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lunedì 18 gennaio 2021

[Cinema] Japan Animation

Son passati poco meno di sei mesi da quando ho (finalmente) finito di vedere tutti i film dello Studio Ghibli, prodotti e co-prodotti, che fino agli scorsi anni formavano la loro intera filmografia (che ricomincerà a breve a produrre), ma sapevo già all'epoca che il mio percorso non si sarebbe fermato, altri titoli da vedere, case di produzione da conoscere mi attendevano, dopotutto l'animazione giapponese non è mai stata soltanto Ghibli, solo ora però, dopo aver approfondito (consigli da un po' qui e un po' lì), sono pronto a ricominciare, anzi, ho già ricominciato, e per tutto l'anno vedrò (uno ci sarà sempre ad ogni "periodo" cinematografico) film d'animazione made in Japan. E sono partito riscoprendo la filmografia di alcuni vecchi registi (che in questo campo sono divenuti maestri) e nuovi registi (che in questo campo maestri aspirano a diventare, se già non lo sono) che con l'animazione si son fatti conoscere. Questo percorso che inizio oggi non è altro infatti che un viaggio alle origini della Japan Animation, ma non solo, difatti anche un viaggio che punta alla riscoperta di alcuni titoli (personalmente) "dimenticati" (per alcuni immagino invece sarà il contrario) ed alcuni altri recenti non ancora visionati, anche di registi parecchio conosciuti (ora come prima). Ed ecco cosa ho visto.

Perfect Blue (Dramma/Thriller 1997) - Fulminante esordio per Satoshi Kon che, attraverso una contorta implosione a scatole cinesi, ci inchioda al cospetto di uno scenario a dir poco disturbante, decisamente allucinato (grazie anche al minuziosissimo design sonoro che contribuisce e molto alla creazione dell'atmosfera e della suspense). Impossibile non accostare questo film ad American Psycho o a Il cigno nero, impossibile non rimanere affascinati da un film maturo come questo (destinato solamente ad un pubblico adulto), non è infatti il classico film d'animazione (c'è praticamente di tutto, proprio tutto). Trattasi difatti di un thriller psicologico particolarmente cervellotico soprattutto nella parte conclusiva, il regista guarda palesemente a Hitchcock (ma anche a De Palma) e a sua volta fungerà da ispirazione per tanti registi e sceneggiatori Hollywoodiani che dall'intersecarsi dei piani narrativi, in particolar modo tra quello reale e immaginifico, ricaveranno le loro maggiori fortune (un nome su tutti, David Lynch). Protagonista è Mima, una cosiddetta Idol, la carriera musicale però sembra andarle stretta e su consiglio dei manager decide di passare al cinema. Dapprima piccoli apparizioni in una serie televisiva, ma ben presto il suo ruolo diventa centrale. Questo grazie alla pubblicità ottenuta per aver accettato una scena decisamente forte e per alcuni scatti di nudo finiti su parecchie riviste. Arriva la notorietà, però i fans restano spiazzati da questa svolta radicale, e la stessa Mima sembra perdersi tra l'identità casta e pura incarnata nella precedente vita professionale e questo nuovo mondo in cui per far carriera è disposta a tutto o quasi. Ad accentuare il suo disagio ci pensa un misterioso stalker che utilizza internet (ancora agli albori, interessante notare come la protagonista non sappia neppure come funzioni) per perseguitarla. Inizieranno a fioccare gli omicidi, tutti legati all'entourage della nuova stellina. E mentre gli indizi sembrano non lasciare dubbi il regista ci regala un epilogo inaspettato, decisamente avvincente e tutto sommato credibile. Insomma, un eccellente esordio per Satoshi Kon, il suo percorso sfortunatamente non sarà lungo (morirà prematuramente nel 2010), ma da qui in poi non si è fermato, per fortuna ho ancora da vederne. Perfect Blue è un film d'animazione (tratto da un romanzo di Yoshikazu Takeuchi) assolutamente originale, trattasi probabilmente del primo psycho-thriller della storia dell'animazione mondiale, brillantemente convincente, che sfrutta a perfezione il mezzo del cartone animato, non si sarebbe prodotto un risultato così valido in un film con attori in carne e ossa (chiedere al live action del 2002, che tuttavia non ho intenzione di vedere). Un piccolo gioiello. Voto: 7,5

Steamboy (Sci-fi/Azione 2004) - Mi è sempre piaciuto lo Steampunk, vuoi per la poeticità del vapore che trasuda da ogni diavoleria meccanica, vuoi per la bellezza della Londra vittoriana (l'epoca in cui il film è ambientato) e dei boulevard parigini, o per la capacità di sposare in maniera del tutto naturale l'antico e il moderno. Così quando ho saputo di questo film ero molto interessato, e sapendo poi che il suddetto fosse stato diretto dal Katsuhiro Ōtomo già autore del mitico Akira (che ritengo comunque più importante che bello), più che interesse, trepidazione. Purtroppo però non che Steamboy mi abbia deluso, ma mi aspettavo di più sul piano narrativo. Perché i contenuti ci sono, in Steamboy dopotutto saltano fuori tutti i lati più oscuri e marci dell'animo umano e certamente spinge a riflettere (sull'insensata guerra e sull'uso benevolo o malevolo della tecnologia), ma ahimè il film non riesce a decollare del tutto, a causa di una trama poco sviluppata e a volte prevedibile. I characters hanno poco mordente, né sono parte integrante di elementi né esaltanti né angoscianti, in poche parole vi è una carenza di pathos, d'emozioni e di attrattiva piuttosto pesante che solo in parte l'oggettivo splendore del comparto tecnico e di una regia eccezionale riescono a colmare. E tuttavia l'ho trovato nel complesso e in conclusione un film piacevole. Certo, rimane quella sensazione di incompletezza, perché possedeva tutte le carte in regola, ma purtroppo sono state mal giocate, risultando un capolavoro mancato. Rimane comunque un'opera più che buona di pregevole fattura. Voto: 6,5
Lamù - Beautiful Dreamer (Sci-fi/Commedia 1984) - Non ho mai amato il cartone degli anni '80 di Lamù (anche se lo vedevo abbastanza spesso), perciò ho sempre evitato di leggerne o vederne di cose a lei inerenti. Ma poi, dopo aver letto qualcosa in merito, dopo aver sentito qualcuno lodare questo suddetto film, a detta di molti il migliore di quelli realizzati tratti dal manga omonimo, ho deciso di provare. Il risultato? Inaspettato. Non ero a conoscenza della trama "bolla/spazio temporale" del film, altrimenti l'avrei visto molto prima, giacché i film così fatti mi piacciono parecchio, e infatti proprio per questo particolare (ma non solo) che ho apprezzato questo discreto film d'animazione, che dimostra che anche da una trama banale si può creare qualcosa di incredibile, dando vita a una trama che procede lenta e senza musiche, è vero, ma che risulta entusiasmante per la sua vena thriller-psicologica. Fin dall'inizio del film, privo di una sigla d'apertura, si viene catapultati in un'atmosfera quantomeno disarmante. Per l'intera durata del cartone animato sembra aleggiare instancabilmente un dubbio inesauribile: sogno o realtà? Le parti di maggior comicità sono per lo più dei siparietti movimentati con qualche sprazzo d'ironia, ma non si va molto più in là. E' un lungometraggio che si concentra più sul lato esistenziale e filosofico, il che da un lato risulta abbastanza intrigante, ma dall'altro lato, alla lunga, può stancare, e soprattutto si ride ben poco. Nonostante ciò, bel film, nato da una bella idea (per quello che so dell'universo Lamù). Un esperimento che nell'insieme fa presa, che ha una sua attrattiva e che val la pena di vedere, anche sola una volta. Ecco, per dire, difficilmente rivedrei, non è infatti uno di quei lungometraggi che io andrei a guardare più volte senza mai stancarmi. Di Mamoru Oshii, regista del film, gli preferisco Ghost in the Shell a questo, tuttavia nessun pentimento, anzi. Voto: 7

Jin-Roh - Uomini e lupi (Azione/Spionaggio 1999) - Pure apprezzandone la realizzazione tecnica e visiva, una grafica molto curata tra luci e colori freddi e cupi come l'atmosfera che traspare, la storia di Hiroyuki Okiura (basata sulla Kerberos saga di Mamoru Oshii, qui in veste di sceneggiatore) non mi ha convinto, coinvolto abbastanza, rendendo la mia visione lenta e svogliata in molti frangenti, senza che riuscissi ad apprezzarla come avrei dovuto e voluto. Vi sono alcuni momenti infatti che appesantiscono il film, come una lunga manciata di minuti in cui seguiamo dei dialoghi, importanti per la trama, ma che portano noia. A proposito di trama, c'è da dire che almeno quest'ultima termina bene, ovvero in maniera coerente, ciò che è giusto è giusto e ciò che deve essere fatto viene fatto, senza esitazione. In questo senso è più impattante il messaggio ("Un lupo nelle vesti d'agnello rimane sempre un lupo") che come lo dice, in modo consono sì, la narrazione non per caso è suddivisa a seconda dei capitoli della fiaba di Cappuccetto Rosso (non quella che ci hanno fatto leggere all'asilo, ma la versione atroce e a tratti cannibalesca), però in questo gioco di vittime e carnefici, e dove i ruoli si interscambiano di continuo (forse troppo), i colpi di scena non fanno scena, repentini e prevedibili. Nel complesso tuttavia, questo fanta-poliziesco cupo e triste come molti cartoni giapponesi non-Ghibli (di cui penso di preferire oggettivamente le sue di storie, o simili), è valido nella sua rilevanza tematica e nella cura del suo buon comparto tecnico. Voto: 6+

Panda! Go, Panda! (Avventura/Commedia 1972) - Isao Takahata alla regia, Hayao Miyazaki all'animazione, quando lo Studio Ghibli non esisteva, ma era probabilmente nella sua fase embrionale, nell'età infantile della sua crescita nella mente dei suoi fondatori. Infantile proprio come questo cortometraggio, prodotto al culmine della panda mania in Giappone, che ricorda da vicino Il mio vicino Totoro, di cui questo sembrerebbe appunto un abbozzo (quasi anticipando il design degli stessi, grandi bocche e aspetto rotondeggiante). La trama, essendo una commedia per bambini, è molto semplice, ma anche frivola, superficiale, praticamente diseducativa. Pedagogicamente parlando infatti, Panda! Go, Panda! è un insieme di comportamenti assurdi, roba che, ma i servizi sociali dove sono? Scherzi a parte (ma neanche tanto), l'anime è piacevole, anzi, è vero che è destinato ad un pubblico di bambini, che è molto infantile, ma quanta simpatia che ti fa? tanta, e quella canzoncina? ti entra proprio nella testa (il plus è per la canzoncina). E poi bisogna comunque dire che le animazioni sono sopra la media, considerando l'anno di uscita e il target, e che le ambientazioni sembrano modellini in scala, la città in cui si muove la protagonista è specchio di un'epoca passata, in cui tutti gli abitanti si conoscono tra di loro e tutto sembra essere fuori dal tempo. L'atmosfera è calma e rilassata. Il finale è simpatico nella sua assurdità (anche concettuale). Insomma, un filmetto proprio carino. Comunque già che c'ero, ho visto anche il suo sequel, Il circo sotto la pioggia, in Italia infatti i due film sono stati distribuiti da Dynit in un unico DVD, e da VVVVID (sito legale da cui l'ho visto gratis, basta solo registrarsi) è visibile proprio in questa versione. Un seguito, sempre firmato dalla coppia storica, ambientato un anno dopo l'incontro tra la "Pippi" giapponese e la coppia di panda, seppur più stanco e svogliato (con una seconda parte migliore della prima), ugualmente simpatico. Nel complesso un film d'animazione amabilmente spensierato, che se lo si guarda solo come uno sceneggiato per bambini, può risultare appunto carino, ma più che altro utile per poter conoscere bene l'ascesa dei due grandi autori che ci sono dietro. Voto: 6+
Metropolis (Sci-fi/Avventura 2001) - Ispirato al famosissimo film di Fritz Lang da cui prende anche il titolo, questo Metropolis in salsa anime è sicuramente un buon e gran bel prodotto, seppur non perfetto. Interessante il character design che dovrebbe rifarsi direttamente al lavoro di Osamu Tezuka, che realizzò nel lontano 1949 il fumetto da cui (moltissimi) anni dopo il regista Rintaro e Katsuhiro Otomo (qui nelle vesti di sceneggiatore), hanno preso spunto per realizzare questo film. Purtroppo l'unione di tre grandi nomi dell'animazione giapponese non ha prodotto quel capolavoro che era lecito aspettarsi, il difetto principale è da ricercarsi in alcuni punti eccessivamente statici e noiosi oltre che sull'improbabilità di alcune soluzioni narrative. Detto di questi difetti il film però appare splendidamente realizzato, curato in maniera mirabile e caratterizzato da uno stile retrò che ben si fonde con le ambientazioni futuristiche. Buona la fusione tra disegni animati e la computer grafica. Ambienti e personaggi sono efficacemente delineati ed interessante appare l'approfondimento psicologico dei protagonisti ed in particolare del rapporto tra Tima ed il giovane Kenichi (i due protagonisti di questa favola apocalittica sui pericoli derivanti dall'incontrollabilità del potere). Ottima la colonna sonora a base di un jazz molto "nervoso". La storia (ambientata in un mondo retrofuturistico dove gli umani e i robot vivono insieme, ma non in armonia) è perennemente ammantata da un velo malinconico che rende emozionanti svariate sequenze, ma ciò che rimane indelebilmente impresso nella mente è lo splendido ed apocalittico finale che si dipana sulle note della suggestiva I can't stop lovin'you di Ray Charles, un vero colpo di genio da parte del regista. Voto: 7

Oltre le nuvole, il luogo promessoci (Sci-fi/Dramma 2004) - Dopo aver visto (il bellissimo) Your Name. mi sono avvicinato con molto entusiasmo a questo lavoro (ambientato in un ucronico presente) di Makoto Shinkai, che oltretutto è il suo primo lungometraggio, appunto l'esordio cinematografico. Mi aspettavo tanto e purtroppo devo dire di essere stato soddisfatto solo in parte. Belle le ambientazioni e di buon livello l'aspetto tecnico in generale, anche perché l'autore riserva una grande cura agli sfondi che donano un tocco di classe alle scene più intense. Rispetto al precedente film però la trama (che paradossalmente utilizza lo stesso tema futuristico, cioè la scoperta dell'esistenza di differenti universi paralleli al nostro) e la sceneggiatura (l'eccessiva presenza scientifica confonde solo le idee) sono di più basso livello. Il punto di partenza è interessante col progetto dei ragazzi di volare sul proprio aereo (come faranno poi due ragazzi delle superiori a costruire un aereo in garage è da vedere, ma sarebbe il problema minore) verso la torre che troneggia in cielo. Ciò che non fa decollare la storia è che ci sono un po' troppi voli pindarici nella narrazione (il trinomio Sayuri in coma, la torre e il finale, sembra tutto troppo forzato). Altro punto debole è che la stessa è piuttosto lenta, alle volte si fa un po' fatica a stare dietro alla storia per via di alcuni passaggi della stessa abbastanza "mosci" (va bene il lirismo, ma che lentezza). Insomma non che sia un anime da buttare, resta comunque una piacevole visione, ma da questo regista mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente. Voto: 6

La ragazza che saltava nel tempo (Sci-fi/Romantico 2006) - Già dal titolo è abbastanza facile intuire di cosa tratti il film, il focus e il resto, ma non per questo banale nella sua disamina o nella sua esplicazione. Il plot è infatti semplice ma allo stesso tempo interessante (per alcuni versi molto simile al videogioco "Life is Strange"), coinvolgendo lo spettatore sin da subito, con la fantascienza che serve da pretesto per farci capire, come recita la scritta sulla lavagna a inizio film ("Time no wait") che il tempo non aspetta nessuno. Nonostante i personaggi siano piuttosto stereotipati, supportano bene una sceneggiatura frizzante e mai scontata. Peccato che alcuni buchi evidenzino incongruenze narrative che minano un po' la godibilità dell'intreccio, tuttavia la storia risulta più che godibile lo stesso. Il film all'inizio sembra una classica commedia scolastica, dai toni leggeri e poco pretenziosi, ma saprà maturare in corso d'opera come la stessa protagonista, regalandoci una parte finale carica di suspense. Il finale è difatti veramente ben orchestrato e non banale, si sviscerano emozioni sentimentali condite con una goccia amara di angoscia e tristezza che non chiude però le porte ad un futuro di speranza. Non sorprendono i numerosi premi attribuiti a questa chicca dell'animazione che colpisce per mille motivi: la trama quasi caotica, la fluidità con cui la pellicola scorre nonostante le emozioni contrastanti che si provano nella visione (prima paura, poi ilarità, tristezza e malinconia). Si affrontano tematiche come lo scorrere del tempo, l'importanza della fortuna e del destino nella nostra vita. La regia (del Mamoru Hosoda già artefice del bel The Boy and the Beast) scorre senza intoppi e ci delizia con delle trovate molto interessanti. Insomma La ragazza che saltava nel tempo non avrà la retrologia degli anime firmati Studio Ghibli, ma è un film tecnicamente eccellente (la resa grafica è buona e ben figura il comparto sonoro) e fa quel che deve egregiamente. Un film leggero e delicato, come la storia d'amore che racconta. La dimostrazione che anche una storia semplice, se ben raccontata, può emozionare. In tal senso, non certamente ai livelli di Your Name., ma esperimento ugualmente riuscito. Voto: 7+

22 commenti:

  1. Bella panoramica Pietro! L'opera più interessante, per i miei gusti, è Perfect Blue. Ma ammetto che mi ha incuriosito molto anche Panda!Go,Panda! per via delle cose assurde che potrei trovare :D

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    1. Bella sì, ed è solo l'inizio ;)
      Perfect Blue è incredibile per essere "solo" un cartone animato, e quella del Panda è una favola al 101% :)

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  2. Lorenzo ha apprezzato moltissimo "Il mio vicino Totoro", quindi credo proprio che Panda! Go, Panda! gli piacerebbe.
    Lo cercherò.

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    1. A me non mi è mai piaciuto granché, ma posso ben capire, come ho detto lo trovi su VVVVID ;)

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  3. Beautiful Dreamer lo adoro!
    Come Lamù, del resto.
    Vidi parecchio tempo fa anche Perfect Blue e mi piacque altrettanto, anche se adesso ne ho un ricordo annacquato.
    Steamboy potrebbe piacermi molto, me lo sono segnato.

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    1. Mai andata a genio Lamù, ma innegabilmente film davvero bello ;)
      Dovresti rivederlo, o forse no, non so neanch'io se rivedrei, perché non è una passeggiata..

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  4. Quello ispirato al film di Fritz Lang lo vidi, per il resto molti titoli mi mancano vergognosamente. Prenderò questa lista come esempio per recuperare. Grazie mille! ;)

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  5. Concordo con te su Steamboy, bello ma non eccellente, anche io mi aspettavo di più. Metropolis, anche se sulla carta aveva tutto, alla fine non mi è piaciuto, è passato molto tempo ma lo ricordo troppo forsennato e rumoroso (un po' come Akira, anche quello non mi piace). Bellissimo Your Name, che citi brevemente, ho pianto davvero molto con quello. Recentemente ho visto Mary e il fiore della Strega, bellino ma niente di speciale, da un allievo di Miyazaki (e si vede tantissimo). Bellissima panoramica!

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    1. Akira c'è una mia recensione che spiega il perché non mi è piaciuto granché, tanto che non dico un'eresia se Steamboy (dello stesso) sia meglio, almeno come voto. Che poi sì, si assomigliano Metropolis ed Akira, ma sono diversi, ma gli preferisco ovviamente il primo. Your Name citato ben due volte, molto emozionante sì. Mary e il fiore della Strega sarà il prossimo che vedrò ;)

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    2. Scusate l'intrusione, ma Metropolis fu sceneggiato proprio da Ōtomo :)
      Mary invece non lo finii neppure di vedere tanto mi disse poco...

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    3. Sì lo so, l'ho pure scritto, tra sceneggiatore e regista (e fumettista) Otomo ha fatto parecchie cose ;)

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  6. Perfect Blue mi attira.. lo metto in lista..

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    1. E fai bene, ne vale davvero la pena, soprattutto se dall'animazione cerchi altro..

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  7. Sono incuriosita da Perfect Blue, Panda!go,Panda e Metropolis. Cercherò di non perderli!

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    1. Tre film completamente diversi ma ci sta, ognuno ha qualcosa di unico, buona visione quando e se ti sarà possibile ;)

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  8. Madonna avvocato... Che perle mi tira fuori 🤩
    Metropolis e Steamboy sono due miei cult adolescenziali! Il primo è nettamente superiore, ma quello di Ōtomo mi lasciò sbigottito per la perfezione tecnica.
    Troppo severo con Jin-ro, invece. Ha un finale bellissimo, anche se è oggettivamente troppo lento. Perfect blue invece è la genesi de Il cigno nero di Aronofsky.
    Di quello di Osoda ricordo pochissimo, invece, se non che già all'epoca mi disse poco :/

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    1. Sì, e tante altre perle forse tirerò fuori durante l'anno, una ventina da vedere ancora ;)
      Metropolis e Steamboy se l'avessi visto una decina di anni fa probabilmente li avrei adorati anche di più, ma ho cominciato dai Ghibli, e non mi è andata male direi :)
      Jin-ro troppo pesante per me forse, almeno in ambito animato, e Perfect blue genesi sì, però decisamente fantastica!
      Da Hosoda quindi (e non solo) posso immaginare che dell'animazione giapponese non prediligi storie leggere :D

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    2. Ma figurati, ho avuto anche il periodo shonen come tutti. Hosoda però è evoluto molto bene... E pensare che iniziò col film dei Digimon 🤣

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    3. Hosoda scoperto solo in questi ultimissimi anni, comunque mi piacevano i Digimon, il cartone ad episodi però, mai visto film ;)

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  9. Molto bella questa tua vera e propria analisi del cinema d'animazione giapponese! Steamboy mi attirava parecchio pure a me, peccato sia una mezza delusione...

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    1. Grazie, il cinema d'animazione in generale poi è un genere mio prediletto ;)
      Deludente o meno penso tuttavia valga la pena vedere, Steamboy ha anch'essa una sua poeticità :)

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