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mercoledì 16 settembre 2020

I film del periodo (1-15 Settembre 2020)

Mi è capitato così per caso di vedere un film horror, anzi meglio, un collage di tre cortometraggi, settimane fa, ma mi ha deluso, cosicché ne parlo qui nell'introduzione alle pellicole viste in queste prime settimane di settembre, che vi aspettano dopo questo piccolo commento ad appunto un film, un horror ad episodi (dal titolo Three... Extremes) nel complesso deludente. Un film che, mescolando il talento di tre registi estremi del cinema orientale, Fruit Chan (personalmente sconosciuto), Park Chan-wook (il gran regista di Old Boy) e Takashi Miike (che non si può non conoscere), racconta storie di disperati. Il primo, "Dumplings" di Fruit Chan, è assolutamente da dimenticare, soporifero e noioso oltre i limiti ammessi dal genere horror, perché nonostante la crudezza del plot (una donna s'inventa una cuoca di feti promettendo l'eterna giovinezza) e quindi dell'episodio stesso, esso è inutile, senza né capo né coda. Il secondo, "Cut" di Park Chan-wook, non convince dal punto di vista del plot che sembra riprendere la serie "Saw" con la variante di uno stile un po' pazzoide tipicamente asiatico (il tema della vendetta portata avanti tramite una tortura atroce da una comparsa ai danni del regista che ha la colpa di essere troppo "buono", mah). Rispetto al primo episodio si salva grazie ad una regia eccellente che rende questa seconda parte ineccepibile almeno dal punto di vista visivo. Il terzo, "Box" di Takashi Miike, è sicuramente il migliore dei tre, ma neanche questo riesce a raggiungere la sufficienza, perché il regista dirige sì l'episodio con grande stile ma rallenta in maniera eccessiva l'azione, riesce sì ad essere inquietante andando nel profondo della mente umana, ma annoia e non appassiona (tramite dei flash scopriamo il perché dello stato catatonico della protagonista causa di un incidente capitato alla sorella nell'infanzia). Nel complesso quindi mediocre, anzi, pure trascurabile. Talento insomma, qui, sprecato, perché poi basta vedere alcuni film, di Chan-wook e Miike soprattutto, per rendersi conto della loro smisurata bravura.

SEMAFORO VERDE PER...
Pinocchio (Fantasy/Avventura 2019) - Matteo Garrone è uno dei più importanti registi italiani di oggi, ed è giusto attendere (anche e soprattutto dopo Dogman) tanto da un suo nuovo film, e le aspettative non vengono deluse. Nonostante non fossi entusiasta della sua scelta di riportare sullo schermo la fiaba di Carlo Collodi, nonostante non mi sia interessato al progetto come ai precedenti devo ammettere che, la pellicola mi ha piacevolmente sorpreso, perché, anche se resterà probabilmente un'opera minore nel percorso del regista come già lo era Il racconto dei racconti, al tempo stesso questo Pinocchio (vincitore di 5 David di Donatello a fronte di 15 candidature all'edizione 2020) può contare su qualità visive (nonché sonore) e di sostanza tutt'altro che disprezzabili. Purtroppo il regista sconta la circostanza di arrivare tardi a dirigere un adattamento fedele al libro che non può avvalersi della libertà di invenzione di altre versioni precedenti, e questo lo rende meno originale, meno memorabile nel complesso rispetto alla versione di Luigi Comencini, che resta probabilmente la migliore in assoluto pur essendo girata per la televisione. Il regista si avvale della collaborazione dell'attore Massimo Ceccherini per lo script, sicuramente fedele allo spirito e anche alla lettera, per quanto possibile, di Carlo Collodi: la narrazione si dipana in maniera episodica, in maniera abbastanza fluida, con alcune scelte insolite come la Fata Turchina sdoppiata in una versione da bambina e una da adulta. Alcuni personaggi come Mangiafoco fanno una comparsa piuttosto rapida e forse avrebbero necessitato di più spazio, in una galleria di comprimari dove spicca senz'altro il Geppetto reso da Roberto Benigni senza eccesso di istrionismo e con un calore umano sempre tangibile (bravissimo secondo me pure Teco Celio nei panni del Giudice Gorilla). Il Pinocchio che sta al centro del racconto non ha l'incisività e il colore di quello del 1972, ma il regista riesce comunque ad inscrivere il suo romanzo di formazione in una prospettiva moderna a cui giovano i numerosi tocchi realistici presenti soprattutto nella scenografia. E la fotografia riesce a disegnare con la luce quadri tutt'altro che privi di fascino e reminiscenze pittoriche che ammaliano l'occhio dello spettatore. Quindi nel complesso un film forse parzialmente risolto ma che merita sicuramente una visione. Voto: 7

SEMAFORO GIALLO PER...
L'albero del vicino (Dramma 2017) - Nel terzo film del regista islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, da titolo internazionale Under the Tree, è proprio un albero a costituire "il pomo della discordia" tra due famiglie vicine di casa nella storia qui raccontata. Una storia che quindi sonda in profondità i disagi di una convivenza forzata tra esseri civili che perdono il reale senso della convivenza secondo principi civici consolidati. Svariati dispetti e ripicche reciproche coinvolgeranno così entrambe le famiglie e soprattutto condurranno al peggio la situazione, per non dire addirittura alla tragedia. L'Albero del vicino è una sorta di commedia noir che attraverso l'ironia sottile ed alcune scene esilaranti presenta in realtà una situazione generale parecchio tragica. Intanto, ogni protagonista della storia, chi più, chi meno, si trova in una situazione personale già di per sé piuttosto problematica, ma quello che conduce il tutto a deflagrare in una ferocia e violenza inaudite, è proprio la caparbietà, l'orgoglio e la cattiveria insita umana che fanno sì che ogni esponente della vicenda incontrerà una fine cruenta ed irreversibile che gli cambierà per sempre in peggio l'esistenza. Il regista in non oltre 90 minuti riesce perfettamente a condensare la storia e la sua tematica attraverso una regia lucida, ben scandita ed all'insegna dell'essenzialità. Un'opera, dunque, riuscita, che induce lo spettatore, divertendolo anche in parte e sia pure amaramente, a riflettere sulla, a volte, stupidità  umana e sulle conseguenze a cui essa può portarlo. Voto: 6+

Le ragazze di Wall Street (Commedia/Giallo 2019) - Questo film è tratto da una storia vera, basato sull'articolo del New York Magazine del 2015 The Hustlers at Scores di Jessica Pressler, scritto e diretto (abbastanza bene) da Lorene Scafaria, già regista del gradevole The Meddler. Un piccolo gruppo di belle spogliarelliste che nel pieno della crisi del 2008 decidono di rubare ai ladri, i lupi di Wall Street. Usano l'arma della seduzione, del fascino, della bellezza per irretire uomini spietati, che traggono il loro benessere dalla povertà degli altri. E lo fanno con gli stessi strumenti, il ricatto, la bugia, il furto. Questo il senso di questo film che esalta (forse troppo, c'è una eccessiva carica erotica) la prorompente bellezza nonché dirompente fisicità di Jennifer Lopez perfettamente a suo agio nella parte di Ramona, una bella quarantenne (cinquantenne in realtà) che riesce a gestire le più giovani colleghe (si corre il rischio infatti di confondere il carisma innegabile del corpo-icona-Lopez con meriti di recitazione che le sono in parte riconosciute, come visto anche in Ricomincio da me, ma resta senza dubbio lei il principale motivo di interesse dell'intera operazione). Le lap dancer (tra queste Constance Wu, la giovane e bella Lili Reinhart di Riverdale e Keke Palmer) reagiscono alla crisi attaccando chi la crisi l'ha provocata, e lo fanno senza mezze misure, senza paura. Diventano lupi con i lupi anche se alla fine pagheranno un conto salato con la giustizia. Se il primo tempo è molto divertente e ricco di pungente satira sociale, il secondo tempo diventa più riflessivo e a tratti persino dolce e malinconico. Un buon film che pur non raggiungendo livelli ottimali (resta sullo sfondo la dimensione privata, così come risulta estremamente debole la critica al sistema capitalistico americano), si lascia guardare (se tenuti a freno i bollenti spiriti) in maniera gradevole. Voto: 6

Tutti pazzi a Tel Aviv (Dramma/Satira 2018) - Intelligente e divertente commedia satirica che ha il merito di parlare di cose drammatiche in maniera allegra. Samed Zoabi, al suo secondo lungometraggio, scrive la sceneggiatura, descrive situazioni che conosce benissimo, e lo fa con ironia e padronanza del mezzo. Il film infatti, sa divertire ma anche far riflettere sul difficile rapporto fra palestinesi e israeliani. Con toni alla Woody Allen (difficile non pensare a Pallottole su Broadway), si racconta la storia di Salam (interpretato dal bravo Kais Nashef), giovane palestinese che fa l'assistente ai dialoghi per una notissima e seguitissima soap-opera anti-sionista, intitolata "Tel Aviv on fire" (è Lubna Azabal la star). Fermato al checkpoint dai soldati israeliani, per non avere problemi fa credere ad Assi, il soldato israeliano che comanda il checkpoint, di essere lo sceneggiatore della soap-opera, che anche le mogli dei soldati israeliani guardano assiduamente. Ma il povero Salam invece di semplificarsi la vita se la complica, perché si trova ora a dover accontentare sia suo zio, il produttore della telenovela, che Assi, che vuole che la soap-opera diventi filo-israeliana. Eppure per Salam sarà una grande occasione, che gli insegnerà non solo a scrivere sceneggiature ma anche a comprendere meglio le persone e ad invitarle in qualche modo a dialogare. Dotato di una sceneggiatura brillante, il film si fa apprezzare anche per questo invito al dialogo, quanto mai necessario soprattutto in quelle terre. L'unico neo del film, a mio modesto avviso, è che è tutto girato in interni e non abbiamo quindi la possibilità di apprezzare, conoscere meglio, e distinguere bene, le due realtà in conflitto. Ma nel complesso riuscito. Voto: 6

Thelma (Dramma/Thriller 2017) - Horror parapsicologico, anche thriller paranormale, raffinato e disteso che, con tempi lenti da film nordico, narra la presa di coscienza di una ragazza della propria diversità, sia sessuale (attratta da una coetanea, sembrerebbe, dai desideri promiscui, è Kaya Wilkins) che psicofisica. Come la più famosa Carrie di Stephen King/Brian De Palma, questa Thelma (efficacemente interpretata da Eili Harboe) è stata compressa da una famiglia iper-religiosa. Ovviamente, non potrà che esplodere, finendo per accettare senza problemi la propria diversità, pur caratterizzata da una tendenza inconsapevolmente omicida. Joachim Trier (nessun legame di parentela con Lars Trier, conosciuto come Lars von Trier, e poi norvegese uno, danese l'altro) racconta quindi la difficoltà di questa ragazza nella crescita della sua indipendenza, nella consapevolezza di essere diversa dagli altri e nella presa di posizione nei riguardi della sua famiglia che la controlla in maniera quasi asfissiante. Il regista usa la metafora del paranormale per imbastire la sua storia, purtroppo lo fa in maniera lenta e arzigogolata, specialmente nella seconda parte del film, tuttavia, pur viaggiando sul sottile filo della noia mortale (complici anche i molteplici silenzi e il ritmo sostanzialmente tutto uguale, totalmente privo di colpi di scena), il film riesce a mantenere abbastanza alta l'attenzione, probabilmente anche grazie alla buona dose di ansia che mette addosso. Insomma, non mi sono annoiato, però non è un film che rivedrei ancora. Voto: 6

L'ospite (Dramma/Commedia 2018) - Il Daniele Parisi di Orecchie, in un'altra brillante, sarcasticamente credibile, commedia. Potrebbe essere infatti lo spaccato di vita di chiunque quello raccontato da Duccio Chiarini in questo film. Una vita ordinaria, fatta di alti e bassi (forse più bassi che alti) tra un amore che finisce, una famiglia che preoccupa, malattie e stress, problemi lavorativi e la continua ricerca di sé stessi, crescita e perdita, figli forse voluti ma non cercati, amicizia e tradimento. Insomma, la vita nella sua (normale) quotidianità. A sopperire la mancanza di originalità c'è il garbo e l'eleganza emotiva del racconto, attraverso gli occhi del protagonista che condivide con il pubblico le sue paure, le emozioni e le incertezze, sotto una regia pulita, un ritmo narrativo lineare e una discreta prova attoriale (del protagonista ma anche di Silvia D'Amico e Sergio Pierattini, nonché di tutti gli altri). Un film centratissimo, fatto di incastri "diabolici" e che, soprattutto, sa usare l'arma dell'ironia e del sarcasmo anche quando la situazione sembra implodere (come succede spesso nella realtà). Una sceneggiatura equilibrata che non cede mai spazio a ruffianerie e sdolcinature fini a loro stesse (menzione obbligata per la coppia di genitori del protagonista: memorabili). Non il massimo in ambito dramedy, ma pellicola meritevole di attenzione. Voto: 6+

Countdown (Horror/Thriller 2019) - In un mondo oramai dominato dai social e dalla multimedialità con smartphone sempre più complessi dove puoi raccogliere foto, messaggi, mail, giochi, vari social e scaricare ed installare le applicazioni più disparate perché non crearne una che con un conto alla rovescia irreversibile ti indichi esattamente il giorno, l'ora, i minuti ed i secondi in cui morirai? Countdown, scritto e diretto da Justin Dec, trae spunto da questo, un film horror-thriller abbastanza lineare che fa riflettere a modo suo sul potere che il progresso multi-mediatico può esercitare sulla massa. Si tratta un tema di pura fantasia ovviamente, ma un messaggio di fondo viene comunque percepito (sotto un certo punto di vista inquietante). Resta in ogni caso un leggero teen horror soprannaturale in cui vengono sì inserite alcune forzature di sceneggiatura per rendere più appetitosa la trama (molestie sessuali sul lavoro, il prete esorcista moderno e l'hacker rivenditore), ma che in maniera più onesta possibile da quello che promette, intrattenimento senza far venire nessun abbiocco allo spettatore, anzi, grazie ad una certa ironia che gli da un tocco di originalità, riesce pure a distinguersi leggermente dalla massa. Peter Facinelli, il patriarca di Twilight, dimostra anche qui di essere un attore mediocre e la sua carriera la dice lunga, al contrario sia P. J. Byrne, sia Talitha Bateman che l'esordiente Elizabeth Lail, dimostrano di saperci sguazzare bene nel genere, con appunto questo film senza infamia né lode, dimenticabile ma vedibile. Voto: 6

SEMAFORO ROSSO PER...
Pokémon: Detective Pikachu (Fantasy/Avventura 2019) - Nessuna colpa da imputarsi ai Pokémon, alla sceneggiatura tutta la colpa, il primo film dei Pokémon realizzato in live action, non convince. Perché certo, meno peggio e meno straniante di quel che si potrebbe pensare, bisogna poi rendere atto al film che l'uso di tecnologia e effetti speciali è pregevole, riuscendo nel compito, già arduo di partenza, di mantenere intatta la sospensione dell'incredulità, peccato che, benché l'occhio voglia sempre la sua parte, non si tratta dell'unica parte in gioco. Il film, infatti (di Rob Letterman, quello del pregevolissimo Piccoli Brividi), un po' rifacendosi quanto possibile all'omonimo videogame da cui prende le mosse, un po' delineando una sua identità narrativa indipendente, manca tutti gli altri bersagli. La trama è debole, estremamente specifica (oltre il limite del ripetitivo) in alcuni punti quanto convenientemente ambigua in altri, i colpi di scena sono tutti prevedibili e, pur prevedendo un target di pubblico molto pronunciato verso il basso, poco gratificanti. I due personaggi umani principali, interpretati da Justice Smith e Katryn Newton, non se la cavano male ma il loro spazio viene divorato da un Pikachu efficace ma ingombrante, doppiato in lingua originale da Ryan Reynolds, di cui condivide l'ironia sfrenata e iconoclasta (sprecati Bill Nighy e Ken Watanabe). La combinazione straniante di comico e tenero funzionerebbe pure, se trovasse il giusto spazio e agisse di concerto con il resto del film, così, invece, risulta alquanto stridente. Resta a difesa del film la meraviglia visiva di un paio di sequenze brillanti, specie nella prima metà, e qualche trovata che strappa il sorriso. Quasi niente, comunque, che non si sia già visto, gestito meglio, in Zootropolis. Il finale è fiacco, e non basta la tematica della paternità, pazientemente intessuta, a riscattare a un epilogo audace. Voto: 5+

The Lodge (Horror/Thriller 2019) - Per come si presentano le dinamiche in questo film, lo spettatore arriva facilmente a intuire la piega che prenderà la storia, soprattutto perché la sceneggiatura presenta qualche ingenuità evidente e nei dialoghi c'è più di qualche indizio che rendono l'epilogo prevedibile. Tra i pregi ci sono l'ambientazione (casetta sperduta in montagna, avvolta nella neve), qualche momento tensivo ben ricreato (dai registi Veronika Franz e Severin Fiala, quelli di Goodnight Mommy, che ancora mi manca) e la prova della protagonista (brava e duttile Riley Keough, sospesa tra buoni propositi e regressioni psicotiche). I difetti riscontrabili, oltre a quelli già evidenziati, sono da cercare nel ritmo piuttosto lento, nella dilatazione di alcune situazioni e nel fulcro della parte finale che rende il tutto abbastanza sterile e quasi ridicolo. Si nota l'influenza dell'horror sui generis perfettamente rappresentato da Ari Aster (di cui cita anche la casa in miniatura), ma il risultato finale è decisamente inferiore. The Lodge, il classico horror patinato e ben diretto, con una bella atmosfera cupa e glaciale e un'ambiguità di fondo che non ti fa capire chi prende in giro chi, che regge abbastanza bene fino a quando non svela tutte le sue carte, da lì in poi si impantana nelle sabbie mobili scivolando lentamente fino a un finale che più banale non si può. Mediocre, ma si fa vedere. Voto: 5+

La Llorona - Le lacrime del male (Horror/Thriller 2019) - Spin-off abbastanza inutile del mondo The Conjuring (l'anno scorso quasi completamente da me sviscerato, qui). Lo si annovera tra i tanti prodotti del franchise di James Wan: film più o meno tutti uguali, realizzati tecnicamente sempre abbastanza bene, tecniche di spavento stra-collaudate riciclate ma sempre dignitose. E' un film (inutilmente cupo) che forse visto lontano dalle altre pellicole del franchise risulta anche dignitoso. La realtà però è che sembra di vedere più o meno sempre la stessa cosa. Qui il tutto sembra diventare troppo folkloristico, peccato perché si poteva entrare meglio nell'inquietudine delle tradizioni esoteriche sud americane, invece c'è quell'aria macchiettistica un po' su tutto il film, che lo rende scontato e stonato. Di conseguenza uno sviluppo narrativo prevedibile, malgrado una buona prestazione della Linda Cardellini. Un film fatto con il pilota automatico (fin troppo lineare, diretto con la diligenza del buon padre di famiglia, in questo caso da Michael Chaves) che purtroppo non regala sorprese. Qualche buona sequenza ma null'altro da segnalare. Comunque, valido per provare qualche brivido senza troppi pensieri. Voto: 5

Tolkien (Biografico/Dramma 2019) - La vita dello scrittore e filologo britannico J. R. R. Tolkien non mi è sembra (ora che la conosco) cosi tanto cinematografica, soprattutto se commetti l'errore più grande di tutti, non parlare de Il Signore degli anelli. Perché ovviamente chi si avvicina a questo genere di film si aspetta dei rimandi costanti al famoso libro, ma soprattutto ai film che ne sono venuti fuori. Niente di tutto ciò, un biopic tradizionale di una vita piuttosto noiosa, una vita del qui giovane scrittore, di fatto abbastanza convenzionalmente Dickensiana. E ne viene perciò fuori un film, seppur ben curato dal punto di vista tecnico-scenografico, incolore, senza anima ed inconcludente. Poco coinvolgente malgrado il piglio della buona interpretazione di Nicholas Hoult, e nonostante la presenza della bella Lily Collins. La narrazione si svela infatti in maniera talmente canonica e standardizzata da risultare anonima. Debole è il legame fra l'opera dello scrittore inglese e il suo percorso formativo, e questo francamente è un punto debole che non mi aspettavo. Poco caratterizzati i caratteri degli altri personaggi e per l'importanza data da Tolkien (che attenzione si legge Tolkin) al concetto di fratellanza è un'altra mancanza grave. Il film del regista Dome Karukoski, alla sua prima pellicola in lingua inglese, è insomma dimenticabile, indicato solo ai fan dello scrittore e non della sua scrittura. Voto: 5

ANGOLO VINTAGE
Profondo rosso (Thriller 1975) - Un film pieno di idee buonissime, con alcune scene memorabili (il gioco di specchi in corridoio è una roba magistrale e terrificante), però non è il capolavoro di Dario Argento, che secondo me rimane Suspiria. Tuttavia Profondo Rosso, è insieme al quel grandissimo film il massimo dell'espressione artistica del regista, ed uno dei migliori film di genere horror italiani degli anni '70, di conseguenza di sempre. Il film infatti, seppur imperfetto (l'imperfezione è data da alcuni espedienti forzati, quest'ultimi poco credibili), è manifesto del cinema italiano, di quegli anni, del genere, di un regista. Grande padronanza nell'utilizzo e nel posizionamento della macchina da presa, notevole intelligenza nelle scelte luministiche e cromatiche, suspense genuina e scene di omicidi violenti che fanno paura, con la musica dei Goblin ritornello immortale. La trama "gialla" è sviluppata con (abbastanza) perizia (la sceneggiatura è perforabile) e lascia perfino spazio a un intreccio sentimentale fra i due protagonisti, che però non guasta. Buone le prove di David Hemmings, e della musa del regista Daria Nicolodi, mentre fra i caratteristi bene la grande Clara Calamai (questa fu la sua ultima interpretazione). Nonostante ciò, a mio modesto parere manca sempre qualcosa per farne un capolavoro, ed essere il suo migliore. Sarà la sceneggiatura o cosa ogniqualvolta non so, ma è così. Qualche effetto un po' troppo plateale chissà, in ogni caso gran film. Voto: 7,5

Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: 2030 - Fuga per il futuroUn profilo per dueBonne pommeGenitori quasi perfetti, Capri-RevolutionEternal love, Remi, Charlie Says, Windstorm 4 - Il vento sta cambiando, Rapina a Stoccolma, Prey - La preda, Il mio profilo migliore, Tappo - Cucciolo in un mare di guai, Just a gigolo, Iron Fist.

43 commenti:

  1. Ricordo nitidamente che appena uscito dal cinema, al termine di Profondo Rosso, entrai nel primo negozio di dischi a comprare i Goblin. ;)

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    1. ahah grande! Oh, ma non dimentichiamo la fantastica nenia del bambino...

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    2. Urca Franco, eri abbastanza giovincello all'epoca, ma posso ben capire ;)

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  2. Profondo Rosso cult imprescindibile! The Lodge a me è piaciuto molto (l'ho visto due volte) e l'ho trovato ottimo nella caratterizzazione dei personaggi e nella costruzione di atmosfere inquietanti e perturbanti (nonostante il giochino fosse scopertissimo). Su Pinocchio concordo: non è tra i migliori di Garrone, poteva essere anche di chiunque altro (cioè non ci ho visto una firma, un'impronta), ma è comunque visivamente molto interessante e interpretato molto bene.

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    1. Ok le atmosfere, ma da sole non sono sufficienti, soprattutto se tutto è già scritto.

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  3. Adoro la fiaba di Pinocchio e la guarderei in qualsiasi edizione.
    Benigni, poi, è sempre una garanzia e mi dispiace essermi persa questo film.
    Spero di recuperarlo presto.

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    1. Penso che in chiaro passerà certamente, basta aspettare ;)

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  4. Per me Profondo Rosso è un capolavoro: devo rivedermi bene Suspiria, ma credo che Profondo Rosso sia al primo posto della mia classifica di gradimento argentiano (e attenzione alle quattro mosche di velluto grigio che potrebbero essere al secondo :D). Profondo Rosso sotto l'aspetto tecnico è perfetto, ci sono scene veramente inquietanti (la camminata nel corridoio degli specchi, purtroppo breve), l'assalto del..bambolotto. Non mi convince moltissimo il protagonista. Un po' troppo teatrale in certe scene.

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    1. Gli aspetti negativi ci sono in tutti i film, secondo me più che in Suspiria, ecco perché reputo migliore quest'ultimo ;)

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  5. Ciao Pietro.
    Ho visto Pinocchio e credo che sia estremamente ben fatto. Forse non risulta incisivo solo perché è qualcosa di trito e ritrito. Ma chi ha letto il racconto sa che c'è una forte correlazione col romanzo. Come le trasformazioni molto ben realizzate di Pinocchio in bambino ed in asino, molto realistico anche nel suo ragliare o come il fatto che Geppetto e Pinocchio vengono ingoiati da in pescecane e non da una balena.
    Insomma forse merita, per me, un punteggio più alto.
    Ho visto anche Tolkien e mi sono molto stupita da ciò che hai scritto.
    In realtà io ho visto proprio, con forti immagini mie, personali, ciò che lui scrive nel libro "il Signore degli anelli". Tanto da farmi sussultare per l'intelligenza con cui sono stati accennati alcuni riferimenti.
    Per non parlare della incisiva lezione sulla dizione del suo nome, che tutti sbagliamo o abbiamo sbagliato e non dirmi che non sia così. 😉 Io ho trovato questo film molto bello e secondo me da rivalutare. Sono solo mie opinioni ovviamente.
    Considero anch'io Suspiria migliore tra i film di Argento. Però anche qui devo rivedere, non ricordo bene entrambi i tuoi citati.
    Per gli altri, non credo che li vedrò, ma tutto è possibile.
    Ti abbraccio Pietro, alla prossima.

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    1. Vedendo in giro però Pinocchio un po' bistrattato, ma nel complesso ci si può ritener soddisfatti, e poi meglio di altre trasposizioni.
      Ma guarda, qualche riferimento ho colto, e sicuramente imparare a dire il suo nome correttamente è servito, però è freddo come film, ed è un peccato.
      Ciao a te ed alla prossima ;)

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    2. Pia ha scritto le stesse cose che avrei scritto io su Pinocchio. Il film di Garrone, che ho trovato strepitoso, è assolutamente coerente e con lo script di Collodi, il più vicino al romanzo di tutte le altre trasposizioni cinematografiche. Io gli darei anche 8. Forse, non avendo letto il libro, non sai che la fata Turchina è davvero prima bambina e poi adulta. Non si tratta di sdoppiamento.
      Ho visto Thelma e non ho capito quasi nulla. Tolkien mi ha lasciato più fredda.
      Invece Argento: credo che Profondo Rosso sia il suo capolavoro. Gli altri almeno fino alla fine degli anni '80 sono soddisfacenti, ma nessuno riesce a superarne la grandezza. Per non parlare del declino degli ultimi anni, film immondi.
      Abbraccio.

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    3. Il libro di Pinocchio in effetti non ho mai letto :D
      Bisogna capire nelle pieghe del film cosa è Thelma, mentre Tolkien sì, è freddo.
      Sono comunque due grandi film, in ogni caso condivido sull'ultima sua cinematografia.

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  6. P.s. ho rivisto Deadpool ieri sera e non immagini le risate. Un film troppo forte davvero. Hai fatto bene a ricordarlo col tuo bellissimo banner. Di nuovo ciao. 😘

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    1. Spero non più di Hereditary, quello sì che agghiacciante.

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  8. Le ragazze di Wall Street è stato un pò deludente.. i numeri "erotici" sembrano che siano solo per far vedere che JLO ha imparato sul serio ad andare sul palo, poi c'è questa truffa che non è niente di che, sono solo cretini gli uomini danarosi

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    1. Sì beh, truffa e spettacolini niente di che, diciamo che più quello il film è sullo spirito di sorellanza, e insomma un po' vale.

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  9. Oddio, per me Pinocchio è stata una tortura. Una meraviglia da vedere, ma luuunghissimo tanto che quando al cinema c'è stato l'intervallo non ci credevo che si era solo a metà. Troppi episodi, anche se fedele alla natura degli scritti di Collodi.

    Tra gli altri ho amato Tel Aviv on Fire, visto a Venezia un paio di anni fa con la sala esplosa in risate e applausi continui.
    Affrontare temi simili con questa leggerezza ci vuole per prendere il pibblico.

    Tolkien aveva convinto poco anche me, ma ha aumentato la voglia di scoprire su carta le avventure di hobbit e elfi. Prima o poi...

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    1. Per essere fedele però non si poteva tralasciare niente, comunque sì, è un po' lungo.
      Il coraggio a volte viene premiato, non gli avrei dato due soldi, invece Tutti a Tel Aviv sorprende.
      Troppo affezionato alla trilogia cinematografica del Signore degli Anelli per leggere quella letteraria, anche se questa è ugualmente fantastica credo ;)

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  10. Mi hai quasi 🤏🏻 convinto a vedere Pinocchio. Non amo Benigni, anzi, direi che se posso lo evito, ma mi pare di capire sia un ruolo meno marcato del solito, come dici tu più meno "circense" e teatrale. Magari più avanti :D Per il resto non vedo titoli che mi avevano incuriosito eccetto Le ragazze di Wall Street, che però, mi dico, se non l'ho recuperato fino ad ora, si vede che la curiosità non era così forte!
    Un abbraccio :D

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    1. Il ruolo di Benigni è molto più drammatico diciamo, era forse quello il ruolo più adatto per lui in Pinocchio.
      C'è glamour in Le ragazze di Wall Street, non l'ho scritto mi sa, ora puoi decidere meglio ;)

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  11. The Lodge era tra quelli che avrei voluto vedere sull'OnDemand di SkyGo ma ora che ho letto la tua recensione, non so... bestemmio quando un buon film si rovina nel finale. Va be', se mi capita, ripasso per dire la mia.
    Degli altri potrei guardare giusto Pinocchio ma non lo so, Benigni mi sta altamente sui coglioni, anche se finalmente qui fa Geppetto e non, come faceva Alvaro Vitali ma in un contesto comico, un bambino di 40 o 50 anni! Di Garrone non ho visto nulla, quindi boh?

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    1. Mi era sfuggito Le Ragazze di Wall Street, che purtroppo ho visto. Ha dei pregi, tutti quelli che riporti ma mi ha lasciato freddo... un "meh" e oltre la sufficienza non va per me, anche se adoro questo tipo di storie vere.

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    2. E' un finale abbastanza prevedibile tutto qui...
      Il Pinocchio di Benigni effettivamente era raccapricciante...
      Sì, non è una truffa così spettacolare, però qualcosa di diverso dal solito.

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    3. Ho visto Rapina a Stoccolma (e magna de meno se stai colma! - battutaccia).
      Carino ma nulla di che, però una visione la merita, si lascia guardare e scorre bene. Dagliela una possibilità 😉

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    4. Non saprei, e comunque non è la rapina in sé il "problema" ma la sindrome..

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  12. Di "Three... Extreme!" salvo solo gli ultimi due, che mi sono piaciuti molto. Il primo purtroppo è il riassunto di un film 'vero'.

    Per il resto, "The Lodge" ha deluso molto pure me. Di "Tolkien" non sono riuscito ad andare oltre la mezz'ora...

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    1. Sì lo so, ma non ci tengo a vederlo, il lungometraggio intendo.
      The Lodge ha diviso parecchio, anche se alla maggior parte non è piaciuto...e Tolkien stessa cosa.

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  13. Peccato per Tolkien, dato il materiale avrebbe potuto essere un film interessante!

    Invece sono contento per Pinocchio: non è una storia che mi attira molto, sinceramente, ma Garrone lo ammiro e mi fa piacere che abbia fatto un buon lavoro!

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    1. Materiale letterario certo, perché la sua vita abbastanza convenzionale..
      In Italia abbiamo ancora buoni registi per fortuna ;)

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  14. Temevo che il film sulla vita di Tolkien non fosse un gran che: nonostante ami moltissimo le sue opere, la sua biografia che ho letto in effetti non era proprio memorabile.
    Invece mi piace moltissimo Profondo Rosso, pur con tutti i suoi difetti riesce ancora a spaventarmi. Ho visto poche altre cose di Argento, in effetti, ma questo è senza dubbio quello che mi è piaciuto di più.

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    1. Eh già, come ho scritto, la sua vita abbastanza convenzionalmente Dickensiana, non proprio straordinaria.
      Spaventa sì, e la musica fa sempre un gran effetto ;)

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  15. No, no, per me niente Pinocchio! mi ero già sorbita la precedente versione benignana ma, anche se sta volta gira meno intorno a lui, me lo evito volentieri!

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    1. Secondo me questa versione batte quella 5 a 0, ma sei tu che decidi ;)

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  16. Tra questi film mi interessano due che hai bocciato: Detective Pikachu e Tolkien. Quando li guarderò in tv ti farò sapere la mia opinione! Mi incuriosisce anche Pinocchio! 🙂

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  17. Pinocchio è un film memorabile, l'ho visto più di una volta e l'ho trovato sempre interessante. Visto che parliamo dei film di questo periodo, posso dire lo stesso del film Attacco a Mumbai.
    Gli altri film non gli ho visti, tranne la Llorona, le lacrime del male, che avevo visto al cinema e guardandolo a casa, in pace e tranquillità, mi sono resa conto che quella ragazza che aveva attacchi isterici e continuava a urlare dentro al cinema, lo aveva reso molto più interessante di quanto non lo sia realmente.

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    1. Beh, questo Pinocchio è uno dei migliori adattamenti degli ultimi anni, mentre Attacco a Mumbai devo ancora vederlo.
      Un effetto collaterale abbastanza inusuale, ma al cinema è giustamente diverso, sia in meglio che pure in peggio.

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