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martedì 23 ottobre 2018

Ghibli Collection (La tomba delle lucciole, Nausicaä della Valle del vento, La ricompensa del gatto & Principessa Mononoke)

In un calendario già fitto di impegni di pellicole da vedere e recuperare entro l'anno (tra La Promessa e quant'altro), non ho potuto lasciar troppo in disparte (anche se della lunga lista ho già recuperato 3 film, a fronte però di ben 28 pellicole d'animazione) un progetto di recupero che mi stava molto a cuore, parlo ovviamente del The Project Ghibli/Miyazaki e non solo, un progetto che aveva (ed ha) lo scopo di recuperare tutti i film rimanenti della filmografia del famoso studio e del famoso regista (che come dovreste sapere adoro particolarmente). E quindi nonostante gli impegni inderogabili che mi ero e mi sono prefissato di concludere, sono riuscito in una settimana di relativo relax, e grazie alla visione su un canale di Sky di un film che era in lista (parlo del primo di questo post), e grazie al recupero prefissato che mi ha permesso di vedere un film dello Studio candidato all'Oscar (ci sarà un altro prossimamente), ho potuto cominciare a stilare una piccola lista di film da accompagnare a tutto ciò, e la scelta è ricaduta successivamente su due film del maestro Miyazaki (di cui adesso me ne mancano due) e su un film d'animazione, di cui nell'ultimo periodo ho letto parecchie recensioni, che mi aveva particolarmente colpito. E perciò, nonostante tutto, anche il tempo (parecchio) trascorso dalle ultime visioni di molti film della suddetta casa di produzione (che avrà forse pesato su alcuni giudizi) ho visto questi quattro (diciamo tre) iconici film, film che hanno segnato il percorso straordinario di due grandi maestri, che aprirono la strada e continuano ancora oggi ad affascinare milioni di spettatori. Molti appassionati li avranno già visti, altri no, ma ecco cosa ne penso io di questi quattro film dello Studio Ghibli.
Una tomba per le lucciole, 13esimo film del compianto e mitico regista giapponese Isao Takahata, era una produzione che inspiegabilmente ancora mi mancava, ma, dopo aver visto La storia della principessa splendente, grazie alla mandata in onda sul canale Man-ga della nuova edizione del 2015 (con un nuovo doppiaggio) del film dal titolo La tomba delle lucciole e spinto da tutte le recensioni positive, mi sono convinto (anche perché era in programma che lo vedessi) a visionarla al più presto, ma purtroppo devo dire di essere rimasto amareggiato e parzialmente deluso. Perché certo, è un anime indiscutibilmente toccante ed emozionante, anche aiutato dalla tematica veramente toccante e dalla tragicità del periodo, Una tomba per le lucciole è infatti un film d'animazione giapponese datato 1988, tratto dall'omonimo racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka ed ovviamente prodotto dallo Studio Ghibli, ambientato nel 1945 che racconta i drammi (le difficoltà, i problemi e i rischi nel vivere in una grotta) di Seita e Setsuko, fratello e sorella che si ritrovano orfani a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma nonostante esso sia (in tal senso) crudo e spietato in alcune scene, per la maggior parte l'ho giudicato noioso. Non ci sono difatti colpi di scena (eccezion fatta per il finale, quello devo ammetterlo mi ha commosso, e vale il appieno il voto finale che darò) ma soprattutto ci sono alcune forzature su cui è impossibile soprassedere, forzature di cui parlerò dopo, ora ecco nel dettaglio la trama. La sera del 21 settembre 1945 Seita, un giovane ragazzo, muore di stenti nella stazione ferroviaria di Kobe, in Giappone. Nelle sue mani tiene solo una scatola di latta che contiene dei frammenti di ossa appartenenti alla sua sorellina Setsuko. Quando i passanti gettano via la scatola, appare il fantasma della bambina e subito dopo quello del ragazzo (un ragazzo che nonostante fosse ancora un bambino si assunse la responsabilità di badare alla sua vita e a quella della sua sorellina). Ha inizio così un lungo flashback che racconta la loro storia (una storia soprattutto di stenti dopo aver lasciato per incomprensioni la casa della zia ed essersi trovati a vivere in una grotta fatiscente e pericolosamente inadatta), cominciata nel giugno di quello stesso anno, durante il bombardamento di Kobe da parte degli Americani. Come detto, questa è sicuramente una produzione toccante e commovente, che tocca in modo eccelso tematiche importantissime e che riesce a farci vivere e capire gli innumerevoli drammi della guerra (anche se ciò non è bastato a cancellare i miei dubbi), quello che fa veramente storcere il naso sono le irreali scelte che il protagonista compie durante lo svolgersi della storia, che si rivelano tutte sbagliate e sconclusionate. Chi mai, in un periodo di guerra soprattutto, abbandonerebbe una casa dove puoi tranquillamente vivere per andarsene con la sorellina in una grotta fredda e invivibile e perlopiù senza neanche un soldo? E poi, quando la sorella si ammala, ma potrebbe tranquillamente essere salvata riportandola a casa e nutrendola in modo corretto, chi mai sceglierebbe di rimanersene in questa grotta sacrificando la vita dell'unica persona che ti rimane? Queste scelte surreali hanno abbassato di molto la valutazione di quest'opera, che per le tematiche trattate poteva benissimo prendere un 10 e lode (anche se un 9 era più oggettivo), ma che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. E in tal senso, anche se probabilmente molti riterranno una blasfemia quel che dico, però sinceramente ritengo che sia uno degli anime più sopravvalutati degli ultimi venticinque anni. Questo è un film in cui lo spettatore non smetterà mai di piangere, quindi probabilmente questo ha appannato non pochi giudizi. Perché certo, tecnicamente parlando, i disegni e le ambientazioni sono molto realistici e alcuni poetici, perché certo, è comunque un bel film, piacevole da guardare e che suscita forti emozioni, perché certo, comunque sia è un film che vale la pena di essere visto, soprattutto se si ha una sorella più piccola, ma la sceneggiatura non entusiasmante e non del tutto credibile non ha aiutato il mio coinvolgimento ad un anime che non mi ha lasciato (quasi) nulla, un racconto triste di un periodo triste, una mera descrizione senza veri approfondimenti. E tuttavia è impossibile oggettivamente non dare a questa intensa, drammatica ed emozionante pellicola quel che si merita (proprio per gli innegabili pregi), ovvero un voto positivo, ma comunque non troppo positivo. Voto: 6,5
La principessa Nausicaä della valle del vento è sicuramente un personaggio di grande fascino, in grado di accorpare la maggior parte della poetica Miyazakiana all'interno della propria figura. La pellicola infatti, quasi come un manifesto programmatico di poetica, racchiude in sé tutti i temi e i leitmotiv che ricorreranno nelle future opere del maestro giapponese, il rapporto dell'uomo con la natura, la critica al progresso scriteriato della scienza, il pacifismo, il convinto rifiuto del militarismo, la passione per il volo, la speranza nelle nuove generazioni e il ruolo centrale dei personaggi femminili. Non è un caso difatti che Nausicaä della Valle del vento, il primo film interamente scritto, sceneggiato e diretto da Hayao Miyazaki, e prodotto dal suo collega Isao Takahata (nel 1984), racconti di un mondo distrutto dall'apocalisse in cui il tentativo di sopravvivenza da parte della razza umana è fortemente legato all'avanzata della cosiddetta giungla tossica. Un ecosistema velenoso, abitato da una flora e da una fauna molto temibili e mirabilmente concepite dalla fantasia di Miyazaki. A questo problema si aggiunge la deleteria aspirazione della civiltà Tolmeikiana, bramosa di sopraffare i popoli più deboli, dimostrazione che l'uomo rinato dalle ceneri della catastrofe ha ancora molto da imparare. E così Nausicaa mostra come non per forza di cose si debba ambire alla dominazione o alla distruzione di ciò che non si conosce, ma che l'apprendimento e l'interazione possono generare amore e indulgenza, essenziali per la costruzione di un mondo più vivibile. E quindi Miyazaki attraverso gli effetti devastanti dell'inquinamento sottolinea il conflittuale rapporto dell'uomo nei confronti della natura. In tal senso è incredibile l'attualità del tema (tanto che ciò è uno dei motivi per cui varrebbe la pena di ri-vederlo), anche perché l'ecologia è probabilmente più di moda ora di quanto non lo fosse nel 1984, anno di uscita del film, il film che ha ispirato la nascita dello Studio Ghibli. E tuttavia seppur e certamente efficace nella sua critica, egli sviluppa però alcune tematiche in maniera abbastanza superficiale rispetto alla profondità mostrata nei lavori successivi, un poco sbilanciato nel narrare una storia che procede a singhiozzo, non sempre adatta per un pieno coinvolgimento. L'autore sembra indeciso se trattare determinati soggetti con riflessioni più complesse, oppure semplificare rivolgendosi quindi ad un pubblico più giovane. Inoltre, nella troppa lunga durata del film, Miyazaki si perde svariate volte, talvolta annoiando con lungaggini (la sceneggiatura in alcuni frangenti fa rabbrividire in effetti per la progressione narrativa farraginosa in molti frangenti), talvolta sottolineando eccessivamente con i dialoghi dei personaggi quello che viene già espresso benissimo (è chiaro che sia pellicola più visiva che di trama) con le immagini (soprattutto nella prima parte, ma anche in alcune parti della seconda). Ma a parte questi difetti vistosi ma perdonabili (tranne forse quello visivo delle parti "intime" di lei soprattutto, probabilmente solo riscontrabile nella versione mia vista, mentre nella versione rimasterizzata e con un nuovo doppiaggio del 2015 non saprei se ancora c'è), a fine visione è difficile non voler bene ad un film del genere. Ma quanto è bella e tesa la colonna sonora? Quanto sono emozionanti le ultime scene? Quanto è importante il messaggio lanciato, trattato con sincerità e originalità? Quanto è stupendamente Girl Power la dolce principessa Nausicaa? Tutta roba più che sufficiente a perdonare un film (dove il pregio maggiore della narrazione sta nel rifiuto del manicheismo, i cattivi hanno anch'essi un cuore e una razionalità, i buoni non sanno sempre cosa sia più giusto fare, proprio da qui deriva la forza e la persistenza di quello che ci possono insegnare, dalla difficoltà di compiere scelte tanto importanti) sbilanciato nel mettere troppa carne al fuoco, e forse ancora immaturo e tecnicamente imperfetto (seppur i disegni e le animazioni mostrano un'eleganza e una naturalezza impressionanti considerata l'età della pellicola, e le scenografie, fra le quali spicca la surreale foresta fungina, sono curate nei minimi dettagli). Non bastasse che dopo averlo visto ci si sente sensibilizzati verso l'ambiente, pacifici e sereni. Mica poco quindi per un film che nonostante le manchevolezze e i difetti, è un film (una pietra miliare che ha segnato in maniera indelebile la storia dell'animazione, indispensabile per ogni appassionato del genere) da vedere, un'opera in cui Miyazaki pone le basi per quella che diverrà una filmografia giustamente idolatrata dai più, anche da me, che piazzo tuttavia questo film sicuramente non tra i peggiori ma neanche tra i migliori. Voto: 7
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro firmato Miyazaki (di cui sopra), la storia è molto semplice, è divertente ma dello stile e del genio di Miyazaki non c'è niente. Tuttavia, La ricompensa del gatto, film del 2002 e uscito in versione doppiata in italiano solo due anni fa, è un film fatto in ogni caso bene, una storia di amicizia delicata, gradevole e godibile. Infatti The Cat Returs (questo il nome internazionale dell'opera) seppur opera minore dello Studio Ghibli, non per questo è meno apprezzabile, anzi, giacché questo è una specie di spin-off de I Sospiri del mio Cuore, il film d'animazione capolavoro diretto dal compianto Yoshifumi Kondo (tra i vari protagonisti difatti ci sono il gatto Baron e Muta, già presenti ed oltremodo fondamentali in quell'opera), tutto assume un'aura affascinante, particolare e curiosa. E in tal senso la trama de La ricompensa del gatto non è sicuramente troppo articolata o di difficile assimilazione, tuttavia credo che il regista sia riuscito nell'intento di creare una storia che unisce perfettamente sogno e realtà, con quel pizzico di favola che non guasta mai. L'incipit è dei più classici, con Haru che va a scuola come tutte le sue coetanee, però, un incontro inaspettato, cambia tutte le carte in tavola. La presenza di un Regno dei Gatti, che esiste e vive parallelamente al mondo degli umani, e il solo fatto che soltanto Haru riesca a percepire e a vedere i gatti che parlano, rende il tutto ancora più delicato ed intimo, portando il film su un piano completamente diverso rispetto ad altri prodotti dello Studio. Una cosa da sottolineare è che benché sia apprezzabile anche senza aver visto I Sospiri del mio Cuore, il film acquista maggiore immersività e coesione con il contesto se lo si vede dopo il lavoro di Kondo. Ovviamente la pellicola è divertente e spassosa anche stand-alone, soprattutto grazie ad alcuni sketch veramente fuori di testa: le animazioni dei gatti, sebbene realizzati con un tratto semplice e sufficientemente pulito, sono ben fatte e estremamente personificate. Ogni gatto, riesce, in un modo o nell'altro, a farci credere di essere un vero essere umano, rendendo ancora più realistico questo mondo "gattesco" parallelo. Ciò si ripercuote anche sull'aspetto strettamente comico dell'opera, visto e considerato che molte volte bastano i movimenti languidi ed estremizzati dei gatti a strappare un sorriso. Nella pellicola Ghibliana i riferimenti all'opera di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, sono molti e tutti ben inseriti nel contesto della storia: Haru diventa piccola, grande, entra in una casa minuscola a bere del tè e si ritrova in un mondo totalmente diverso dal suo in situazioni mai affrontate prima. Queste nuove esperienze pongono su un piano allegorico quegli aspetti della vita che tanto agogniamo, ma che allo stesso tempo ci spaventano. La crescita, l'adolescenza, i primi amori, il passaggio all'età adulta e il trauma della presa di coscienza di sé stessi. Tutti questi temi si coagulano perfettamente in un prodotto che vuole essere una grande avventura, leggera ed intimista, che viaggia dritta nel cuore dello spettatore. Dal punto di vista strettamente tecnico, La ricompensa del gatto porta su di sé il peso degli anni, ma nonostante questo, anche grazie ad un tratto semplice e non troppo grezzo, è capace di regalare scorci bellissimi e alcune scene veramente emozionanti. Anche gli scorci panoramici e le ambientazioni sono all'altezza dello produzione Ghibliana: la cura nel dettaglio, soprattutto negli interni delle abitazioni, siano esse minuscole o imponenti, è maniacale, mentre per quanto riguarda gli esterni, sebbene l'utilizzo del colore sia come sempre ineccepibile, con la predominanza di colori chiari, essi risultano più "spogli" rispetto ad altri visti nelle opere maggiori. Questo non è detto che sia un difetto, anzi, tuttavia la mancanza di una natura rigogliosa, si fanno sentire. Musicalmente parlando, anche la colonna sonora si ricollega perfettamente al quel senso di intimità che aleggia nel corso di tutta l'opera: melodie leggere, spassose e con tratti tipicamente nipponici accompagnano il viaggio di Haru nel Regno dei Gatti e dentro sé stessa. La ricompensa del gatto è quindi un film d'animazione adatto a tutti, non solo perché pur essendo calato, in modo determinante, nella tradizione culturale giapponese (la figura del felino domestico richiama infatti la tradizionale statua del maneki neko) il film riesce a toccare corde emotive universali, affascinando con la sua complessa costruzione di un immaginario (legato, soprattutto, al Regno dei gatti dove i piccoli felini assumono comportamenti antropomorfi) e con la delicata analisi che fa di un'età di transizione contraddistinta dalle prime responsabilità e da nuove consapevolezze, ma anche perché il regista Hiroyuki Morita miscelando abilmente mistero e magia, riesce (grazie anche alla sceneggiatura) a coinvolgere e divertire. Per questo anche se la pellicola non si inserirà forse tra i maggiori capolavori dello Studio Ghibli, essa è ben riuscita e spesso deliziosa, tanto da entusiasmare lo spettatore. Voto: 6+
Se devo essere sincero, dopo aver letto diverse recensioni e diversi giudizi stra-positivi, mi aspettavo qualcosa di eccezionale. Non dico certo che il film mi abbia deluso, ma mi aspettavo di più da La principessa Mononoke, uno dei film (del 1997) più famosi dello Studio Ghibli e diretto dal grande Hayao Miyazaki. Tralasciando di riassumere la trama, credo nota a buona parte degli appassionati di animazione (una trama che comunque non sembra nulla di così innovativo o originale), in esso si riscontrano alcuni temi cari alla casa di produzione, ossia il rispetto per la natura, l'amicizia e l'ammirazione per la saggezza dei più anziani, e quelli ancora più cari all'autore, così tanto cari che il film nella sua interezza pare quasi una "bella copia" di Nausicaa della valle del vento (di cui sopra). Tuttavia il modo in cui vengono affrontati i temi della natura e della vita umana e animale è abbastanza apprezzabile. Infatti i disegni e le animazioni sono davvero superlativi, perché gli ambienti, i fondali e le bestie sono colorati e animati in un mix splendido, così come splendida è la colonna sonora, e anche la sceneggiatura non è da meno (non male inoltre è anche il doppiaggio italiano). La storia parte velocemente, però dopo diventa, magari a tratti, un po' lenta, anche se ciò non dispiace troppo (anche perché non mancano momenti densi di atmosfera e poesia). In ogni caso, il principe protagonista della vicenda, Ashitaka, è il classico eroe che cerca di mettere d'accordo tutti e che, lasciato il suo villaggio, cresce lontano da esso e trova l'amore. Il titolo del film però è rivolto alla protagonista, ossia San la principessa Mononoke, che a mio avviso risalta poco a dispetto di ciò che si possa pensare prima della visione. Allevata nel mondo animale, rifiuta ogni contatto umano fino a quando incontra Ashitaka. Se devo decretare il vero protagonista del film lo è il Dio Cervo che può dare e togliere la vita. Entrambe le sue sembianze, quella diurna e quella notturna, richiamano alla mitologia cino-giapponese. Assume un volto umano durante le ore diurne, ossia quando splende il sole che simboleggia la vita, durante le ore notturne è un gigantesco youkai, ossia un fantasma, che cammina nella notte. Questo duplice aspetto, quello diurno e quello notturno, stanno a richiamare la sua duplice capacità di dare la vita e di toglierla. In definitiva è la rappresentazione della natura stessa. Personaggio controverso è Lady Eboshi. Il suo comportamento spiazza lo spettatore poiché appare subito ambiziosa e ambigua e allo stesso tempo capace di generosità e umanità. Ella non si fa scrupoli ad uccidere ma lo fa per proteggere ciò che ama, ossia le donne che è riuscita a riscattare dalle prepotenze ed abusi dei loro padroni, e i lebbrosi trattati con disprezzo e circospezione. Alla fine prende l'importante decisione che si può amare senza scendere a compromessi. Niente da aggiungere su Jigo, il classico cattivo che serve solo per far girare nel verso giusto tutta la vicenda. Riguardo gli animali che incontreremo, lupi, cinghiali e scimmie, rappresentano ognuno un diverso tipo di carattere: saggezza e coraggio nei lupi, istintività e rancore nei cinghiali, vigliaccheria e meschinità nelle scimmie. Per il comparto grafico e animato, il character design è molto buono e gradevole, le animazioni fluide e rendono molto bene le scene di battaglia, sia i combattimenti degli esseri umani che degli animali, anche se a volte sono presenti scene alquanto violente, che personalmente ritengo stonino un po' con l'atmosfera che si viene a creare, perché non sono certo il tipo che rifugge la violenza, anzi, tuttavia penso che qualche braccio e testa tagliati di troppo gli autori potevano risparmiarseli, ma questa può essere benissimo anche solo una mia impressione. I personaggi sono caratterizzati in maniera molto pregevole, soprattutto qualche animale come la madre dei lupi o il re dei cinghiali, ma anche l'antagonista della principessa Mononoke e la stessa principessa, anche se quest'ultima lo è in maniera un po' superficiale per me, ed è un peccato perché come personaggio dava spunti molto interessanti per un possibile sviluppo più approfondito. Non granché invece il protagonista Ashitaka: davvero piatto e poco originale, salvo nelle scene d'azione dove dimostra un po' di personalità. Non c'è quindi un motivo preciso per cui non abbia apprezzato appieno questo film, ma credo che la ragione principale risieda nel fatto che la regia si sarebbe potuta soffermare per più tempo su alcune scene (in particolare il finale, che ho trovato un po' sbrigativo) invece che su altre su cui si poteva sorvolare o comunque abbreviare leggermente. E tuttavia si tratta di un film, film che recentemente è tornato anche al cinema con una nuova edizione, decisamente sopra la media e che riesce a trasmettere non poche emozioni. E per questo forse che, seppur non sia un capolavoro (e non certo quel prodotto eccezionale tanto decantato, anche perché La Principessa Mononoke vince in molti dei suoi aspetti, senza rimanere però esente dai suoi difetti, vittima dei suoi stereotipi), è però sicuramente un bellissimo film che, nonostante le detonazioni di qualità mal sfruttate o sfruttate in maniera insufficiente, vale la pena di vedere, poiché non si fa dimenticare facilmente, anche se rispetto a tanti altri dello Studio è inferiore e onestamente meno coinvolgente. Voto: 7

21 commenti:

  1. Non conoscevo La ricompensa del gatto, essendo notoriamente un gattofilo devo recuperarlo :)

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  2. Qua mi dimostro un gran ignorante perché ho visto pochissimi film (tutti eccezionali) dello Studio Ghibli. Tra questi mi sono imbattuto solo in Una Tomba per le Lucciole, pellicola da mal di pancia! è l'unico film che mi ha fatto somatizzare talmente tanto da non farmi dormire la notte XD mi è piaciuto da morire ahah

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    1. Il mio consiglio quindi è di recuperarli tutti uno alla volta, perché anche se l'hai trovato eccezionale non basta solo Una tomba per le lucciole, bisogna vederli tutti ;)

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  3. Ho visto tutto tranne La ricompensa del gatto, di queste quattro opere.
    Nausicaa è un "pre" Mononoke, per me un capolavoro -anche per il periodo in cui uscì, storico per l'animazione giappo in Italia.
    Una tomba è troppo straziante, visto a fatica in passato.

    Moz-

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    1. Non ti dirò di recuperarlo, però se hai letto qualcosa potresti trovare interessante La ricompensa del gatto ;)
      Li avrei forse dovuto vedere prima, perché sinceramente ora come ora, e come hai potuto vedere, non li ho apprezzati tantissimo (sia Nausicaa che Mononoke), anche se tuttavia sono importantissimi, perché senza non avremmo avuto successivamente altri straordinari lavori :)

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  4. "Una Tomba per le Lucciole" mi ha lasciato l'amaro in bocca, esattamente per gli stessi motivi da te descritti, lo apprezzo come opera di denuncia contro la guerra, però fu troppo crudo come finale.
    "Nausicaa",invece per me rimarrà sempre il capolavoro assoluto, "Mononoke" lo considero quasi alla pari come livello ma continuo a preferire "Nausicaa".

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    1. Credevo di essere l'unico, allora c'è qualcun'altro che ha notato questo strano problema, e tuttavia apprezzabilissimo film ;)
      Come puoi vedere sono allo stesso livello anche per me, e tuttavia preferisco anch'io Nausicaa nonostante tutto :)

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  5. “La tomba delle lucciole “ l’ho trovato diverso tempo fa dentro a una classifica che lo poneva tra i 20 film più disturbanti.
    È quello che mi incuriosisce di più tra quelli che descrivi in questo post.
    Devo solo trovare il coraggio di guardarlo.
    Ciao

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    1. Non nego che non lo sia, anzi, però per me è riuscito a metà, e comunque dovresti impegnare, perché assolutamente merita la visione ;)

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  6. Scusa -Una tomba per le lucciole-
    😀

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    1. E' la stessa cosa, lo stesso film, non c'è niente da scusarsi ;)

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  7. Il mio preferito è invece Il castello errante di Howl, mentre per quanto riguarda questi due, anche se li ho giudicati abbastanza freddamente sono comunque due bellissimi film ;)
    A parte che si dovrebbero rivedere più e più volte praticamente tutti, non è mica un male, no? :)

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  8. La Tomba delle Lucciole non è un film sulla guerra ne contro la guerra (che è una cosa inutile), le scelte di Seta sono volutamente rese irrealistiche, Takahata si rivolge alle nuove generazioni e al loro isolamento, ciò che infatti poi scaturirà nel fenomeno degli hikikomori, e non è l'unica volta che lo fa anzi è il fulcro dei suoi film fin da Hols. Seta è un viziato ottantino catapultato nel 1945, che con le sue scelte, il suo fuggire dalla realtà per "giocare alla famiglia" condanna se stesso e la sorella, mentre il Giappone si rialza e va avanti (l'ultima inquadratura sulla città moderna).
    Hai fatto l'errore che fanno molti alla prima visione. Spero che in futuro riguarderai la sua filmografia sotto un'ottica un po' meno superficiale.

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    1. Ammetto che comunque non avrò forse colto tutto il suo significato e quant'altro, e che forse dovrei rivederlo in un'ottica diversa, ma in ogni caso non metto in dubbio il valore del regista e della pellicola nonostante la mia superficialità che non è spesso il mio modo di vedere certi film, qui però mi è saltato troppo all'occhio da lasciar andare, e tuttavia il tuo commento potrebbe avermi "aiutato", quindi grazie ;)

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    2. Mi fa piacere che non l'hai presa come una critica al tuo pezzo, temevo di essere frainteso (a volte succede), con il termine superficialità non mi riferivo certo al tuo tipo di analisi, che è schietto e sincero e va benissimo così (altrimenti non capiterei di qui), bensì a quella fase di scoperta in cui bene o male si passa tutti, in cui si pensa che Hotaru sia solo "un film che fa piagere". Ci sono certe opere, come quelle di Takahata (Miyazaki invece nel suo infantilismo è più universale, ne è l'antitesi) che necessitano di una non sempre immediata contestualizzazione storica per essere appresi appieno, poiché si rivolgono ad un determinato tipo di pubblico (in questo caso il giapponese degli anni ottanta, così come La Spada del Sole si rivolgeva agli studenti del '68). Il lontanissimo italiano del 2018, che magari con gli occhi del critico cerca nella pellicola i "colpi di scena" (non li troverà mai, siamo per lo più nello slice of life) o personaggi particolarmente sfaccettati, rischia dunque di non coglierne il focus. Un maggior approfondimento della figura dell'artista (e stiamo parlando di una carriera di 50 anni), tramite la visione degli altri film e relative tematiche ricorrenti, letture e confronti con altri appassionati, rende auspicabile lo svilupparsi di un nuovo punto di vista sulle pellicole visionate in precedenza, con alcuni giudizi che possono ribaltarsi, sempre se uno ne ha la passione e la voglia chiaramente, altrimenti accantona e passa tranquillamente oltre. That's all, se ti sono sembrato particolarmente tedioso (succede quando si tira in ballo il proprio regista d'animazione preferito), me ne scuso, mentre se sono stato un minimo d'aiuto, ben venga.

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    3. A proposito di Takahata, come hai potuto leggere ho visto (e mi è piaciuto anche più di ognuno di questi quattro) La storia della principessa splendente, e perciò non ce l'ho assolutamente con lui, anche perché non critico certamente la sua qualità eccelsa, ma è evidente che preferisco altri temi, almeno in ambito animazione, e tuttavia continuerò a vedere senza pregiudizi (cercando di capire meglio) tutti i film del compianto regista ;)

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  9. Non concordo assolutamente col primo e l'ultimo… a loro modo, dei capolavori (a mio parere, eh!) per motivi opposti.
    Nausicaa non male, ma non mi ha mai catturato fino in fondo :/

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    1. Sarà stato il tempo trascorso o sarà stato il giudizio ultimamente più critico, ma a loro modo sono comunque e certamente due grandi film, peccato che non mi abbiano coinvolto o colpito più di quanto mi aspettassi, anzi, se non fosse per quel dettaglio un po' strano in Nausicaa, e quegli unici difetti al primo e l'ultimo, starei forse parlando anch'io di capolavori o almeno qualcosa di eccezionale che avrebbe preso 8 ;)

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  10. "La ricompensa del gatto" devo assolutamente recuperarlo!😊

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    1. Soprattutto a te poi piacerà sicuramente, non puoi perderlo ;)

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