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martedì 31 agosto 2021

I film del periodo (13-31 Agosto 2021)

Sapete bene quanto mi piaccia pescare (cinematograficamente parlando) un po' dappertutto, da Amazon a Netflix (anche per vie "traverse"), da Disney Plus a VVVVID (e da alcuni altri). Stavolta a "farne le spese" è stata la piattaforma streaming gratuita RaiPlay (nonostante non sia la prima volta, ma mai un intero "pacchetto"), una piattaforma dal catalogo non proprio ricchissimo ma sempre interessante, tra prime visioni passate in chiaro il giorno prima, tra alcune esclusive e pellicole di nicchia, disponibili tuttavia per un tempo limitato. In tal senso, e poiché uso un programma per scaricare i film per vederli quando volere io, non so se questi film che ho visto sono ancora disponibili alla visione, in ogni caso se siete interessati basta cercarli, che qualcosa c'è di buono, come d'altronde leggerete.

Alone (Thriller 2020) - Il soggetto di questo film è un concentrato di visto e rivisto, persino nelle dinamiche non presenta nulla di originale, però la resa sullo schermo devo dire che è buona perché non avendo nulla di particolare da offrire, presenta innanzitutto una buona costruzione dei personaggi. Personaggi molto lontani dai soliti schematismi che allontanano, o almeno riducono al minimo le forzature di sceneggiatura, difetti tipici di questo genere di film che di solito sono zeppi di situazioni illogiche per non dire stupide. Il serial killer pur strizzando l'occhiolino alla figura di "Ted Bundy" ha una resa più che soddisfacente (buono in questo senso il lavoro di Marc Menchaca). Inoltre la tensione è ben costruita fin dall'inizio (merito indubbiamente anche del regista John Hyams, che firma probabilmente il suo miglior prodotto filmico), dove l'occhiolino semmai lo strizza a Duel e mantenendosi sempre costante grazie anche allo scenario naturale in cui la donna (una sorprendente Jules Willcox) è completamente sola ed in costante pericolo. Un buon lavoro non c'è che dire. Voto: 6

Sputnik (Sci-fi/Thriller 2020) - Non male. Sicuramente riuscito nei primi 60-70 minuti: l'idea è abbastanza originale, il mostro ben realizzato senza abuso di CGI, l'ambientazione (base militare sovietica) e l'atmosfera (da guerra fredda) molto belle. Tutto sommato potrebbe essere benissimo una sotto-trama di Stranger Things o parte di uno dei tanti sequel di Alien (da notare che il simbionte alieno sembri proprio un incrocio tra uno xenomorfo ed un demogorgone). Peccato si perda un po' nella seconda parte quando ci si concentra troppo sui drammi dei protagonisti e l'alieno passa in secondo piano. Buono il commento sonoro, doppiaggio più che dignitoso. Solido nella regia, sobrio negli effetti speciali e ben interpretato. In conclusione, come esordio non è male, certamente con un po' più di attenzione avrebbe potuto portare a casa un voto ancor più positivo (purtroppo non si può fare a meno di notare una certa superficialità nelle scene presentate, man mano che si va avanti, soprattutto nei personaggi che vengono caratterizzati in maniera contraddittoria e discontinua), ma ci si accontenta. Voto: 6

The Rider (Dramma/Western 2017) - Cinema indipendente e dalle pretese autoriali, The Rider è la pietra tombale sul western e il mito della frontiera. La regista Chloé Zhao (quella del pluri-premiato recente Nomadland) mette in scena la toccante storia di un "cavaliere" dei rodeo impossibilitato ad esibirsi dopo un infortunio e ci racconta con ritmo dilatato e una sceneggiatura molto asciutta, tutta la tensione della perdita e il dolore dell'impossibilità. La fine del sogno, per citare l'aggiunta (come sempre bruttina) al titolo originale (Il sogno di un cowboy). È nella mano di Brady che non si apre, nel corpo dell'amico paralizzato, negli espedienti e nel vizio del padre, nell'alone di miseria e sudiciume che fa da sfondo alla storia che la regista dipinge (reiterando alcuni classici stilemi del genere) tutto l'abisso reale verso cui è ormai sprofondato il "west" e la sua narrazione. E anche se qua e là il discorso pecca di ingenuità e poca originalità, la giovane regista riesce a raccontarci una sempre più rara storia di sentimenti e realtà. Un racconto intimo, senza la trappola del giudizio, onesto e pulito (attori non professionisti di grande bravura). Un'opera sensibile e profonda che, facendo riflettere sulla necessità di venire a patti con i propri sogni, riesce a commuovere senza forzature. Voto: 7

venerdì 27 agosto 2021

[Cinema] Takeshi Kitano Filmography (Violent Cop, Sonatine, Brother, Zatoichi)

Ho conosciuto Takeshi Kitano, o Beat Takeshi (suo pseudonimo), nelle vesti di attore, ma (stranamente) non in quelle di regista. Cosa c'è di strano? C'è che tutti i film da lui diretti li ha pure interpretati, ma io non ne sapevo niente. C'è che degli altri film in cui è stato protagonista o co-protagonista pochi sono "arrivati" qui da noi, quindi qualcosa non quadra. E tuttavia col dubbio di aver già visto alcuni suoi film, mi sono approcciato alla visione di questi quattro film della sua filmografia senza alcuna reminiscenza. Cosicché dopo Sion Sono e soprattutto Takashi Miike, altro regista giapponese, considerato anch'esso uno dei più importanti registi orientali viventi, sviscero nella sua totalità. Ed a proposito di Miike e Kitano, seppur personalmente preferisco il primo, difficile dire chi è il migliore tra i due, sono due registi con stili completamente diversi di fare cinema e/o di fare gangster-movie per esempio, la cosa sicura è che questi due registi sono perfettamente in grado di regalare perle cinematografiche pazzesche. Di sicuro per chi ama il cinema orientale, pellicole da conoscere e possibilmente vedere, come queste qui, che in parte definiscono il suo cinema. Per abbreviare, "Un cinema fatto di temi e stilemi che ritornano più volte lungo tutta la sua filmografia, dalla presenza più o meno silente della Yakuza, un elemento assolutamente ricorrente, dal tema della morte violenta e in particolare del suicidio, la presenza della natura, evidenti riferimenti al cinema noir classico, sia nipponico sia occidentale. La sua regia minimalista, atta per unire una forte e desolante componente drammatica a inaspettati sprazzi di ironia, esaltando ancor di più i momenti di tristezza. Il suo umorismo è quasi sempre nero e di matrice nichilista". Per approfondimenti e tanto altro vi rimando direttamente alla pagina Wikipedia. Ma una cosa tuttavia è evidente, una particolarità che ho notato sorprendentemente, ovvero che Takeshi Kitano è praticamente il Sean Bean del cinema orientale, e non serve aggiungere altro, chi capisce intenda.

Violent Cop (Dramma/Azione/Thriller 1989) - La prima regia di Takeshi Kitano ha uno stile grezzo e discontinuo con un ritmo a tratti incerto, ma porta già con sé quasi tutti gli stilemi del suo cinema. Notevole la capacità di dipingere un antieroe servendosi di una storia dai toni acri e cupi, dove domina il cinismo, dove cane mangia cane, dove non c'è spazio per la redenzione. È lui il Violent Cop del titolo, laconico, scostante con i colleghi, incurante dei superiori, determinato come un automa nel suo lavoro (la sua interpretazione è unica, divertente e straniante, quindi perfettamente inserito nel film, il gioco sul genere poliziesco). Il suo unico rapporto umano sembra essere quello con la sorella portatrice di un handicap e sarà proprio questo legame a causarne la rovina nel disperato, lancinante finale, che è a tutti gli effetti la cosa migliore del film. Il film infatti, o la storia, parte abbastanza bene e sembra seguire una determinata strada, salvo poi un po' perdersi e non ritrovare quasi più la bussola. Alcuni fatti sembra accadano per puro caso mentre altri son descritti in maniera abbastanza confusa. Anche dal punto di vista della regia si poteva fare certamente molto meglio, alcune parti hanno un taglio veramente singolare e spesso non si capisce cosa stia accadendo sullo schermo. Il finale risolleva le sorti della pellicola, una pellicola comunque ben costruita, capace di mettere in luce quelle che saranno le peculiarità della cinematografia di Kitano con grande lucidità e trasporto. Nonostante qualche rallentamento eccessivo la trama si lascia seguire con piacere, miscelando l'azione più truce (presente qualche scena piuttosto cruda) con momenti intimi di incredibile dolcezza. Non a caso la violenza visiva che esplode senza preavviso ed è alternata a momenti più riflessivi rappresenta la cifra stilistica più evidente di un film che si distingue anche per l'interpretazione del suo protagonista e la particolarità della colonna sonora. Insomma un esordio apprezzabile ma non certo sfolgorante per un attore/regista di culto che in seguito farà certamente di meglio. Eppure penso che con qualche accorgimento questo film sarebbe potuto essere molto migliore dato il suo potenziale, ma non tutte le ciambelle vengono bene al primissimo tentativo. Voto: 6,5

lunedì 23 agosto 2021

Le serie tv del mese (Agosto 2021)

Dopo una pausa di un mese, quello scorso in cui ben 9 serie finirono sotto la mia lente di "gradimento" (trovate qui il post), tornano, come accennato proprio nel precedente listone, le serie da recuperare (fermatasi a Giugno), ovvero recuperi di serie già prefissate (da me ovviamente) ad inizio anno (che sono esattamente sette). E dopo la prima (The End of the F***ing World) e la seconda (Narcos), la terza oggi conclude il suo ciclo (è Banshee), e si affaccia pure una nuova serie (con la prima stagione delle tre complessive), ma un'altra ancora comincerà dal prossimo mese, così da concludere, successivamente e finalmente, il tutto. Nel frattempo, com'è ovvio, concentriamoci su questo quarto appuntamento, che continua a regalare (fortunatamente per me), belle sorprese.

BoJack Horseman (4a stagione) - La quarta stagione di BoJack Horseman si dimostra essere meno potente delle precedenti (la terza Qui): non appaiono infatti puntate davvero interessanti come "Fish Out of Water", nonostante ciò il prodotto si distingue per avere comunque una scrittura sempre attenta ai drammi dei personaggi, i quali però, a conti fatti, non avanzano abbastanza nelle loro vite turbolente. Il filo conduttore di questi ulteriori 12 episodi è il legame tra il protagonista e la presunta figlia Hollyhock, intorno al quale ruotano alternativamente anche le storie di Diane (il rapporto sempre in crisi con Mr. Peanutbutter), Carolyne (il rapporto con il topo Stilton) e infine Todd che pur essendo il motore "più comico" dell'insieme, avrà anche lui il suo momento introspettivo. Un aspetto negativo di questa stagione rispetto alle precedenti riguarda proprio l'accumulo delle storyline: alcune sono piuttosto carine e interessanti, ma mentre la serie pone i riflettori su quella dello stesso Bojack (la più toccante, tra l'altro), ci sono altre che purtroppo non reggono il confronto. Una quarta stagione dunque molto introspettiva che si concentra sull'esplorazione, l'involuzione e l'evoluzione di quasi tutti i personaggi, molto depressa e intima, si focalizza sulla psicologia dei suoi protagonisti. Lo fa anche grazie all'aggiunta di animazioni nuove, a due dimensioni, psichedeliche e decisamente comunicative. Anche in questa stagione, BoJack Horseman ci propone una stringente satira sulla società e la politica, presentate con il sarcasmo sottile a cui ci ha abituato nelle scorse stagioni. Gli animali sono sempre l'espressione dei vizi dell'umanità che permettono di unire la critica sociale a tematiche estremamente delicate. In modo molto naturale infatti si parla di emancipazione femminile, LGBTQ e di asessualità. Il finale è diverso dal solito, ci prepara a nuovi possibili scenari per una stagione differente dalle precedenti. Una stagione, la quinta, in cui probabilmente molte cose cambieranno, anche se già in questa quarta stagione la serie ha cambiato pelle, rivelandosi una serie dinamica che muta e si trasforma riuscendo a essere all'altezza di se stessa, e tutto ciò nonostante in questa particolare stagione la storyline più interessante è affiancata da altre un po' meno, ma questo non è andato comunque a minare (troppo) l'alto livello qualitativo e tematico che ha sempre contraddistinto questa gran serie. Voto: 7,5

martedì 17 agosto 2021

Notte Horror 2021: Creepozoids (1987)

Ma chi me l'ha fatto fare! A partecipare? No, certo che no, anzi, è stato e sarà sempre un privilegio ed un piacere partecipare (per la sesta volta, e consecutiva, in otto edizioni compresa questa) alla Notte Horror, classica rassegna cinematografica estiva della blogosfera, e sempre ad opera della famosa combriccola di blog cinefili di cui giustamente faccio parte, ma a scegliere di vedere il film che ho scelto di vedere. Un film che potete vedere gratuitamente anche adesso, dopo aver letto questo mio post e prima che la serata continui alle 23 con il secondo partecipante di stasera, che sarà Director's Cut con Freaks, su VVVVID (basta registrarsi), ma che paradossalmente sconsiglio di vedere, infatti l'unica volta che una possibilità per tutti c'era, è la volta sbagliata. Certo, se si entra nell'ottica del B-movie ottantiniano (o dovrei dire Z-movie), ci si può pure divertire, ma Creepozoids è talmente brutto che, da qualunque punto di vista lo si guardi, è una disfatta di Caporetto. Che poi in verità questo film nelle linee guida della rassegna entra e ci sta a pennello, preferibilmente anni 70-80-90, è del 1987, obbligatoriamente horror, ne riesce a cogliere il significato letterale del termine, nel senso che fa a dir poco raccapriccio per quanto è brutto, tassativamente tamarrata, è talmente trash che è stato diretto (quando la Asylum ancora non esisteva) dal Re del trash, da un certo David DeCoteau che di film così ne ha fatti (e ne fa ancora) a centinaia, quindi meglio non potevo scegliere, tuttavia mai mi sarei aspettato di vedere una trashata di questo genere e portata, che paradossalmente qualcosa ha di buono.

venerdì 13 agosto 2021

I film del periodo (1-12 Agosto 2021)

Un'estate calda, caldissima, e ne avremo ancora per un altro po', ma prima o poi anche quest'estate finirà, per il momento però godiamocela, rilassandoci e non pensando troppo al futuro, accadrà quel che accadrà. Molti le vacanze hanno fatto, altri le stanno facendo ed alcuni altri approfitteranno a settembre per farle, ed ognuno a modo loro, io per esempio solo immaginandole, che una vera vacanza non faccio da decenni, ma non mi posso lamentare, anche perché sono perennemente in vacanza, ho infatti la (s)fortuna di avere tanto tempo a disposizione per fare quello che mi piace, per avere un blog come questo per esempio, un blog che in vacanza non andrà (martedì vi ricordo c'è la mia Notte Horror), ma in ogni caso domenica è Festa per tutti, ed Auguro a me e a voi un buon Ferragosto!

Tenet (Azione/Sci-fi 2020) - Esperimento riuscito a metà: nel senso che Christopher Nolan ancora una volta ha voluto sperimentare qualcosa mai visto prima, nella sua fissa col tempo e le costruzioni temporali presenta qualcosa volutamente ingarbugliato e di difficile fruizione, e in questo c'è riuscito, ma non è riuscito nel successo perché aldilà del progetto ambizioso quel che resta dello spettatore a fine visione è l'inebetimento di un sonoro martellante, la sensazione del vuoto e del WTF che lascia il film (un film non riuscito ma non per il suo essere troppo complicato ma per volerlo essere per forza). Insomma dal mio punto di vista "tanto fumo e poco arrosto", i capolavori di Nolan restano altri, questo resterà un esperimento originale al quale però difficilmente ci si affezionerà. Questa volta egli infatti nel ricercare il rompicapo perfetto è uscito un po' fuori tema confezionando un prodotto certamente originale ma poco avvincente. Come se non bastasse, egli riesce a costruire un muro invisibile fra lo spettatore e i personaggi. Tutto risulta freddo, asettico, privo di umanità. Non ci è consentito empatizzare con nessuna delle vicende dei protagonisti. Potrebbe succedergli qualsiasi cosa e non ne saremmo colpiti. Al regista manca proprio la capacità di farci sentire fisicamente i corpi degli attori. Come delle bellissime statue esposte in un museo che non possono essere toccate (in questo senso la  caratterizzazione dei personaggi non è delle migliori, nonostante le ottime prove attoriali, e di tutti). La sensualità è quindi bandita, perché altrimenti tutto potrebbe risultare "vero". Lo spettatore deve quindi essere sovrastato dalla potenza di fuoco del cinema Nolaniano, ricco di budget ma povero di cuore. Dopo il bellissimo Dunkirk mi aspettavo un altro approccio dal regista inglese che con questo Tenet firma sicuramente il suo film peggiore, anche se resta una pellicola interessante e di qualità, che merita la visione. Voto: 6

Lucky (Dramma/Commedia 2017) - Paura, è questo il sentimento nuovo ed inesplorato con cui è costretto a fare i conti Lucky, novantenne che si considera quasi invincibile. La paura del vuoto, l'attesa di un epilogo già scritto che aspetta di essere vissuto. Lucky, fumatore e bevitore abitudinario, amante dei quiz e dei cruciverba, vede la sua routine quotidiana scossa da una scoperta del tutto inaspettata, una crepa nella sua natura invulnerabile: la vecchiaia. Negli 88 minuti che raccontano pochi giorni della sua vita, Lucky conduce con sé lo spettatore in un viaggio interiore che passa per esperienze e situazione della sua quotidianità. La fotografia, che sfrutta la luce naturale tipica dei paesaggi rurali degli States fa da cornice alle vicende ordinarie vissute dal protagonista che, grazie al confronto con gli altri personaggi riesce a maturare una riflessione, cruda quanto vera, sulla fugacità della vita e sulla mortalità. Come riacquistare l'equilibrio nel vivere, superando la paura della morte e affrontando l'ingiustizia che sembra la vita: è una delle domande a cui John Carroll Lynch tenta di dare una risposta con il suo primo film alla regia. E lo fa offrendoci una chiave, una strategia, una via, che ci appare scontata, quasi banale, tanto semplice quanto potente: sorridere. Un film (simile ma diverso dal bellissimo Una storia vera di David Lynch, qui presente come attore) sull'arte dell'invecchiare che tutti noi prima o poi sperimenteremo, inevitabilmente lento, ma mai noioso. Grazie a dialoghi ben scritti e a un cast talentuoso, il film riesce a mantenere l'interesse pur in assenza di grandi colpi di scena, l'umorismo agrodolce non è mai ruffiano e il film risulta un esercizio onesto e sentito. E quindi buon esordio alla regia per uno dei migliori caratteristi attuali del cinema americano, ed ottima performance di Harry Dean Stanton, quasi profetico, al suo ultimo (memorabile) film. Voto: 6,5

lunedì 9 agosto 2021

[Musica] La mia compilation Anni 2000

Inizialmente non avevo intenzione di fare questa ulteriore compilation dopo le precedenti degli scorsi anni (Qui quella del 2020 concerne gli anni '90), ma solo perché mi capitò di dimenticare alcune canzoni, e non volevo che ne dimenticassi alcune ulteriormente, però l'occasione non volevo perdere di farvi ascoltare la mia personale (ma non tanto, tra successi ed icone) compilation degli anni 2000 (quelli che vanno fino al 2009), cosicché eccoci qui, e sperando di non aver dimenticato qualcuno, ben 125 canzoni (di cui 16 italiane) ho inserito (in base all'anno e in ordine alfabetico, con l'unica eccezione per il "presentatore" della playlist che inizia con la B). Quindi gli anni 2000, che sono stati i vostri quanto i miei, a tal proposito ecco un post pubblicato ad inizio anno su i miei anni 2000 (in cui trattavo di tutto, anche di musica), anni in cui rivoluzione c'è stata, dall'utilizzo di internet alla popolarità di programmi musicali trasmessi dalla televisione dell'epoca, il nuovo millennio porta con sé infatti una rivoluzione tecnologica importante per la musica e la sua futura fruizione. E dimostra di avere il giusto contrasto di stili, temi e gusti sonori: mentre il rock continua a percorrere una strada già consolidata negli Anni '90, il pop entra in una nuova epoca dove agli inizi procedono parallelamente le band progettate per gli adolescenti e nuove popstar che iniziano a dominare le classifiche mondiali. Sulla scena discografica, fanno la loro comparsa le future dive del pop: da Rihanna a Lady Gaga, da Beyoncé ad Amy Winehouse, Katy Perry e Gwen Stefani. Raggiungono la maturità band come Coldplay (veri dominatori del decennio e di questa compilation), Green Day, Train, Gorillaz, Muse e Maroon 5. Negli anni 2000 torna alla ribalta anche la musica rap, con personalità di spicco come Eminem e Jay-Z. Insomma tanta roba, tra i tanti che non ho nominato meritano una menzione speciale perché doppiamente presenti, Shaggy, Alicia Keys, Pink, Evanescence, James Blunt, The Black Eyed Peas, Nelly Furtado, MGMT e Lily Allen. Ma tantissimi altri anche per una volta, nomi famosi o meno, in ogni caso versatevi un bel tè (freddo) e sedetevi comodi perché la lista (la playlist) stavolta è davvero lunga. Buon divertimento!

mercoledì 4 agosto 2021

Geekoni Film Festival: Le avventure di Rocketeer (1991)

Torna, a distanza di due anni dall'ultima volta, la rassegna cinematografica a tema ragazzi rinominata (giustamente e funzionalmente) Geekoni Film Festival, rassegna che, organizzata dalla cricca di blogger Nerd (la Geek League) di cui faccio anch'io parte, con il nickname Pan Fury, arriva quest'anno alla sua terza edizione, edizione che se non fosse per me, con la collaborazione di altri, non si sarebbe probabilmente mai svolta, ma ci siamo riusciti (certamente un bell'incentivo è stato il banner che ho creato per l'occasione, che troverete a fine post, che omaggia inequivocabilmente un caposaldo del genere "per ragazzi", ovviamente film degli anni '80, impossibile non conoscere, in tal senso ricordiamo il regista Richard Donner scomparso un mese fa). E dopo Labyrinth e successivamente Un maggiolino tutto matto, questa volta la mia scelta è ricaduta su di un film alquanto particolare, su di un'avventura ben congeniata che sa divertire, su di un film di fantascienza ambientato negli anni della seconda guerra mondiale nel complesso godibile. Appunto su (questo) The Rocketeer (tratto dal fumetto omonimo creato nel 1981 da Dave Stevens, l'opera più famosa dell'apprezzato fumettista e illustratore morto prematuramente nel 2008 a 53 anni), uno dei primi cinecomic, quando i cinecomic non si sapeva cosa fossero, ed anche uno degli ultimi/pochi film Disney che a dispetto del target non rinunciava (come adesso) alle sparatorie, agli inseguimenti, ai cattivi viscidi ed ai Nazisti per fare un film di questo genere. Un film dalle maestranze di tutto rispetto, dei pezzi da 90, mica pizza e fichi. Al timone ovviamente la Disney, che non ha mai badato a spese per i suoi innumerevoli film, soldi in questo caso spesi abbastanza bene, il film ha raggiunto (proprio quest'anno) i 30 anni ma non li dimostra, il merito è dell'aspetto tecnico della pellicola, di prim'ordine, in cabina (di regia) Joe Johnston, che ha sfornato qualche film discutibile (il recente Lo schiaccianoci e i quattro regni per esempio) ma che ha pure regalatoci quel piccolo cult di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, uscito due anni prima a questo e presumibilmente divenuto trampolino, e soprattutto quel grande piccolo cult di Jumanji (quattro anni dopo), però non solo questi due, alla sala comandi gli sceneggiatori Danny Bilson, Paul De Meo (già penne dietro la serie televisiva cult The Flash) e William Dear, alle frequenze (musicali) James Horner, vi dicono niente Titanic ed Avatar?, infine l'equipaggio, con Alan Arkin, Oscar al miglior attore non protagonista nel 2007 per Little Miss Sunshine, con Timothy Dalton, uno dei tanti James Bond cinematografici, con Terry O'Quinn, il John Locke della serie tv Lost, con Jennifer Connelly, vincitrice di un Premio Oscar nel 2002, con i caratteristi Paul Sorvino e Margo Martindale, con il giovane Billy Campbell. Il risultato? Un film decisamente figo, figo il casco (e il costume), figo il zaino a razzo e fighissima la ragazza (come fa girare la testa Jennifer non la fa girare nessuna, all'epoca poi ventenne e straordinariamente fulgida).