Come già anticipato all'inizio della rassegna filmica, un appuntamento sarebbe stato riservato alle serie tv, ed eccomi qui a recensire le serie che durante l'anno per voglia, tempo ed altro, non hanno avuto un loro spazio, anche perché nessuna di queste mi ha davvero entusiasmato, seppur tutte queste cinque le ho seguite perché loro fan. Senza dimenticare essenzialmente che di queste serie c'è ben poco da dire e scrivere, per cui potrete perdonarmi se ho deciso di concludere quest'anno "serial-televisivo" in questo modo. La seconda stagione di Empire (di cui qui trovate la mia piccola recensione), la famosa serie televisiva statunitense creata da Lee Daniels e Danny Strong per la Fox, che continua sempre a seguire le vicende di un'eccentrica famiglia nel mondo dell'hip-hop, ci aveva lasciato con il fiato sospeso, era infatti finito con Rhonda (che aveva finalmente ricordato chi era stata a farla cadere dalle scale e di conseguenza a farle perdere il bambino) e Anika (che astutamente si era fatta mettere incinta per ereditare) che litigavano sul tetto. La terza stagione si apre quindi esattamente dove era finita la precedente e (come potete anche notare dalla foto in basso) ha visto trionfare la furba Anika, che però successivamente, anche per colpa di Andre che ha assistito la scena (mandando altresì lui con problemi dissociativi a creare artriti con tutti) avrà grossi grattacapi, fino allo scioccante finale che gli rovinerà forse irrimediabilmente la vita. Come in verità a quasi tutti i componenti della famiglia, sempre costantemente in rivolta (anche troppa per via di scontri accessi e parole imperdonabili) tra loro, sempre poi (alquanto forzatamente e con tanta ipocrisia, che sta leggermente stancando) ricongiungersi a tarallucci e vino. Cosa che molte volte crea davvero ribrezzo e un po' di fastidio.
Fortunatamente durante la stagione (che ha tenuto viva la tradizione e non ha deluso i suoi fan soprattutto con un season finale letteralmente esplosivo), le musiche eccezionali, le prove attoriali e i continui colpi di scena, la vivacità e la sensualità di certe ragazze, incredibili guest star (una bombastica Mariah Carey, una perfettina ma esuberante Eva Longoria ed anche Snoop Dogg), di intromissioni politiche di Phylicia Rashād de I Robinson e figlio (che complicheranno non poco, sia sentimentalmente ed altro i rapporti della famiglia Lyon), al contrario di ribaltamenti e situazioni prevedibili, storie d'amore ruffiane e momenti inutili, risollevano un po' la situazione che dopo 3 stagioni sempre però ormai non avere più una direzione. E' solo un continuo tira e molla (tra il Lucios del bravissimo Terrence Howard e la bravissima Cookie di Taraji P. Henson) dove tutto sembra solo e solamente grigio, dove è meglio non fidarsi, neanche tra madre e figlio. Insomma non tutto in questa serie è davvero credibile, eppure nonostante ciò, essa riesce sempre a sorprendere, e non solo in positivo. Perché prima dell'eccezionale puntata finale, per colpa di alcune puntate estremamente ridicole la serie sembrava aver perso totalmente la bussola (quella che tutti anche in questa stagione ad ogni puntata perdono sempre). Come detto la puntata finale, che aveva dato l'illusione di un lieto fine finisce invece, complice probabilmente la conferma della 4a stagione, con un'incredibile cliffangher (che anticipa anche l'introduzione del misterioso personaggio di Demi Moore, che vedremo svilupparsi nella quarta). Dato che se c'è una cosa che non si può negare a proposito della 3x18 di Empire è che sia stata piena di colpi di scena, in cui però (nell'unico momento alto di tutta questa sufficiente stagione) l'unica vera certezza è la lucida pazzia di Grandma Lyon, l'anziana ma arzilla donna è infatti più folle di tutta la sua famiglia messa insieme, ed anche la più furba, riservando un gran sorpresa. Di sorprendente invece la stagione non è stata, anche se ancora una volta grazie alla grande suspense che hanno creato c'è nuovamente una forte aspettativa per sapere come andrà a finire. Voto: 6
La quarta stagione di The Blacklist è stata davvero scoppiettante, un quarto capitolo diviso in due atti, esattamente come accaduto per altre serie (ma non per la discreta terza, qui la recensione). A quanto pare, allungare il brodo per riempire il vasto pentolone da più di 20 episodi non va più di moda, meglio dunque frazionare l'intera stagione in due trame legate e slegate allo stesso tempo fra loro, raccontare due storie diverse passando per gli stessi interpreti. Il contorno di The Blacklist: Redemption, lo spin-off della serie madre con protagonista Ryan Eggold e il suo Tom Keen, è andato invece ed ovviamente incontro ad un fallimento annunciato e repentino (era già chiaro che non sarebbe stata la stessa cosa). La quarta stagione di The Blacklist ha infatti ricordato ed evidenziato ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la serie partorita dal genio di Jon Bokenkamp vive e respira essenzialmente in due soli personaggi, la bella, confusa e continuamente sballottata tra una mezza verità e un'altra Elizabeth (Megan Boone), e quel mostro del piccolo schermo chiamato Raymond Reddington (un sempre più redivivo James Spader), gli altri (con tutto il rispetto) contano davvero poco (seppur qualcosa in più e di buono fanno). L'altro elemento era l'annosa questione che più attanaglia i fan della serie NBC: Red e Liz sono padre e figlia? Il midseason finale di potrebbe aver risposto alla domanda, seppur molti erano diventati i dubbi per colpa di Alexander Kirk (personaggio solo intravisto a fine terza), boss del crimine russo e marito di Katerina Rostova, madre di Elizabeth (ai tempi Masha), che nella prima parte di stagione, torna a reclamare la sua prole. Lui infatti convinto di essere il padre biologico la rapisce insieme alla figlia. I dubbi però vengono ad insaputa di Lei, sciolti grazie all'incontro (dopo piccole vendette, fughe e sparatorie, sempre avvincenti ed appassionanti da seguire) tra i due contendenti, sembra essere infatti Red il vero padre. Anche se l'episodio epilogo del quarto atto di The Blacklist seppur conferma la notizia, che tutti a dir la verità avevano intuito, è anche l'antipasto, la scintilla di un nuovo nebbioso mistero, uno di quelli che saremo costretti a tenere in gola almeno fino all'arrivo della quinta stagione. Anche per colpa di Mr. Kaplan (la sua pulitrice personale e "villain" della seconda emozionante seppur leggermente non credibile parte di stagione) che, dopo aver voltato le spalle a Red, seppur per proteggere Liz, e dopo aver subito la vendetta di Reddington ed aver sopravvissuto ad esso, decide di mandare sul lastrico Raymond, riesumare tutti i cadaveri che il signore del crimine ha seminato nella sua lunga e spietata carriera, raccontare l'intera verità sul rapporto trentennale tra Red, Kaplan (di cui molto scopriamo del suo passato) e Katrina e il conseguente segreto nascosto, e sbandierare altresì il suo segreto rapporto da gola profonda con l'FBI e vederlo quindi marcire dietro ad una cella. Ma Reddington ha sempre un'asso nella manica, e non tutto andrà secondo i piani. In ogni caso è proprio la battaglia tra Raymond e Mr. Kaplan la parte migliore, la virata decisa verso questo binomio ha garantito infatti un livello molto alto (comunque non eccelso e non sempre convincente) ad una stagione che invece stava soffocando (per colpa della quasi patetica prima parte, dove vediamo anche l'intro del deludente poi spin-off) nella noia. Noiosa sicuramente non sarà invece (almeno ci spero) la già confermata quinta stagione, che si prospetta molto frizzante (anche per il mistero di sopra e alcuni punti ciechi) e si propone di riconcentrare di nuovo le attenzioni su Red e Liz, ormai consapevole della paternità del primo. Si vedrà, ma nel frattempo non possiamo che promuovere anche questo quarto atto di una serie ormai divenuta cult che, pur con qualche imperfezione, continua a stupirci nei suoi balletti continui di colpi di scena. Voto: 6,5
Avevo visto a suo tempo la prima stagione de I testimoni (Titolo originale: "Les Témoins"), la miniserie televisiva francese di stampo noir drammatico, e mi era piaciuta come in genere mi piacciono i thriller francesi e non (qui la mia breve ma intensa recensione). Ora dopo esser andata in onda sul canale FoxCrime a Maggio, ho recuperato la seconda che, stuzzicato dall'intrigante ed enigmatico trailer, ho subito guardato e ne ho ricevuto un'ottima impressione. La serie francese infatti, torna a proporre al pubblico televisivo un racconto di genere poliziesco che ricorre a espedienti thriller per accrescere il coinvolgimento dello spettatore. Le fasi iniziali della prima puntata difatti sono dedicati al pretesto narrativo e instaurano un clima di mistero e suspense. Anche perché, la protagonista, che è nuovamente il tenente Sandra Winkler (Marie Dompnier), si trova di fronte ad un caso veramente oscuro e tenebroso. Una mattina sulla strada del paese, fermo come se stesse aspettando i passeggeri, freccia inserita, c'è un autobus come quelli di linea, ma la ragazza che sale per andare al lavoro ha la sgradevole sorpresa di vederlo pieno di 15 persone completamente congelate. Le attenzioni dei personaggi principali (tra cui non c'è più la spigliata Roxane Duran di Riviera e Thierry Lhermitte, mentre c'è sempre il fidato Justin, ovvero Jan Hammenecker) si concentrano ben presto su una misteriosa donna (l'intrigante Audrey Fleurot) che sembrerebbe avere dei collegamenti con le vittime. La trama è resa ancor più enigmatica da una serie di indizi scovati dalla protagonista, la quale è seguita prevalentemente all'interno della sua sfera lavorativa, nella quale dimostra acuto intuito. Peccato che il suo intuito non solo la porti a scoprire l'agghiacciante verità in modo abbastanza goffo e prevedibile, ma che molto lascia lo spettatore un po' basito per le sue scelte insensate e controverse. Anche se per fortuna, grazie proprio alla narrazione molto affascinante e sempre alquanto misteriosa (e comunque sempre saldamente concentrata sul caso da risolvere), non si sente spesso il peso della scontatezza e semplicità della storia stessa. Perché nonostante tutto si lascia vedere senza troppi problemi. Tuttavia, dopo una prima certamente migliore (e originale) stagione e questa seconda meno appassionante e intrigante, la cosa migliore sarebbe concludere qui. Anche perché una sigla e una colonna sonora identica non aiutano a far sì che una terza stagione ci sia. D'altronde la serie dopo aver perso mordente e interesse soprattutto da parte mia, dopo questa discreta ma prevedibile stagione, non ha più senso di esistere. Voto: 6
Dopo aver visto ben 12 stagioni (qui la mia breve recensione) potevo mica perdere la tredicesima stagione di NCIS? No, e infatti anche se con un po' di ritardo l'ho vista e quello che posso dire è che, nonostante il solito leitmotiv, ha nuovamente, come nelle precedenti stagioni, intrattenuto, divertito e coinvolto nonché appassionato alle sempre nuove (originali, intriganti ed avvincenti) indagini della squadra più famosa, di una delle serie più viste, della televisione che, nonostante gli anni, continua imperterrita a fornire agli spettatori sempre più esigenti nuove storie, nuovi sviluppi e vecchi intrecci, amorosi e non. Ma seppur questa stagione non è stata davvero eccezionale (colpa di qualche prevedibilità di troppo e tanti altri piccoli difettucci dell'aspetto tecnico), perché gli anni e le stagioni passano e l'interesse diminuisce, la si ricorderà per un solo importantissimo motivo, l'abbandono dell'agente speciale DiNozzo (Michael Weatherly ora in tv con la serie Bull, che in ogni caso non vedrò), lui infatti, protagonista dall'inizio mancherà molto alla serie ed ai fan, anche perché in futuro NCIS non sarà sicuramente più lo stesso senza di lui. Comunque l'inizio della stagione, dopo lo scioccante finale della scorsa, a fugato i dubbi su Mark Harmon (Gibbs) che continuerà, dopo la scontata guarigione, a essere presenza fissa e imprescindibile della serie. Non si può ancora dire degli altri, perché a quanto pare un altro elemento è pronto a lasciare, ma di questo se ne riparlerà dopo la prossima stagione, che vedrò probabilmente l'anno prossimo. Voto: 6-
E' noto da mesi che la serie 2 Broke Girls è stata ormai cancellata (dalla CBS) dopo ben 6 stagioni (anche se il finale di serie, la puntata 6x22, conteneva già indizi su quale sarebbe stata la decisione, dato che le simpatiche Max e Caroline, hanno concluso la loro avventura a 0,00$), ma io dopo aver visto la passabile quarta stagione (qui), non ho resistito nel voler concludere la serie vedendo le ultime due, anche perché non solo non abbandono mai una serie, ma potevo io non rivedere all'opera la giunonica Kat Dennings? No, non potevo, anche perché è forse il mio ideale di donna, ma purtroppo nonostante lei, la serie delude nuovamente un po', giacché seppur mi ha fatto ridere e divertire, non si è per niente evoluta e non ha convinto fino in fondo. La sitcom infatti, nuovamente interpretata da Kat Dennings e da Beth Behrs, rispettivamente Max Black e Caroline Channing, entrambe circondate da una (comunque) riuscita schiera di personaggi secondari affidati alla simpatia di Jonathan Kite (Oleg), Matthew Moy (Han), Garret Morris (Earl) e Jennifer Coolidge (Sophie, nota come la mamma di Stifler nella nota saga "American Pie"), e che racconta la storia di Max, una cameriera povera e incazzata, e Caroline, una ex milionaria caduta in rovina, che si ritrovano a lavorare insieme in una tavola calda, lascia il tempo che trova, due risate qua e là che poi si dimenticano subitamente. Se difatti per le prime stagioni il semplice contrapporsi di queste personalità bastava a reggere il gioco delle gag, ora e anche dopo alcuni nuovi elementi non è bastato. Gli stereotipi razziali e le battute sulle droghe e il sesso sono state ampiamente sfruttate e rappresentate, sono passate diverse e sfortunate storie d'amore, l'impresa che le due protagoniste cercano di avviare subisce continui stop e ripartenze, Max è sempre cinica, Caroline sempre scontenta, entrambe sempre auto-ironiche. Insomma niente di nuovo, e non sto parlando di questa stagione, sto parlando di tutte le stagioni. Stagioni che comunque hanno rallegrato un po' le mie giornate, tanto che mi dispiace un po' la sua fine, ma che mai ha dato l'impressione di un cambiamento, eppure i presupposti per dare una ventata di novità alla serie c'erano. Nella quinta stagione infatti lo spostamento di location a Los Angeles per qualche puntata avrebbe potuto mettere Caroline e Max in situazioni nuove, ma la loro permanenza nella città degli angeli si limita alla camera d'albergo e al ristorante dell'hotel, riproponendo lo schema appartamento/tavola calda della ordinaria ambientazione. Altra manna sarebbe stato l'allontanamento dai soliti personaggi di contorno: Han e la sua scarsa statura, Earl e la vecchiaia, Sophie e Oleg e il sesso. E invece niente di tutto ciò, anche perché nella sesta non succede niente di particolarmente interessante, e quindi la stagione e la serie si chiude come si era aperta, chiudendo bene il cerchio, ma senza un qualcosa che faccia rimpiangere la scelta di concluderla definitivamente. E' stato bello ma è meglio che sia (salvo clamorosi sviluppi) finita qui. Tuttavia spero di rivedere presto all'opera Kat Dennings, un'attrice, una donna, dal talento voluminoso ed accecante. Voto: 6-
Sicuramente tra tutte le serie citate la mia fedeltà rimane a NCIS, le altre -almeno nelle mie preferenze- rimangono tutte un gradino più in basso.
RispondiEliminaD'altronde fino ad una decina di anni fa le serie erano poche rispetto ad adesso, e quindi in tv da vedere c'era solo NCIS, perciò giustamente rimane la fedeltà ;)
EliminaConosco solo Ensiaiès, ma manco lo seguo...
RispondiEliminaCurioso pure io per Empire.
Moz-
Lo conoscono tutti NCIS, è una delle serie più longeve di sempre ;)
EliminaIn verità Empire a parte la musica sta un po' calando..
Io ho seguito NCIS prime stagioni, ora a quanto stanno? alle 27 stagione? :D
EliminaAl momento 13 da me viste, c'è quasi la 14 e molto probabilmente faranno anche la 15..
EliminaAhah...sì, lei fa quell'effetto :D
RispondiEliminaIo avevo iniziato a seguire The Blacklist quando lo trasmettevano su Rai 2, poi hanno iniziato a cambiare orario e giorno (come capita spesso) e non sono più riuscito..comunque mi piaceva parecchio! Si capiva perché avessero preso Spader per fare Ultron!
RispondiEliminaSì, purtroppo sulla tv nazionale è complicato seguire le serie...comunque è infatti grazie a lui che essa funziona ;)
Elimina2 ragazze spaccate ora che è finito lo voglio recuperare!
RispondiEliminaAmo le sitcom, l'unico genere che rivedo dalle 5 alle 10 volte per serie e di questa ho visto qualche episodio sparso, beccato in TV per caso. Avevo rimandato la visione solo perché amo le maratone a serie conclusa!
Sì lo so, me l'hai già detto che preferisci le maratone conclusive, ma non è comunque una sitcom eccezionale, però certamente è divertente ;)
EliminaVa bene anche così, non cerco qualcosa di eccezionale nelle sitcom, mi basta siano divertenti e mi facciano passare con serenità qui 20 minuti.
EliminaTBBT però lo seguo di stagione in stagione, aspettando sempre la conclusione (anche se credo di stare un bel po' indietro, ancora devo guardare la decima se ricordo bene).
Già, d'altronde è quello che si predilige e ci si aspetta da una sitcom :)
EliminaIn verità TBBT non mi è mai davvero piaciuto, tuttavia ho visto alcune puntate e mi sono anche divertito, ma comunque non seguo le stagioni, quelle che capitano in tv ;)