Pagine

lunedì 23 aprile 2018

Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar (2017)

Lo si può criticare, lo si può disprezzare, ma la saga dei Pirati dei Caraibi non è soltanto e ormai un punto saldo della cinematografia commerciale, ma lo spettacolo d'intrattenimento più godibile che ci sia. Perché sebbene la miliardaria saga piratesca di casa Disney mostri oramai con evidenza di avere più di qualche falla, anche con un quinto capitolo ridondante e superfluo eppure spassoso, riesce sempre a divertire e non annoiare. Certo, rispetto ai primi due inarrivabili film, Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar (Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales), film del 2017 diretto da Joachim Rønning e Espen Sandberg e sequel del deludente Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare, soffre un presupposto narrativo quasi inesistente e una trama priva di veri colpi di scena o elementi d'originalità, ma nonostante ciò, lo spettacolo imbastito diverte e coinvolge, la messa in scena si conferma come grande punto di forza della serie e l'uso sovrabbondante di CGI non risulta quasi mai espansivo. In due ore il film infatti, certamente non il migliore dei cinque capitoli sin qui prodotti, ma di cui comunque il giudizio è relativamente positivo, intrattiene incredibilmente alla grande, non solo grazie ad effetti speciali senza dubbio godibili ma anche ad un ritmo decisamente dinamico. Se difatti la storia, che ruota sostanzialmente attorno alla ricerca di un tesoro leggendario e introvabile, in buona parte ha il sapore del già visto, ciò che colpisce è il ritmo della narrazione che, alternando continuamente personaggi e scenari, riesce a non annoiare e a tenere alto l'interesse fino a fare convergere tutto il climax accumulato nei suoi 120 minuti in un finale scontato ma ugualmente interessante, seppur forse troppo esagerato, esteticamente e concettualmente, anche per una saga come questa.
Una saga che riprende le file del discorso esattamente dove si era interrotto, anche se con un importante salto temporale, e con un quinto capitolo che apre i giochi con un prologo necessario a orientare lo spettatore. Non per caso la sequenza iniziale del film introduce immediatamente il protagonista e chiarisce la missione, recuperare il Tridente di Poseidone, tesoro speciale in grado di porre fine a maledizioni e incantesimi di ogni genere. Intorno a questo oggetto dei desideri si muovono anche altri due personaggi della storia, perché i destini di questi personaggi si incroceranno fin da subito con quello di Henry (il protagonista "principale"), mosso dal desiderio di liberare suo padre (un redivivo Orlando Bloom, che rivedremo nel prevedibile finale e in cui rivedremo anche la bella Keira Knightley, entrambi artefici di un probabile, almeno secondo i post credit finali, sequel) da una condanna eterna che lo ha relegato a vivere rinchiuso negli abissi, ovvero l'astronoma Caryna Smith, studiosa delle stelle creduta da tutti una strega, che si avventura nei mari perché mossa dal desiderio di scoprire cosa c'è di vero nel diario speciale che suo padre, mai conosciuto, le ha donato da bambina e Jack Sparrow, che dopo aver scatenato l'inferno in terra, dovrà vedersela con degli spettri. Spettri fuggiti dal Triangolo del Diavolo e che, guidati dal temibile Capitano Salazar alias Javier Bardem, intendono eliminare dalla faccia della Terra qualsiasi pirata del mare, compreso, appunto, il "povero" Sparrow, la cui unica speranza di sopravvivenza si rivela essere non a caso il leggendario "Tridente", sui cui non solo l'Inghilterra vorrebbe mettere mani ma anche Capitan Barbossa, l'infallibile pirata impersonato da Geoffrey Rush.
E, mentre si mette alla sua ricerca, al timone del proprio piccolo e malandato vascello, e in cui non manca neppure un flashback con quest'ultimo ringiovanito digitalmente, instaurerà una spericolata lotta per la sopravvivenza. Lotta per la sopravvivenza chiaramente trasudante elaborati effetti visivi e, come sempre, infarcita d'ironia volta ad accompagnare la spettacolarità, dalla sequenza iniziale con edificio grottescamente trainato all'altrettanto esilarante situazione della ghigliottina. Poi man mano che i "beatlesiani" maggiormente attenti non possono fare a meno di lasciarsi sfuggire una breve apparizione di Paul McCartney, uno scontro con squali zombeschi provvede ad arricchire in maniera efficace il comparto relativo alle attrazioni da intrattenimento di un'operazione che, a fronte dell'esile soggetto, punta totalmente sul movimento e sull'azione, riuscendo così a far divertire lo spettatore senza annoiarlo. D'altronde questa nuova avventura, diretta dopo Gore Verbinski e Rob Marshall dagli semi sconosciuti Joachim Ronning ed Espen Sandberg (artefici del solo dignitoso Bandidas), antepone gli effetti speciali all'intreccio narrativo, che offre perfino troppi elementi che, per forza di cose, vengono però condensati velocemente, lasciando l'impressione che non tutto abbia avuto sufficiente spiegazione e che si sarebbero potuti ricavare almeno due film, con tutte le varie sotto-trame e i riferimenti rimasti in sospeso o appena accennati, e alla sceneggiatura di Jeff Nathanson (già in coppia con David Koepp nell'ultimo capitolo di un'altra celebre saga, quella dell'archeologo Indiana Jones, anche se era meglio evitare), che non rischia troppo, riciclando dinamiche consolidate e un po' prevedibili.
Dinamiche condite da un umorismo stavolta più puerile e a tratti un po' volgare, rivolto ad un pubblico giovane e poco pretenzioso, trascurando però il fatto che la saga vanti uno zoccolo duro di fans oramai adulti (essendo il capostipite già vecchio di ben quattordici anni) e che prevede l'iconico Johnny Depp (un Depp, nonostante anche i recenti trascorsi personali, in buona forma) sempre simpatico e bravo a impersonare il protagonista, ma non come nei primi episodi. Anche se per fortuna che lui c'è, lui che pur relegato al ruolo di spalla comica, è sempre a suo agio nel suo alter ego più riconoscibile e divertente, che incarna con naturalezza e autoironia. Perché volenti o nolenti è lui ad incarnare meglio l'anima di questo fortunatissimo brand (in tal senso basta vedere certe divertenti scene per dare l'idea del suo enorme peso specifico), e quando il suo personaggio funziona difficile rimanere delusi. Tuttavia se a convincere in gran parte (ma solo per metà e di poco della metà della pellicola) è il buon caro vecchio pirata dissacrante, stralunato, oltre che perennemente alticcio, allora sono guai. Perché sì Depp funziona alla grande gigioneggiando senza fastidiosi eccessi, ma il film arranca qualche volta di troppo, affidandosi appunto ad un rassicurante già visto, sicuramente ottimo per gli incassi (e sono stati tanti), meno per lo spettatore un pelo esigente. Questo quinto capitolo infatti funziona a tratti. Perché sì, ci sono scene molto spassose e originali, ci sono sequenze che regalano spettacolo nonché l'ottima computer grafica della ciurma maledetta, ma la miscela tra humor e dramma troppo spesso si inceppa, ma soprattutto ad incepparsi sono certi meccanismi narrativi sicuramente oliatissimi, al servizio di uno script non troppo articolato, però ormai non più in grado di fornire colpi di scena davvero sbalorditivi.
Si viaggia insomma col pilota automatico e quindi in uno scenario simile, in cui nemmeno lo scontro finale asseconda reali momenti di stupore, diventa Sparrow il principale motivo di interesse. Anche l'azione e le sciabolate sono carenti. Il fattore comico poi, seppur piuttosto sveglio non sempre è efficace, Depp infatti alterna gag riuscite e continue urla isteriche di fronte ai pericoli ad altre per niente nuove (come quando si addormenta). Per questo il film non è eccezionale, ma non è neanche brutto, giacché il duo Ronning/Sandberg svolge il compito con perizia, sfruttando al meglio gli effetti speciali riuscendo ad avvalersi di un intreccio tutto sommato passabile tra vecchi e nuovi personaggi. Accanto alle sequenze spettacolari che rendono la pellicola (prodotta dal Re dei blockbuster Jerry Bruckheimer) degna di una visione, si può notare la sempre bellissima colonna sonora e le musiche di Geoff Zanelli, il quale ha sostituito Hans Zimmer, compositore della colonna sonora dei precedenti discreti tre capitoli. Ma veniamo agli attori, le loro interpretazioni e caratterizzazioni dei personaggi, come già anticipato sempre bravo Geoffrey Rush, incisivo e convincente negli sfarzosi panni dell'ex capitano maledetto Barbossa, il personaggio che nella saga ha avuto la maggiore evoluzione, pur restando sostanzialmente fedele a se stesso, pirata fino allo sporco midollo, furbo e spietato, visceralmente attaccato al mare e al potere ma anche dotato di un suo singolare codice di condotta nonché capace di sentimenti imprevedibili. Per quanto riguarda l'antagonista di questo film, quel Capitan Salazar del titolo italiano, la sua riuscita è parziale.
Forse perché non ha avuto la stessa profondità psicologica di altri nemici già apparsi nelle pellicole precedenti, sebbene la sua caratterizzazione fisica sia stata abbastanza inquietante e accattivante nell'insieme, con quei tic e quelle fisime. La buona interpretazione dello spagnolo Javier Bardem è stata forse molto penalizzata dal doppiaggio italiano, quasi privo di inflessione latina. Sicuramente molto migliore dello scialbo Barbanera del quarto capitolo, se la sua vicenda si fosse svolta in un arco di tempo maggiore avrebbe avuto modo di brillare di più. Gli altri due nuovi arrivati, ovvero la coppia giovane formata da Brenton Thwaites (Gods of Egypt) e Kaya Scodelario (Maze Runner), nei panni rispettivamente di Henry Turner, erede dei coprotagonisti della trilogia, e Carina Smith, scienziata scambiata per strega, portano una ventata di freschezza e novità (soprattutto lei, carina di nome e di fatto e che sa il fatto suo), pur non riuscendo ad appassionare come alternativa romantica al duo originale (cloni degli illustri predecessori ma molto meno incisivi), soprattutto a causa di dialoghi poveri di mordente. Una piccola menzione invece per Kevin McNally e Stephen Graham, che fanno il loro lavoro in modo diligente, decisamente sopra le righe invece il David Wenham di Lion. Tutto sommato però è alquanto tutto passabile, anche se in verità l'aspetto visuale resta uno (se non il maggiore) dei punti di forza di questo capitolo, infatti il misto di CGI di alto livello, scenografie accuratamente ricostruite e incantevoli paesaggi naturali sono capaci di trasportare lo spettatore in un'altra epoca e dimensione, facendogli assaporare la salsedine e il mistero che aleggiano nelle ora limpide ora torbide acque dei Caraibi.
Inoltre la regia dinamica dei norvegesi Joachim Rønning e Espen Sandberg riesce probabilmente meglio di quella sin troppo classica di Rob Marshall a valorizzare i momenti spettacolari e a potenziare l'elemento epico e fantastico della narrazione. Apprezzabile soprattutto il maggiore dispiego di navi e di rocambolesche scene di azione, delle quali si era avvertita la mancanza nello scorso film. Una delle sequenze più riuscite, a tal proposito, è il flashback che narra le origini del Capitano dagli occhi bistrati. In conclusione questo quinto capitolo delle avventure di Jack Sparrow e della sua colorita ciurma non è il totale disastro che era stato da molti definito, non è neanche un capolavoro indimenticabile, bensì un fantastico e godibile racconto di avventura per mare che quantomeno riesce a riagganciarsi con maggiore coerenza allo spirito e alle atmosfere della trilogia originaria, giocando molto sull'effetto nostalgia, ma anche presentando qualche rivelazione inaspettata. Perché certo, un pizzico di delusione c'è comunque, anche per colpa della trama troppo prevedibile e alquanto semplice, senza dimenticare che un franchise del genere ha dato e potrebbe ancora dare di meglio, tuttavia questo quinto capitolo (in cui i pregi ci sono in ogni caso, anche più dei difetti, senza dimenticare la delicata bellezza della giovane Kaya Scodelario, un'autentica perla che viene fuori), rivolto soprattutto agli appassionati che hanno già visto e amato i capitoli precedenti e a chi vuole trascorrere due ore disimpegnate, a patto di regredire ad uno stadio di stupore fanciullesco, è un film di puro intrattenimento assolutamente godibile. Voto: 6-

8 commenti:

  1. Non è nemmeno lontanamente insignificante come il primo ma purtroppo la saga (e soprattutto Johnny Depp come Sparrow) ha fatto il suo tempo.
    Peccato perché avrei tanto avuto piacere di vedere evolvere ulteriormente il personaggio di Barbossa :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente avrei voluto anch'io rivedere Barbossa, però ultimamente stava diventando una macchietta, perciò meglio sia finita così, con la sua parte migliore ;)
      Sul tempo siamo d'accordo, tuttavia è sempre un piacere, anche perché i pirati attirano molto :)

      Elimina
  2. Siamo in linea con la tua (ottima) recensione! Un po' ripetitivo questo quinto capitolo, ma rimane una saga che può intrattenere ancora. Forse se si liberassero dell'ingombrante presenza di Johnny Depp potrebbero provare ad innovare un po'...

    https://vengonofuoridallefottutepareti.wordpress.com/2017/06/19/pirati-vs-re-arthur/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma secondo me, senza di lui (Depp e il suo personaggio), avrebbe ancora senso continuare? ma soprattutto funzionerebbe?
      In ogni caso speriamo in un futuro migliore per la saga, che ha sempre intrattenuto godibilmente ;)
      Comunque grazie del complimento ed anch'io sono d'accordo con voi, anzi, per entrambi i film, soprattutto King Arthur :D

      Elimina
  3. Ho visto questo film all'uscita al cinema e devo dire che anch'io sono uscito dalla sala piuttosto tiepido. Bel film per gli amanti della saga, ma nulla di imperdibile!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di imperdibile assolutamente niente, tuttavia l'intrattenimento è garantito, anche se un pizzico di delusione rimane ;)

      Elimina
  4. Non posso dire nulla sul film perché non l'ho visto ma la saga mi ha stancato (credo di essermi fermato al terzo, non sono sicuro perché ho perso il conto), come scrive Babol ha fatto il suo tempo.
    Mi fa piacere che qui Depp stia in forma, Sparrow è forse l'ultimo suo personaggio in maschera che ancora tollero.
    Ricordo che dal trailer non avevo apprezzato i due attori ragazzini (che poi guardando la loro data di nascita, '89 e '92, non sono poi così ragazzini), da una saga con degli adulti mi aveva dato l'impressione di spostarsi nel settore adolescenti (e qualche tuo passaggio me lo ha confermato).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' il cambio dei tempi, purtroppo in questo momento si predilige il settore adolescenziale, dopotutto sono soprattutto loro quelli che vanno più al cinema e vedono tantissima tv, ma non per questo è sempre un problema, perché questo film nonostante i due "ragazzini" è ancora (in gran parte comunque) sul settore adulti, anche se in effetti sta leggermente stancando, soprattutto perché non hanno più la forza dei primissimi, autentici gioielli ;)

      Elimina