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giovedì 30 aprile 2020

Le serie tv del mese (Aprile 2020)

In quest'ultimo mese, ma anche nel precedente, la televisione ha dato il meglio di sé in quanto a cinematografia, non tanto sul versante serialità, eppure mai come in questo momento lo zapping continuo è diventato sport nazionale, e infatti grazie a ciò mi è capitato di vedere, rivedere e trovare alcune cose molto interessanti (serialtelevisivamente parlando) in giro tra i canali che spesso mi capita di soggiornare (innanzitutto di Sky). Oltre alla solite puntate animate dei Simpsons e i Griffin, ho rivisto alcune puntate de L'uomo di casa con Tim Allen, di Friends, se capita non mi perdo difatti l'occasione, Casa Vianello, Chuck, Joey ed Hazzard. Ma anche programmi culinari vecchi e nuovi, da MasterChef a Family Food Fight. Soprattutto ho riscoperto due serie animate davvero simpatiche, Highschool of the Dead, che simpatica non è di certo, ma calzante per il periodo ed intrigante certamente, ma prima di tutto Carletto il principe dei mostri, questo invece tantissimo simpatica e pure divertente. E non è tutto, ciliegina sulla torta ecco il ritorno di due programmi imperdibili, E poi c'è Cattelan, lo show di Sky Uno condotto da Alessandro Cattelan, e Lego Masters, su Blaze. Dopo l'Australia e il Regno Unito infatti, gli USA, che può vantare un conduttore d'eccezione, Will Arnett alias Batman dei Lego Movies. Insomma se uno vuole nella televisione si può perdere, io però ho un certo equilibrio, almeno credo, spero anche voi.

Succession (2a stagione) - Non mi aveva convinto la prima stagione (qui la recensione) e non lo fa neanche la seconda della serie HBO incentrata su di un magnate a capo di una famiglia disfunzionale e del suo impero mediatico multimilionario, ovvero Succession. Non so neanche perché ho deciso di dargli una seconda chance, forse speravo in un miglioramento significativo, ed invece niente di tutto ciò. La seconda stagione di Succession comunque, riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati con la precedente, con i Logan sempre impegnati a mantenere il controllo della società di famiglia, promettendo intrighi ancora più complicati e manovre ancora più ardite da parte dei vari contendenti alla Waystar Co. Ed è quello che succede anche in questa stagione, in cui i nuovi episodi ci portano, quasi inevitabilmente, a odiare ancora di più i membri della famiglia Roy (composta da personaggi se non meschini, quantomeno incapaci, che più dell'apprezzamento altrui desiderano solo un'occasione per tradire), che per alcuni può essere viatico per farsi ammaliare da questo progetto (la firma è sempre del buon Jesse Armstrong) che lo trasporta in un mondo all'insegna del potere, dei soldi e degli inganni, ma personalmente l'effetto è stato il contrario, più che nel precedente ciclo di episodi (entrambi composti da 10 puntate). Sì lo so che la soggettività in certi casi bisogna frenarla, però in questo caso non posso soprassedere solo per far piacere alla critica, che l'ha definita serie capolavoro (va bene che ha vinto un Emmy nella categoria Miglior Sceneggiatura in una serie drammatica, conquistata dal creatore grazie al season finale del primo ciclo di episodi, ma tutto è opinabile). Attenzione però, non per questo dico che sia una serie brutta e da non consigliare, perché obbiettivamente bisogna pur dire che la serie (nuovamente andata in onda su Sky Atlantic nei mesi scorsi) riesce ad essere efficacemente (e nuovamente) molte cose: un puro dramma ambientato nel mondo della finanza, una tragedia umana, una soap opera moderna, una sfrontata messa in scena delle contraddizioni del potere e della società, con un'indiretta messa in stato d'accusa dei responsabili (ben sottolineato tecnicamente in quasi tutti gli aspetti), ma se tutto ciò non prende (sia emotivamente che nella sfera del coinvolgimento) è tempo perso. Una cosa che mi ha fatto indispettire è che in fin dei conti quello che accade durante le puntate è già successo precedentemente, dandomi così la sensazione di essere solamente un "tornare indietro", rinvangare sempre la solita solfa. Infatti, l'anziano padre-padrone Logan (rocciosamente interpretato da Brian Cox, l'unico a parer mio a svettare a livello recitativo) non riesce ancora a decidersi a chi dei suoi quattro figli Kendall, Siobhan, Roman e Connor (Jeremy StrongSarah SnookKieran Culkin e Alan Ruck) lasciare le "chiavi" del Regno, forzare quindi la mano è l'unico modo. E a darsele di santa ragione, saranno proprio loro con i loro sottoposti, mariti, compagne e amici. Il patriarca Logan Roy è l'assassino senza arma, che deve solo emettere la sentenza, ma chi è la vittima nessuno lo sa. La mia sentenza è che, nonostante l'ironia tagliente, la freddezza (evidente) riesca solo a tenermi a distanza, nel non apprezzare una serie che ha pure già confermato una terza stagione. Voto: 5

The Flash (4a stagione) - Mi chiamo Barry Allen, sono l'uomo più veloce del mondo! Con queste parole, torno a parlare della quarta stagione dedicata al velocista scarlatto di casa DC. Dopo una sufficiente terza stagione (qui), escludendo il finale al limite dell'assurdo, avevamo lasciato Barry entrare nella forza della Velocità per salvare Terra 1 dal collasso. Quindi si riparte sei mesi più tardi, dove troviamo il Team Flash intenti a fermare le minacce della città, che sono difficili da affrontare senza Barry, quest'ultimo che ovviamente deve essere portato indietro, e così sarà, ma neanche il tempo di abbracciarlo che un nuovo nemico si palesa, e dura sarà questa lotta. Nonostante i buoni propositi (quello di tornare alle origini, cercare di tornare ad essere una serie divertente e avvincente, piuttosto che una brutta copia di Arrow), The Flash 4 non si rivela essere una stagione degna di nota. Questo perché tale arco narrativo viene rovinato da una sceneggiatura non all'altezza della situazione e da numerosi sketch di una comicità infantile e spesso volgare. Una stagione in cui si cade spesso e volentieri nel demenziale e nell'irriverente, snaturando quasi del tutto lo spirito iniziale di The Flash. Ralph Dibny, la new entry nel Team Flash, conosciuto dagli amanti dell'universo DC come Elongated Man (i suoi poteri consistono nell'allungamento di arti del suo corpo, un po' come Mister Fantastic dei Fantastici 4, oppure il pirata Rubber del manga One Piece), si rivela essere un personaggio scialbo. Il detective risulta essere più un riempitivo forzato, giusto per presentare una new entry per l'occasione. Solo alcuni episodi sono degni di nota, come la puntata della condanna di Barry, oppure quella in cui Barry e Jesse (figlia di Wells) devono salvare Central City da una bomba nucleare (non brutte comunque anche quelle in cui è presente Danny Trejo in una versione simil Machete, e neanche il puntuale crossover dell'Arrowverse è da buttare via, senza dubbio quest'ultimo è ben gestito e crea un universo alternativo dove gli "eroi" sono nazisti e criminali). Una manciata di episodi "belli" sono però un po' pochi per una serie che in passato aveva stupito di puntata in puntata. Devoe (alcuni lo riconosceranno come Il pensatore) è un villain che, sebbene possa essere considerato interessante (sicuramente azzeccata l'idea di un nemico a cui della velocità non potesse fregare di meno, fatta eccezione per le lungaggini legate all'idea vetusta di prolungare la stessa trama orizzontale su 23 episodi), va a perdere il suo carisma iniziale, tanto che nel corso della serie finisce nel ridurre le sue apparizioni, sfociando nel ridicolo e prendendo possesso di corpi femminili. Questo va a creare situazioni e scene intime a dir poco ridicole e grottesche con la moglie Marlize. La sua (prevedibile) sconfitta inoltre, è ai limiti dell'assurdo. Come prevedibile è stato il finale di questa stagione, che non riesce ad entusiasmare quanto avrebbe dovuto, anche se per fortuna tutto è bene quel che finisce bene, una volta tanto senza un cliffhanger strappalacrime. Un nuovo arrivo, però, è destinato a scuotere lo status quo del Team Flash, Nora arriva dal futuro ed è la figlia di Barry e Iris (ahimè troppo facile capirlo, comunque apprezzo tantissimo la scelta della Max di Black Sails: non credo che ci sia stato un casting più azzeccato di quello di Jessica Parker Kennedy nel ruolo), ma per sapere cosa ci faccia nel nostro presente, e quale sia il grave errore che ha commesso, dovrò aspettare la prossima stagione. Una stagione in cui sarebbe auspicabile un approccio diverso (tutto quel che si può rinnovare va rinnovato), con due o tre storyline che si susseguono per esempio, perché anche quest'anno The Flash, nonostante numerosissimi spunti interessanti, non è riuscito a rendersi memorabile come aveva fatto almeno nella sua prima stagione. Voto: 5,5
The New Pope (Miniserie) - L'attesa di tre/quattro anni non ha deluso le aspettative: con quest'ultimo lavoro, e mi sorprendo ancora nel dichiararlo, Paolo Sorrentino ha realizzato un gran spettacolo all'altezza (ma non esattamente) della buonissima prima stagione. The Young Pope è stata per molti la serie delle contraddizioni, quella che più di ogni altra è riuscita a portare sullo schermo la bellezza e il tormento di concetti contrapposti: sacro e profano, pace e guerra, amore e odio, presenza e assenza, spirituale e quotidiano, attuale ed eterno, rivoluzione e conservazione. The New Pope riprende da dove la serie precedente aveva concluso, ovvero da Pio XIII (Jude Law) in uno stato di coma apparentemente irreversibile e con la Chiesa attaccata dalla minaccia islamica dall'esterno e da quelle dell'idolatria e degli scandali sessuali dall'interno. Nel corso delle sue nove puntate, The New Pope affronta la contemporaneità in maniera diretta e quasi sfacciata, e lo fa attraverso i suoi due immensi protagonisti (ma non solo, Silvio Orlando su tutti, però Cécile de France): da una parte il papa giovane di Jude Law, dall'altra il decadente aristocratico britannico Sir John Brannox (John Malkovich), chiamato a raccogliere l'eredità di Pio XIII e diventare il nuovo pontefice con il nome di Giovanni Paolo III. I due papi incarnano ideali agli antipodi di umanità e di Chiesa: la religiosità pura quanto feroce di Lenny Belardo, che si rivolge a Dio con imperativi e comandi, la ricerca del compromesso a ogni costo di Giovanni Paolo III, per sanare i grandi mali della Chiesa, definiti "isterie e distorsioni dell'amore". Molto più che nella prima stagione, il regista si affida a lunghi e densissimi monologhi tenuti da diversi personaggi, per sostenere una sceneggiatura che si carica di una matrice filosofico-teologica ben più elevata rispetto alla prima stagione. Persino i virtuosismi di camera e in generale un certo barocchismo visivo sono qui funzionali per far decantare la materia. Siamo di fronte a un'opera in cui dottrina e pop si fondono in modo mirabile (basta la sigla con le novizie che ballano la lap dance con il crocifisso a far gridare, giustamente, allo scandalo), fornendoci strumenti inediti per comprendere il mistero della vita, della morte e dell'amore. Ovviamente non mancano le classiche idiosincrasie sorrentiniane (che fanno comunque parte dei piccoli difetti che la serie porta con sé), come l'idolatria per il Napoli, la passione per il grottesco e il potersi togliere la soddisfazione di ingaggiare icone pop come Sharon Stone e Marylin Manson per due gustosi cammei. Ma si tratta di un'operazione di sviamento da quello che ha tutta l'intenzione di essere un poetico affresco sulla bellezza della fragilità umana, nonché una riflessione sui pericoli del fanatismo. Il tutto è come sempre sottolineato magistralmente da una fotografia emozionante e una colonna sonora ipnotica che spazia dalla dance di Sofi Tukker agli archi di Peter Gregson. Si dirà che è eccessiva, lenta, volgare, a tratti persino trash. E anche ingiustamente esagerata e provocatoria nel parlare dei mali del Vaticano, dipinto spesso come un concentrato di persone con doppie vite, vizi pubblici e privati, ipocrisie, mancanza di lealtà e di fede. Ma se si riesce ad andare oltre il (legittimo) fastidio che si può provare, la serie offre innumerevoli spunti per riflettere ed emerge l'idea di una Chiesa che continua ad essere, nonostante tutto, luce del mondo, a dispetto della miseria di tanti uomini che la rappresentano. Voto: 7

Z Nation (4a stagione) - Quando si guarda Z Nation, si entra nella sua atmosfera e se ne comprendono le intenzioni, non si hanno aspettative particolari, si sa che non è un capolavoro della produzioni Zombie (però in questo momento rispolverare una serie di cui stavo ormai perdendo le tracce mi sembrava giusto), quello che non sa chi non lo segue è che non è solo un cumulo di trashume, almeno non è sempre così. Z Nation è capace di raggiungere buoni picchi emozionali e di avere trovate geniali ben sfruttate, unendo l'ironia alle grandi tematiche della vita con leggerezza e riuscendo nei suoi intenti, peccato che proprio questi momenti il più delle volte facciano apparire questa serie, almeno da questa stagione (che non posso dire che mi sia piaciuta, ma neanche il contrario), troppo seria per i suoi standard. Tuttavia anche se sembra che il giocattolo cominci seriamente a rompersi (perché in verità prendersi troppo sul serio non sempre va bene), la nuova (quarta) stagione regala alcune chicche interessanti che non lasciano indifferenti. Non manca mai (fortunatamente) la cifra trash ed è questo probabilmente (l'unica cosa) a spingermi alla visione (anche dopo anni dall'ultima volta, dalla terza stagione ne sono passati tre, qui), Z Nation infatti non si tira mai indietro, ogni puntata è sempre un grande show di tutto ciò che solitamente le altre serie hanno la delicatezza di non trasmettere, ma no, questa infila continuamente il dito in tutte le piaghe possibili, nel vero senso della parola. Sono state toccate tutte le tematiche possibili e questa è decisamente la stagione del paranormale o meglio, delle implicazioni "strampascientifiche" che il virus Z può avere sul corpo umano, vivo o morto che sia. Diventa più forte, muta e ovviamente non può trattarsi di una mutazione banale, figuriamoci, già è tanto che in Z Nation gli Zombie non volino (fin qui almeno). Una mutazione improbabile e ai limiti del verosimile, anzi, questi limiti li supera decisamente, però non si può dire che non funzioni. Funziona, zoppicando, ma funziona in quello specifico universo narrativo in cui il virus agisce anche ad un livello più sottile, quasi paranormale e quindi "perché no?" è la domanda che ci fa digerire anche le sequenze più assurde. A proposito di sequenze e quindi scene e conseguentemente puntate, in questa quarta stagione, che riprende da dove si era interrotta e che ci porta a Zona (l'ultima civiltà), posto in cui si sveglia Warren (che ha strane visioni e che si ricongiungerà con gli altri per evitare guai ben peggiori) e da cui prevedibilmente bisognerà scappare, alcune di queste sorprendono, altre proprio no, certe servono a niente. Ci sono puntate filler (alcune carine ma altre no), grottesche (parecchie ma poche efficaci) ed ai limiti del nonsense (una soprattutto che ricorda Capitano Spaulding). Insomma il materiale c'è, tuttavia la sensazione di divertimento è decisamente calante. Difficilmente parlerei male di Z Nation, infatti l'ho sempre sostenuto perché innovativo, divertente e gore, ma dopo questa stagione, che più che in altre occasioni si perde in un bicchiere d'acqua, che cita implicitamente Il Mago di Oz, in cui gli attori sembrano perdere in carisma (a parte Keith Allan, il nostro Murphy, sempre carico e travolgente), devo bacchettarlo. Comunque sia, prontissimo alla visione della prossima. Voto: 5,5

16 commenti:

  1. La serie di Sorrentino è originale nonostante le numerose critiche che ho sentito in giro. E The New Pope, per quanto assurda, sembra avere più senso della prima stagione.

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    1. In certi aspetti sì, eppure reputo la prima migliore di questa seconda, già assurdamente incredibile ;)

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  2. Dove hai beccato "Carletto il principe dei mostri"? Mi piacerebbe proprio farlo vedere a Lorenzo.
    Per il resto, passo.

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    1. Mi spiace, ma Man-ga è solo per gli abbonati Sky, che peccato quindi, perché gli sarebbe piaciuto :)

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  3. Come sai non so quale dei Roy odiare di più, ma sulla serie non posso parlar male. Anzi. Capisco l'antipatia, ma il ritratto e la fattura delle due stagioni sono davvero altissime, dissacranti e con attori completamente in parte, ad aumentare appunto l'effetto odio. Questa stagione ripresenta gli stessi problemi, ma tra l'introduzione di Holly Hunter e i processi in atto, si è messa anche nuova carne al fuoco. La prossima stagione spero li vedrà chiusi in quarantena come noi, sarebbe uno spettacolo!

    La noia e il fastidio li ho provato invece con The new pope, che sembra non saper che giro prendere, tra storie collaterali non così interessanti e un John Malkovich che niente può contro Jude Law. Sorrentino a questo giro mi ha convinto solo come selezionatore musicale, insomma.

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    1. Tutto è voluto lo so, gli attori senza carisma e tanto altro, ma proprio non riesco ad essere obbiettivo, la qualità è indubbia, dopotutto parliamo della HBO, ma preferisco mille volte Billions.
      Sulla selezione musicale nessun appunto, semplicemente perfetta, comunque non ti credere che anch'io in certi casi non abbia storto il naso, però nel complesso gran bel lavoro.

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  4. The New Pope è stata una vera delusione. Solo Silvio Orlando, tra i protagonisti, è rimasto all'altezza. Sorrentino ha forzato troppo la mano, si è perso in zone d'ombra non necessarie anzi fondamentalmente inutili, in alcuni casi momenti grottesche. Per me è stato un no.
    Sulle altre non dico nulla, non le vedrò.
    Ora sto guardando Diavoli, eh davvero non male. Così cinica, reale e a tratti feroce da lasciare poco spazio all'immaginazione.

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    1. Eppure non ne parlano proprio benissimo di Diavoli, così come successo con The New Pope, ma non mi faccio influenzare da tutto ciò, al massimo il fatto è che in questa stagione alcune zone d'ombra mi hanno invece emozionato.

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  5. Di queste devo recuperare giusto The New Pope, che mi interessa particolarmente.
    Come dici, religione e pop fusi insieme^^

    Moz-

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    1. Sacro e profano direi, anzi, blasfemia e santità, tutto affascinante ;)

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  6. Peccato per Succession: è stata una delle mie preferite degli ultimi anni. Grande cast e intrecci appassionanti nonostante i temi decisamente ostici!
    Su The new Pope concordo. Per quanto riguarda The Flash, ahimè, sono rimasta parecchio indietro e al momento la voglia di mettermi in pari latita.
    Saluti :)

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    1. Non so poi neanch'io perché continui a vedere The Flash...e forse non avrei dovuto vedere la seconda di Succession, ma in entrambi i casi l'intrattenimento c'è, mentre per quanto riguarda The New Pope, anche tanto altro oltre all'intrattenimento ;)

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  7. New Pope non male, anche se esagerata più della prima... io preso totalmente da Dark...indubbiamente avanti a tutto e a tutti (ma anche indietro.. ahah). Vedere per credere..

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    1. Senza l'esagerazione non sarebbe la serie che è, un marchio di fabbrica "elettrizzante" :)
      Lo so bene, infatti entro quest'anno devo vedere la seconda stagione ;)

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  8. Complimenti per perseverare con Z Nation. Io ho mollato a metà della seconda stagione.
    Il non prendersi sul serio era stata la forza della serie ma poi è caduta nella banalità.
    Ammetto che mi fai venire voglia di darle un'altra possibilità ma dalle tue parole sento puzza di trash. Adoro qualsiasi prodotto con gli zombie, anche quando li fanno correre ma qui si esagera.

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    1. E' trash, ed è stato dall'inizio così, l'ho seguita per quel motivo, e la banalità sinceramente non ho avvertito, la quinta sarà l'ultima e spero non mi pentirò di esser arrivato a quel punto.

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