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giovedì 27 agosto 2020

Le serie tv del mese (Agosto 2020)

C'era un tempo in cui vedevo tutte le serie che mi capitavano di mano, ossia quelle di Fox e di tutti gli altri canali di Sky, poi è arrivato Netflix e successivamente altre piattaforme, e ho dovuto per forza di cosa fare una selezione. Eppure nonostante ciò non sono riuscito a staccarmi da alcune serie che seguo ancora, ma che stanno per finire, o almeno me lo auguro. Ma al di là di ciò, l'anno prossimo sarà comunque un anno seriale diverso, molte serie momentaneamente accantonate avranno infatti finalmente visione. Non anticipo i titoli, ma c'è parecchia roba (a quanto si dice) buona, anzi, buonissima. Prima di ciò, c'è però ancora molto da vedere, sia prima della fine dell'anno che delle classifiche finali, ci sono per esempio le serie viste in questo caldo mese d'agosto, serie che qualcosa han regalato e lasciato.

Westworld (3a stagione) - Una terza stagione che conferma l'eccezionalità dal punto di vista tecnico (anche se manca una colonna sonora memorabile come quella delle scorse stagioni, fatta eccezione per una stupenda cover di Space Oddity), con pochi altri rivali nel mondo televisivo (complessivamente ottimi gli effetti visivi, ma si sa che HBO non bada al risparmio in tal senso, come visto anche nella un po' deludente serie His Dark Materials). In questa stagione è però venuta meno la struttura portante dello show (che muta e si sposta al di fuori dei parchi), lasciando l'impressione che i "nostri" androidi ormai abbiano poco da dire. Anche perché ora più che mai la serie mette al centro il tema del libero arbitrio, ma lo fa spostando lo sguardo dagli "host" agli umani, chiedendosi quanto sia giusto barattare la privacy e la libertà di scelta delle persone in nome di una maggiore sicurezza per tutti, trattare il mondo come un software in cui correggere ogni anomalia che ne mini il funzionamento. Temi certamente interessanti e per certi aspetti, come la gestione dei dati personali, molto contemporanei, ma mancano della profondità che aveva caratterizzato le stagioni precedenti, inclusa la (criticata, eccessivamente a parer mio) seconda. Comunque questa nuova stagione parte subito con dei ritmi molto serrati, anche per via di Dolores (sempre splendidamente interpretata da Evan Rachel Wood) e della sua crociata contro gli umani. La strada di Dolores però sarà costellata di vecchi e nuovi "amici", ognuno con il proprio tornaconto ma intenti a fermarla ad ogni costo (tra questi l'impassibile Serac, a capo di una società ancora più inquietante della Delos, tenacemente interpretato da Vincent Cassel). Ed è così che vengono abbandonate le atmosfere da spaghetti western e cappa e spada del passato, vengono abbracciate invece nuove tematiche orwelliane, non solo il controllo delle masse e il valore della libertà, anche il tenore dell'azione, che adesso abbraccia a tutto tondo quello dell'action sci-fi, quasi a trovarci di fronte ad una "scimmiottatura" (in senso buono) di Terminator. Infatti non che sia una brutta cosa, anzi, è proprio su questo aspetto che gran parte della serie (in cui comunque la riuscita degli episodi mantiene una qualità costante mediamente alta per una serie di questa portata) si regge, mettendo in scena quanto "annusato" con la fine della seconda stagione: lo scontro epocale (uno scontro d'impatto) fra Maeve e Dolores, ma in questo modo la serie non ha nulla di speciale rispetto a tanti altri prodotti simili. Il peccato più grande quindi, commesso in questa stagione 3, è stato sicuramente quello di rendere una serie straordinaria come Westworld qualcosa di normale, di lineare. Lineare perché gli autori Jonathan Nolan e Lisa Joy, dopo aver effettivamente calcato un po' troppo la mano con i "rompicapi" nella scorsa stagione, questa volta optano per qualcosa di più lineare. Il che non è un male, ma la serie privata della sua identità viene. Una serie che avrà una quarta stagione e delle premesse interessanti, dopo una terza che comunque si è difesa bene, ma voglio sperare che questa sia stata solo una fase di passaggio per arrivare a qualcosa di meglio. Voto: 6,5

GLOW (3a stagione) - La seconda stagione di GLOW era terminata con il gruppo in partenza per l'hotel Fan-Tan di Las Vegas. Adesso le grandiose lottatrici del wrestling tornano più deboli ma al contempo più resistenti che mai. Gli sceneggiatori decidono di puntare tutto sulle fragilità dei personaggi della serie, che però si riveleranno dure da abbattere. Se la seconda stagione rimarcava la questione delle molestie sessuali, ora viene affrontata l'omofobia, tematica sempre più attuale, affrontata da una serie ambientata negli anni '80. Giunta alla terza stagione, ciò che GLOW porta ancora con sé è proprio il distaccarsi dalla banalità delle situazioni. I dieci episodi che compongono GLOW 3 riguardano le difficoltà che ogni personaggio è costretto ad affrontare. Nessuno è infatti esente da problematiche che renderanno ancora più difficile lo svolgimento dello show. Una stagione diversa dalle precedenti vista la minor leggerezza e simpatia con cui si vengono trattate le dinamiche della serie. La marcia è diversa, minore è la leggerezza e di simpatico è rimasto ben poco. GLOW 3 si fa più emotiva e drammatica rispetto alle stagioni precedenti. I finali degli episodi si concludono sempre con un primo piano (che sia frontale o più angolato) di uno dei personaggi, che in quel momento si trova il più delle volte in uno stato di felicità o difficoltà. Difficoltà che a sua volta va di pari passo con l'immaturità e l'inesperienza nell'affrontare le relazioni con i propri cari (in ogni caso se Alison Brie ci mette l'anima, Betty Gilpin il corpo). Il wrestling viene quindi messo in secondo piano, sovrastato dalle dinamiche personali: scelta condivisibile giacché GLOW, in fondo, si è da sempre basato sull'unione contro le disuguaglianze (ma per uno che ha deciso di vedere la serie proprio per il wrestling, un po' deludente è). Se però l'aspetto correlato allo show avesse tenuto la stessa leggerezza che ha contraddistinto le prime due stagioni, GLOW 3 sarebbe stato sicuramente più apprezzabile ed interessante. La terza stagione di GLOW fa un piccolo passo indietro rispetto alle precedenti, cambiando marcia rispetto al passato e mettendo più carne al fuoco, offrendo così uno show diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere ed amare. GLOW chiude la sua terza stagione suggerendo un ritorno alle ambientazioni degli esordi. Resta da sperare che allontanarsi dalle paillettes luccicanti della città dei casinò smetta di abbagliare gli autori. Le gorgeous ladies ci sono ancora, aspettiamo di rivedere oltre loro anche GLOW, e il vero (falso) wrestling. Voto: 6,5
Legion (3a stagione) - Arriva al termine una delle migliori serie degli ultimi anni in campo supereroi, anche se Legion, come omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, eroe non è ma vorrebbe esserlo e diventarlo. Egli infatti non accetta la sua natura di antieroe e perciò ingaggia (in questa terza ed ultima stagione che chiude il suo "cammino dell'anti-eroe") una viaggiatrice nel tempo (Switch, interpretata dalla semi-esordiente Lauren Tsai) per permettergli di ritornare indietro nel tempo e uccidere l'ancestrale entità, Farouck, prima che contamini la sua essenza. In cerca di redenzione o forse no, composto da ben otto episodi, quest'ultimo ciclo di episodi mette così la parola fine alla storia di David Haller, il potentissimo mutante, figlio del futuro professore Charles Xavier. Lo fa delineando una nuova fase della multi-personalità di David (Dan Stevens folle è eccezionale), e offrendo una storyline (sempre ad opera di Noah Hawley, che si conferma un abile showrunner e un ottimo scrittore di prodotti seriali) che chiuda (in modo idoneo) il cerchio sulla sua storia. Volutamente psichedelica, sovversiva e confusionaria, una storia in linea con le precedenti stagioni, nuovamente atipica e non convenzionale. La storia riprende direttamente dalla conclusione della precedente stagione, ma introduce un elemento fondamentale che incrementa esponenzialmente l'alto tasso di bizzarria e di "psichedelica" alla storia: i viaggi nel tempo. In Legion è difficile comprendere fino in fondo il reale dall'irreale, il sogno dall'incubo, tocca allo spettatore saperlo distinguere attraverso segnali quasi impercettibili, quest'anno è stato paradossalmente più facile, ma sempre portentoso caleidoscopio di emozioni umane, che offrono spunti neurali efficaci in grado di intrattenere tutti i visionari alla ricerca di puro intrattenimento. Difatti, come già accaduto nel dipanarsi delle stagioni precedenti il sotto-testo psicanalitico e la ricerca della sperimentazione narrativa diventano occasione per immergere lo spettatore in un'esperienza sensoriale che sfrutta al meglio il comparto tecnico tra luci fluorescenti, distorsioni sonore e silenzi vuoti. Visivamente, la terza stagione si mantiene leggermente sotto alle precedenti stagioni, ma si conferma comunque più che buona. Alcuni episodi sono portentosi e hanno delle svolte narrative e visive imprevedibili e inaspettate (basta guardare solo il primo episodio di questa terza stagione). Scene oniriche che mischiano più generi e mostrano numerose contaminazioni tra generi differenti. Il bilancio finale, dunque, è positivo. E non perché Legion sia perfetta, o perché ogni singolo dettaglio sia stato aperto, sviluppato e chiuso in modo impeccabile. Ma perché in tutti questi tre anni ha provato a fare qualcosa di diverso all'interno del genere in cui era inserita, riuscendo in molti casi a creare genuino stupore, e arrivando a una chiusura anch'essa coraggiosa (e quindi sempre a rischio delusione) ma che è soprattutto vera e definitiva, compiuta. Legion era e resta una serie di nicchia, che forse non farà esattamente scuola. Ma per chi c'era, per chi ha vissuto tre anni dentro queste assurde menti mutanti, il viaggio è valso il prezzo del biglietto. Voto: 7+

American Horror Story: 1984 (9a stagione) - Passano gli anni ma la serie antologica horror, American Horror Story è ormai un cult della televisione. Questa nona stagione, seppur debole e sottotono, si conferma di grande intrattenimento e conferma nuovamente che il prodotto è un'abile (ma raramente eccezionale) contenitore narrativo della mitologia horror statunitense. La serie antologica creata da Ryan Murphy alla sua nona stagione decide di omaggiare gli anni '80 (il suo stile, i suoi colori, l'aerobica, la musica giusta, le tutine aderenti, esagerando però in alcune circostanze) e il cinema slasher che in quegli anni esplodeva, rifacendosi direttamente a cult come Venerdì 13 (anche citato) ed Halloween, ma convergendo molto (forse troppo) sul filone parodistico. Di horror c'è infatti ben poca traccia, i puristi (quelli che rimpiangono le prime stagioni) non saranno stati contenti di questo cambiamento, in parte anch'io, seppur nonostante ciò, anche questa volta grazie ad un intreccio divertente, semplice, AHS si lascia guardare volentieri. I personaggi principali sono stupidi ma in linea con la loro caratterizzazione. Sono giovani, vivono a L.A. e sono tutti fissati con la palestra. Hanno poca esperienza di vita e sono passionali. Casualmente si trovano invischiati in sette sataniche e serial killer. AHS: 1984 propone una storia che riflette in modo esaustivo il periodo storico degli anni Ottanta. Un'aderenza a quegli anni che gioca un ruolo importante nella storia. Quindi, complessivamente, lo show è un omaggio (un po' paraculo) all'intero decennio. A livello di costruzione dei personaggi principali, questa stagione si rivela carente poiché sono sfaccettati in modo grossolano. Personaggi piatti, monodimensionali, grotteschi e con poche motivazioni solide che giustifichino le loro azioni. Vero che AHS non ha mai brillato sotto questo aspetto, tuttavia, in questo nuovo ciclo di episodi manca il carisma, un personaggio ben caratterizzato che incarni l'essenza di questa storia. Si sente la mancanza dei due storici attori, Evan Peters e Sarah Paulson, seppur Emma Roberts e John Carroll Lynch offrano comunque (e più degli altri) una discreta performance. Altri difetti riscontrabili nelle sequenze d'azione, realizzate mediocremente e appaiono confusionarie, così come la dimensione del paranormale viene spinta eccessivamente, virando verso il trash e lo straniamento dello spettatore. Quindi stagione di buon intrattenimento, tuttavia non in grado di soddisfare appieno in quanto propone situazioni ed elementi mitologici (tipo le persone bloccate in un luogo una volta morte) già viste e assorbite. C'è poco di nuovo e nonostante il cambiamento temporale, non presenta nessuna novità dal punto di vista creativo. Si nota una certa mancanza di idee originali e ormai si capisce che lo show è quasi arrivato alla frutta. Essendo un macro universo narrativo che abbraccia multi-stagioni, tali scelte narrative possono essere "inglobate" in un'ottica allargata, ma come singola stagione, è al di sotto delle precedenti, anche dell'ottava. AHS: 1984 ripresenta situazioni già note e gioca sul fattore malinconia. Propone un modello strutturale narrativo che nelle ultime stagioni è rimasto praticamente uguale. Si percepisce una stanchezza e seppur sia divertente seguirla, AHS sembra aver perso (definitivamente, ma si spera di no) la retta via. Voto: 5,5

21 commenti:

  1. Ecco, vorrei tanto dare un'occhiata a Westworld, dopo che abbiamo viste le tre stagioni del "parente povero" Humans! Ed ero curioso dell'ambientazione di AHS 1984, visto che amo gli slasher anni '80, ma se tu mi confermi che quei film centrano ben poco...

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    1. Soprattutto la prima stagione di Westworld è fantastica, poi giustamente scende un po', ma merita indubbiamente ;)
      E' un semplice omaggio al genere, niente di raggiungibile a livello qualitativo.

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  2. Non ho mai visto nessuna di queste serie TV ma Westworld mi incuriosisce! :)

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    1. Peccato, comunque Westworld spero lo mandino prima o poi in chiaro.

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  3. Di GLOW ho visto solo la prima stagione, non mi aveva entusiasmato: anche io, come te, avevo iniziato a vederlo proprio per il wrestling, che però non c'era! :D

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    1. Di striscio ma c'era, nella seconda è molto più presente, non a caso è per me la migliore ;)

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  4. Di Ahs ho apprezzato moltissimo la sigla, ma in generale è la solita solfa.
    Westworld mi ha stufato al terzo episodio, ma conto di proseguire, perché le prime due stagioni mi erano piaciute molto.

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    1. Ma tutte le sigle di AHS sono dopotutto apprezzabili ;)
      E' atipica la terza di Westworld, comunque migliora di puntata in puntata..

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  5. Credevo non avessi ancora Netflix.
    Mi sono persa qualcosa?

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    1. E infatti no, ma alcune decido di scaricarle, non resisto.

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  6. Ho visto solo la prima stagione di Westworld. Ma mi annoiava così non ho proseguito.Le altre di cui hai scritto non le conosco ma non sembrerebbero granché😉

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    1. Beh insomma, dipende dai gusti, Legion per esempio nel suo campo è fantastica ;)

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    2. Ma Legion dove la danno? Perché se fosse su Netflix non potrò provare a seguire il tuo consiglio😉

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    3. Su Netflix non credo ci sia, è della Fox, quindi Sky, ma al momento non va in onda.

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  7. Di niente, sto qui apposta, per scrivere di serie o di stagioni non propriamente recentissime. Un'occasione sprecata per AHS, peccato.

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  8. Di queste seguo solo Westworld con cui però sono ferma a metà della seconda stagione perché davvero non sono riuscita a finirla (laddove la prima la reputo quasi un capolavoro) e AHS con cui, però, mi sono fermata alla quinta stagione (dici che è il caso di recuperare tutte le altre, considerando che delle prime cinque io salvo solo la prima, la seconda e la quinta?).

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    1. E' un capolavoro la prima infatti, ma le altre due non sono a quel livello purtroppo. AHS? No, non è il caso, il calo è avvenuto proprio dopo la quinta..

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  9. Purtroppo mio caor non seguo mai molto le serie e so che mi perdo speso qualcosa di buono L'unica che ho seguito a spizzichi è stata " American horror Story" , che, malgrado dei cali mi affascina sempre.
    Una buona notte Pietro!

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    1. Sì, intriga sempre, continua ad essere di buon intrattenimento, ma forse è arrivato il momento di dire stop.
      Ciao e a presto ;)

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  10. Io la terza stagione di westworld non l'ho sopportata! L'hanno troppo snaturata, si è ripresa sul finale ma è stata comunque una fatica arrivarci!

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    1. Ma purtroppo non potevano fossilizzarsi nei diversi parchi, qualcosa doveva cambiare, diciamo che potevano forse fare decisamente di più..

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