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giovedì 26 luglio 2018

Le altre serie tv (Giugno/Luglio 2018)

Dopo la deludente quarta stagione (qui la mia recensione) avevo ormai perso la speranza, ma abbastanza sorprendentemente (anche se il miglioramento è minimo) la quinta stagione di Arrow, la serie tv sull'arciere di smeraldo della DC (interpretato dal non più attore solo televisivo Stephen Amell), tornando ai suoi fasti originali, ovvero riportando finalmente l'attenzione sull'azione e sul vigilantismo, cosa che dopo la quasi ridicola introduzione di super esseri prima e Magia dopo senza una dovuta preparazione, ha rischiato di affossare tutto, e terminando finalmente la serie di inutili e noiosi flashback, riesce a farsi più apprezzare. Infatti fin dalla prima stagione di Arrow, una delle peculiarità che più ha diviso i fan è stata l'introduzione dei flashback. Certo, era davvero strano che un naufrago avesse imparato su un'isola deserta a tirare con l'arco, parlare Mandarino e Russo, ma i flashback occupavano, spesso, una parte preponderante delle puntate. Questo espediente portava spesso al rallentamento e alla dilatazione di molte situazioni e dinamiche, e alcuni episodi, che avrebbero potuto essere assolutamente positivi, venivano appiattiti sia dal punto di vista dell'interesse sia dal punto di vista della qualità. La quinta stagione, come le altre quattro, non ha fatto altro che confermare questo trend. L'ennesima sfilza di flashback è stata lentissima, pesante e noiosa all'inverosimile. Fortunatamente, dalla prossima stagione (si spera) non dovremmo più avere distrazioni e le puntate dovrebbero, finalmente, arrivare ad essere una unità unica, senza inutili parti ambientate nel passato. Si perché, a meno che gli autori non vogliano svelarci retroscena della prima stagione, il giro è completo, con i ricordi che si sincronizzano con ciò che è accaduto nel primo episodio della serie, i flashback sono finiti. Tuttavia, questa chiusura e il cliffhanger con cui si chiude questa stagione è però una lama a doppio taglio per gli sceneggiatori. Per quello visto infatti qualcosa dovrà per forza cambiare, altrimenti la sesta partirà già male (in tal senso il loro impegno creativo dovrà sicuramente essere ai massimi livelli per non peggiorare una situazione non così poi esaltante, dopotutto cliffhanger finale a parte, sembra che tutto il resto sia stato raccontato. Dove vorrà ancora andare la storia del vigilante verde?). Ma prima di ciò piccolo passo indietro a questa quinta stagione.
Stagione che appunto tornando all'origine (con tutto quello che ne consegue: dilemmi personali, scelte opinabili, sensi di colpa strazianti) convince di più, basta salvare la città con mezzi improbabili da nemici improbabili. In tal senso nella storyline della stagione, che racconta comunque sempre le solite storie, di redenzione, di cattivi e di amore/odio, il nuovo team, purtroppo (giacché dopo la defezione di Thea e la morte di Laurel, la squadra è rimasta composta da sole tre persone ed Oliver Queen decide, quindi, di reclutare nuovi membri per il team Arrow), non è all'altezza dei vecchi personaggi. La nuova Black Canary non è neanche lontanamente carismatica quanto Laurel, considerando quanto nemmeno lei fosse uno dei personaggi preferiti dei fan o meglio caratterizzati. I vari Renè e Curtis risultano spesso pesanti, prolissi e fuori luogo nell'economia della serie, non riuscendo a ricalcare le orme di Rory e Thea ed essendo, fin troppe volte, un peso per l'intero team Arrow. Oliver Queen non riesce proprio a scrollarsi di dosso la sindrome del sopravvissuto che lo attanaglia fin dalla prima stagione e il tira e molla con Felicity ha ormai raggiunto il limite di sopportazione, portando il rapporto quasi all'esasperazione più totale. Inoltre, la puntata crossover con Flash e Legends è la peggiore tra le tre condivise e, in generale, non si riesce proprio a trovare un episodio che rimanga impressa nella memoria, se non il finale di stagione. L'unica nota positiva della serie è Prometheus, il villain principale (meno quello secondario interpretato da Dolph Lundgren, a cui abbastanza ridicolmente gli fanno dire una celebre battuta). Il colpo di scena, riguardante la sua identità, è ben congeniato e, l'arciere malvagio è davvero carismatico e ben caratterizzato. Le sue mosse sono sempre perfette, la scacchiera è dominata da lui dall'inizio alla fine. Oliver Queen è sempre in difficoltà e alcune puntate ci fanno quasi pensare al peggio. Emblematico lo scontro finale che si svolge dove tutto è cominciato: Lian Yu. E le ultime due puntate sono state le uniche di cui si può rimanere totalmente soddisfatti. Il cliffhanger finale, per di più, è stato un ottimo colpo di scena (anche se sostanzialmente ovvio e prevedibile come parecchie situazioni in una storyline di 23 puntate solo abbastanza passabili) e lascia aperte questioni molto importanti ed interessanti che ci lasciano presagire un bell'inizio di stagione in autunno. Anche se come detto, rimangono pur sempre dei difetti, ma anche il solo fatto di aver diminuito, seppur di poco, le puntate filler ha contribuito a rafforzare una già buona trama orizzontale che ha messo in pericolo, da sottolineare ancora, non la città ma Oliver in primis. In definitiva siamo di fronte ad una buona stagione che inizia sotto gli auspici meno positivi possibili ma che migliora con il passare delle puntate significando quindi un ritorno positivo per lo show dopo tanto tempo, anche se alla fine un pizzico di delusione, perplessità e noia c'è stata lo stesso. Voto: 6-
Credevamo ormai di averla sepolta nel dimenticatoio, credevamo che una delle coppie più irriverenti e divertenti del piccolo schermo fossero ormai passati alla storia, ed invece, dopo undici anni dall'ultima apparizione, è tornata Will & Grace, la famosa sitcom NBC. I quattro irresistibili ed inimitabili cavalieri di questo far west di risate sono ancora in grande spolvero: passano gli anni, e certamente sulla pelle corrosa da qualche ruga e sui capelli un po' più argentati, il fatto è visibile, ma lo stesso non si può dire delle inconfondibili interpretazioni, dei trascinanti personaggi che Eric McComarckDebra MessingSean Hayes e Megan Mullally riportano sul palcoscenico, abbracciati e favoriti ancora da una sceneggiatura provocatoria, esilarante e divertente. Non a caso uno dei motivi principali del suo successo era ed è da imputare alla totale sconclusionatezza dei suoi protagonisti (personaggi a loro modo disfunzionali, comici nel loro essere pieni di difetti, e ricordarselo costantemente a vicenda, e nell'affrontare le sfide della vita quotidiana, sia quella amorosa che lavorativa, tranne Karen, Karen non ha mai avuto problemi di questo tipo). Ecco dunque che, nella loro assennatezza, gli autori hanno deciso di lasciare tutto come era, perché, come nello sport, squadra che vince non si cambia, ma è bene che anche il palcoscenico e gli schemi da seguire restino gli stessi. E infatti sembra che di tempo ne sia passato pochissimo dall'ultima volta che abbiamo passato la serata in compagnia della sitcom, anche perché, rinnegando lo "strano" finale dell'ottava stagione (giacché la conclusione era incompatibile con l'idea di riprendere le fila della storia), 11 anni dopo (e senza perciò prendere in considerazione il finale ma facendo credere che tutto fosse solo un sogno) tutto è uguale, Will, Grace, Jack e Karen sono tornati al punto di partenza come se nulla fosse accaduto. Ad esser cambiato sia dalla première di Will & Grace, che nelle successive, sono piuttosto i temi del racconto. Il nuovo inizio coincide con una virata sull'attualità politica che non si era mai vista in 8 stagioni precedenti. Il primo episodio, divertente ma non irresistibile, è un riferimento continuo a Donald Trump e, addirittura, i due protagonisti si ritroveranno a battibeccare nello Studio Ovale. Da un lato, dunque, assistiamo ad una restaurazione in piena regola, dall'altro si nota l'intento degli autori di spingere il piede sull'acceleratore forse per tenere il passo con l'irriverenza (spesso a limite della volgarità, ma comunque garbata ed educata) che ha sempre contraddistinto la sitcom, cosa che tuttavia non sempre funziona ottimamente, anche se in generale, le caratteristiche e le dinamiche dello show (che non sono state intaccate da nessun avvenimento apocalittico, semplicemente riavvolte esattamente come un nastro, da capo) riescono nuovamente a divertirci. E per questo è ciò un revival decisamente gradito, cosa che in questi tempi è difficile trovare. Proprio perché questo revival (che non per caso è stato già rinnovato) non si adagia sugli allori, ma, seppur le scene e le situazioni sono vicinissime alla serie tv originale, esse si sforzano, si evolvono, si adeguano ad un pubblico cresciuto. Tuttavia non tutte le puntate, non tutte le situazioni sono eccezionali, anche se non ci si stanca mai delle battute ciniche e fuori luogo di Karen (la vera gioia di questa nona stagione e di tutte le altre prima, è dopotutto la mia protagonista preferita, noi che con lei un giorno piangiamo e negli altri ridiamo come dei matti per quelle scene tipicamente sue) e neppure della razionalità di Will o della sfiga di Grace (che in una delle puntate più folli si porta a letto tre generazioni della stessa famiglia di donnaioli). Eh sì, neanche della continua ricerca di Jack di un partner, a tal proposito trattare l'omosessualità così come Will & Grace (ovvero prenderla sul ridere) ha sempre fatto e che continua a fare (nonostante parecchie estremizzazioni) è sempre stato un aspetto positivo dello show, uno show personalmente non eccezionale ma ha che sempre divertito ed intrattenuto, come in questa efficace stagione. Voto: 6+
Dopo un'attesa lunga quasi un'anno, l'attesa di scoprire finalmente la verità, o una delle tante, ecco fare capolino, e nuovamente su FoxCrime, le oscure ed intricate vicende con protagonista Raymond "Red" Reddington (James Spader), ovvero la quinta stagione di The Blacklist, la serie che dal 2013 racconta la collaborazione tra il protagonista truffatore ed Elizabeth "Liz" Keen (la bella Megan Boone, interprete di San Valentino di sangue), membro dell'FBI che nella quarta stagione (qui la mia breve recensione) si è scoperto essere sua figlia. La quarta stagione della serie NBC si concluse però anche con un altro avvenimento importante, ovvero il crollo dell'impero economico che Red aveva costruito in tanti anni di onorata ma illegale carriera. E proprio da qui si riparte per raccontare un Raymond molto diverso, pieno di voglia di vivere, di ricostruire, che farà da perno centrale in un racconto stavolta un po' più leggero di quelli delle precedenti stagioni, ma che tuttavia riserverà parecchie sorprese, sconvolgenti colpi di scena ed ovviamente nuovi criminali da acciuffare e altresì ricattare per scopi decisamente personali. Nel mezzo infatti degli episodi, ben 22 in tal caso, e in cui tanti saranno i camei di attori più o meno famosi, su tutti John Noble della serie tv Sleepy HollowPruitt Taylor Vince di The Devil's Candy, e in cui non mancherà l'azione, dopotutto il punto di forza della serie non sta solo nella presenza di un sempre carismatico, versatile James Spader (che grazie alla sua bravura è stato due volte nominato ai Golden Globes), ma soprattutto nel ritmo, sempre indiavolato e senza un attimo di tregua, e in cui c'è tanto da tener nascosto, assistiamo a diatribe (in modi poco convenzionali) e scontri (anche interni) tra Red e Liz, perché anche se il rapporto tra i due protagonisti, così complicato fin dall'inizio, è stato dunque finalmente delineato, di certo non può dirsi risolto, dal momento che i segreti che dividono i due sono ancora tanti. C'è in particolare una valigia (al centro di tutta la stagione) che comprometterà ogni cosa, una valigia piena di resti umani che è stata dissotterrata e terrorizza Red, così tanto che sarà disposto a fare qualunque cosa per riaverla, cosicché la suddetta, che il pubblico ha visto nelle mani di Tom (Ryan Eggold), marito di Elizabeth e protagonista dello spin off (fortunatamente) poi subitamente cancellato The Blacklist: Redemption (che pagò lo scotto di essere completamente inutile), metterà in pericolo lui stesso e non solo. Quest'ultimo infatti (senza fare spoiler) la pagherà caro, ma la pagheranno caro un po' tutti quelli che si metteranno in mezzo alle faccende di Red, su cui i dubbi cominceranno ad emergere, dubbi che come una bomba esploderanno in un finale che ritenere sconvolgente non sarà un'eufemismo. Una scoperta destinata a cambiare tutto, di nuovo. L'ultima scioccante puntata della quinta stagione di The Blacklist ha infatti lasciato senza parole non solo me, ma credo anche tutti i fan (e in tal senso per non rovinarvi la sorpresa glisserò del tutto, anche perché chi ha visto sa perfettamente che l'ultima rivelazione su Raymond Reddington è quella definitiva, rivelazione forse ovvia, alcuni indizi sono stati disseminati nelle puntate, e che ha forse un po' il sapore dell'espediente da soap opera, ma davvero esplosiva). Tuttavia non è una novità in questa serie (serie creata da Jon Bokenkamp di Identità violate e The Call), serie che ha fatto il colpo di scena l'arma micidiale su cui girare intere stagioni e questa quinta stagione di The Blacklist, non è affatto da meno. Stagione che contando sul cast storico, intorno a cui ruotano diversi filoni narrativi, da Harold Cooper (Harry Lennix), capo del dipartimento antiterrorismo dell'FBI che cercherà di rimettere in sesto la sua squadra, provata dalla guerra fatta a Reddington, a l'integerrimo Ressler (Diego Klattenhoff) che dovrà affrontare i suoi demoni e le conseguenze delle sue azioni, visto che si è rivolto ad un elemento della blacklist per "ripulire" una morte accidentale (elemento che non si arrenderà facilmente), mentre tra Aram (Amir Arison) e Samar (Mozhan Marnò) nascerà una (prevedibile) storia d'amore, storia alquanto stucchevole che appunto per questo si rivelerà il punto più basso, riesce a portare nuovamente a casa il risultato, mai mediocre ma sempre di buona qualità (anche nell'uso della musica). Così tanto che la sesta stagione di The Blacklist (serie che può contare anche un fumetto), sempre di 22 episodi, che inizierà a gennaio 2019, sempre su NBC e per l'Italia su FoxCrime, è da me nuovamente attesa, per scoprire ancor meglio il perché di quel clamoroso finale, e se finalmente luce farà su tutta la vicenda. Voto: 6,5

10 commenti:

  1. Will & Grace lo vedrò, mentre Arrow l'ho bypassato dopo qualche episodio della prima stagione.
    Riconosco però una cosa, a lui, Flash, Supergirl... sono un riuscito esempio di universo condiviso per la DC, che dà infiniti punti alla controparte cinematografica, purtroppo malriuscita nel suo insieme...

    Moz-

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    1. Sì, in televisione il DCEU funziona bene, anche se stagione dopo stagione il feeling si sta via via perdendo...e se non aggiustano un po' il tiro, rischia di fare la stessa fine..

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  2. Non ho mai amato i remake delle serie. Will and Grace mi piaceva un sacco, ma non la guarderò, proprio per evitare di restare delusa. Un po' come mi successe per "Una mamma per amica".

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    1. Non ho visto il revival di Una mamma per amica, anche perché mai interessata, e quindi non saprei dirti se è la stessa cosa, ma questa nuova stagione di Will & Grace potrebbe sorprenderti, giacché ridere facevano e lo stesso fanno adesso ;)

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    2. Io ero innamoratissima delle avventure di Lorelai e Rory.
      Considera che io e mia madre ci passiamo solo 17 anni, quindi le guardavamo insieme, immedesimandoci in loro. Anche se la nostra vita era ben più tradizionalista e castigata. Ahaha
      Va bene, mi hai convinta. Quando arriverà in tv gli darò uno sguardo.

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    3. Posso immaginarlo che ti piacesse (e non solo per quel "singolare" motivo), e posso altresì immaginare che se la vedrai ti piacerà, ma me lo dirai a suo tempo ;)

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  3. Will & Grace vale sempre la pena.
    Penso che vedrò questa nuova stagione. Non avevo mai buttato giù quella fine senza senso.

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    1. Già, nonostante tutto, ci si diverte sempre in loro compagnia, e questa stagione è proprio per "eliminare" nella mente quel finale ;)

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  4. Will & Grace abbiamo visto le prime della nuova stagione poi ci siamo "arenati"..l'ho trovato divertente ma niente di più della vecchia serie. The Blacklist devo aver visto la prima stagione su Rai2, poi come al solito quando ti piace una serie da Rai2 in prima serata la passano su Rai4 alle 23 o alle 15 e allora perdi il giro e non ho voglia di mettermi a "recuperarla" in altra maniera :D Comunque ripeto mi piaceva ma cominciavo a capirci ben poco!

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    1. Lo scopo era proprio continuare da dove si erano fermati per non stravolgere la serie, anche se poi riprendere dopo 11 anni non è mai facile...
      The Blacklist l'ho sempre seguita su FoxCrime, per cui non ho mai avuto problemi di questo tipo, e quindi non ho perso mai il filo del discorso, in ogni caso secondo me è un peccato, perché è una serie sottovalutata ma meritevole d'attenzione ;)

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