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martedì 29 gennaio 2019

Le altre serie tv (Dicembre/Gennaio 2019)

Sì è dovuti aspettare due anni, ma alla fine anche Marte, la serie tv di National Geographic Channel, ha avuto una seconda stagione per confermare quanto di buono aveva fatto nella prima stagione. Sì perché, andata in onda su Sky per 6 settimane dal 22 novembre scorso, sempre prodotta da Brian Grazer e Ron Howard, e sceneggiata da Dee Johnson (Nashville), questa atipica serie tv, conferma quanto di buono la prima aveva proposto, anche se per raggiungere l'obiettivo deve rinunciare in parte alla sua peculiarità. Lo fa crescendo, alla ricerca del modo migliore di diventare adulta. Soprattutto la serie tv deve decidere quale aspetto della sua duplice natura privilegiare: la parte di finzione o quella documentaristica. E saggiamente sceglie di non scegliere. Ciò che aveva fatto di Mars un ammirevole unicum era la capacità di portare avanti due discorsi in parallelo alternando e fondendo una storia fantascientifica ambientata su Marte in un futuro non remoto con gli sforzi che qui e ora si stanno compiendo per togliere il suffisso "fanta" all'aggettivo usato qui sopra. Stabilitisi ormai sul pianeta rosso (la nuova stagione non a caso viene ambientata a circa 9 anni dal primo sbarco umano su Marte), questo gioco di specchi non poteva essere portato avanti allo stesso modo. Infatti, il lavoro primario degli scienziati odierni è teso a realizzare il primo passo, mentre cosa fare dopo è un tema ancora poco approfondito. Entrando quindi nel regno nebuloso di futurologi più o meno credibili (ma quelli scelti dalla serie sono ovviamente i più quotati e più scientificamente affidabili). Per questo motivo, intelligentemente il parallelo diventa un altro. Non più cosa fare oggi per rendere possibile il domani. Ma piuttosto immaginare un domani dove sia possibile correggere gli sbagli prima che sia troppo tardi. Per fare poi di questa speranza un monito per un oggi dove gli errori potrebbero essere ormai irreparabili. Mars diventa allora un messaggio da un futuro di fantasia per un presente reale. Poteva far storcere il naso nella prima stagione di Mars l'assenza di una storia forte dal momento che il tema dello sbarco su Marte e della sua colonizzazione era dopotutto stato esplorato a lungo in prodotti precedenti. Non del tutto immotivate (ma comunque fuori centro) erano, quindi, le critiche pedanti di chi lamentava una certa insufficienza dell'aspetto più fiction della serie. Consapevoli di questa (più o meno perdonabile) pecca, gli autori decidono di ovviare scrivendo una sceneggiatura che non rinuncia alla sua missione educativa, ma al tempo stesso è capace di reggersi in maniera autonoma.
Merito di una attenzione approfondita allo sviluppo dei personaggi che devono affrontare non più il pericolo dell'ignoto, ma le difficoltà di un presente ben diverso dall'idillio del successo iniziale. E infatti la seconda stagione si arricchisce di personaggi (interpretati tra gli altri da Jihae, Alberto Ammann, Clementine Poidatz e Sammi Rotibi) con caratteri, ideali, motivazioni differenti (tra incomprensioni, contrasti e società private, la "Lukrum", nomen omen, che pensa ad altro che alla scienza). Proprio questa diversità dona alla serie nuove dinamiche che rendono ancora più interessante e autonoma la componente più prettamente seriale. Come detto, Mars è prodotta da Nat Geo Channel, e di questa genitorialità la serie va fiera non rinunciando mai alla qualità eccelsa della sua parte documentaristica. Lo splendore per gli occhi che le immagini rappresentano e la vividezza appassionata delle interviste non devono tuttavia far tacere che il gioco di alternanza tra qui e ora e lì e domani è meno armonioso della prima stagione. Il motivo è però strettamente legato allo scopo nobile che gli autori decidono di assegnare alla parte realistica della serie. Che non è più illustrare le ricerche in corso per rendere possibile un sogno di Marte, ma piuttosto gli sforzi titanici che pochi fanno per preservare il domani della Terra. I contrasti tra la IMSF e la Lukrum riecheggiano nella quotidianità della cronaca che vede continui attentati all'ambiente in nome del profitto. Le voci preoccupate dei ricercatori che si battono per proteggere chi vive troppo vicino a trivellazioni spericolate. Peccato che il discorso che viene affrontato, quello di ricordare che l'umanità un domani potrà anche creare mondi nuovi, ma prima di tutto deve salvarne oggi uno: la nostra Terra, appaia troppe volte stucchevole ed esasperato. Come se non bastasse alcuni accadimenti, senza entrare nello specifico per non spoilerare, sono causati da azioni estremamente ingenue, mentre la risoluzione degli stessi appare esageratamente veloce e banalmente semplice. La conclusione dei nuovi episodi è inoltre all'insegna del buonismo più scontato. E tuttavia, anche se sarebbe stato meglio avere una narrazione maggiormente dettagliata, questa seconda stagione riesce a farsi valere, riesce a reggersi, riesce ad agguantare facilmente la sufficienza e meritare chissà un'altra occasione. Voto: 6,5
Il finale della seconda stagione della serie Timeless (un po' come fu quello della prima, qui), è stato abbastanza sorprendente, almeno per chi di viaggi nel tempo non è grande appassionato. Perché altrimenti avrebbe già capito (come in questo caso) che il suddetto finale (senza rivelare alcunché) sia un qualcosa di già visto, un finale esattamente nella migliore delle tradizioni televisive a suon di colpi di scena e nella migliore delle tradizioni "paradossali" sui viaggi nel tempo, un finale che purtroppo, alla luce delle intenzioni del network di chiudere (nuovamente) la serie sembra quasi una beffa (perché il sopracitato finale ipoteca la necessità di una terza stagione) o un geniale tentativo di far cambiare (nuovamente) idea alla NBC. Il serial della coppia Eric Kripke e Shawn Ryan ha avuto infatti vita difficile fin dalla prima stagione, cancellata dalla rete americana ma poi rinnovata grazie alle insistenze dei fan. Ora si spera la stessa cosa, anche se in tal senso se mai si farà, che si faccia a patto che si ragioni nel dettaglio su come risolvere tutti i nodi. A tal proposito la serie lascia molti interrogativi, e come se non bastasse la divisione in dieci episodi nel complesso non è ben strutturata. Insomma dubbi che mettono in cattiva luce una serie, una stagione, che pur con i suoi difetti e paradossi, è in realtà un bel divertimento. Tratta difatti i viaggi temporali con la giusta dose di azione e divertimento, grazie al trio di protagonisti: la storica Lucy Preston (l'attrice Abigail Spencer), l'uomo d'azione Wyatt Logan (Matt Lanter) e il pilota della scialuppa temporale Rufus Carlin (Malcom Barrett). Rispetto all'avvio della serie nel 2016, la seconda stagione ha decisamente vivacizzato la tensione inserendo nel gruppo di viaggiatori l'ex nemico Garcia Flynn (Goran Visnjic) e ha complicato i legami di sangue della protagonista con la madre, compreso tutto il retaggio imposto dalla nemesi dichiarata Rittenhouse. A questo giro gli showrunner hanno anche dato ampio spazio ai personaggi secondari, dal miliardario Connor Mason (Paterson Joseph), all'agente del Dipartimento di Sicurezza Nazionale Denise Christopher (Sakina Jaffrey), all'altra esperta di time travel Jiya (Claudia Doumit). Due di loro si sono perfino concessi trasferta in altra epoca, ricordandoci (in un episodio memorabile) quanto erano belli gli anni Ottanta, che ormai è un tormentone da quando esiste Stranger Things. Peccato però che nonostante l'innata voglia di non prendersi troppo sul serio, Timeless, che comunque tra ironia, dramma e azione, scivola (forse troppo) che è un piacere, ripeti gli stessi errori. Perché certo, siamo tutti d'accordo che elaborare una teoria scientifica che regga perfettamente senza incappare in paradossi sia complesso, ma Timeless di questo non ha neanche mai fatto finta di curarsi, anzi, lo abbiamo sempre saputo che Timeless si regge su premesse un po' fragili, ma alcune volte è più difficile di altre fare finta di nulla. Come appunto in questo caso dove soprattutto sul profilo narrativo, teorico e concettuale, niente regge. Detto questo questa seconda stagione di Timeless è stata entusiasmante soprattutto se si è disposti a prendere questo telefilm per quello che è, e cioè un'avventura nel tempo alla scoperta delle nostre radici e di come eventi apparentemente insignificanti abbiano tracciato il cammino dell'umanità, altrimenti è innegabile non accorgersi dei tanti difetti e dei pochissimi pregi di una serie forse troppo "leggera" per essere (e senza volerlo sicuramente diventare) di una qualità superiore, per essere insomma apprezzata da tutti. E quindi niente è cambiato, banale era e banale resta, non da buttare era e non da buttare resta, però un miglioramento doveva esserci e non c'è stato, perciò stesso voto. Voto: 5,5
La si aspettava con grande attesa, almeno personalmente parlando (come evidenziato alla fine della terza, alla fine della sua/mia recensione, qui), la quarta stagione di Empire, la serie che, ambientata nel mondo glamour della black music resta ancora uno degli show più chiacchierati negli USA. Infatti il cliffhanger finale aveva portato in sé grandi cambiamenti (e introdotto nuovi personaggi), che avrebbero dovuto in linea teorica consegnarci una quarta stagione letteralmente esplosiva, cosa che in parte questa stagione è, almeno fino a quando risulta chiaro durante l'andare avanti negli episodi che i nuovi personaggi, e non parliamo solo di Demi Moore, entrata a far parte del cast principale dopo l'apparizione della figlia Rumer Willis nella scorsa stagione (un ingresso che ha per lei rappresentato come il ruolo televisivo più importante da quando interpretò General Hospital nei primi anni '80), ma anche del Premio Oscar Forest Whitaker, nel ruolo dello Zio Eddie, un carismatico musicista amico della famiglia Lyon, saranno e verranno solamente "usati" per creare zizzania all'interno di un serial che aveva già portato in dote dalla terza una rivale di grande imponenza, la perfida Diana Dubois interpretata da Phylicia Rashad (celebre mamma della famiglia più famosa d'America, I Robinson), che ovviamente, dopo tante dolorose ferite che crea all'interno di una famiglia non proprio "normale", verrà (troppo) prevedibilmente sconfitta. Ma il problema non sarebbe quello, anche perché se non ci fosse un po' di questo movimento la serie non attirerebbe attenzione, il problema che la serie ce li fa praticamente odiare questi grandi attori, perché Demi Moore, che interpreta una (ambigua) fisioterapista (che deve curare le ferite di un convalescente Terrence Howard) dai metodi poco ortodossi (eh sì di nome Claudia come si sa) si rivela (ridicolmente) per quella che è (una pazza), ma soprattutto Forest Whitaker, che da amico si rivela (in modo alquanto imbarazzante) un farabutto. E insomma la quarta stagione, andata in onda su FoxLife (e disponibile su Sky on demand), e in cui tanti sono gli intrecci e le storie, delude un pochino. Tuttavia grazie alla tradizione Empire, giacché anche questa nuova stagione è ricca di musica originale, eventi e guest star (tra questi Queen Latifah), e grazie soprattutto alla presenza costante e strabordante di Taraji P. Henson, che la quarta stagione, che ancora una volta si conclude con un cliffhanger del tutto inatteso (che spinge ancora una volta il pubblico nella volontà di proseguire e riesce a creare la giusta attesa), raggiunge nuovamente la sufficienza. Voto: 6
L'aspettavo da tempo, aspettavo il ritorno de I delitti del BarLume (serie tv sempre ispirata ai romanzi di Marco Malvaldi), arrivata alla sua sesta stagione con due nuovi episodi (Il battesimo di Ampelio e Hasta pronto Viviani), per vedere se finalmente il vento fosse nuovamente tornato a soffiare a favore di questa produzione originale Sky, che con la regia di Roan Johnson ha sempre portato una ventata di aria innovativa e positiva nel panorama della produzione italiana. E invece purtroppo niente è cambiato, anzi, questa stagione conferma i problemi riscontrati nella scorsa serie di film, qui, e il suo progressivo rallentamento. Un rallentamento iniziato quando nella quinta stagione è mancata la presenza del protagonista Massimo Viviani, interpretato da Filippo Timi, che oltre a brillare per talento ha sempre tenuto le redini della storia in cui tutti i personaggi ruotavano attorno a lui, al suo Barlume e il suo dolce e delirante egocentrismo. Quando il protagonista decide di partire per l'Argentina per gestire l'attività di quello che ha poi scoperto essere suo padre, a Pineta ci sono stati molti cambiamenti che hanno portato l'aggiunta di nuovi personaggi come Giuseppe Battaglia, fratellastro di Massimo interpretato da Stefano Fresi e Paolo Pasquali assicuratore veneto interpretato da un irriconoscibile Corrado Guzzanti. Nonostante queste aggiunte di rilievo (insomma...), niente sembra riuscir a sostituire realmente il protagonista e la trama scricchiola soprattutto in questa sesta stagione. Nel primo episodio Massimo manda un video messaggio ai suoi amici del Quartetto Uretra capitanati da Alessandro Benvenuti come se fosse in ostaggio e chiedendo loro dei soldi per il riscatto. Nel secondo episodio tutti decidono insieme alla fidanzata argentina di Massimo di andare a liberarlo in Argentina e scoprire poi lì che il rapimento era una finzione per poter avere dei soldi in prestito e restituirli ad un gruppo di strozzini oltreoceano. Nel frattempo a Pineta il Commissario Fusco è a caccia di un fuggitivo che scopre poi essere collegato con Massimo e la scomparsa dei quattro vecchini. I delitti del BarLume prosegue in realtà in questa sesta stagione come ha sempre fatto, con una sceneggiatura che segue le vicende dei protagonisti inserendole e incrociandole con quelle dei casi di crimine che si verificano a Pineta e che sono seguiti da Vittoria Fusco, interpretata da Lucia Mascino. Mancando però il protagonista Massimo, l'impalcatura non regge più come nelle scorse stagioni e risente di una principale mancanza: un protagonista. Manca un protagonista che prenda in mano le redini delle vicende e che si faccia poi giustamente accostare da eccentrici coprotagonisti, come succedeva con Filippo Timi. In una sceneggiatura strutturata così come nella sesta stagione, ci sono troppi coprotagonisti che non riescono a raccontare una storia univoca. Questo porta anche ad una minore comicità, che invece caratterizzava alcuni episodi delle scorse edizioni, perché i coprotagonisti più comici non hanno più il ruolo di spalla, ma sono di fronte all'improvviso compito di dover riempire la scena, senza sapere bene con quali contenuti. I delitti del BarLume tuttavia rimane una serie tv tra quelle che in Italia si possono chiamare tali, con una regia che mescola elementi crime a quelli comici e una sceneggiatura che ha saputo portare una comicità molto teatrale e dissacrante sul piccolo schermo. Non manca neanche in questa stagione la volontà di voler raccontare un concetto di famiglia ampio fatto da amici di età diverse, ruoli e provenienze diverse che sanno comunque aiutarsi e supportarsi nel momento del bisogno. Il tutto sempre privo di perbenismo, ma di relazioni realistiche e quotidiane, come aiutare un'amica a crescere un figlio che ancora non ha un padre o preoccuparsi per un uomo che sebbene non sia proprio più giovane, ha spesso bisogno di una guida, come il caso di Massimo. Questa stagione rivela solo una necessità di una rivisitazione della sceneggiatura data la mancanza di Filippo Timi che probabilmente continuerà anche nelle stagioni successive. L'individuazione di un protagonista che possa raccontare anche la sua storia personale, come ad esempio Vittoria, potrebbe essere una buona soluzione per riportare la serie tv alla forza comica e brillante delle prime stagioni. Io ci spero, ma nel frattempo meritata questa insufficienza. Voto: 5,5

13 commenti:

  1. Sai quanto amo le serie, e soprattutto la fantascienza.
    Quindi, praticamente Marte è stata scritta per me.
    Wow. Muoio dalla voglia di vederla.
    (Si capisce che è sarcasmo?)......

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  2. Disconoscevo l'esistenza de I delitti del BarLume, ma effettivamente il poliziesco non è il mio genere preferito. Certo il fatto di essere una serie con capitolo autoconclusivi la rende più comoda da vedere :D

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    1. Non è proprio un poliziesco poliziesco, dopotutto ci si diverte, però sì, è comodissima a vedersi ;)

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  3. Peccato per i difetti di Timeless, perché adoro i viaggi temporali e manca una serie degna di nota.

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    1. Già peccato, perché questa poteva esserlo una serie degna di nota ;)

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  4. I delitti del BarLume lo vorrei vedere, capisco che la perdita del protagonista abbia inevitabilmente peggiorato il tutto..
    però a me Guzzanti piace, quindi lo considererei un ottimo acquisto :D

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    1. Piace anche a me, peccato che il personaggio che Guzzanti fa (e come lo fa), a me personalmente sta sulle scatole :D

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  5. La serie non l'ho vista, ma ho letto (quasi) tutti i racconti di Malvaldi, e direi che questa sesta stagione del BarLume si discosti enormemente dai libri. E per giunta in senso negativo.

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    1. Davvero? E io che credevo che fossero i libri il problema, invece è la serie, mah

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  6. Le ho viste tutte, tranne Empire.
    Ho trovato bella e interessante Mars: la seconda stagione con la storia fantascientifica più movimentata l'ho preferita, devo confessarlo, perchè la prima in alcuni punti era un poco troppo lenta. Attori bravi, nella seconda serie mi è piaciuto molto il capo della base costruita dalla Lukrum.
    Su Timeless ti dò ragione per il fatto che è spesso ci sono state cose nella storia che non reggevano, ma non posso farci niente: io sono così amante dei viaggi nel tempo e delle vite parallele che a questa serie ho perdonato tutto, anche le incongruenze della trama!! Ho amato Rufus e, ti dirò, nella seconda stagione ho adorato anche Garcia Flynn... chi lo avrebbe mai detto dopo la prima stagione?? ;) :)
    Non ho letto nessun libro di Malvaldi, ma ho apprezzato le gradevolissime trasposizioni televisive dei Delitti del BarLume. Gialli ironici, sfiziosi, un poco fuori dai soliti schemi.
    Mio fartello (che è quello che mi ha passato i DVD con le puntate registrate di Mars e Timeless) ora sta seguendo Das Boot, ambientata durante l'occupazione tedesca in Francia negli anni della seconda guerra mondiale, e dice che gli paice moltissimo e che mi passerà anche quella serie lì!

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    1. PS: dei Delitti del BarLume io ho visto solo gli episodi trasmessi in chiaro da TV8, i nuovi che citi tu non li ho visti ancora.

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    2. Tra la prima e la seconda stagione di Mars c'è grande differenza, come narrazione, tema e direzione, quindi è tutta una questione soggettiva, io ho preferito infatti la prima, e tuttavia entrambi sono di gran livello ;)
      Se per questo anch'io ho perdonato molto alla seconda stagione (dopo la prima) di Timeless, ma oggettivamente il voto non può non essere quello che gli ho dato :)
      Sì, soprattutto i primi film del BarLume erano davvero eccezionali, ma dalle ultime due stagioni qualcosa sembrerebbe essersi fermato, quando vedrai forse capirai, oppure chissà, potrebbero anche piacerti ;)
      Di Das Boot ne leggerai presto, perché ho intenzione di vederlo :)

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