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martedì 3 marzo 2020

I film visti in settimana (24 Febbraio/1 Marzo 2020)

In questa settimana ho visto (grazie anche a RaiPlay) alcuni film in prima visione che sono andati in onda in chiaro nelle ultime settimane, più precisamente sulle reti Rai, prevalentemente Rai 4, dal 26 gennaio scorso al 17 febbraio scorso, e li ho quindi raggruppati in questo post settimanale. Io spero che alcuni di questi film abbiate visto, ma se così non fosse, almeno in certi casi, vi direi di recuperare e vedere. In tal senso una precisazione su un caso particolare. Sì perché, vi suggerisco di vedere Summer of '84 con i sottotitoli (in italiano o se preferite anche in inglese) come ho fatto io (per fare ciò ovviamente bisogna trovarlo in streaming da qualche parte). S'è parlato infatti molto nelle scorse settimane (l'ha fatto anche Moz) del pessimo doppiaggio che Rai 4 ha proposto il giorno che è andato in onda, e così per non attendere un altro passaggio televisivo (un ri-doppiaggio poi non è scontato che avvenga) ho preferito fare in questo modo. E per fortuna che l'ho fatto, e poi non sarebbe stato giusto se avesse questo "malus" influito sul mio giudizio. Detto questo, via alle recensioni.

Paziente 64 - Il giallo dell'isola dimenticata (Giallo 2018) - L'ultimo capitolo, si dice definitivo, della coppia di poliziotti danesi (di Carl Morck e del suo fidato collega Assad, rispettivamente e nuovamente interpretati da Nikolaj Lie Kaas e Fares Fares) e del Dipartimento Q, affronta un tema non certo nuovo, ma sicuramente attuale, non si scosta dalle classiche dinamiche e non riserva grandi sorprese (vi sono più di una banalità) ma sfrutta una storia interessante e socialmente impegnata (nonché misteriosa, una macabra scena del crimine iniziale apre uno squarcio sui lati più oscuri della Danimarca passata) per stimolare ed avvincere lo spettatore, riuscendoci. Il romanzo alla base (dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen) prende spunto da una drammatica storia vera che ha coinvolto migliaia di donne danesi, e la trasposizione in forma filmica (la quarta tratta dalla relativa saga, che conta a oggi però sette volumi letterari) non risparmia la durezza, fisica e psicologica, del trauma subito dalle vittime, dando vita a un poliziesco nordico di notevole atmosfera e dalla tensione costante. Sempre di qualità eccellente (anche grazie al talento di due discreti attori), con personaggi ormai familiari per coloro che hanno visti i film precedenti (Carl Mørck - 87 minuti per non morire del 2013, The Absent One - Battuta di caccia del 2014, A Conspiracy of Faith - Il messaggio nella bottiglia del 2016) ed un cattivo degno del Mengele nazista, Paziente 64 (o Journal 64), diretto dal regista Christoffer Boe, che segue le linee cardine del filone nello svolgimento delle indagini che però spezia con toni più aspri e freddi e con un pizzico di azione di pregevole fattura, che muovendo le coordinate narrative su due diverse linee temporali (che preparano abilmente il campo ai successivi colpi di scena che comunque ci sono) offre anche spazio a diversi spunti di riflessione sulla società contemporanea, è quindi un discreto thriller. Qualche situazione un po' forzata a livello di sceneggiatura, ma sono piccoli difetti, difetti di un film forse un po' troppo lungo ma comunque mai noioso, di un film consigliabile a tutti ma sicuramente indicato agli amanti del genere. Perché come con gli altri capitoli la pellicola non risparmia il torbido, è concreto nel suo insieme, e si rivela solido. Voto: 6,5

7 giorni a Entebbe (Dramma 2018) - Un film, diretto dal regista di Tropa de Elite, ovvero José Padilha, che narra (e non è la prima volta, il dramma è stato infatti portato sullo schermo già tre volte) del dirottamento di un aereo Air France avvenuto nel 1976 (l'aereo, partito da Tel Aviv e diretto a Parigi, fu dirottato per richiedere la liberazione di una dozzina di palestinesi incarcerati in Israele, la vicenda fu poi risolta grazie all'operazione Entebbe), che parte e arriva con la stessa velocità di crociera. Non vuole essere un prodotto politicamente controverso, quindi l'aspetto prettamente politico è appena accennato e rimane fisso sullo sfondo (tuttavia rimane il fatto che controverso è il dettaglio piccante e tragico di due tedeschi pronti a uccidere prigionieri ebrei, che all'epoca sprofondò l'opinione pubblica tedesca nella vergogna). Funziona abbastanza bene quando, in parallelo, da una parte si cerca la soluzione percorribile all'interno del governo israeliano con le scintille fra Jitzchak Rabin (Lior Ashkenazi) e Shimon Peres (Eddie Marsan) e dall'altra nel rapporto fra dirottatori e ostaggi ed all'interno di questo secondo aspetto, tra gli stessi dirottatori (tra questi Daniel Brühl e Rosamund Pike) e più precisamente quelli tedeschi (i palestinesi praticamente non hanno caratterizzazione che non vada oltre l'incazzato puro). Il finale, cioè la vera e propria incursione, mi ha lasciato con parecchi dubbi. Dubbi che forse si spiegano con il budget perché mi è sembrato maldestro nell'azione ed anche fin troppo "sintetico". Non ho nemmeno capito il senso del controcampo del balletto (anche se questo musicalmente è intrigante). Si può vedere, ma per quanto mi riguarda è già sulla via del dimenticatoio. Perché il film, noto anche con il titolo 7 Days in Entebbe, seppur ben fatto e ben confezionato nonché ben interpretato da un cast di tutto rispetto, fa il suo ma non eccelle affatto (in più manca di profondità). In ogni caso Entebbe è ancora oggi un esempio di vittoria contro il terrorismo, se si è decisi e uniti abbastanza, ed è quindi un film storicamente interessante da conoscere. Voto: 6

Lazzaro felice (Dramma 2018) - Una rivisitazione in chiave favolistica di san Francesco, questo è Lazzaro felice. Una fiaba, un apologo in difesa della bontà, quella rappresentata dal protagonista, una bontà che non viene vista e capita. Un film nettamente diviso in due parti, la prima ambientata in un modo rurale senza tempo (anche se siamo negli anni '90 come si desume dai primi cellulari) e fatto di sfruttamento, e una seconda che si svolge almeno 15-20 anni dopo in una città del Nord non identificata dove prevale la marginalità. A fare da tratto comune tra le due parti è appunto Lazzaro che muore per un incidente alla fine della prima ma che torna, risorgendo letteralmente, nella seconda parte per andare a incontrare di nuovo alcuni dei suoi amici contadini, nel frattempo sfrattati dalla fattoria e abbandonati a loro stessi in una città che non conoscono, non li accoglie e non dà loro alcuna possibilità, se non vivere di espedienti. Lo sguardo fiducioso, trasognato, immune da sentimenti negativi del ragazzo (davvero molto efficace l'interpretazione dell'esordiente Adriano Tardiolo che rende con efficacia il personaggio), però, non è cambiato (il cast comprende inoltre Alba Rohrwacher, sorella della regista, Nicoletta Braschi e Tommaso Ragno). Vorrebbe essere di aiuto, ma se in campagna ci riusciva, in città deve arrendersi e riconoscere la sua impotenza. Lazzaro felice è un film con diversi spunti di interesse e con uno sguardo sull'umano che fa di Alice Rohrwacher una delle registe più interessanti di questi anni. Non tutto, però, funziona a dovere, soprattutto nel passaggio tra le due parti (molto più convincente quella ambientata in campagna che conferma quanto la regista, come già visto ne Le meraviglie, sia particolarmente a suo agio nel raccontare il mondo rurale) e per alcune scelte di sceneggiatura (quest'ultima che ha pure vinto un premio a Cannes) a volte incomprensibili (inspiegabili certe scene), nonché per un uso della metafora fin troppo evidente. Lazzaro felice è comunque un lavoro fatto col cuore, al quale è impossibile non provare una certa affezione con tutti i difetti che si porta dietro. Ma a volte, purtroppo, il cuore non basta. La Rohrwacher firma infatti la sua terza regia con più animo e coraggio (che si trasforma tuttavia in ambizione) che bravura (perlomeno in fase di sceneggiatura), però non basta (almeno secondo me) a far raggiungere la sufficienza, a farmi dire che il film mi sia davvero piaciuto, e che rivedrei. Voto: 5+
Summer of '84 (Thriller 2018) - Innanzitutto bisogna precisare che a dispetto di quelli che catalogano questo film come un horror, il suddetto non lo è affatto, è però un thriller di tutto rispetto. Un film bello dove si respirano le magiche atmosfere di Stand by me, una storia di amicizia, risate, complicità e adolescenza in fiorire che vede i giovani protagonisti barcamenarsi in un indagine su una serie di omicidi con vittime degli adolescenti. Perché va bene che è una storia non del tutto inedita, in tal senso era facile fare grossi passi falsi su basi tanto inflazionate, ma il risultato è (nonostante i difetti, un concept già visto, stereotipi e cliché) davvero pregevole e val la pena godersi lo spettacolo. La storia infatti parte come una teen comedy, con la classica comitiva di ragazzini che cazzeggiano tutto il giorno, per poi virare su spesse tinte gialle dove le cose si vivacizzano e cominciano a farsi interessanti. L'investigazione cominciata e conclusa dai ragazzi si fa apprezzare da dialoghi lineari, un ritmo senza cali e delle interpretazioni discrete (ben amalgamato il gruppetto di bravi attori in erba, volti per lo più sconosciuti che, malgrado ciò, sanno subito accattivarsi il pubblico) che riescono a non scadere nella noia, rendendo la visione forse poco originale ma abbastanza fluida e compatta (nel cast tuttavia spiccano due volti, quello di Rich Sommer, bravo nei panni del buon poliziotto, e quello di Tiera Skovbye, graziosa giovane già nel cast di bellissime in C'era una volta 7, qui la prova). Il finale non è di quelli classici ma sembra piuttosto riuscito e lascia quel velo di thrilling che convince e propende per un voto positivo. E poi è indubbio che l'atmosfera e l'ambientazione anni '80 venga qui ricreata davvero bene, a parte il linguaggio: troppe parolacce per un film dell'epoca (lo dico per fare una constatazione, non del moralismo). E' quindi superfluo dire che le citazioni si sprecano, si vede che la pellicola nasce dal successo della serie tv "Stranger things", ma non è un difetto. Buona la fotografia, ottima la colonna sonora che sottolinea perfettamente le varie fasi tensive all'insegna di un suspense sempre alta e costruita con grande perizia dal regista, dai registi, qui addirittura tre. Insomma un film, presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2018, proprio carino. Voto: 6,5

L'angelo del crimine (Biografico 2018) - Buon film (dove, per inciso, si vede lo zampino del produttore Pedro Almodovar) che racconta le vicende di "Faccia d'angelo", uno psicopatico omicida seriale nel contesto di un'Argentina nei suoi cupi anni '80. Completamente privo di empatia, freddo come un ghiacciolo, neanche pienamente motivato da bisogni economici, il protagonista (spalleggiato da un complice non meno efferato ma sostanzialmente più umano) passa quasi indenne da una rapina ad un omicidio con lo stesso pathos di un muro di pietre, sfruttando anche le maglie larghe di una polizia in stato di perenne paranoia a caccia di terroristi ed oppositori. Ispirato ad una storia vera, un film sostanzialmente onesto e godibile, dal punto di vista cinematografico, non certo per la trama, colpa di un personaggio (quello di Carlito) indefinibile nelle motivazioni delle sue azioni, nessuna emozione riesce a fare capire il perché di tale violenza. Un personaggio che quindi rimane un mistero dall'inizio alla fine, dove persino la sua nemmeno tanto latente omosessualità può fornire una spiegazione, al punto che tale elemento possa essere uno specchietto per le allodole. Non ha le tonalità cupe di El Clan, film che in qualche modo si collega El Angel, se non altro per analizzare storie tragiche del passato argentino. E' un ritratto più intimista, a cui non manca una buona dose di ironia nera, ma a cui manca tensione (un film freddo che non appassiona). Meno compiuto di El Clan (le tinte comedy sono ben strutturate, la parte noir non convince), malgrado la buona fattura tecnica. L'angelo del crimine insomma, diretto da Luis Ortega, presentato a Cannes 2018, selezionato per rappresentare l'Argentina nella categoria Miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2019, ma non ricevette la nomination, è un film non proprio convincente nel suo complesso (in verità mi ha pure annoiato). Non posso bocciarlo ma sicuramente non lo consiglio. Voto: 6--

Freaks (Dramma, Fantascienza 2018) - Si intitola come il classico di Tod Browning dei primi anni '30, ma tolto il tema dei "diversi" al centro del racconto le similitudini finiscono qui. Il Freaks del 2018 infatti è un film che si inserisce pienamente in quel filone della moderna sci-fi aperta a contaminazioni umaniste, capace di offrire (oltre alle canoniche dinamiche di genere) un approfondimento sulla società contemporanea attraverso uno sguardo metaforico, che fortunatamente non consuma mai l'anima ludica dell'insieme. Presentata due anni fa al Toronto Film Festival e passata anche al nostro Trieste Science+Fiction Festival, la pellicola è diretta a quattro mani da Adam B. Stein, al suo esordio per il grande schermo dopo diverse esperienze televisive, e Zach Lipovsky, già dietro la macchina da presa per il primo capitolo dell'adattamento della serie videoludica, Dead Rising: Watchtower (2015). Ed è insomma uno sci-fi con le idee chiare che, dopo un inizio parzialmente intimista e dai toni mystery, sciorina una serie di rivelazioni e colpi di scena che instradano la storia su territori più spettacolari e action-oriented, in grado di sfruttare al meglio il budget a disposizione con effetti speciali sobri e molto "classici". Freaks vede al centro della vicenda una bambina, costretta alla reclusione forzata in casa da un padre paranoico (o forse no?) che vede ovunque potenziali pericoli nel mondo esterno. La trama dissemina indizi per la seconda metà del film, dove l'anima ludica si accompagna a una notevole dose di tensione a tema e a sussulti più oscuri e quasi horror. E al netto di un tour de force finale parzialmente caotico, l'insieme funziona e avvince fino ai titoli di coda. Infatti, nonostante una sceneggiatura che sembra voler complicare le cose, contraddicendosi poi nella parte finale, la visione risulta interessante e discretamente coinvolgente, man mano che i tasselli vengono inseriti al loro posto. E complice anche una buona caratterizzazione dei personaggi e una prova del cast piuttosto precisa (in primis Emile Hirsh e Bruce Dern, non male neanche Amanda Crew, però davvero brava la piccola Lexy Kolker), si ha la percezione di un prodotto ludico riuscito che intrattiene discretamente e offre, forse, spunti per un possibile seguito. Chissà, ma in ogni caso buon film che merita la visione. Voto: 6+

Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: I nostri figli, Nel mondo libero, Dead Trigger, The Crash - Minaccia a Wall Street, Bernie il delfino.

14 commenti:

  1. Ma come l'insufficienza a Lazzaro Feliceee!

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    1. Sì, bello e profondo il messaggio, ma il modo proprio non mi ha convinto..

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  2. Summer of '84 è carino e poco più, diciamo che si salva molto sul finale, cattivo come piace a me, il resto è la saga del cliché.

    Gli altri, colpevolmente, mi mancano tutti.

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    1. Beh sì, senza quel finale probabilmente gli avrei dato 1 voto in meno..

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  3. Summer of 84 lo hai visto tradotto immagino, ne ho sentito peste e corna.
    Io lo vidi alla sua uscita e mi pare ne feci anche un post ( cosa rara per me), dove ne sottolineavo un finale totalmente fuori contesto rispetto alla solita solfa omaggiante degli anni '80.

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    1. Mi sono accontentato dei sottotitoli, eppure alcuni errori c'erano ugualmente :D
      Le citazioni ci sono agli anni '80, però è il contesto che viene ricreato efficacemente ;)

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  4. Lazzaro promosso anche da me, strano, troppo sporco, ma a suo modo speciale.
    Summer of '84 sembra un cliché e una ripetizione di tanti altri film di oggi che giocano la carta della nostalgia, pur avendo buoni momenti, ma il mio migliore amico non c'ha dormito per due notti, pensa te!

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    1. Quel strano è la cosa che mi ha lasciato perplesso, perché come detto il film ha cuore, ma non il resto.
      Posso immaginare, anche perché non credevo che quel finale potesse avvenire..

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  5. Non ne ho visto nemmeno uno e mi incuriosisce soltanto "Summer of '84".

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    1. Bella scelta, anche se non so se mai un nuovo doppiaggio ci sarà..

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  6. Non sapevo avessero fatto un altro Freaks! :O
    Comunque, mi incuriosisce Lazzaro Felice, mentre concordo su Summer of 84! :)

    Moz-

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    1. Non lo sapevo neanch'io fin quando non l'ho visto ;)
      La curiosità a volte è "stronza" stai attento, e su Summer of 84 non c'erano dubbi visto che ne parlasti bene l'anno scorso :)

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  7. Non ne ho visto nemmeno uno, ma per Lazzaro Felice ho un po' la repulsione perchè le Rohrwacher mi fanno un po' di antipatia!

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    1. Diciamo che anch'io non ne vado matto, però sono entrambe brave, anche se son pochi i film che mi hanno di loro convinto.

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