Luglio è stato un mese intenso non solo per il caldo opprimente che ancora continuerà per tutto il mese di agosto, ma anche cinematograficamente con tanti titoli visti, di nuovi e di diversi generi. Ecco quindi i 12 film visti. Questione di tempo (About Time) è una delicata, raffinata ed emozionante commedia romantica del 2013 scritta e diretta da Richard Curtis, regista tra gli altri di Love Actually e I Love Radio Rock, e soprattutto sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones, insomma una grande firma per un bellissimo film (andato in onda in prima visione su Italia Uno il 7 luglio). Film che narra di Tim, giovane e impacciato ventunenne interpretato da Domhnall Gleeson, che scopre dal padre di avere la possibilità di viaggiare a ritroso nella sua vita. Tim però non può cambiare la sua intera storia, ma può modificare i singoli avvenimenti per correggere il proprio futuro. Il ragazzo decide così di far tesoro di questo potere per incontrare l'amore, anche se non tutti i tentativi andranno a buon fine, specialmente i primi. Nel corso del film il ragazzo si troverà infatti a rivivere spesso gli stessi momenti assumendosi importanti responsabilità sui risvolti positivi o negativi delle vicende, cancellando spesso la linea temporale della propria vita e quando a un certo punto l'obiettivo diventa Mary, conosciuta in un ristorante al buio, e quando i giochi sembrano fatti, un errore nel passaggio temporale sembra rimettere tutto in discussione. Questa storia (un po') bizzarra ma gradevole ruota quindi intorno a Tim, il giovane protagonista della pellicola, che può fare qualcosa di straordinario, qualcosa che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sognato di poter fare (non ci stancheremo mai di fantasticare su questa possibilità), ovvero come il protagonista chiudendosi in un luogo buio e stringendo forte i pugni, Tim può tornare indietro nel tempo e rimediare ai propri errori o a quelli commessi da altri. Questo dono, tramandato da generazioni tra gli uomini della sua famiglia, consente all'esitante e impacciato ragazzo di conquistare nel migliore dei modi la sua futura moglie Mary e di realizzare che rivivere dei momenti passati come vorremmo non sempre conduce ad una vita perfetta. Nel bene o nel male dovrà però decidere cosa è meglio per lui e per la sua famiglia, spinto dal succedersi di avvenimenti imprevisti e che non riservano sorprese. I viaggi nel tempo, i paradossi temporali, la macchina per tornare indietro nella notte dei tempi o magari per vedere il futuro della nostra irrequieta umanità, sono tematiche che hanno sempre affascinato l'uomo e attratto la fantasia di autori e narratori di molta letteratura fantastica. Da parte sua il cinema non è mai stato indifferente a questi stimolanti argomenti, trovando anche il modo di affrontare la materia in generi non strettamente e naturalmente indicati per queste tematiche, come per esempio questa bella commedia. Richard Curtis ovviamente, non scopre certo nulla di nuovo, ma se la trama non brilla per originalità, stupisce invece la rapidità e il modo con cui evolve, Curtis decide infatti di muoversi su un piano differente, Tim non è l'utilizzatore di una macchina del tempo alla Wells e neppure un americano alla corte di re Artù nato dalla penna di Mark Twain, i suoi sono piuttosto dei 'ritorni al futuro' il cui arco temporale ristretto consente al protagonista di tentare di sistemarsi la vita grazie alla consapevolezza acquisita in precedenza.
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sabato 30 luglio 2016
venerdì 29 luglio 2016
Sopravvissuto: The Martian (2015)
Sopravvissuto: The Martian (The Martian) è uno spettacolare e straordinario film di fantascienza del 2015 diretto e prodotto da Ridley Scott, che dopo il deludente Exodus: Dei e Re, torna nel suo habitat naturale, in un genere a lui caro, la fantascienza, e dirigendo questo film (notevole e visivamente molto bello), fa centro ancora una volta. Perché Ridley Scott, uno dei geni indiscussi del mondo del cinema contemporaneo, riesce anche con questo The Martian a colpire il bersaglio grosso. Lui è infatti uno dei pochissimi registi che non sbagliano quasi mai un colpo. Se 35 anni fa aveva rivoluzionato il genere fantascientifico con il mitico Blade Runner, con quest'ultima creazione è secondo me riuscito a riportare il genere alle origini. E non mi riferisco al modo di mettere in scena la storia, cosa fatta peraltro in maniera magistrale, ma piuttosto a un ritorno al concetto di fantascienza per quel che era, esplorazione e avventure nello spazio. Il film, che ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale, e sette candidature ai premi Oscar 2016 come miglior film, miglior attore protagonista, migliore sceneggiatura non originale, miglior scenografia, migliori effetti speciali, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro (vincendone nessuno), è basato sul romanzo L'uomo di Marte del 2011 di Andy Weir, ingegnere informatico fattosi scrittore. La sceneggiatura, scritta da Drew Goddard (World War Z, Cloverfield), non è perciò significativamente originale, ma il regista si "limita" a farne un film che a moltissimi critici non è piaciuto affatto perché ritenuto troppo scontato e soprattutto mancante di pathos e di dinamicità, ma a mio avviso invece il film è da vedere proprio perché l'originalità di Scott sta in quello che riesce a "piazzare" con maestria in una storia che avrebbe potuto facilmente annoiare lo spettatore e invece non succede affatto, anzi, ti tiene incollato allo 'schermo' per tutta la sua durata, comunque moderatamente eccessiva. Il film ha come protagonista l'astronauta Mark Watney, botanico della missione della NASA su Marte denominata Ares 3, interpretato da Matt Damon, che dopo una terribile tempesta che investe tutto l'equipaggio con a capo la bellissima Jessica Chastain (vista recentemente in 1981: Indagine a New York) viene travolto da un ripetitore radio e, dato per morto, viene lasciato solo sulla superficie di Marte. L'astronauta però si sveglia ferito, e si accorge che è stato lasciato erroneamente da solo, rimanendo così intrappolato. Dovrà quindi trovare un modo per sopravvivere, adattarsi alla vita sul pianeta e trovare un modo per contattare la Terra, e quando ci riuscirà la Nasa proverà ad escogitare un modo per farlo tornare a casa, ma sarà lotta contro il tempo sia da una parte che dell'altra, perché gli imprevisti capitano sempre e non tutto va secondo i piani.
giovedì 28 luglio 2016
The Lobster (2015)
The Lobster è un sorprendente, intrigante e drammatico film fantascientifico del 2015, scritto e diretto da Yorgos Lanthimos, regista greco al debutto in un film in lingua inglese. Di questo film ultimamente ne ho sentito parlare parecchio, specialmente in modo positivo, e quindi ho deciso di vederlo, non solo perché in programmazione su Sky, ma perché il soggetto del film è veramente così curioso e assurdo ma eccezionale che spinto dalla curiosità non potevo difatti perderlo. Questa grottesca fiaba moderna, presentata a Cannes dove ha vinto il Premio della giuria, che rappresenta (in maniera divertente ma anche crudele) il rapporto di coppia e il suo problematico e indissolubile legame con la società, parte infatti da un soggetto, un'idea davvero innovativa e sorprendente. In una distopica società futura (non tanto poi in effetti), dopo una certa età alle persone non è più ammesso essere single, chi rimane solo è difatti obbligato a passare quarantacinque giorni in un lussuoso ma al contempo grigio hotel, qui dovrà trovare una persona con la quale terminare insieme il resto della vita, altrimenti sarà trasformato in un animale a scelta e potrà diventare così fruttuoso almeno per la nuova specie. C'è ovviamente chi non accetta questa imposizione e si ribella scappando nel bosco adiacente l'hotel per rivendicare la propria volontà solitaria. E vista l'impossibilità di creare una coppia in quel contesto grigio e quasi opprimente, David, il protagonista, fugge così nel bosco e si unisce al gruppo di solitari ribelli che si nascondono per sfuggire all'obbligo di accoppiamento. Però anche fra i solitari ci sono delle regole, una soprattutto non permette la formazione coppie, ma l'uomo infrangendo ogni regola, paradossalmente si innamora di una donna, sfortunatamente però la leader del gruppo se ne accorge e la punisce, facendola accecare. Dopo questo fatto il protagonista cercherà e proverà ugualmente di stare con lei, e nonostante le evidenti difficoltà ci riuscirà, più o meno. Basta questo per capire perché questo film ha riscosso certi favori, perché fa sorgere dubbi e domande così interessanti che spiazzerebbero chiunque, io per esempio sarei già spacciato, dovrei solo scegliere in quale animale trasformarmi, già per trovare l'anima gemella non basta una vita intera figuriamoci 45 giorni. E poi non una relazione di interessi, ma l'amore, quello vero, perché se fingi vieni punito. Insomma nessuna speranza.
mercoledì 27 luglio 2016
Horror Weekend: Poltergeist (2015), Kiss of the Damned (2012) & Scherzi della Natura (2015)
martedì 26 luglio 2016
Forza Maggiore (2014)
lunedì 25 luglio 2016
Città di carta (2015)
Città di carta è la seconda riduzione da un libro di John Green dopo Colpa delle stelle (2014) della coppia Scott Neustadter e Michael H. Weber. Il film (del 2015), che quindi costituisce un'altra pellicola tratta da un famoso romanzo, è diretto da Jack Schreirer, e come la precedente pellicola è rivolta ad un pubblico adolescenziale. Che, nel caso di Città di carta, è quella del racconto di formazione e degli amori adolescenziali, che usualmente movimentano le esistenze di milioni di teenager, non un film romantico quindi come è stato invece presentato ma una commedia, poco romantica in effetti. Premettendo subito che non ho letto il libro (non una novità) e può darsi che sia anche meglio del film, ma questo film per chi non ha letto il libro è spiazzante, ma non in senso positivo dato che, per i molti che si aspettavano una storia d'amore, una delle migliaia che vediamo ogni anno sul grande schermo questo film è spiazzante in negativo. Mi aspettavo infatti un qualcosa di simile a 'Colpa delle Stelle' ma invece così non è stato, e ciò mi ha un po' deluso, certo qualche novità c'è, ma non così rilevante. Comunque per altri e in un certo senso anche per me, questo film è molto bello perché c'è una morale interessante, ovvero che il film ci insegna di apprezzare le cose che abbiamo e non cercare di raggiungere a tutti i costi un nostro desiderio (qualcosa che pensiamo porrà fine a tutte le nostre sofferenze amorose o di vita) e che in molti casi rimarrà irrealizzabile. Ma prima di passare alle critiche positive e negative, parliamo un po' del film in generale. Protagonisti di 'Città di Carta' sono Nat Wolff, già presente in 'Colpa delle Stelle', e la super-modella (o forse ex) e attrice Cara Delevigne.
sabato 23 luglio 2016
Il mio mondo un anno dopo
venerdì 22 luglio 2016
Teneramente folle (2014)
giovedì 21 luglio 2016
Mud (2012)
mercoledì 20 luglio 2016
Non sposate le mie figlie! (2014)
Non sposate le mie figlie! è una divertente e spassosa commedia francese del 2014 diretta Philippe de Chauveron. Il titolo del film è alquanto indicativo, come quello originale Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu? ovvero, "Cosa abbiamo mai fatto al Buon Dio?"..per meritare questo? si chiede una affiatata e benestante coppia sessantenne in macchina, una sera che, più di altre, la tensione e lo stress hanno superato i limiti della rassegnazione e dell'umana accettazione. Dovete infatti sapere, e lo saprete sia non appena avrete modo di visionare sia che l'avete già vista, che questa leggera e divertente commedia narra difatti della famiglia di Claude e Marie Verneuil (coppia cattolica e borghese), altresì composta da ben quattro figlie, tutte in età da marito: belle, realizzate, indipendenti, ma da maritare. Se non ché le prime tre convolano a nozze a distanza di un anno una dall'altra, la prima prende in sposa un arabo algerino, la seconda un ebreo, la terza un cinese. Ora anche per una famiglia aperta e moderna come i Verneuil, un matrimonio "tradizionale", magari pure religioso secondo il rito cattolico, non sarebbe una cosa ingrata da desiderare per l'ultima figlia, che tuttavia si innamora di un cattolico, certo, ma nero, scatenando e causando così un certo disagio nella coppia (che si sono sempre e comunque dichiarati di mentalità aperta), ma anche una certa preoccupazione nei cognati. Ciò che non si aspettano è che anche il padre dello sposo ha delle riserve riguardo a questo matrimonio. I due perciò costretti a far buon viso a cattiva sorte, entrano in conflitto anche tra di loro, perché senza voler sembrare razzisti, Claude e Marie hanno sempre desiderato che le loro ragazze si sposassero in chiesa seguendo i loro valori e ben presto la figlia minore sembra accontentare i loro desideri, ma il destino è beffardo (come tenterà di sottolineare lo spassoso parroco dalla risata nervosa e irrefrenabile davvero esilarante), e situazioni e tensioni si verranno ovviamente a creare.
martedì 19 luglio 2016
Mommy (2014)
lunedì 18 luglio 2016
The Blacklist (3a stagione)
The Blacklist è un'avvincente e adrenalinica serie televisiva (statunitense) trasmessa dal 23 settembre 2013 sulla rete televisiva NBC, in Italia in esclusiva su FoxCrime il 6 dicembre dello stesso anno. Questa serie, ambientata principalmente a Washington, (ideata da Jon Bokenkamp) è una delle più spettacolari thriller-crime poliziesco-drammatico degli ultimi tempi, che segna il ritorno di un grande attore qual è James Spader (l'indimenticabile Doc del film Stargate) che interpreta con grande maestria e capacità Raymond "Red" Reddington, uno dei più pericolosi (spietato quando serve) criminali nella FBI Ten Most Wanted Fugitives, che (all'inizio della serie) si costituisce all'agenzia offrendosi di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato, come clausola all'accordo però, chiede di avere l'unico suo referente in Elizabeth Keen, una giovane profiler al suo primo giorno di servizio. Questa richiesta, all'apparenza incomprensibile, costringe così l'agenzia a rendere Elizabeth parte integrante di una segreta task force, che da quel momento inizia a occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red. Ora con questa terza stagione qualcosa è ovviamente cambiato dall'inizio, non tanto il rapporto sia personale che di affari con l'Fbi, dato che la speciale blacklist (lista nera) stilata da Reddington tradisce un carattere molto personale, l'uomo, infatti, grazie a questa vuole liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi delle forze dell'FBI, il Bureau non può tuttavia esimersi dal catturare quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando così l'avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce all'uomo finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende personali della stessa Elizabeth, orfana dai tempi dell'infanzia, che cerca di capire quale sia la vera natura del legame tra lei e Reddington. Un legame che neanche dopo tre stagioni si è capito, poiché in quasi tutti gli episodi di The Blacklist andati in onda finora sono girati (sottotraccia per fortuna, altrimenti sarebbe stato noioso) attorno all'annosa (ingombrante e stressante, quasi soffocante) questione del rapporto tra l'affascinante e imprendibile (rude e cinico nonché imprevedibile e ironico con il suo borsalino nero e occhiali scuri, vestito sempre elegante) Reddington e la bella agente dell'Fbi dal passato oscuro Liz (la bella ma anche leggermente sopra le righe, in certi frangenti e in certe puntate, Megan Boone). Lui è suo padre? Se sì perché non vuole dirglielo? E se invece i due non fossero parenti ma lui avesse promesso a qualcuno di difenderla? Gli interrogativi che investono i due protagonisti della serie, restati quasi tutti irrisolti, almeno fino all'ultima puntata (e anche prima) di questa entusiasmante stagione quando qualcosa di scioccante succede ma che non svela proprio tutto, anzi, tutto viene rimescolato e rimesso in gioco, complicando un quadro già dipinto.
sabato 16 luglio 2016
The Water Diviner (2014)
The Water Diviner è un emozionante, crudo e teso film drammatico del 2014 diretto e interpretato da Russell Crowe, al suo esordio come regista. Ispirato a fatti realmente accaduti e basato su un romanzo di Andrew Anastasios, la storia è stata scritta per il cinema dallo stesso autore insieme ad Andrew Knight e parla delle traversie di un agricoltore australiano, Joshua Connor (Russel Crowe) che nel 1919, a quattro anni dalla fine della guerra di cui anche Gallipoli (dove ci fu una delle più sanguinose battaglie della prima guerra mondiale) era stato teatro, non avendo visto tornare i suoi tre figli, parte per la Turchia a cercarli morti o vivi che fossero, dopo la promessa fatta alla moglie suicida per la disperazione. In questo coinvolgente (a tratti) film il Russell Crowe regista si attiene con notevole accuratezza storica ai fatti del primo post-guerra in Turchia, anche se, a dirla tutta, manca quella scintilla magica che permetterebbe alla sua opera prima di essere catalogata come capolavoro, e anzi, se non vi fosse l'immensa interpretazione del Russell Crowe attore staremmo parlando di una pellicola del mucchio, un'opera qualunque arrestatasi a metà del guado. Il film infatti che parla di una storia non tanto conosciuta a più, anche da me, non sapevo infatti che l'Australia avesse combattuto nella grande guerra, addirittura con un proprio esercito, l'ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps), si mantiene solo grazie alla presenza del roccioso attore, che rende 'omaggio' ai suoi natali. Ma scendiamo nei dettagli della trama di un racconto che porta il nostro protagonista dalla nativa Australia, mosso da una promessa, fatta alla moglie poco prima che morisse, ovvero quella di trovare i suoi figli, e riportarli a casa per dare loro una degna sepoltura. Joshua è un agricoltore, sa ascoltare la terra, sa trovare l'acqua nelle sue profondità (il titolo è esplicativo), eppure, trovare i suoi figli in quel luogo devastato dalla guerra sembra un'impresa troppo grande. I suoi unici amici in terra straniera sono il piccolo Orhan e sua madre Ayshe (la bella Olga Kurylenko, abbastanza sottotono), che gli offrono alloggio nel piccolo albergo di famiglia, finché l'incontro con un ufficiale dell'Esercito turco gli restituisce la speranza: il più grande dei suoi figli potrebbe essere ancora vivo. Comincia così per Joshua un viaggio nel cuore dell'Anatolia, alla ricerca del figlio perduto e della risposta alla domanda: perché non è tornato a casa?
venerdì 15 luglio 2016
True story (2015)
True story è un misterioso, enigmatico e drammatico film del 2015, diretto da Rupert Goold, al suo debutto alla regia cinematografica e scritto da David Kajganich, che si è basato (facendo un adattamento) sul libro di memorie di Michael Finkel, True Story: Murder, Memoir, Mea Culpa. La pellicola, presentata un anno fa circa al Sundance Film Festival, vede tra i produttori che partecipano al progetto un certo Brad Pitt, e segna il ritorno a ruoli impegnativi dopo le loro abituali esilaranti performance tra cinema, tv e social, di James Franco e Jonah Hill. Proprio quest'ultimo interpreta uno dei protagonisti di questa drammatica e agghiacciante storia vera, ossia il giornalista del New York Times, Michael Finkel, giornalista che ha da poco terminato di lavorare con la famosa testata, che si ritrova a lottare per il suo lavoro dopo una storia conclusasi non bene. Un giorno però riceve una sconvolgente e alquanto strana telefonata, di un uomo che gli dice, che il suo nome è stato 'usato' da Christian Longo (Franco), uno dei maggiori ricercati d'America e dall'FBI, un pericoloso serial killer accusato di aver ucciso brutalmente sua moglie e i loro tre figli in Oregon, che al momento dell'arresto (in Messico) ha dichiarato infatti di essere Finkel. Michael e Christian finiscono così con l'incontrarsi, per 'colpa' del giornalista che a seguito di una serie di vicissitudini che mettono in gioco la carriera, decide di andare a scoprire il motivo per cui il killer ha scelto proprio lui per raccontare un'assurda e alquanto angosciante verità. Il film perciò ruota (solamente) intorno al rapporto che si viene a creare tra i due, un forte legame mentre Longo, accusato appunto di aver sterminato la propria famiglia, è in attesa del processo. Una verità verrà fuori, ma non quella che ci aspetterebbe.
giovedì 14 luglio 2016
Ant-Man (2015)
Ant-Man è l'ennesimo e spettacolare film della Marvel e dei suoi inimitabili supereroi. Ant-Man (uno dei membri fondatori dei Vendicatori originali e uno dei primi personaggi creati dal duo Lee&Kirby nel 1962) è infatti la dodicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe (un media franchise centrato su una serie di film di supereroi prodotti dai Marvel Studios e basati sui personaggi dei fumetti Marvel Comics), nonché l'ultimo della Fase Due, che ha raggiunto il culmine nello spettacolare Avengers: Age of Ultron. Il film (del 2015), diretto Peyton Reed (regista di Yes Man tra gli altri) è però completamente diverso (almeno in parte) da tanti altri cine-comic, e questo è un punto a suo favore, al posto del solito scenario apocalittico difatti ci si ritrova in un rinfrescante heist movie in cui i poteri di ingrandimento e rimpicciolimento non hanno i consueti effetti distruttivi, ma assolvono con successo a una funzione comica (come consuetudine in questi film grazie all'ironia). Dopo essere finalmente uscito di prigione, Scott Lang (Paul Rudd) è intenzionato a cominciare una nuova vita e vuole riavvicinarsi disperatamente a sua figlia Cassie, andandola a trovare per il compleanno, sebbene la ex moglie e il suo nuovo compagno (l'eccentrico Bobby Cannavale, lo spettacolare protagonista di Vinyl), un agente di polizia, glielo impediscano per questioni legali. Incapace di tenersi un lavoro a causa della sua fedina penale, decide, insieme al suo amico Luis (Michael Pena) e altri due amici, di fare un ultimo furto. Mentre mette in atto l'operazione, a sua insaputa, viene osservato dal Dr. Hank Pym (Michael Douglas), uno scienziato che ha avuto dei trascorsi con lo S.H.I.E.L.D. Una volta entrato in casa, apre la cassaforte e trova (con grande sorpresa) una tuta che ha l'abilità di far rimpicciolire fino alla grandezza di una formica. Scopre questo potere in un modo un po' brusco, e, traumatizzato dall'esperienza, riporta la tuta, ma viene sorpreso dalla polizia e viene arrestato nuovamente. Una volta in prigione, Hank Pym lo ricontatta, chiedendogli un piccolo (si fa per dire) lavoretto. Forte del potere straordinario che gli permette di rimpicciolirsi e allo stesso tempo di aumentare la sua forza, il truffatore Scott aiuterà il suo mentore, il dottor Hank Pym, non solo a proteggere il segreto della sua incredibile tuta da Ant-Man da nuove e crescenti minacce, ma anche a effettuare un ulteriore furto (andando incontro a ostacoli che sembrano insormontabili), per sventare i piani di Darren Cross (Corey Stoll) appropriatosi delle Particelle Pym (che possono regolare gli atomi in modo da permettere di rimpicciolire) per scopi personali, non sapendo che tale invenzione, nelle mani sbagliate, potrebbe rappresentare una minaccia per il mondo intero. Ecco, questa è la trama del film, semplice ma ben costruita e ovviamente con ottimi effetti speciali.
martedì 12 luglio 2016
47 Ronin (2013)
Sono sempre rimasto molto affascinato dalla cultura asiatica e quindi ne vedo e cerco di vedere più film possibili così (anche se non lo prediligo come genere) ma non sempre riesco, non ci ero riuscito neanche quando hanno mandato il film 47 Ronin in chiaro in tv, fortunatamente internet è grandissima fonte d'aiuto in questi casi, e ho recuperato questo film (del 2013), che attendevo (se non con impazienza) da tempo. Comunque prima di cominciare bisogna partire da una premessa importante, ovvero che la pellicola è intrisa del fascino di una cultura (quella giapponese) molto diversa dalla nostra, e quindi bisogna adeguarsi ad uno stile e mentalità completamente diversa, difatti gli usi e i costumi dell'arte e della storia Giapponese, così diversi dai nostri difficilmente riescono ad essere apprezzati dai più ma soprattutto bisogna comprendere appieno la mentalità giapponese dei samurai (caratterizzati da un profondo senso dell'onore, che comprendeva il suicidio cerimoniale, con lo sventramento, e lealtà incrollabile al loro padrone) e di tante altre tradizioni e riti del paese del Sol Levante. Non solo, se non vi piace Zack Snyder e i suoi film più iconici come '300' o Sucker Punch, allora lasciate stare, non è questo il film che fa per voi. Se invece i vostri orizzonti cinematografici dovessero essere ampi e progressistici, vi piace la CGI di qualità e non siete perniciosamente ancorati al passato e al soppesare ogni parola della sceneggiatura, allora (forse) questo film potrebbe catturarvi. Io perciò ne ho visti molti, e quindi, chi scrive conosce, anche se in modo non approfondito, la storia e la cultura dei samurai, ed è proprio per questo motivo che ho potuto apprezzare quello che è un film a mio avviso, molto bello (ma non eccezionale). In ogni caso, 47 Ronin si presenta, senza troppe pretese, come un film d'azione e nulla di più, quindi intrattenimento allo stato puro. Questo, che è comunque il film d'esordio del regista inglese Carl Rinsch, ha in Keanu Reeves e Hiroyuki Sanada i protagonisti principali di una pellicola che trae ispirazione da un fatto realmente accaduto, una leggendaria storia di lealtà e onore.
lunedì 11 luglio 2016
Dalla Francia con 'Passion': Barbecue (2014), Tutta colpa del vulcano (2013) & La moglie del cuoco (2014)
In questi ultimi due mesi si è parlato spesso della Francia e degli Europei, ora in attesa dell'atto finale, dato che questo post è stato scritto prima di proclamare il vincitore, non saprò quindi chi vincerà, se è la Francia (tanto meglio), se no (poco importa), ma io lasciando perdere il calcio, devo infatti solamente parlare di tre film francesi che ho visto in settimana, tutti e tre da Sky Cinema Passion (come da titolo) che mi sono davvero piaciuti. Tre commedie interessanti che parlano di sentimenti (amore), amicizia che in modo abbastanza garbato offrono divertimento e intrattenimento gradevole e piacevole. Il primo di questi tre film è Barbecue, una raffinata e corale commedia (tipica del cinema francese del 2014) dove non si ride, ma si sorride alle ironiche avventure di un gruppo di amici di mezz'età che regolarmente si riuniscono, per organizzare delle cene, per andare alla partita a vedere la propria squadra del cuore, per trascorrere le vacanze. Il cosiddetto "capo" del gruppo o, meglio, colui che organizza i vari programmi, è il cinquantenne e donnaiolo Antoine, perfettamente interpretato da Lambert Wilson, il quale nel corso della vicenda viene colpito da un infarto in seguito al quale egli deciderà di cominciare a vivere la propria esistenza godendosela, seguendo solamente i propri desideri ed assaporando sino in fondo le gioie che gli si presentano dalla frequentazione dei propri cari amici e dalle giornate trascorse in loro compagnia. Un atteggiamento che inizialmente rianima il sodalizio, ma poi, non essendo più sostenuto dalla giusta dose di buonumore, finisce coll'essere corrosivo e persino violento. Tuttavia c'è sempre spazio per una redenzione ed una corale soluzione positiva di tutte le vicendevoli ed eterogenee storie dei protagonisti.
sabato 9 luglio 2016
Non essere cattivo (2015)
Non essere cattivo è un drammatico film del 2015 diretto da Claudio Caligari, al suo terzo e ultimo lungometraggio (deceduto poco dopo il termine delle riprese), trentadue anni dopo Amore tossico e diciassette dopo L'odore della notte, e prodotto dal suo amico Valerio Mastrandrea. Il film che pare essere una continuazione di Amore tossico (divenuto cult, ci sono anche molte similitudini), racconta una storia cruda con stile dissonante che unisce gusto del grottesco, lirismo poetico e realismo minuzioso, e mette in scena una storia di droga e di perduta giovinezza, in cui la necessità di maturare coincide con la necessità di sopravvivere in un microcosmo in cui il traffico di droga è la modalità più ovvia di lavorare e di mettere insieme un po' di soldi. In particolare, seguiamo le vicende di Vittorio e Cesare, amici da una vita e compagni di (dis)avventure tra traffici illeciti, cocaina e alcol, un modello topico di gioventù perduta. I due hanno infatti poco più di vent'anni, ma i due non sono solo amici da sempre ma sono "fratelli di vita". Fratelli e figli della borgata romana sottoproletaria con una vita di eccessi, si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione, ma poiché sono ormai avvezzi agli sbalzi tra "il senza una lira" e parecchi soldi di equivoca provenienza che consente macchine potenti, locali notturni e droga, si azzuffano, si fanno di cocaina, eroina e altro, si ubriacano fino allo sballo, rischiando spesso la vita. Vittorio però dopo una crisi da overdose, in cui appare allucinato e vede un pullman con dei circensi in mezzo alla strada, che non c'è, con gli occhi sbarrati da rasentare il comico, decide fermamente di smettere e lavorare anche con scarso ma onesto guadagno. Incontra anche una donna Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Cesare infatti, il più impetuoso e sregolato, che vive con la madre e la nipotina affetta da Aids (trasmessogli dalla madre, ormai morta), alla morte di quest'ultima dà i numeri e mette a rischio quello che di buono era riuscito a creare anche grazie all'aiuto di Vittorio che ritrovato poco tempo dopo l'aveva aiutato coinvolgendolo nel lavoro. Cesare difatti finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (una ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei, ma il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Ma nonostante le continue cadute dell'amico (e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto) Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi insieme, perché tragici imprevisti purtroppo accadono.
venerdì 8 luglio 2016
The Invitation (2015)
The Invitation è un discreto thriller psicologico del 2015 diretto da Karyn Kusama, regista di Girlfight e Jennifer's Body. Parto subito dicendo che quello che mi aspettavo era tutt'altra cosa, credevo infatti si trattasse di un horror (più brutale) ma soprattutto mi aspettavo qualcosa di meglio, perché se anche il tema, l'argomento è molto interessante ed ovviamente angosciante, non tutto mi ha convinto e molto mi ha deluso (comunque non tantissimo) perché non mi ha tanto coinvolto. Probabilmente non è il proprio il mio genere questo tipo di film poiché abituato a qualcosa di più sanguinolento e spaventoso, mi sono leggermente annoiato, fino ovviamente al momento clou, che mi ha non solo risvegliato ma anche incuriosito. Una curiosità che comunque non ti lascia per tutto il tempo, nonostante la prevedibilità di alcune situazioni che porteranno e condurranno, tra parole e sguardi e con il suo incedere armonico, lo spettatore in un tunnel di angoscia e dolore mai rimosso, fino al suggestivo e imprevedibile (non tanto in effetti) finale. Comunque nonostante ciò è un film fatto bene ("Il male fatto bene"), di qualità, davvero interessante, thriller drammatico, a tratti angosciante e paranoico, strutturato con sagacia. Un film in perfetto stile Midnight Factory, visto infatti grazie a Rai4, che con la sua 'collezione' di pellicole fa giungere al pubblico tutti quegli horror (e affini) che per motivi burocratici, logistici o semplicemente per essere stati accantonati da un marchio o da una società poi scomparsa, non hanno mai trovato spazio nei cinema italiani. La trama, dalla quale scaturisce questo film misterioso e paranoico, è molto semplice e riassumibile in poche righe, Will (il Logan Marshall-Green di Prometeus) ed Eden (la bellissima Tammy Blanchard), divorati dal dolore per la perdita del loro unico figlio, si sono separati e persi di vista. Per questo Will rimane sorpreso nel ricevere un invito di Eden a una "rimpatriata" alla quale parteciperanno ex amici che i due non vedono da oltre due anni. Per Will, che si presenta con la sua nuova donna (moglie), si tratta di un ritorno al passato nella casa dove lui e Eden hanno vissuto felicemente fino alla tragica morte del piccolo Ty. Come in ogni reunion ci sono ritardatari e "infiltrati", come ad esempio Sadie, una giovane (apparentemente frivola) ragazza che vive con Eden e il suo nuovo compagno David, poi c'è Pruitt, misterioso amico di quest'ultimo. Esaurite premesse e convenevoli, il film parte in un crescendo ponderato di angoscia e claustrofobia, di porte chiuse a chiave e di cassetti aperti, in un insieme di accadimenti che lentamente aprono il sipario rivelando un finale (gli ultimi 20 minuti) disturbante e notevole. Perché come anche il protagonista principale intuisce c'è qualcosa di strano, l'invito a cena dalla ex moglie infatti, diventerà la serata più inquietante e incredibile della sua vita.
giovedì 7 luglio 2016
Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
Dio esiste e vive a Bruxelles (Le tout nouveau testament) è una surreale, ironica e dissacrante commedia del 2015 diretta dal regista Jaco Van Dormael, bizzarro e fantasioso, come i suoi precedenti lavori e mondi creati nelle sue pellicole (per esempio Mr. Nobody). Qui ancora una volta i protagonisti del suo film non conoscono, non sanno, ignorano e ce lo dimostrano. Ce lo dimostrano dandoci la loro visione della realtà, talvolta così strampalata e assurda ai nostri occhi, da regalarci un sorriso e giustificando il genere del film: commedia. Difatti l'inizio è fulminante e sorprendente, già solo la prima frase "Dio si annoiava, per questo creò Bruxelles" mi ha fatto ridere fragorosamente, creando una sorta di empatia, di identificazione emotiva con la pellicola, anche se di emozionante non c'è quasi niente. Quest'opera inizia come una commedia corrosiva e dissacrante e si sviluppa come un apologo poetico sul senso e la qualità della vita ma anche in qualcosa di assurdo e inaspettato. Nella sfrenata fantasia del regista, Dio vive in un trilocale di Bruxelles, crea il cosmo con alcuni click da un computer che tiene nel suo studio, una immensa stanza piena di fascicoli personali dalle pareti interminabili. Beve birra e fuma come un turco, maltratta e sottomette la moglie (una Dea svagata e impaurita interessata alle pulizie domestiche e al baseball) e la figlia (una ragazzina di dieci anni capace di modesti miracoli che parla di nascosto con il fratello, allontanatosi da casa circa 2000 anni fa, per rincorrere chissà quali ideali). Dio non ama l'umanità, anche se la crea a propria immagine e somiglianza, anzi la detesta e gli piace vederla soffrire. Infarcisce la vita di ognuno di dolori, lutti, perdite, separazioni, crea conflitti religiosi tra le persone per un proprio disegno personale o forse solo per combattere la noia. La figlia Ea ad un certo punto però non ne può più di sottostare alle angherie del padre e decide così di dare una svolta alla sua vita ed a quella del mondo sabotando il lavoro dell'impossibile genitore. Manomette il computer paterno, spedisce a tutti gli umani un sms che contiene la data esatta della loro morte, creando un putiferio di proporzioni planetarie e si mette alla ricerca di sei apostoli che si aggiungeranno ai 12 di Gesù, per scrivere un nuovo testamento 2.0 (da qui il titolo originale "Le Tout Nouveau Testament").