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mercoledì 3 giugno 2020

[Cinema] Takashi Miike Filmography - Parte 2 (Visitor Q, The Happiness of the Katakuris, Gozu, Lesson of the evil)

Continua il viaggio alla scoperta e riscoperta di uno dei registi più "folli" del cinema orientale, ed anche uno dei più eclettici, prolifici ed originali di sempre, ovvero Takashi Miike. Lo scorso anno, per le promesse cinematografiche precedenti, la suddetta escursione (qui) fu insomma solo un piccolo assaggio, ma è quest'anno, sempre grazie alla Promessa cinematografica, che finalmente il viaggio si può dire partito, però non di certo finito, Miike tornerà nuovamente su questi schermi, forse con film che ancora devono essere prodotti oppure con altri della sua sterminata filmografia, chissà.

Visitor Q (Dramma, Horror 2001) - Senza dubbio uno dei film più controversi e provocatori diretti dal regista, per i temi trattati e per tanto altro. Allucinante oserei dire, alcune scene ti rimangono impresse, questo film racchiude tutto il peggio che un'essere umano possa concepire, ovvero prostituzione da parte della figlia, bullismo da parte dei compagni di scuola (veramente pesanti le umiliazioni che deve subire), la pazzia della moglie che prova piacere nel procurarsi ferite di vario genere ed infine il padre autore di atti di necrofilia, violenza, incesto e omicidi in partecipazione con la moglie, tutto in un clima freddo senza emozioni dove le immagini osservate dal "visitatore" ignoto parlano da sole. Un film crudo come pochi altri, dove la follia la fa da padrone, la quale paradossalmente unirà la famiglia che prima della visita di Q era totalmente disunita, in un nucleo solido. Un film assurdo, amorale, fastidioso, ma salvato dall'ironia macabra e a volte cartoonesca, dall'abilità realistica e credibile del digitale, tuttavia un po' penalizzato da una certa prolissità nella prima parte (nonostante la durata sia già abbastanza contenuta). Arrivi in ogni caso a fine di questo film molto strano che non sai assolutamente che voto mettere: ci può stare sia un'insufficienza che un giudizio pienamente positivo. Io sto nel mezzo: una sufficienza (ma piena) un po' per il grottesco (al suo limite estremo) di alcune scene, un po' per il finale e un altro po' per la rappresentazione della perversione di questa famiglia giapponese. Comunque, voto a parte, è da premiare Takashi Miike per il coraggio (che di certo non gli manca) nel portare alla luce una pellicola di questo genere. Forse estremo, ma visionario, nel senso buono del termine. Voto: 6,5

The Happiness of the Katakuris (Commedia, Horror, Musicale 2001) - Un Takashi Miike leggero che si misura con una commedia, ma niente paura: tutto quello che può essere considerato convenzionale questo regista riesce sempre a tenerlo fuori dai suoi progetti. E così The Happiness of the Katakuris (liberamente tratto dal film sudcoreano Joyonghan Gajok di Kim Ji-Woon, che ovviamente non ho visto e quindi impossibile fare paragoni) diventa non solo una commedia ma un casino di generi mischiati tra loro come animazione, grottesco, musical e via dicendo. Sta proprio in questa impronta impazzita il suo punto di forza più che nella storia narrata che, attraverso tutto ciò che in un film non dovrebbe stare (insieme), rende i momenti più commoventi ed ottimisti fuori dalla retorica che qualunque altro film avrebbe avuto. Infatti bellissimo è il messaggio, sulla famiglia e la felicità, soprattutto nell'impattante finale. Menzione a parte la merita l'incipit nonsense rispetto al resto, con l'utilizzo della claymotion (forse per motivi di budget? che sì è esiguo) che sarà usata anche nei momenti più violenti. Rispetto ad altro del regista nipponico, comunque, le dosi di violenza e scene esplicite sono quasi nulle ma non manca il macabro, e la black comedy è black fino in fondo. Simpaticissimi quasi tutti gli intermezzi musicali, qualcuno noioso (intelligente quello alla karaoke, ennesima uscita dagli schemi). Registro grottesco discreto (comunque non ai livelli weird di Visitor Q, buono da una parte, non tanto dall'altra), pecca di prevedibilità e di poca originalità in molti punti della trama (però quella fastidiosa tendenza dei clienti del loro albergo a morire assolutamente riuscita). Registicamente discreto, l'ennesima dimostrazione della poliedricità di Takashi Miike in tutti i campi, dallo yakuza movie all'horror alla commedia. Voto: 7
Gozu (Dramma, Horror 2003) - Assurdità pazzesca di Miike che tira fuori dal cilindro un film quasi Lynchiano (affine a Lynch nelle intenzioni ma non nella forma), in cui è quasi impossibile capirci qualcosa ma che ti trascina in un girotondo di pazzia che ti rende impossibile staccare gli occhi dal monitor (del PC) nonostante il ritmo sia ai limiti del soporifero. La sequenza del parto è qualcosa che rimane impressa nella mente per il resto della vita e da sola merita la visione. Gozu (presentato anche a Cannes) è delirante, indefinibile, perturbante e chissà cos'altro. In tale delirio però è un piacere perdersi (anche se forse un tantino lungo), seguire le vicissitudini del protagonista, in questa sorta di viaggio di formazione (un incubo weird è meglio) dove la sua figura tipica di yakuza viene sempre più sfumata. La galleria di personaggi che si incontrano nel film sono uno più bizzarro dell'altro. Secondo me se ad un film del genere gli si vuole dare a tutti i costi un senso, si commette un madornale errore. Bisogna lasciarlo fluire per venirne ipnotizzati. Takashi Miike, come al solito, gira alla grandissima, utilizza con parsimonia ma in maniera perfetta suoni e soprattutto rumori, dirige benissimo i suoi attori e ammanta il tutto con i caratteristici temi che abitualmente lo contraddistinguono violenza, sesso, ironia. Ne viene insomma fuori una delle pellicole tra le più "malate" che abbia mai visto, una giostra della follia che fotografa in modo perfetto l'immaginario del regista, il suo Alice nel paese delle meraviglie, ma ovviamente depravato, morboso, inquietante e nonsense all'ennesima potenza, dove pure si ride. E quindi un film delirante, che non si dimentica facilmente, e scusate se è poco. Voto: 7

Lesson of the evil (Thriller, Horror 2012) - Non mi ha convinto appieno, eppure davvero notevole è questo film horror (un cosiddetto slasher). Un film (Il canone del male qui da noi) nettamente diviso in due parti: nella prima ora il racconto si snoda, lento e pacato, ad illustrare la singolare figura del professor Hasumi (bravissimo chi lo interpreta, eccellenti anche gli attori-ragazzini), bello e intelligente, amichevole e comprensivo. Sappiamo però che il nostro non è un bravo ragazzo fin dalla prima scena, un flashback che ricorda altri famosi incipit in flashback (un titolo su tutti, ovviamente: l'Halloween di John Carpenter). Allora non stupisce che la seconda ora del film (dove questo professore dà di matto) sia tutta dedicata ad un'iperrealistica esplosione di violenza, connotata (come sempre nel regista giapponese) da una buona dose di ironia, che troviamo fra l'altro sia nel comportamento freddo e controllato di Hasumi (in mezzo alla strage fa cadere un pupazzo che raffigura il primo uomo sulla Luna, e ovviamente appoggia il fucile e riposiziona con cura l'astronauta presso la navicella) sia nel leitmotiv musicale che accompagna tutto il film, la ballata di Kurt Weill "Die Moritat von Mackie Messer", archetipo dell'ironico modo di raccontare un assassino. E, come sempre nel cinema di Miike, accanito cinefilo (e si vede), non mancano invenzioni geniali sparse qua e là, e c'è pure, tramite l'allucinatoria presenza del fucile organico monocolo, un omaggio al grande David Cronenberg (Videodrome). Peccato solo che non arrivi ai livelli dei punti più alti di Takashi Miike (pecca un po' di banalità e di lunghezza), ma comunque meritevole di una visione. Perché pur giocando con storie già viste e con un genere che ha già fatto vedere tutto o quasi, è girato con stile. In più intrattiene e coinvolge con dignità. Certo, speravo meglio, ma va bene (al sequel dico comunque no). Voto: 6+

15 commenti:

  1. The Happiness of the Katakuris è uno dei miei film preferiti; mi aveva folgorato nel 2006, quando l'avevo visto in Australia, e poi ero corsa a comprare il DVD per poterlo riguardare con tranquillità ogni volta che ne avessi avuto voglia!

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    1. Sì lo so, nel mentre cercavo informazioni mi sono imbattuto nella tua recensione, anno 2009.. ;)

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  2. Sarà pur banalotto, ma io "Lesson of the evil" lo guarderei.

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    1. Sì, l'importante è vederlo senza bambini intorno però :D

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  3. Beh, l'uso della claymotion per scene interne, oltre all'intro, potrebbe essere una trovata originale, almeno visivamente^^

    Moz-

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    1. Visivamente, e non solo, lo è, funziona e il film anche ;)

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  4. E questo è il mio periodo in cui guardo Miike, ed è sempre qualcosa di genialmente folle ogni volta ;)

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  5. Non conoscevo il regista, mi hai incuriosito!

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    1. Beh è normale, anche perché non è per tutti conoscerlo ;)

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  6. Tarantino ne parla come di uno dei suoi registi contemporanei preferiti, ma sappiamo tutti che Tarantino ha ottimi gusti

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  7. Il regista non mi pare di conoscerlo ma gli asiatici ci sanno fare con l'horror. Magari provo i due col voto più alto.
    Di The Happiness mi incuriosiscono le scene in claymotion ma la parte musicale, anche se la definisci riuscita, mi blocca.
    Gozu non si dimentica facilmente? Delirante? Il suo Alice nel Paese delle Meraviglie? Mi convince di più.

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    1. Ci sanno fare eccome con l'horror, e Miike è uno di quelli. A me la parte musicale non mi ha dato fastidio come in altre occasioni (in Riverdale per esempio...), ma se non provi non puoi sapere. Una scena soprattutto in Gozu, potresti non capirci niente di tutto il resto, però merita ;)

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