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venerdì 29 maggio 2020

I film del periodo (11-31 Maggio 2020)

Dopo averne parlato settimana scorsa, ecco il post, sui film visti ultimamente, tanto atteso. Atteso perché primo di una lunga serie di post cinematografici periodici, in cui farvi vedere come l'ho strutturato secondo le mie nuove disposizioni. In modo semplice direi, per quanto riguarda nuove ed ultimissime visioni, una suddivisione in tre categorie (che saranno associate a dei colori in riferimento ad un semaforo), consigliati, senza infamia né lode, sconsigliati. Dopo tutto ciò ecco la categoria vintage, presumibile che ogni qualvolta proporrò questo tipo di post avrò visto infatti un film pre-2000, e quindi piccola recensione anche a queste pellicole. Per finire la classica lista dei film che nel periodo corrente ho deciso di non vedere. Ho pensato di fare così e credo sarà sempre questo il metodo da utilizzare. Comunque per questa prima volta c'è da fare delle precisazioni sui film che ho visto in questo periodo. Il 12 maggio nel post relativo alla settimana cinematografica precedente avevo anticipato la visione in settimana di Endgame, e qui c'è, era previsto poi che la settimana dopo vedessi (come successe ad inizio marzo, qui) alcuni film passati (negli ultimi due mesi però) in prima visione in chiaro, e qui ci sono tutti, infine approfittando della rassegna di Sky di inizio maggio dedicata a Quentin Tarantino (10 giorni e tutti i suoi film), era quasi automatico che insieme al suo ultimo film andato in onda in esclusiva avrei rivisto alcuni dei suoi cult, così ho fatto e qui ci sono due film, paradossalmente due film agli antipodi nella sua cinematografia, uno dei migliori ed uno dei "peggiori". Detto ciò ecco le mie visioni dell'ultimo periodo.
SEMAFORO VERDE PER...
Avengers: Endgame (Supereroi 2019) - Dopo il traumatizzante e tragico intervento di Thanos, Avengers e C. sono dispersi e depressi. Come cercare di riportare tutto com'era prima? Semplice, tornando (e prevedibilmente) indietro nel tempo (no, non è uno spoiler, è la naturale conseguenza dei fatti). Sta in questo, nella scelta comunque giustificata di usare questo escamotage (un viaggio del tempo che manda persino all'aria le regole che Robert Zemeckis aveva imposto nella trilogia di Ritorno al Futuro) per riportate tutto (o quasi tutto) al loro posto, la differenza tra Endgame ed Infinity War. Non solo, rispetto ad Infinity War, Endgame soffre un po' della marginalizzazione di Thanos, che era stato a sua volta l'anima di quel film e di quello stupendo finale. Anche sotto il profilo emotivo, seppur con qualche dipartita eccellente (che qualche lacrima fa versare), non siamo al livello di quel finale. Va bene che la funzione tra le due pellicole è diversa, Endgame doveva infatti semplicemente (non potendo ovviamente finire diversamente) chiudere l'epopea iniziata con il primo Iron Man, a mio avviso riesce degnamente nell'intento, però si poteva fare di più. Soprattutto la parte della ricerca delle gemme poteva senz'altro essere fatto meglio, in compenso l'epica battaglia finale non delude le aspettative. In tal senso gli effetti speciali sono eccezionali, come sempre. Gli attoroni non mancano (inutile elencare il cast smisurato) e, ormai grazie ai film precedenti, riescono a far funzionare i personaggi nonostante il tempo limitato (anche se il tanto osannato e atteso ruolo chiave del Capitan Marvel di Brie Larson si riduce a un paio di comparsate). I protagonisti principali, in particolare, hanno una degna chiusura della loro lunga storia (a tal proposito bello che i fratelli Russo si siano, nonostante qualche lungaggine di troppo, focalizzati sui sei Avengers principali). Le regole del gioco si incasinano e alla fine è difficile far tornare i conti, ma resta un film di supereroi e va bene così. Va bene che, seppur siamo comunque al di sotto di Infinity War, Endgame sia il classico film Marvel (con il suo solito ficcante umorismo), che riesca ad essere il giusto compromesso finale ad una epopea incredibile. Voto: 7,5

C'era una volta a... Hollywood (Dramma 2019) - Un prodotto che mi è piaciuto più come documentario che come film, almeno fino a mezz'ora dalla fine, quando arriva la "tempesta", che arriva con modalità inaspettate e comiche, amalgamando alla perfezione horror e commedia. Il genio di Tarantino è questo ed è per questo che si ama. Egli che crea una piacevole bolla temporale, probabilmente quella legata alla sua infanzia, dove il cinema è il protagonista, ed Hollywood è ancora il paese dove i sogni possono diventare realtà, come quelli di Rick Dalton, un attore televisivo, e Cliff Booth, la sua controfigura, che intraprendono una personalissima odissea per affermarsi nell'industria cinematografica nella Los Angeles del 1969. Il regista si diverte a disseminare omaggi cinefili a go go in quella che è un orgia citazionista, divertente, irriverente. "C'era una volta il cinema", che nella testa del geniale regista, evidentemente ha coinciso per tanto tempo con Hollywood, oasi dove la pace è un diritto e la felicità un dovere morale. Cose che nessuno può scalfire, neanche se ti chiami Manson. E cosi il cinema, come in "Bastardi senza gloria", ardisce a riscrivere la storia in un epilogo di rara goduria, dove si sovrappone il sogno alla realtà, in un omaggio ai B movie. Ottimi i due protagonisti (Leonardo DiCaprio mi è sembrato sinceramente più appassionato che di Brad Pitt, quest'ultimo che si è portato a casa addirittura l'Oscar, 25 anni addietro l'avrebbe più meritato al pari di Bruce Willis per le 12 Monkeys), mentre Margot Robbie è solo funzionale al ruolo (meritava probabilmente più spazio). Piacevoli le varie comparsate che vedono figurare nomi illustri, tarantiniani e non (Kurt Russell, Michael Madsen, Al Pacino, Bruce Dern) e star in declino (Damian Lewis, Timothy Oliphant, il compianto Luke Perry), poi tantissimi altri. Film senza trama? Forse, ma anche film che si e ci appassiona genuinamente ai personaggi (come sempre avviene con Tarantino), che bucano tutti lo schermo, anche solo se per due minuti (in particolare Margaret Qualley). Da fan tarantiniano quindi, non posso dire altro se non che mi è piaciuto (bell'affresco malinconico e bellissimo di un epoca forse esistita solo nella mente di pochi eletti, destinata a vivere nei sogni senza poter tornare più). Ecco forse nella filmografia di Tarantino, che ci ha abituato a film un po' più che "semplicemente" belli questo è a tutti gli effetti un'opera "minore" (troppi tempi morti anche per i suoi standard, dialoghi spesso poco brillanti, ma un film di Tarantino anche non perfettamente riuscito resta di gran lunga superiore alla media), però anche questa volta il regista di Knoxville è promosso. Voto: 7+

SEMAFORO GIALLO PER...
Verónica (Horror 2017) - Dal punto di vista del soggetto e della sceneggiatura ci troviamo difronte al solito, classico, film sulle possessioni con tanto dell'abusata tavola ouija, anche se il fatto di essere tratta da una storia vera avvicina la pellicola a titoli come "L'Esorcismo di Emily Rose". Grazie però alla matrice ispanica (un filone, quello spagnolo del cinema di genere, che quasi sempre riesce, come anche in questo caso, e dopo La settima musa e tanti altri prodotti simili, a non deludere) ed alla più che buona regia di Paco Plaza (è lui, insieme all'altro esperto Jaume Balaguerò, è sua la Musa di cui sopra, la mente ed un braccio della saga avvincente [Rec]) lo si può reputare un buon film (brava anche l'esordiente attrice Sandra Escacena). L'unica pecca che mi sento di trovare sta negli effetti speciali e nelle "manifestazioni" demoniache che a volte scemano la tensione che si era riusciti a creare, ci son momenti difatti in cui il regista costruisce bene l'ansia per poi farla sfociare nella banalità. Nel suo genere comunque un prodotto sufficiente, ma non di più. Voto: 6

Il ribelle - Starred Up (Dramma 2013) - Film carcerario dall'ambientazione accattivante e dalla discreta regia (David Mackenzie, quello dell'intenso Perfect Sense e del polveroso Hell or High Water, gira bene e ci sono anche inquadrature di buona fattura). Il giovane interpretato dal sempre più bravo Jack O'Connell non riesce a controllarsi e ha continui attacchi di violenza, fino a quando non inizia a partecipare alle sedute di un gruppo. Nel mentre deve vedersela con il padre, anch'egli in prigione. Inevitabile che il film ci racconti la "redenzione" del protagonista che però non è quella di chi affronta se stesso per auto-sconfiggere il proprio carattere, ma quella della riconciliazione con il padre (interpretato da Ben Mendelsohn), abbastanza telefonata. E nonostante un indugio fin troppo calcato sulla violenza, che a tratti la fa da padrone quando ci si poteva concentrare di più sulle dinamiche interpersonali, il film riesce comunque ad andare a segno, raccontando il microcosmo del carcere e della mente, ma senza riuscire ad andare veramente a fondo. Voto: 6

A Bluebird in My Heart (Dramma 2018) - Un uomo di origine danese appena uscito di prigione si stabilisce in un motel di periferia gestito da una donna ed instaura un profondo legame con la giovane figlia Clara, anima ribelle che vede nell'uomo la figura paterna che le manca, suo padre è detenuto. Danny, il protagonista, ha l'illusione di aver trovato finalmente quello che cercava nella vita, ma un tragico imprevisto manderà all'aria tutto. Noir ambientato in una fredda e desolata cittadina belga affronta la tematica del revenge movie sfruttando tutti gli archetipi del genere con resa dei conti finale annessa ma si arriva alla fine con un senso di incompiuto e déjà-vu. Tutto sommato però ci si può accontentare, perché certo, il suo difetto è essere insipido e poco coinvolgente, soprattutto se avete già visto film dello stesso genere, certo, non c'è niente che non sia già stato visto, e quello che c'è non esce dalla linearità, certo, nessun particolare guizzo o acuto da ricordare, ma il film (un buon noir anche se alterna cose buone a molti difetti di sceneggiatura) in sé non è fatto male, diciamo che è guardabile e non annoia. Gli attori poi sono bravi (da una parte c'è Roland Møller e dall'altra la "lolita" Lola Le Lann) ed è ben girato (con una bella fotografia cupa ed opprimente). Insomma niente di memorabile ma comunque film onesto che senza dubbio merita una visione. Voto: 6

Ritratto di famiglia con tempesta (Dramma 2016) - I conoscitori del cinema di Hirokazu Kore'eda, Father and son, Little sister (che tuttavia mi manca), ben sanno come il regista giapponese sia narratore sensibile e partecipe delle dinamiche famigliari, delle complessità dei rapporti genitori-figli innanzitutto, ritrattista attento alle sfumature in cui infinitamente trascolorano i drammi, tutte caratteristiche ben presenti anche in Ritratto di famiglia con tempesta, che racconta di un padre, separato dalla moglie, che vuole a tutti i costi riallacciare i rapporti con l'ex-coniuge e trascorrere più tempo con il proprio figlio di circa 10 anni, ma poiché egli si rivela essere un individuo ancora immaturo e troppo incline al vizio del gioco, tutto è complicato, perciò prima capirà e meglio sarà. Mi ha convinto meno però, forse perché eccessivamente lento o, più precisamente, lungo (con circa 10/15 minuti di meno sarebbe stato perfetto tempisticamente parlando), forse perché i personaggi mi sono apparsi più stereotipati. Restano sicuramente nella memoria scene capaci di conciliare l'intensità emotiva con la stilizzazione rituale del codice dei comportamenti, chiave di volta della bellezza del cinema di Hirokazu Kore'eda, nell'insieme però mi è sembrata opera meno riuscita (soprattutto rispetto al bellissimo Father and son), comunque pur sempre di buonissima qualità. Voto: 6

Mission: Impossible - Fallout (Azione 2018) - Discreto sesto episodio della saga (un film ben realizzato, dunque la "promessa di qualità" del film è stata mantenuta ulteriormente) che si può considerare a tutti gli effetti il seguito del precedente (ma comunque meglio riuscito) Rogue Nation. Il cast infatti è lo stesso (villain incluso) con l'unico inserimento di un bravo Henry Cavill (al posto di Jeremy Renner) che in più di un'occasione finisce per rubare la scena allo stesso Tom Cruise. Certo, ormai gli inseguimenti cominciano a diventare ripetitivi (l'inseguimento a Parigi ed il finale in alta quota meritano comunque un plauso), come anche le acrobazie di Tom Cruise, a cui il tempo continua a non passare, ed anche i colpi di scena sono un po' telefonati, tuttavia il film scorre bene e riesce a non far pesare troppo le quasi due ore e mezza di durata. Se lo si vede col cervello rigorosamente spento ci si può anche divertire, altrimenti se cercate plausibilità e verosimiglianza lasciate perdere (il sesto episodio della serie Mission Impossible è infatti un concentrato di adrenalina ed effetti speciali lanciati alla massima velocità che non hanno nessuna pretesa di essere credibili). L'unico difetto che si può trovare è che, a differenza degli altri capitoli, di questo se non si è visto il film precedente si rischia di non capire a fondo la trama perché dà per scontato la conoscenza di alcuni personaggi. Per la saga e per il regista Christopher McQuarrie (lo è stato anche del precedente) direi un passo indietro quindi, però già raggiungere la sufficienza è un bel traguardo di questi tempi. Voto: 6

SEMAFORO ROSSO PER...
Il regno (Thriller 2018) - C'è qualcosa in questo film (in chiaro scuro) che cattura, sarà la colonna sonora avvincente, sarà la trama che racconta la corruzione politica dall'interno del mondo dei corruttori stessi, sarà il lirismo di fondo. Il ritmo però non sembra reggere la sceneggiatura (che è inevitabilmente prevedibile), i momenti di stanca sono molti, gli attori non sembrano tutti a loro agio (a parte Antonio de la Torre, che se la cava discretamente bene nonostante gli "scatti"). Nemmeno il centralissimo finale, davvero azzeccato e non troppo scontato (incentrato sull'ipocrisia), riesce a sollevare le sorti di un film riuscito solo a metà. Peccato. Il film infatti, è secondo me non all'altezza di Che Dio ci perdoni dello stesso regista Rodrigo Sorogoyen (un ritratto di due poliziotti, tratteggiati con mano sapiente e interpretati benissimo, anche dallo stesso De la Torre) e forse neanche così tanto meritevole dei 7 premi Goya vinti (tra cui quello come miglior regista ed attore protagonista, meritavano in altre occasioni, e colonna sonora, solo questo può starci) nel 2019. Voto: 5

ANGOLO VINTAGE
Jackie Brown (Noir 1997) - Un Tarantino più dimesso nei toni e che prova a prendersi più sul serio è quello di Jackie Brown, il film immediatamente successivo a "Pulp Fiction" e che molti fan del regista non amano particolarmente. Malgrado l'opera in questione non sia, a mio parere, fra le più ispirate del cineasta non lo considero un prodotto da buttare ma bensì un noir molto ben calibrato, posato e realistico. L'intreccio non è dei più geniali e in fin dei conti anche abbastanza prevedibile, ma il tocco di Tarantino c'è e questo impreziosisce non poco il titolo. I dialoghi brillanti, i personaggi incisivi (si ricordino gli attori del calibro di Samuel L. Jackson, Robert De Niro e Robert Forster, comunque bravissima Pam Grier) ed una bella colonna sonora (senza dimenticare la regia e la mitica scena nel negozio d'abbigliamento) rendono Jackie Brown un noir delizioso e da vedere, una revisione del genere assolutamente riuscita. Certo, forse la durata complessiva è eccessiva ed in alcuni punti il ritmo è compassato, non ci sono scene di violenza e la storia non è particolarmente incalzante, ma definirlo addirittura un fiasco è effettivamente esagerato. Però tra i film di Quentin resta uno dei meno belli che ho visto. Voto: 6,5

Pulp Fiction (Gangster 1994) - Il lavoro totale di Tarantino, un'opera completa e quasi perfetta ormai entrata di diritto nell'immaginario collettivo mondiale. Malgrado non sia, a mio parere, il migliore del regista né il mio preferito fra i suoi film, mi rendo conto (adesso più che prima) di come Pulp Fiction sia un lavoro straordinario, realizzato da un giovane 30enne che all'attivo aveva un solo film. In questa epopea pulp tutto funziona, dalla commistione di svariati generi, al fortissimo black humour, dalle scene di violenza eccessiva ai brillantissimi dialoghi fra le varie star presenti (da Samuel L. Jackson a John Travolta, da Uma Thurman a Bruce Willis, da Tim Roth ad Harvey Keitel e da Christopher Walken a Ving Rhames) fino ad arrivare alle tante citazioni e curiosità che il cineasta americano ha infilato in questa sua scanzonata storia. Fra risate, nostalgia, frasi ormai storiche e tanto altro Tarantino nel 1994 ci regalò questa perla del cinema contemporaneo, un'opera imperdibile per gli appassionati della settima arte e non. Voto: 8

Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: La diseducazione di Cameron Post, I fantasmi d'Ismael, La conseguenza, Stranded, Pupazzi alla riscossa - Uglydolls, Ubriachi d'amore, VivereThe German Doctor, Il grande salto, Nobili bugie.

38 commenti:

  1. Pulp Fiction in effetti è leggenda. Moz sarà contento dell'otto che gli hai attribuito :) C'era una volta Hollywood lo dovrei vedere, ma in questo periodo sto facendo overdose di film italiani oldstyle :D

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    1. Non l'ho messo per compiacere Moz, comunque sì leggendario ;)
      Su Cine34? Ho visto che fanno film pure con Pierino :D

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  2. "Endgame" poteva finire solo in quel modo, in teoria avevano pubblicizzato il film come l'ultima volta in cui avremmo visto la maggior parte dei personaggi Marvel coi volti degli attori ufficiali, un poco per raggiunti limiti di età un poco per la scandenza dei contratti. A quanto pare però non sarà così, già è stato confermato Robert Downey Jr nel prequel sulla Vedova Nera e Chris Hemsworth nel prossimo "Guardiani della Galassia"
    E mi sa che non appena tutta questa bagarre del coronavirus, assisteremo a tanti altri "ritorni eccellenti".

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    1. Beh sì, ho letto della prossima fase e dei tanti film che ci saranno, però a parte la pubblicità, il finale obbligato e il voto
      comunque molto positivo, speravo di più ;)

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  3. Quest'abbuffata di Tarantino mi ha fatto venir voglia di rivedere tutti i suoi film, lo dico da anni, non lo faccio mai.
    Prima o poi...
    Intanto, anche se non è perfetta e si prende davvero troppo tempo, anche la sua Hollywood vintage conquista (più dopo, che durante la visione e i suoi giri volutamente a vuoto).

    Tra i tuoi scartati noto Cameron Crowe, che con i suoi limiti mi era piaciuto ;)

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    1. Beh non sono tanti, 9, puoi farcela ;)
      Sì, speravo meglio, ma è comunque un bel film :)
      Cameron Crowe è un regista...comunque nulla da dire, evitato solo perché già visto Boy Erased, che racconta una medesima storia.

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    2. Ah, che sbadata, intendevo Cameron Post ovviamente!

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    3. Lo so lo so, però errore buffo, che poi credevo che Cameron Post fosse un uomo, invece è donna :D

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  4. Jackie Brown per molti anni non aveva convinto nemmeno me, ma ero ragazzina. Rivisto oggi lo reputo uno dei film tarantiniani più maturi e riusciti, con una colonna sonora per cui commuoversi. E comunque a Tarantino, in generale, meno di 9 non si da. 8 solo per A prova di morte.

    Tra i semafori gialli ho adorato Veronica. Mi aveva messo davvero paura quando l'avevo visto!

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    1. A parte che A prova di morte non conta, per l'appunto in ultima posizione Jackie Brown, poi tutti 8-8,5, i miei preferiti Kill Bill ;)
      Trattasi di storia vera ti fa cagare sotto un po' di più :D

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  5. Ahaha abbiamo gusti diversissimi su Tarantino.
    Per me, Pulp Fiction resta il preferito, ma penso che Hollywood sia il migliore che abbia realizzato... non lo considererei mai un film minore XD

    Moz-

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    1. Minore nel senso di voto in confronto agli altri, è penultimo a parer mio..

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  6. Risposte
    1. Probabile e/o possibile, però vederlo assolutamente dovresti ;)

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    2. Stavo scrivendo a Pietro, infatti, chiedendo come fosse possibile che un quotato, appassionato, cinefilo, non avesse mai visto Pulp Fiction. Che non lo abbia visto Claudia, ci sta, visto comunque il suo rapporto sporadico e parziale col mondo della celluloide. Ecco, ad esempio potrei essere sicuro che abbia visto I ponti di Madison County, ma se per caso anche questo "capolavoro" mancasse all'appello, mi sentirei di indirizzarla senza indugio alcuno...lasciasse stare Pulp, e si dedichi anima e core ai Ponti... ;)

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    3. Ma infatti l'ho visto, però anche tantissimi altri grandi film ho visto, ma di tutti tutti è impossibile scrivere ;)
      Per quanto riguarda Claudia beh sì hai ragione :D

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  7. Come Claudia anch'io non ho visto "Pulp Fiction". Durante un corso di cinema ci hanno fatto vedere degli spezzoni del film "Le Iene" sempre di Tarantino e da quel momento ho deciso che i suoi film non fanno per me, troppo violenti! 😅
    Di questi titoli voglio recuperare "Avengers: Endgame"! 😊

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    1. Quello è forse il più violento, dovevano farti vedere Jackie Brown...ma comunque il suo ultimo potresti apprezzarlo ;)
      Non puoi non vederlo dopotutto, soprattutto se hai visto e ti son piaciuti i precedenti :)

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  8. Io ho proprio odiato Tarantino.
    Non capisco chi urla al capolavoro, no.

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  9. Endgame non l'ho ancora visto, ma sono certa mi piacerà.
    Per quel che riguarda Tarantino, sfondi una porta già spalancata: non c'è suo film che mi abbia lasciata indifferente, praticamente li amo tutti.
    Un abbraccio e buon sabato.

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    1. Da fan Marvel o di genere all'appello non può infatti mancare ;)
      Effettivamente i suoi film rimangono impressi, ed è un gran pregio :)

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  10. Tre righe per Pulp e una filippica per Avengers fa comunque capire che i gusti sono e restano distanti...
    https://www.filmtv.it/film/166273/avengers-endgame/recensioni/952287/#rfr:none
    A proposito...sta per uscire l'ultimo Nolan: Tenet film davvero pazzesco.. ma immagino ti interessi poco...

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    1. Che ci vuoi fare, ma comunque di Pulp Fiction da scrivere c'è poco, bisogna solo vederlo ed ammirarlo, punto e basta ;)
      Certo che mi interessa, ma cerco di tenermi alla larga per evitare spoiler e non farmi condizionare :)

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  11. D'accordo su Once Upon a Time (anche se a me è piaciuto pure un pelino di più) e molto d'accordo anche su Veronica. Jackie Brown, per me, è un filmazzo altroché e Pulp Fiction, vabbè, inutile dire quanto sia un film straordinario. Gli altri, alcuni purtroppo, alcuni per fortuna, non li ho ancora visti.

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    1. Il problema di Once upon a time (in Hollywood) è che non rimane particolarmente impresso (a parte il finale) e scivola anche troppo facilmente via, come Jackie Brown, in Pulp Fiction ecco invece personaggi più iconici e scene altrettanto più iconiche ;)

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  12. C'era una volta ad Hollywood lo voglio assolutamente vedere, se c'è Di Caprio ne varrà sicuramente la pena (lo adoro come attore!). Questo lunedì salvo sonno imprevisto vedrò anche un film che ho in lista da tantissimo, complice il fatto che lo manda Mediaset in onda: Dunkirk. Speriamo entrambi non deludano :D

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    1. Non posso assicurartelo che non dormirai, anche perché anch'io da Mediaset mi addormenterei visto quando finisce e la tanta pubblicità, tuttavia sia l'uno che l'altro sono validi ;)

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  13. Dei citati ho visto solo Endgame e Pulp Fiction. 7,5 per Endgame è però un voto ingeneroso, per quanto non sia al livello di Infinity War.

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    1. Ad Infinity War ho dato comunque 8...coerente secondo me quel mezzo voto in meno ;)

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  14. Pulp Fiction è un capolavoro, ma davvero un enorme capolavoro.

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  15. Concordo con la tua recensione di C'Era Una Volta a Hollywood.
    Pitt forse è meno appassionato a causa anche del personaggio 🤔
    A me è piaciuto molto il what if, conoscevo benissimo la storia di casa Polanski e mi ha spiazzato questo "universo tangente" in cui si salvano tutti. Davo per spacciato il personaggio di Pitt e invece...

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    1. E per fortuna arriva quel what if, altrimenti come ho detto, l'avrei apprezzato meno. Appassionato o meno il Premio Oscar parrebbe eccessivo, ma nel complesso bel film ;)

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    2. Mannaggia a me e quando aspetto troppo a commentarti un film. Veronica l'ho visto a fine febbraio e ho dovuto riguardare il trailer, altrimenti avevo un vuoto.
      OK, visto.
      Non sapevo fosse tratto da una storia vera, forse lo avevo intuito o peggio, lo dicono chiaramente alla fine del film ma io ho rimosso tutto.
      Proprio perché gli spagnoli ci sanno fare, mi aspettavo di più. Pochi spaventi e suspense, giusto un po' all'ultimo quando usa la tavola Luigia (non ha corretto il correttore) coi fratellini. La fine non me la ricordo molto, solo che mi ha deluso ma essendo tratto da una storia vera, c'erano poche altre possibilità, altrimenti serviva una conclusione alternativa alla realtà, come discutevamo qui sopra sul film di Tarantino.
      Comunque il 6 ci sta.

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    3. Beh sì, in questo caso la direzione era solo una, perciò certamente meglio si poteva fare, ma almeno il suo dovere minimo fa e questo basta ;)

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