All Hallows' Eve (Horror/Thriller 2013) - Si salva per il rotto della cuffia questo horror ad episodi girato (all'epoca) dall'esordiente Damien Leone, colui che un lustro prima di girare il (scusate il gioco di parole) "terrificante" Terrifier (gran film che avrà presto un sequel), realizzò un lavoro non particolarmente originale o indimenticabile, appunto questo qui, in cui l'ultimo episodio e la cornice rendono accettabile una visione altrimenti improponibile, che sembra citare decadi di genere e ispirarsi ad altri, ma che riuscì nell'impresa di renderlo comunque e tutto sommato gradevole. I primi due corti che compongono il film (tre i capitoli in totale, alcuni girati precedentemente dal regista, con una "cornice" che come V/H/S, titolo non a caso, li "raggruppa") non sono un granché, partono entrambi da delle idee carine ma vengono purtroppo sviluppati in modo terribilmente mediocre (il primo è una specie di delirio visionario, poco compatto nell'insieme ed indeciso alla fine, il secondo ha una costruzione del plot più solida ma la componente sci-fi è ridicola), buono invece il terzo corto (un gustoso, seppur banale, slasher on-the-road che non lesina sul gore), dove a dominare incontrastato è finalmente Art il Clown, già presente come filo conduttore negli episodi precedenti però in ruoli marginali e qui invece come villain principale, dove l'atmosfera che sa molto di film d'exploitation anni 70-80 gioca un ruolo fondamentale, come quella di questo clown, dal potenziale notevole, ben sfruttato qui e poi sfruttato maledettamente bene in seguito con la pellicola a lui dedicata. Mi è piaciuta anche la storia di cornice (a fare da collante al tutto c'è Sarah, babysitter interpretata dall'unica attrice riconoscibile, Katie Maguire, alle prese con una coppia di marmocchi piuttosto irritanti e una VHS apparsa per caso, ovviamente essendo la notte di Halloween la videocassetta non può che contenere storie dell'orrore), che riesce a colpire con un finale abbastanza cattivo (excursus di metacinema capace di fornire qualche brivido). Tutto sommato guardabile questo low-budget, ci sarebbero volute un po' più di coerenza e fantasia nella realizzazione dei primi due cortometraggi, ma meglio di niente. Voto: 6
Baskin - La porta dell'inferno (Horror/Fantastico 2015) - Le porte dell'inferno si sono aperte, o almeno una di sicuro: in una regione remota e misconosciuta della Turchia, ignota ai più. Se ne accorgono, a proprie spese e a costo della propria pellaccia, una squadra composta da cinque poliziotti indolenti ed insofferenti, venutisi a trovare coinvolti in una missione in quei luoghi sinistri e poco rassicuranti che la regia si prende cura di illustrarci con adeguata dovizia di lugubri particolari. Tempo di prendere sul serio i torvi segni e simboli premonitori che di volta in volta si piazzano dinanzi ai nostri uomini, sprezzanti, sbruffoni, ed inguaribilmente approfittatori ed indolenti, ma anche scioccati e sconvolti, ed ecco che la ciurma si ritrova dritta dritta nell'anticamera dell'inferno, alle prese con rituali esoterici perpetrati sadicamente da un orribile (dalle caratteristiche somatiche disturbanti) sacerdote dannato. Il film, opera prima che il turco Can Evrenol ha tratto da un precedente corto interpretato dai medesimi attori, ha il pregio di introdurci e farci smarrire in una ambientazione davvero inquietante e fosca che quasi stride con la ingenua grettezza dei cinque bonari tutori della legge, ignari del pericolo a cui stanno andando incontro di petto. L'horror singolare, che non risparmia alcun genere di supplizio e macello sanguinolento e granguignolesco, si crogiola sin troppo lungo in un interludio preparatore sin troppo verboso ed eccessivamente tergiversante, troppo pieno di simbolismi e lunghe attese, per poi precipitarsi al centro della vicenda, entro in vortice narrativo confuso, ma ugualmente apprezzabile e singolare, che rende il film una interessante, seppur pasticciata, opera d'esordio. Voto: 6+
Starry Eyes (Horror/Fantastico 2014) - Fino a dove saresti disposto a spingerti per ottenere ciò che desideri di più? Questa la semplice domanda che si trova alla base di Starry Eyes, horror diretto dalla coppia Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, quelli del remake di Pet Sematary e in due segmenti di Holidays (uno come sceneggiatori e l'altro come registi). A dare risposta ecco perciò Sarah, una giovane aspirante attrice che vuole sfondare nel mondo di Hollywood, ma casting dopo casting l'opportunità sembra svanire del tutto, fino alla comparsa di un'offerta strana quanto allettante, inutile dire che da questo momento la vita di Sarah non sarà più la stessa. Starry Eyes si presenta come un horror caratterizzato da un lungo incipit sornione e contemplativo della sua statuaria, bella protagonista, resa con appassionata versatilità dalla bella (e brava) Alex Essoe. Poi, improvvisamente, il film, dopo oltre 3/4 di svolgimento, reagisce quasi impazzendo, e con una brutalità improvvisa e preventivata, scandendo un ritmo indiavolato ove i fendenti mortali si consumano con un realismo che mette davvero inquietudine. Si termina la visione frastornati, ma in fondo piacevolmente impressionati da un horror che crea attese prima, ed angosce dopo, e che rimane sospeso, quasi ostaggio tra gli istinti animaleschi che animano il profondo sconosciuto di ognuno di noi, e una perversione da patto satanico che la storia suggerisce, senza volerne sondare i dettagli, e pertanto lasciando fumosa, ma stimolante l'incognita centrale della diabolica macchinazione che garantirà alla protagonista un futuro da diva di prima grandezza. Ovvero una sorte favorevole, fantasmagorica, altrimenti negatale da un percorso improbo ed ingiusto che non riesce a privilegiare semplicemente la meritocrazia, ma che necessita che il prescelto venga a patti con un compromesso decisivo e senza via di ritorno. Un insolito, interessante modo per indurre a far trattare, da parte di un horror apparentemente di puro appeal commerciale, argomenti anche civicamente e socialmente pregnanti come la gestione del proprio successo, e la capacità dio scendere a patti di fronte ad un compromesso pesante ma inevitabile. Il risultato complessivo non è comunque così eccelso, anche perché non è un film privo di difetti, didascalico nella scrittura dei personaggi diabolici (accettabili solo secondo un'ottica ossessiva che rende incapace la ragazza di intendere), scontato nella definizione del compromesso come unico mezzo, Starry eyes tuttavia non delude, anzi. Voto: 6,5
Murder Party (Horror/Commedia 2007) - Un film che ha le premesse per un film splatter vecchia maniera alla Peter Jackson, ed in parte lo è nella mattanza finale, ma soprattutto è una commedia grottesca al vetriolo sulle velleità di un gruppo di presunti artisti strambi newyorchesi (tra questi Stacy Rock e Macon Blair, entrambi hanno già lavorato precedentemente con il regista) che cercano di fare arte unendo il tornaconto economico. La vittima designata, il protagonista Christopher (efficace Chris Sharp nelle sue vesti), assiste legato ed impotente ad uno stillicidio di dialoghi taglienti e fuori di testa, ovviamente alterati ulteriormente dall'abbondante uso di sostanze stupefacenti. Un Jeremy Saulnier al suo esordio diverso dalle sue successive pellicole, che mette in evidenza maggiore la sua vena ironica e sarcastica. Prima di Green Room, di Blue Ruin e Hold the Dark (entrambi non visti), egli ha infatti realizzato questo piccolo film, in cui si scaglia contro i finti intellettualoidi e falsi artisti da strapazzo. Murder Party è una di quelle pellicole misconosciute e da riscoprire, indipendente, quasi amatoriale e non per tutti, uno di quei film che potrebbe far impazzire il cinefilo più spinto, perché pieno di dialoghi e situazioni assurde, quest'ultime sempre più frequenti con il passare del tempo, perché nella parte finale si arriva a discrete dosi di splatter ed a folli uccisioni. Peccato che nel finale si veda un po' la mancanza di un budget che dire misero è poco. Murder Party dura solo 74 minuti e alla fine ne vale la pena, però come detto, non è per tutti. Voto: 6
Baskin - La porta dell'inferno (Horror/Fantastico 2015) - Le porte dell'inferno si sono aperte, o almeno una di sicuro: in una regione remota e misconosciuta della Turchia, ignota ai più. Se ne accorgono, a proprie spese e a costo della propria pellaccia, una squadra composta da cinque poliziotti indolenti ed insofferenti, venutisi a trovare coinvolti in una missione in quei luoghi sinistri e poco rassicuranti che la regia si prende cura di illustrarci con adeguata dovizia di lugubri particolari. Tempo di prendere sul serio i torvi segni e simboli premonitori che di volta in volta si piazzano dinanzi ai nostri uomini, sprezzanti, sbruffoni, ed inguaribilmente approfittatori ed indolenti, ma anche scioccati e sconvolti, ed ecco che la ciurma si ritrova dritta dritta nell'anticamera dell'inferno, alle prese con rituali esoterici perpetrati sadicamente da un orribile (dalle caratteristiche somatiche disturbanti) sacerdote dannato. Il film, opera prima che il turco Can Evrenol ha tratto da un precedente corto interpretato dai medesimi attori, ha il pregio di introdurci e farci smarrire in una ambientazione davvero inquietante e fosca che quasi stride con la ingenua grettezza dei cinque bonari tutori della legge, ignari del pericolo a cui stanno andando incontro di petto. L'horror singolare, che non risparmia alcun genere di supplizio e macello sanguinolento e granguignolesco, si crogiola sin troppo lungo in un interludio preparatore sin troppo verboso ed eccessivamente tergiversante, troppo pieno di simbolismi e lunghe attese, per poi precipitarsi al centro della vicenda, entro in vortice narrativo confuso, ma ugualmente apprezzabile e singolare, che rende il film una interessante, seppur pasticciata, opera d'esordio. Voto: 6+
Murder Party (Horror/Commedia 2007) - Un film che ha le premesse per un film splatter vecchia maniera alla Peter Jackson, ed in parte lo è nella mattanza finale, ma soprattutto è una commedia grottesca al vetriolo sulle velleità di un gruppo di presunti artisti strambi newyorchesi (tra questi Stacy Rock e Macon Blair, entrambi hanno già lavorato precedentemente con il regista) che cercano di fare arte unendo il tornaconto economico. La vittima designata, il protagonista Christopher (efficace Chris Sharp nelle sue vesti), assiste legato ed impotente ad uno stillicidio di dialoghi taglienti e fuori di testa, ovviamente alterati ulteriormente dall'abbondante uso di sostanze stupefacenti. Un Jeremy Saulnier al suo esordio diverso dalle sue successive pellicole, che mette in evidenza maggiore la sua vena ironica e sarcastica. Prima di Green Room, di Blue Ruin e Hold the Dark (entrambi non visti), egli ha infatti realizzato questo piccolo film, in cui si scaglia contro i finti intellettualoidi e falsi artisti da strapazzo. Murder Party è una di quelle pellicole misconosciute e da riscoprire, indipendente, quasi amatoriale e non per tutti, uno di quei film che potrebbe far impazzire il cinefilo più spinto, perché pieno di dialoghi e situazioni assurde, quest'ultime sempre più frequenti con il passare del tempo, perché nella parte finale si arriva a discrete dosi di splatter ed a folli uccisioni. Peccato che nel finale si veda un po' la mancanza di un budget che dire misero è poco. Murder Party dura solo 74 minuti e alla fine ne vale la pena, però come detto, non è per tutti. Voto: 6
One Cut of the Dead (Commedia/Horror 2017) - Ci sono pellicole probabili cult, ed altre destinati inevitabilmente a diventarlo: Zombie contro zombie, traduzione italiana che va contro i diritti umani (ed anche contro l'essenza stessa della pellicola e del suo essere non esattamente o totalmente horror) del film giapponese One Cut Of The Dead, appartiene di sicuro alla seconda categoria. Lo fa riuscendo a estrarre da un frutto abusatissimo (lo zombie movie) un succo originale e gustosissimo, finzione e realtà che si intersecano in un meraviglioso effetto metacinematografico pieno di inventiva e divertentissimo dal punto di vista puramente comedy (la premessa, ovviamente, è da film horror ed è proprio a un horror, molto ironico, che assistiamo nella prima mezz'ora di visione, ma la restante ora, senza dire troppo, è altro: altro genere, altro linguaggio, altre idee che trascendono l'horror per riflettere sul cinema e sul modo di fare cinema indipendente). Un film nel film nel film. Tre film in uno, o meglio lo stesso film raccontato da tre prospettive diverse, distinte e consanguinee, come una ripresa che si allontana sempre un passo in più per mostrarci ciò che si nasconde "dietro" a un film. One Cut of the Dead è infatti un film sulla realizzazione di un film sugli zombi. Che detta così potrebbe anche suonare come una descrizione poco invitante, ma l'energia e l'inventiva con cui il regista (quello reale) Shinichiro Ueda ha confezionato One Cut of the Dead lo rende un film irresistibile, oltre che unico nel suo genere. Con un cast di perfetti sconosciuti, tutti dannatamente in parte e con personaggi scritti con intelligenza, One Cut of the Dead mescola così stili e si riempie di idee al punto tale da dar vita, appunto, a un film completamente folle, per certi versi anarchico, a cui è impossibile non voler bene. Un piccolo grande film che ha saputo fare di necessità virtù (visto il budget misero che aveva a disposizione), senza lesinare in quanto a trovate geniali e tocchi stilistici che rimangono impressi. In tal senso, dal punto di vista registico impressiona il lungo piano sequenza iniziale, della durata di ventisette minuti, che è solo l'anticamera verso le abilità di un cineasta poliedrico e versatile, Ueda Shinichiro, classe 1984, del quale sentiremo ancora parlare. E insomma, date fiducia a questo film, è una piccola genialata. Voto: 7
A Ghost Story (Dramma/Fantastico 2017) - Dalla Storia di un fantasma alla storia universale. Coraggioso il regista e sceneggiatore David Lowery (autore del sottovalutato Il drago invisibile e del bel Old Man & the Gun), il quale prende come premessa il topos narrativo estremamente abusato della coppia spezzata da una morte improvvisa e ne ricava un'interessante riflessione sul senso della sofferenza, del lutto, e su molto altro. Scegliendo un curioso formato di schermo (quadrato e con gli angoli arrotondati), quasi fosse un album di fotografie di un tempo che fu, il regista racconta per immagini, e con pochissimi dialoghi (e, va detto, con piani-sequenza da cinema d'autore e una lentezza quasi esasperante), una storia di fantasmi che non entra mai nel genere horror, nemmeno da lontano (anche se dell'horror utilizza l'archetipo più infantile che ci sia, cioè il classico lenzuolo con due fori all'altezza degli occhi, una idea che sulla carta può sembrare ridicola ma che nel film funziona), ed è piuttosto storia/film sull'incomunicabilità dell'amore (i due protagonisti sembrano non riuscirsi a parlare anche nelle poche scene dove li vediamo) e incomunicabile è il dolore e la rabbia e l'amore una volta che il fantasma entra in scena (bella e straziante la scena dove lei lascia la casa con lui che impotente la guarda andare via dalla finestra, senza poter far nulla). Ma il film del regista americano è anche e soprattutto un film sul tempo, l'immensità cosmica del suo trascorrere e dell'insignificanza umana rispetto alla totalità di esso. Un concetto assolutizzante e nichilista chiarito dal discorso nichilista durante la festa e dal ciclico ritorno del tempo. Lo spettatore deve subire i ritmi lenti e ragionati del regista (movimenti di macchina ridotti all'osso, verrebbe da dire "macchina fantasma") ma viene messo (anche grazie alle musiche azzeccate per il tipo di mood che si vuole trasmettere) le condizioni emozionali di partecipare a questa storia d'amore che finita sembra continuare per la presenza del fantasma. E spesso il regista ci fa guardare le cose attraverso la soggettiva dello spirito e ci rende partecipi del suo dolo inesplicabile. Detto ciò, non si può chiudere un occhio sull'eccessiva pesantezza della prima parte di film che, seppure si giustifichi concettualmente, dà solo l'impressione di vedere Casey Affleck (comunque sottotono) e Rooney Mara sprecati. Ma al di ciò, bel film è questo, un film intelligente che, rappresentando in una chiave originale problemi filosofici desueti, spinge a porci delle domande che non hanno risposta. Un film minimalista e suggestivo da vedere quindi, soprattutto se volete "altro", e non importa che nel genere horror questo film, comunque inclassificabile in una categoria di genere, non dovrebbe stare (men che meno in questa piccola "festa"), Storia di un fantasma è cinema, nulla gli importa dell'intrattenimento, va visto. Voto: 7
Yoga Hosers (Commedia/Horror 2016) - L'ultimo film (visto) di Kevin Smith, non il suo ultimo, anche perché è sempre attivo (non ho comunque ancora visto il Ritorno a Hollywood di Jay e Silent Bob), metaforicamente entra da un orecchio ed esce dall'altro, senza lasciar troppe tracce. Nonostante lo spirito giocoso del film (Yoga Hosers è trash certamente già dai suoi intenti), aspetto che lo rende impossibile da prendere sul serio, mi sia piaciuto parecchio, così come la trama abbastanza originale e assurda (la storia infatti racconta di come due ragazze, dopo essere state costrette a lavorare nel super-market la sera di una fantomatica festa, vengano prima attaccate da due giovani satanisti e poi da un misterioso gruppo di mini-nazisti canadesi), i dialoghi talvolta geniali, i vari cameo (alcuni fantastici, come Stan Lee al centralino), nonostante la pellicola mi abbia intrattenuto e divertito, nonostante tutto ciò, in generale, il film (secondo capitolo della trilogia "True North", iniziata con Tusk, che non ho visto, e che si concluderà con Moose Jaws, di prossima realizzazione) non mi è piaciuto un granché, soprattutto a causa degli effetti speciali terrificanti, mal realizzati, e dei piccoli irritanti, odiosi, esteticamente orribili e, anch'essi, mal realizzati (soprattutto quando esplodono) salsiccia-nazi che invadono il film nella seconda parte (veramente, appena apparivano, avevo solo voglia di spegnere il computer e non vederli mai più). Peccato perché all'inizio mi stava davvero piacendo, grazie soprattutto alle due protagoniste, due teenagers appassionate di yoga che insieme fanno faville, cinematograficamente e non solo. Le due giovani clerks già apparse nel precedente Tusk (che mi toccherà a questo punto vedere) sono interpretate da Harley Quinn Smith, figlia del regista, e da Lily-Rose Depp, attrice e modella figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis che hanno entrambi (francamente risibile quello di Lui) un ruolo nella pellicola (ragazzina che nel frattempo è cresciuta, e bene, come potrebbe notarsi vedendo L'uomo fedele). E insomma passo falso per Kevin Smith, perché anche se Yoga Hosers è una piacevole commedia grottesca, divertente e per certi versi surreale, rimane poco. Voto: 5
Mi ispirano solo due film..zombie contro zombie e murder party, nobilitato dalla qualifica di film alla Peter Jackson prima maniera!!
RispondiEliminaSapevo che avresti risposto così alla nomina di Peter Jackson :D
EliminaZombie contro zombie è un piccolo gioiellino ;)
Sai che adoro il genere, quindi li guarderei tutti, anche se non sopporto gli zombie.
RispondiEliminaE io ti direi che questi "zombie" potrebbero sorprenderti, mai andare prevenuti di fronte a certi film ;)
EliminaNon sopporto il genere, gli unici film horror che amo sono proprio quelli che mettono alla berlina il genere... L'armata delle tenebre su tutti!!
RispondiEliminaHai detto poco, un film decisamente fantastico ;)
EliminaA Ghost Story amato profondamente.
RispondiEliminaIn questo caso posso capire benissimo, nel profondo colpisce ;)
EliminaNon dirlo a me, che aspetto il secondo capitolo con impazienza ;)
RispondiEliminaHo visto solo A Ghost Story, e mi è garbato assai.
RispondiEliminaMi hai ricordato che sono colpevolmente in ritardo su One Cut of the Dead, devo assolutamente recuperarlo!
RispondiEliminaUn film non raro, ma unico, certo che devi ;)
EliminaNon ne ho visto nemmeno uno e me li segno tutti!
RispondiEliminaC'è un bel miscuglio, tutti diversi ma a modo loro belli, fai bene, anche se alcuni, soprattutto, sono difficili da reperire, solo il Guardaroba può ;)
EliminaGran bel festival horror, complimenti!
RispondiEliminaAll Hallow's Eve è una porcata lurida salvata solo da Art il Clown, uno dei babau più terrificanti del nuovo millennio (anche io aspetto con trepidazione il prossimo Terrifier!!) mentre Baskin ha molto da dire, sicuramente l'ho apprezzato più del lavoro seguente del regista, il pretenziosissimo e ridicolo Housewife.
Starry Eyes, One Cut of the Dead, A Ghost Story e I Saw the Devil sono quattro capolavori, uno più bello dell'altro e ognuno capace di arricchire il panorama horror con elementi freschissimi e diversi.
Yoga Hosers, per contro, è laMMerda vera. Fossi in Kevin Smith, regista che fino a qualche anno fa adoravo, mi vergognerei persino di averlo girato, così come mi vergognerei di averci partecipato, fossi in Johnny Depp.
Già, senza Art in effetti avrei probabilmente dato 2! Baskin invece, penso che proverò comunque a vedere il successivo del regista.
EliminaDiversi indubbiamente, ma tutti riusciti infatti, e in grado di sorprendere parecchio ;)
Su Yoga Hosers che dire, che purtroppo non c'è altro da aggiungere, se non imprecazioni :D
Sono alla ricerca di horror estivi da vedere ma direi che questi non sono così esaltanti se della lista mi sono segnata le commedie Murder Party e Yoga Hosers :)
RispondiEliminaA Ghost Story mi ha rubato il cuore: lento, certo, ma con una sua poesia bellissima.
Non proprio il massimo quelle due, puoi provarci, ma io ti consiglierei di dare una chance soprattutto a One Cut of the Dead (il titolo italiano è fuorviante) e in parte Starry Eyes, per le riflessioni.
EliminaSì, alla fine la lentezza è passata quasi in secondo piano, risalta il resto, però poveri fantasmi.
Bellissima idea questo Horror Fest, complimenti! Sono alla ricerca di un bell'horror da vedere, faccio un po' fatica con questo genere perché i maschi di casa si spaventano (non parlo solo dei bambini...) e sono reduce dalla delusione di Get Out, ma tra quelli di cui parli mi ispira molto I Saw the Devil, anche perché io ho un'adorazione per Oldboy!
RispondiEliminaPotresti vedere con occhi diversi poi quel grandissimo film, ma a parte ciò, penso sia buona scelta, anche se vira molto più sul thriller.
EliminaNonostante la mia passione per l'horror, per il momento ho visto solo due di questi film: Baskin, che mi è piaciuto molto e ricordo con molto piacere e A Ghost Story, che per me è un film immenso (in tutti i sensi, l'ho visto quattro volte per dire).
RispondiEliminaQuattro volte? Chissà che angoscia con quel povero fantasma, dispiaciuto per lui.
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