescolamento di alleanze e dubbi, non manca la sensualità e un senso disperato del sesso come anestetico fugace alla pena di vivere (dopotutto e soprattutto nella prima stagione, da una serie come Penny Dreadful, che esplicitamente prende spunto dagli omonimi pubblicazioni super-economiche per la plebe a base di sangue e perversioni, era lecito aspettarsi qualcosa di più audace e "sporco", non che questo, come zozzerie o momenti splatter, qui manchi, alcuni di questi poi azzeccatissimi colpi di scena, ma su tutto, e su tutte le stagioni, aleggia una sensazione di freno a mano tirato, di prodotto concepito per far notizia ma non scontentare nessuno, un'operazione insomma standardizzata e di routine).
Ma la ricerca (senza nessun apporto di Dorian Gray, che si diverte solo a "scopare" e ritrarre belle fanciulle, e il mostro di Frankenstein, alla costante e inutile ricerca di un posto nel mondo, entrambi per niente incisivi od utili) per salvare Mina si rivela presto essere una caccia di cui la preda è invece Vanessa Yves (che sarà al centro delle successive stagioni) e lei non si sottrae, distaccata dal mondo e dalla vita decide di affrontare il supremo nemico. Nemico che incute timore ma che decisamente spavento (come difatti la serie) non fa. Giacché la serie, quantitativamente troppo piena, anche se qualche chicca interessante fa emergere, non riesce a risollevarsi solo con così poco. L'ideatore John Logan infatti, non nascondendosi dietro al fatto di essersi ispirato al fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore e Kevin O'Neill (anche se ha attinto più dalla mezza pagliacciata filmica che ne è stata tratta), non ne trae decisamente un vantaggio. Tali e tante sono le citazioni e i riferimenti storico-culturali buttati nella mischia che il risultato, nei primi otto episodi (e non che dopo sia tanto meglio), è un marasma di idee e situazioni fini a se stesse. Situazioni che, a parte il lapidario e comunque lodevole (ed affascinante) arco narrativo principale, che si chiude con un finale certamente memorabile, dato che viene anche decretata la parola fine (cosa che poche serie hanno il coraggio di fare, anche se proprio nel finale vengono aperte nuovi eventuali filoni per una nuova stagione che mai probabilmente ci sarà), rimangono aperte, senza trovare soluzione ultima. Ma se la prima stagione parte bene e finisce così così, la seconda è l'opposto, poiché proprio nel momento più funzionale ho rischiato di interrompere tutto.
Fortunatamente per buona volontà ho ripreso, ma a parte un po' di sangue in più e l'ingresso di una particolare congrega di streghe capitanate da Evelyn Poole, la quale intende catturarla e convincerla a diventare la compagna del Diavolo, senza ovviamente riuscirci, seppur la lotta fra i due schieramenti nel castello conclude la stagione e vede vincitori i nostri eroi, anche se a caro prezzo, niente o quasi mi è piaciuto. Nella seconda stagione infatti il ritmo fortunatamente sale, e la storia si fa minimamente interessante. La storia andando avanti difatti, si fa certamente intrigante, perché nei vari flashback dei personaggi capiamo molto del loro passato e iniziamo ad apprezzare tutte le varie sfaccettature del loro carattere, ma purtroppo per colpa di alcuni personaggi non personalmente convincenti, tutto è una piccola delusione. Essi infatti, seppur ben compensati dagli altri con delle discrete interpretazioni (soprattutto una) potevano essere sicuramente resi meglio. Ma tant'è è andata così, ed è un peccato, perché nella terza stagione il buono intrapreso nella precedente stagione viene del tutto vanificato (a parte il finale) da molte incomprensioni e sbagli. Gli ultimi due episodi infatti giungono al culmine di una stagione sicuramente altalenante (dove è Dracula il nemico da sconfiggere), seppur più magmatica ed eterogenea rispetto agli anni precedenti. La parcellizzazione delle trame e delle ambientazioni geografiche (ma anche la suddivisione delle puntate fra diversi sceneggiatori) ha minato la coerenza della serie, che ha faticato non poco per tenere insieme i fili del racconto e riannodarli nell'epilogo, ne risultano in effetti alcune svolte narrative un po' affrettate e non pienamente giustificate, dove l'avvicinamento fra Vanessa e Dracula sembra troppo repentino, e il pentimento finale della donna non mostra alcun segno di evoluzione psicologica.
Peraltro, le molte trame parallele si rivelano inconcludenti, almeno in parte. Se Ethan risolve il suo conflitto con il padre, e Calibano saluta per sempre la sua vecchia esistenza dopo la morte del figlio (e Dorian Gray continua a fare quello che benissimo fare), le parabole di Victor (che assume semplicemente un ruolo strumentale, come emblema dell'oppressione maschile che vuole soffocare le legittime ambizioni di autonomia e riscatto femminili), Jekyll e Lily (che meritavano una chiusura più completa, dato che il primo non viene minimamente approfondito e la seconda, che mirava a sovvertire i rapporti di forza tra i sessi, viene offuscata e dimenticata) appaiono decisamente irrisolte. Ma anche la Dr.ssa Seward e Catriona Hartdegen scompaiono senza lasciare traccia, come anche tutti gli altri (tra cui Dracula), finiti per colpa di una non eccezionale assortimento di personaggi ed attori (tranne uno/a) nei meandri della insensatezza ed inutilità. Insomma non propriamente il livello alto, anche di coinvolgimento (ma soprattutto di efficacia e convinzione), che mi aspettavo. A tal proposito, e per concludere, ecco cosa ne penso dei personaggi e i risultati complessivi a cui arriva, dato che a parte qualcosina di intrigante e interessante, come la fisicità di certe donne e l'atmosfera dark che a tratti comunque affascina, soprattutto l'assortimento personaggio-attore a non convincere fino in fondo. Non lei Vanessa Ives, interpretata da Eva Green, sicuramente e certamente il personaggio meglio riuscito della serie (che parte dapprima in sordina e poi ne diventa fortunatamente il fulcro della narrazione), d'altronde lei (che con la sua recitazione è sicuramente un gradino sopra tutti gli altri attori) è molto brava a rendere il tormento che prova quando è posseduta dai demoni e i vari mutamenti degli stati d'animo ed è veramente sempre una gran gnocca, ma non tutti gli altri, tra cui alcuni cattivi, solo sufficienti e non del tutto riusciti.
Ethan Chandler, interpretato da Josh Hartnett, anche lui un personaggio molto tormentato soprattutto dal suo lato bestiale che lo porta a fare strage di persone ed ha il ruolo più di azione di tutta la serie ma non mi ha convinto come Eva Green, e poi quella scena ambigua (del tutto ininfluente) proprio non m'è piaciuta. Sir Malcolm Murray, che viene interpretato da Timothy Dalton, che rappresenta sì benissimo l'aristocrazia del periodo vittoriano, ma a volte esagera e risulta forzatamente quello che non è. Harry Treadaway che interpreta Victor Frankenstein non mi ha entusiasmato nella sua recitazione, troppo piagnucoloso e troppo tormentato. Dorian Gray (che non serve praticamente a niente), interpretato da Reeve Carney, inespressivo e troppo ambiguo (non mancano infatti alcune forti scene gay che avrei preferito non vedere). John Clare, la prima creazione del dottor Frankenstein, interpretato da Rory Kinnear, bravo certamente, ma il suo personaggio è troppo noioso e largamente antipatico. Infine Brona Croft poi Lily Frankenstein, interpretata da Billie Piper, il personaggio che più ho odiato insieme a Dorian Gray, tanto che, è preferibile nei panni della prostituta Brona Croft di quando si trasforma in Lily Frankenstein, se non la facevano resuscitare nessuno si sarebbe lamentato oppure avrebbero dovuto lavorare meglio sul personaggio perché l'attrice non è niente male. In definitiva comunque bruttissima questa serie non è, solo poco d'impatto e poco decisa, che non mi ha minimamente impressionato, spiazzato o divertito, ma annoiato, indispettito e deluso. Tuttavia la bocciatura non è forte e/o sicura, certamente però questa serie è peggiore di alcune, ma decisamente migliore di altre, altre poco horror e per niente intriganti come invece in parte questa serie è, serie che, ad alcuni è piaciuta, ma a me nonostante la voglia di volerla recuperare a tutti i costi proprio no, poiché mi aspettavo veramente qualcosa di meglio o più interessante. Voto: 5+

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