martedì 28 aprile 2020

I film visti in settimana (20-26 Aprile 2020)

In questa settimana oltre alle visioni programmate settimanali non ho visto niente di particolarmente interessante da poter anche scriverci due righe, anche se, visto tutti i film (alcuni imperdibili) che in televisione in questi giorni/settimane stanno passando, qualcosa ce ne sarebbe da dire. Infatti, tra la saga di Harry Potter e quella dei Pirati dei Caraibi, tra quella di Jurassic Park e quella del Signore degli Anelli, tra quella di Twilight (no questa no, era meglio lasciarla lì dove stava, nella spazzatura) e quella che verrà, sembra di ritrovarsi a Natale, più precisamente nel periodo televisivo/cinematografico più caldo. E questo è sicuramente un bene, peccato che anche questo periodo prima o poi finirà, e ci ritroveremo nuovamente nel nulla assoluto di una televisione che sempre più spesso scivola in basso, che solo raramente regala soddisfazioni. A proposito di soddisfazioni, solo una settimana scorsa, speravo di più, ma una è meglio di niente.

Dredd - Il giudice dell'apocalisse (Azione 2012) - Rinviato e poi definitivamente accantonato dalla distribuzione italiana (è arrivato direttamente per il mercato home video l'anno scorso), Dredd (secondo adattamento cinematografico tratto dall'omonimo personaggio dei fumetti ideato nel 1977 da John Wagner e Carlos Ezquerra) si dimostra essere un solido action sparatutto (perfino migliore del precedente adattamento), che regge benissimo per tutta la sua durata appoggiandosi su uno schema classico nel cinema dei duri a morire. L'ispirazione non può che derivare da una perla come Die Hard (ma similitudini ci sono anche con The Raid), dove lì trovavamo l'agente McClane solo contro una banda di finti terroristi isolato all'interno di un palazzo di cristallo, qui siamo in un condominio/bunker post-atomico e il giudice più spietato del mondo dei fumetti si ritrova ad eseguire un arresto di routine quando improvvisamente viene bloccato insieme alla sua nuova recluta (la collega "veggente" Olivia Thirlby, non male) dal leader di una gang (la malvagia Lena Headey, scelta vincente la sua, interpretazione convincente) che si prepara ad assumere il controllo dello spaccio di una nuova droga allucinogena. Lo stesso ghigno sul volto scolpito, lo stesso tono di voce dall'inizio alla fine della pellicola rendono Karl Urban il Dredd perfetto (almeno per i canoni della pellicola), e in più, riesce a fare ciò che la produzione del 1995 (Judge Dredd) con Sylvester Stallone non era riuscita a fare, si perché al contrario della star italo-americana che dopo appena pochi minuti di film non esitava a mostrare il suo volto, il Dredd impassibile di Urban non cede e tiene su l'elmetto entrando definitivamente nelle corde del personaggio, un personaggio spietato e cazzuto. Lontano dalle ambientazioni surreali del precedente episodio, qui la scenografia opta per un'impostazione più realistica riuscendo a convincere veramente per la sua atmosfera post-apocalittica. La colonna sonora perfetta ed entusiasmante è un'influenza di musica elettronica che conferisce un taglio molto diretto e crudo al film. La durezza di certe scene del film inoltre ha un richiamo "retró" che gli impedisce di cadere nella trappola della banalità e dello splatter gratuito. Altri piccoli accorgimenti e scene (in tal senso il regista Pete Travis dimostra buon piglio) rendono veramente avvincente la trama (scritta da Alex Garland, non uno qualunque) e il protagonista, insomma un equilibrio perfetto. E quindi nonostante qualche imperfezione dovuta a una CGI non perfettamente dosata e in qualche occasione persino eccessiva, ed una classicità evidente, Dredd è un discreto prodotto d'intrattenimento. Cattiveria, violenza e splatter regnano sovrane in un'adrenalinica ora e mezza impreziosita da piccole trovate interessanti ed un appropriato contesto distopico. Voto: 6,5

Domino (Thriller 2019) - Una vicenda troppo ancorata all'attualità (ma basta con questo "terrorismo" cinematografico), con personaggi mal definiti e uno scorrimento a volte farraginoso (il susseguirsi dell'azione è malamente casuale), che rappresenta la caduta di un Dio (del Cinema ovviamente s'intende), quella di un regista di nome Brian De Palma (regista di grandi film come Gli intoccabili, Scarface, Carlito's Way, Mission: Impossible, CarrieMission to Mars e Omicidio in diretta). Domino è infatti un film brutto, c'è poco da dire, un film dimenticabile e "già dimenticato" della sua filmografia (la macchia però resta), reso vagamente godibile da qualche spunto registico interessante che tenta disperatamente di valorizzare uno script debole e melodrammatico (due poliziotti indagano sulla morte di un collega, rimangono invischiati in una storia di spionaggio, Isis e CIA, esiti più o meno scontati). Egli stesso lo ha disconosciuto, e si può probabilmente comprendere il perché (il danno comunque è fatto). La sceneggiatura è difatti mediocre, inutilmente confusionaria e ridondante di certi elementi (la storia d'amore tra la coprotagonista e il partner di Christian) completamente inutili alla storia. Anche il montaggio non esalta per nulla la fluidità di regia. Tutto appare farraginoso ed artificiale (imbarazzante la resa dei conti durante una corrida ad Almeria). Conseguentemente Nikolaj Coster-Waldau, Guy Pearce e Carice van Houten sono così i malamente sfruttati protagonisti (poco ispirati) di questo action thriller pieno di problemi. Un action thriller che genera zero suspense, tanto che pare siano stati strappati giganteschi frammenti di narrazione, portando alla semi-incoerenza e a una netta mancanza di energia. Però problemi di produzione a parte (che ci sono stati), il risultato è scadente. E non bastano un omaggio ad Alfred Hitchcock e qualche interessante vezzo registico a salvare un prodotto filmico complessivamente debole e mal recitato. Non saprei, troppo brutto per essere vero, ma ahimè lo è davvero. Voto: 3

La settima musa (Horror 2017) - Ispirandosi ad un romanzo di José Carlos Somoza, il valido regista iberico Jaume Balaguerò si addentra nel fosco ma affascinante sentiero ispirativo che ha reso grandi nomi di autori come Dante, di cui il film cita espressamente alcuni passi notissimi de L'Inferno, e ci conduce entro un mondo tutto luci ed ombre, percorso con sapienza di autore navigato ed assai a suo agio nel rendere e rappresentare atmosfere tenebrose, malate, corrotte o viziate. Un percorso che conduce il nostro protagonista in un mondo occulto e nascosto, dominato da figure femminili spietate, in grado di dare tanto, ma di richiedere in contropartita molto di più, specie in termini di salute fisica e mentale. E Balaguerò (regista di Rec e Bed Time) azzecca una volta ancora soprattutto il taglio lugubre e torvo del film, ricco di suspense e di atmosfere inquietanti, attorno alle quali sette (o solo sei, ma in fondo proprio sette) figure femminili diaboliche finiscono per soggiogare e compromettere le esistenze di chi coltiva, per mestiere e ancor più per passione, l'arte di scrivere e di interessarsi dei testi letterari fondamentali dall'alba dell'umanità ad oggi. Non che il film risulti esente dai soliti trabocchetti e rimpiattini scontati e facili di cui sono ormai quasi sempre infarciti i prodotti horror, specie quelli di facile presa da cui questo in sostanza si differenzia solo per sforzo produttivo e stile di ripresa, ma il gioco complessivo in fondo tiene, e la macchina di regia, agile e ben guidata dall'esperto di genere avvezzo di mestiere come appunto Balaguerò, percorre sinuosa il suo sentiero insanguinato e fitto di misteri, coadiuvato da un cast interessante, variegato e inconsueto, che comprende, a parte un protagonista macho, ma legato in modo stretto al mondo della cultura, reso con una certa banale routine interpretativa da un Elliot Cowan non proprio esemplare, alcuni interessanti "ritorni" come quello "sacrificale" di Franka Potente, del sempre più raggrinzito Christopher Lloyd, Leonor Watling, inquietante quanto basta, la bella Ana Ularu, co-protagonista dai sogni premonitori, e soprattutto della rediviva Joanne Whalley, qui esemplare nel rendere la furia rancorosa e vendicatrice di una forza che ha dato tanto, e per questo chiede in cambio un prezzo da pagare assai impegnativo. Certo, ci si aspettava qualcosa in più, ma il regista pur non esibendo una certa originalità, imbastisce un thriller con inserti esoterici onesto nel suo sviluppo e abbastanza intrigante per assicurarsi la sufficienza. Voto: 6
La favorita (Biografico 2018) - Quello di Yorgos Lanthimos non è e non sarà mai un cinema semplice, "per tutti". In The Favourite, la carriera del regista greco viene ribadita anche se lo si può definire come il suo film più "commerciale" e "lineare" tra i suoi ultimi 3 lavori (questo compreso). Se l'elemento grottesco già presente pesantemente in The Lobster (un gradino sopra a questo) e ne Il sacrificio del cervo sacro (un gradino sotto a questo) qui resta inalterato, ciò che varia (ma non troppo) è il racconto (sceneggiatori diversi rispetto al solito) maggiormente aderente ad un normale sviluppo "commerciale" (di nuovo, virgolette d'obbligo), in quanto è presente una sorta di canovaccio ed è meno astratto dei film precedenti, quindi più facilmente fruibile dal grande pubblico. Questo permette al regista una maggiore concentrazione sui personaggi, qui in particolare sulle tre protagoniste (tutte splendide, dall'insicurezza fobica della Olivia Colman ai sadismi e all'egoismo di Rachel Weisz ed Emma Stone, la prima ha vinto l'Oscar, meritatamente o meno lei e le altre bravissime). In ogni caso il film è irriverente, caustico e sfrontato come gli altri (forse anche di più), con dialoghi pungenti e sarcastici, a volte comici. In questo gioco al massacro dove ciò che conta sembra essere la lotta tutta individuale per un posto al fianco del potere (il film infatti racconta di una cortigiana, la favorita della regina Anna, che si vede sostituita nelle grazie della regina dalla cugina di ceto inferiore e ne consegue che ne rivendichi le grazie, e in tutti i sensi), le inquadrature del regista non sono solamente il mezzo tramite cui raccontarci e mettere in scena una storia, ma anche il come si inquadra (indaga) il potere: lo sguardo di accusa è palese, così come il contrasto tra la magniloquenza ridondante della location e le pacchianerie della nobiltà, tra bicchieri rotti a terra, corsa delle oche e tiro all'arancia. Il grandangolo e la notevole messa in scena ci rende ancor più stridente questo contrasto visivo, che è anche quello storico e politico tra il secolo dei lumi, è un potere flebile, disinteressato, legato al peggio dell'egoismo (qui femminile) fatto di avvelenamenti, giochi sessuali e puro arrivismo individualista. Il tutto sottolineato da un sonoro incessante e a volte volutamente disturbante. Insomma un lavoro certosino davvero notevole, peccato solo che come in Maria regina di Scozia la strada della libertà storica intrapresa stridi leggermente. Va bene che le dinamiche tra i personaggi tacciati di chissà quale "perfidia" sembrano abbastanza normali, però dà parecchie interpretazioni personali non troppo credibili su fatti storici poco chiari. Un aspetto del film che avrei migliorato (ma non è un difetto, è solo gusto personale) è il senso di claustrofobia che mi ha trasmesso: in fondo è una storia con un'unica location, per di più in interno (eccetto qualche fugace tirata al piccione) e questo limita il respiro del film, la cui scrittura poteva tranquillamente adattarsi anche al medium teatrale. Avrei gradito qualche incursione anche, non dico sui campi di battaglia, ma almeno nella vita del popolo là fuori. Nonostante ciò, promuovo questo film, un film grottesco che si fa ricordare. Voto: 7

The Children Act - Il verdetto (Dramma 2017) - Tratto dal romanzo di Ian McEwan "La ballata di Adam Henry" da lui stesso sceneggiato The Children Act - Il verdetto è la rappresentazione dei mille dubbi che attanagliano la società odierna. Cosa è giusto o sbagliato, se è meglio agire sotto l'impulso della ragione o sotto il freddo senso delle regole che ci siamo dati. Ecco, in questo senso il tutto viene sintetizzato nelle parole dette dalla protagonista Fiona Maye, giudice tutto di un pezzo, interpretato da una intensa e massiccia Emma Thompson: "In un'aula di tribunale si esercita la legge e non la morale". Al centro della storia un giovane testimone di Geova malato di leucemia che rifiuta, per motivi religiosi, la trasfusione che potrebbe salvargli la vita. Emma Thompson è il giudice che deve prendere una decisione andando anche contro la volontà dei devoti genitori. Un giudice freddo e totalmente assorto dal suo lavoro da trascurare oltre misura un marito bisognoso di almeno un bacio. Il regista Richard Eyre (regista 75enne molto classico, che ha alternato nella sua carriera teatro, tv e cinema) balzella come uno zapping da telecomando tra il dramma legale e il tormento privato di una donna che vuole tutto sotto controllo ma che rischia da un momento all'altro di perderlo. Ed è proprio questo il vero anello debole del film. Il regista inizia tre storie contemporaneamente ma non riesce a portarle a termine neanche una, affidandosi totalmente alla sceneggiatura iper strutturata di McEwan e alla professionalità del suo cast. E la sensazione che certe scene madri, come la poesia di Yeats cantata in ospedale o la rivelazione del tradimento da parte del marito, siano buttate lì. Una sorta di occasione persa per mancanza di decisionalità. Ed è un vero peccato perché se Emma Thompson è bravissima a rappresentare la freddezza british, altrettanto bravi sono Stanley Tucci (marito trascurato alla ricerca di una dolcezza perduta) e il giovane Fionn Whitehead malato ma desideroso di conoscere il senso e il sapore della vita. Un film che va per lampi, per sussulti ma che si perde un po' troppo in una messa in scena grigia e fredda come la Londra che viene rappresentata. Voto: 5,5

Non sposate le mie figlie! 2 (Commedia 2019) - Ancora loro, Philippe de Chauveron dietro la macchina da presa e Christian Clavier davanti, che dopo Benvenuti a casa mia, sorta di gradevole spin-off di Non sposate le mie figlie!, tornano con un altra commedia, per l'appunto con il sequel di quella commedia che nel 2014 (vista nel 2016) convinse la critica e fece divertire il pubblico, con una commedia che torna quindi e in modo nuovamente ironico ad affrontare varie tematiche scaturite dalle differenze sociali e di costume che vengono a determinarsi tra razze differenti di persone. In Non sposate le mie figlie! 2 (Qu'est-ce qu'on a encore fait au bon Dieu?) infatti, Claude e Marie Verneuil affrontano una nuova emergenza. I loro quattro generi (Rachid, David, Chao e Charles) sono determinati a lasciare la Francia con mogli e figli al seguito per tentare la fortuna all'estero. Incapaci di vedersi senza i loro cari, Claude e Marie sono pronti a fare qualsiasi cosa per trattenerli. Nel frattempo, i Koffi arrivano in Francia per il matrimonio della figlia ma per loro le sorprese sono solo all'inizio. Ed il risultato è che, anche se questa commedia "sociale" è un gradino inferiore alla precedente, essa è tuttavia piacevole. Questa seconda versione è difatti meno divertente e coinvolgente della prima, ma è comunque sempre frizzante e molto simpatica nelle dinamiche famigliari. Onestamente era difficile restare ai livelli della bella performance dell'esordio: il film stavolta soltanto in poche scene riesce a far divertire pienamente lo spettatore, però il suo lavoro di intrattenimento garbato lo svolge egregiamente. Perché anche se in questo sequel i personaggi sono troppo sopra le righe, le gag sono meno efficaci, c'è più confusione e meno brio, soprattutto la storia è strutturata, in modo approssimativo e poco convincente, qualche gag e qualche battuta vanno brillantemente a bersaglio. Simpatiche le maschere di Claude, che si ingegna a scrivere una fantomatica biografia di un autore sconosciuto e Marie che si tiene in forma con camminate di "sci di fondo" senza neve. Altre situazioni, come quelle relative al prete e al rifugiato afghano, che il capo famiglia considera un terrorista, sono di dubbio gusto. Ed è così che nonostante altresì uno sviluppo prevedibile e un finale telefonato, la commedia nel complesso si riveli "potabile". Voto: 6

Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: Quello che veramente importa, Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite, Furious - Gli ultimi guerrieriPavarotti, Croce e delizia, A spasso con Willy.

27 commenti:

  1. Una bella carrellata attraverso generi diversisimi tra loro, ho apprezzo il Dredd del 2012 come anche l'horror iberico, ma quello che è rimasto nel cuore è stata la performance di Christian Clavier ormai sempre più a suo agio nel tratteggiare figure di borghesi alle prese con lo sconvolgimento del loro tran tran quotidiano.

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    1. Sì, diversifico anche per "abbracciare" tutti quanti che amano determinati generi ;)
      Se non ci fosse Clavier in film così non ne dubito infatti che nessuno avrebbe raggiunto la sufficienza :)

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  2. Ho visto solo La Favorita e l'ho adorato. Loro tre sono spettacolari, ma Emma Stone è davvero impareggiabile, la trovo straordinaria. A me è piaciuto moltissimo anche Il Sacrificio del Cervo Sacro, anche più di The Lobster. Comunque tra i suoi per quanto mi riguarda il migliore per ora resta Dogtooth (almeno tra quelli che ho visto io).

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    1. Dogtooth mi manca ancora, La Favorita è bello ma fin troppo semplice purtroppo, nonostante abbia apprezzato che proprio in questo film ci sia più sostanza che forma.

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  3. Madonna ma che roba è The Children Act! :O
    In ogni caso, Dredd non mi è dispiaciuto ma sono legato al primo^^

    Moz-

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    1. E' impegnativo lo so, però non è un brutto film, anzi, perché il tema religioso è secondario, ma ci vuole coraggio sì.
      La cosa bella è che questo pare un prequel, infatti si è rammolito dopo :D

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  4. Sembrerà pur Natale, ma io praticamente trascorro le serate a giocare a burraco online, perché odio queste saghe, non le ho mai viste e mai le vedrò. Tutte. 😜

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    1. Anche perché durano pure un botto, in alcuni casi soprattutto, non reggeresti :D

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  5. Le mie saghe preferite sono quelle di Harry Potter e dei Pirati dei Caraibi (ovviamente ho rivisto tutti i film con il maghetto su Italia 1 e sto riguardando quelli con Jack Sparrow su Canale 5!).
    Di questi film guarderei "La Favorita". :)

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    1. Credo pure sia imprescindibile vedere La Favorita, come quasi tutti quelli candidati all'Oscar ;)

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  6. Il linguaggio sboccato io invece ho incredibilmente apprezzato :D
    Dredd è tosto, mi è piaciuto proprio per questo, su Domino un vielo pietoso stendiamo..

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  7. Non sposate le mie figlie (1) mi era piaciuto molto e non avevo visto il secondo perché temevo non fosse all'altezza.

    LA favorita a me da 1 a 10 era piaciuto proprio 0, ma non è il mio genere

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  8. The Childern Act e La Favorita sono anche per me belli ma con dei "ma". Se le attrici protagoniste fanno a gara di bravura e sulla regia di Yorgos non si discute, mi è rimasto un senso di insoddisfazione alla fine... colpa delle regole dei film in costume, o di una storia processuale che non decolla.

    Il resto tra temi e voti bassi, non sembra valere il mio tempo :)

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    1. E quindi niente da dire ho, la pensiamo alla stessa maniera praticamente ;)
      Sugli altri penso infatti non facciano per te :)

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  9. Ho visto la Favorita e l'ho trovata eccessiva, in tutti i sensi. Ma questa forse è la chiave giusta che lo rende un ottimo film. Da vedere ma non per tutti.
    Mi segno l'horror credo sia il mio genere.

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    1. Lo credo anch'io, proprio l'eccessività è una delle sue migliori qualità ;)

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  10. Non Sposate le Mie Figlie era già in programma. Mi segno anche La Settima Musa.
    La Preferita non riuscirei a guardarlo manco bloccando le palpebre e legato sulla sedia come in Arancia Meccanica, Dredd che è un remake quindi 👎 (con pernacchia), Domino stavo per segnarlo perché avevo scambiato l'attore in copertina per Bateman ma dato che lo hai massacrato, niente manco quello 😅 Il Verdetto pare 'na cacata solo dalla locandina.

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    1. Remake no, al massimo reboot o prequel, credo però che stavolta valga il sacrificio, dagli una chance, non dargliela invece a Domino manco per scherzo, mentre per La favorita e Il verdetto non sono il tuo genere mi sa.

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  11. no bello del primo, ma non sposate le mie figlie 2 secondo me merita più di 6. La scena di Arash, il rifugiato ospitato da Verneuil, che viene scambiato per un terrorista e preso a badilate, mi ha fatto ribaltare sulla poltrona: "Quest'uomo è un kamikaze" ed era una fascia per la lombalgia, ahahahah! Ma io amo le cose di cattivo gusto :D.
    Alla fine è chiaro che rispetto alla prima pellicola sa un po' di de-ja vu (per questo è utile evitare un terzo capitolo della saga!).
    Una nota su Karl Urban: ottimo in The Boys, ottimo pure in Doom (film che a me piace :D). Non parliamo di alta recitazione, ma nei film d'azione sa dire il suo!

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    1. E il deja vu ho dovuto pure conteggiare, e il fatto che invece di battute a segno non tantissime, quella sì però :D
      Qui è ottimo perché se non ci fosse scritto nemmeno l'avrei capito che era lui, la faccia manco si vede..

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  12. La favorita! Gran film, Lanthimos ha un senso dell'umorismo notevole... e forse quel senso di claustrofobia che a te non è piaciuto troppo era voluto, a me ha trasmesso una certa ansia legata a come vivessero isolati i nobili del tempo, per esempio!

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    1. Ci sta, anche se più che isolati, soli e mal accompagnati..

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  13. Per me la Favorita è uno dei film più belli degli ultimi anni, non solo per la trama e le attrici strepitose ma anche per la fotografia, decisamente splendida.
    La settima musa si guarda e si dimentica: speravo decisamente meglio.

    Recupera ASSOLUTAMENTE Dragged Across Concrete, ovviamente, l'ennesima bomba di quel gran regista e sceneggiatore che è Zahler.

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    1. Dalla Musa in verità mi aspettavo esattamente un film senza infamia e senza lode come è stato, mentre dalla Favorita decisamente di più, parzialmente deluso infatti, però gran bel film ;)
      Il problema è che non conosco questo Zahler, dovrei vedere i precedenti per capire se fare o meno il sacrificio.

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    2. E che problema c'è? Comincia con Bone Tomahawk e vedrai che non uscirai più dal tunnel!

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    3. Sì potrei, e dovrei, perché è in lista da tempo ;)

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