venerdì 31 gennaio 2020

Gli altri film del mese (Dicembre/Gennaio 2020)

Se ieri c'è stato l'ultimo post con la dicitura "I peggiori film", oggi ecco l'ultimo con la dicitura "Gli altri film", sì perché come anticipato qualcosa presto cambierà, e cambierà nel senso che, ma spiegherò comunque tutto mercoledì nella settimana di riposo, la frequenza di pubblicazione subirà un ridimensionamento e il metodo di raggruppamento sarà un po' diverso. Nel frattempo che ciò verrà spiegato e tutto partirà, approfitto di questa occasione per consigliare a cinefili ed estimatori della settima arte alcuni documentari, documentari prevalentemente riguardanti il cinema in generale, che mi son capitati di vedere in questi ultimi due mesi. Documentari che, chi piaciuti più o piaciuti meno, sono tanto interessanti. Il primo è un racconto sull'affascinante mondo di Hollywood tra gli anni '30 e '60, appunto I segreti di Hollywood, quattro puntate che raccontano il dietro le quinte di un mondo all'apparenza dorato che ha dovuto invece lottare con il gossip, la censura e lo spionaggio, e che ha affrontato "di petto" la sessualità. Il secondo è l'esplorazione al mondo del cinema fantascientifico attraverso interviste e interventi di registi, attori e produttori, tutto coadiuvato dal regista e premio Oscar James Cameron, appunto James Cameron - Viaggio nella fantascienza, sei puntate che esplorano in tutti i suoi aspetti il cinema della fantascienza, dai mondi di Spielberg e Scott al suo lato "oscuro", dalle "Robot Invasion" ai mostri, dagli alieni ai ritorni al futuro, praticamente tutto quello che riguarda il genere fantascienza. Poi due (anzi tre) documentari sugli anni '80 al cinema, prima Da Rambo a Terminator - Quando Hollywood picchiava duro, un viaggio nell'età dell'oro dei film d'azione, esplorando le dietro le quinte di grandi blockbuster come Rocky, Rambo e Terminator, e dopo Da Chuck Norris a Bo Derek, il folle decennio della Cannon Films, Chuck Norris, Stallone, Van Damme, Bo Derek sono solo alcuni dei protagonisti dei gloriosi film di serie B anni '80 targati Cannon Films (film così tanto bizzarri e trash che la voglia di adesso vederli è tanta). Infine Ghostbusters: La vera storia, il documentario definitivo sulla storia della realizzazione del film cult diretto da Ivan Reitman nel 1984: Ghostbusters - Acchiappafantasmi. Insomma il meglio del meglio, li trovate tutti su NOW TV, buona visione.
Sette minuti dopo la mezzanotte (Dramma, Usa, Spagna, 2016)
Tema e genere: Un fantasy, una favola, un dramma, un groppo in gola che non scende per un'ora e 40 minuti. L'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2011 è infatti una parabola sulla morte, sul dolore, sulla perdita e sulla forza necessaria per affrontarli.
Trama: Un ragazzino, sofferente per la malattia della madre, vive un'esperienza fantastica.
Recensione: Trasfigurando metaforicamente la realtà nel fantasy, alla stregua del "recente" Babadook o The Monster o de Il Labirinto del Fauno, diretto da quel Del Toro che ha tenuto a battesimo Juan Antonio Bayona il quale già affrontò le conseguenze di traumi infantili in The Orphanage, A Monster Calls, più ancora degli esempi qui citati (in cui l'elemento fantastico funziona come una sorta di seduta di psicoanalisi permanente per il piccolo protagonista, che si ritrova ad affrontare l'evento più traumatico possibile nella vita di un bambino: la morte di un genitore), lascia esterrefatti per la maturità e la sincerità con cui riesce ad affrontare i grandi temi quali la morte, il lutto, il senso di perdita, di ingiustizia e di colpa, la solitudine, il rimorso e il desiderio di rinascita senza il benché minimo accenno di retorica, senza una nota stonata, senza una parola che possa suonare artificialmente affettata, anche quando si tratta dell'ultima parola detta sul letto di morte (il confronto tra madre e figlio è da pelle d'oca). A maggior ragione se si considera il target a cui il film si rivolge per cui l'esigenza di servirsi di un linguaggio semplice che però non semplifica, non banalizza ma al contrario risulta esemplare per metterne in luce la complessità e le infinite sfaccettature. Conor si sveglia in preda al panico nel cuore della notte mentre nella camera a fianco la madre sta morendo di tumore finché una di quelle notti, 7 minuti dopo la mezzanotte, gli fa visita un mostro a forma di albero (c'è Liam Neeson dietro il motion capture), un tasso, che in altrettanti momenti gli racconterà tre storie. Sarebbero sufficienti questi tre racconti, la morale che veicolano e le illustrazioni che li animano (bello lo stile grafico animato), per rendersi conto della grandezza del film, concentrato di espressione e contenuto, custode di un messaggio non scontato in cui è racchiusa la tragica e per questo eroica lotta dell'esistenza umana. Tre racconti più uno per giungere alla fine di un percorso di dolore e di crescita dove in fondo sai già cosa c'è ad attenderti e non c'è scampo per quello, ma un percorso in fondo al quale A Monster Calls (o Un monstruo viene a verme in origine) ti lascia intravedere anche una luce, una speranza, che non è semplice consolazione ma è la presa di coscienza legata alla verità che è la vita. Molto immedesimati nei personaggi gli attori, dal piccolo Lewis MacDougall alla madre Felicity Jones, che dimostra di sapersela cavare anche in un ruolo del genere, e anche la mitica Ripley di "Alien" Sigourney Weaver, la nonna. A doppiare in lingua originale il Tasso, con un bel design, che incute timore, e ottimi effetti speciali è Liam Neeson e in italiano ha la voce profonda e austera di Alessandro Rossi. Un film che commuove e intrattiene, e che non si ferma alla semplice narrazione della storia e delle storie.
Giudizio in sintesi: Il racconto parte macchinoso somigliante già ad altre storie, l'entrata in scena del mostro (straordinario effetto) con la sua storia in quattro parti, crea quel pathos che dona alla storia un interesse crescente, niente miracoli né lieto fine, ma la forza di affrontare la vita per Conor O'Malley rimuovendo i suoi incubi, film degno di nota, diretto dal regista del criticato Jurassic World - Il regno distrutto.
Consigliato: Sì, agli amanti del genere e a chi può sopportare una storia così drammatica.
Voto: 6,5
Zoran il mio nipote scemo (Commedia, Italia/Slovenia, 2013)
Tema e genere: Il regista Matteo Oleotto, qui alla sua prima opera come regista, filma una pellicola all'insegna della dolcezza e della delicatezza, dove i buoni sentimenti ed una positiva speranza trionfano nonostante lo scoraggiamento, il cinismo e l'egoismo sembrino prendere il  sopravvento su tutto.
Trama: Paolo vive in un paese vicino al confine sloveno, dove lavora nella mensa di una casa di riposo, e passa il suo tempo libero tra dispetti al nuovo marito dell'ex moglie e il bar. La sua vita cambia improvvisamente con l'arrivo di Zoran, un ragazzo chiuso ma intelligente, che dovrà ospitare per qualche giorno.
Recensione: In un paesello del Friuli la vita trascorre tra poco lavoro e bevute in osteria giocando a freccette. Paolo Bressan (Giuseppe Battiston) è un uomo solo, arrabbiato con il mondo e forse con sé stesso per non essere riuscito a tenersi l'unica persona che abbia mai amato, ovvero la sua ex moglie. Lavora in una mensa per anziani ed è astioso con tutti i suoi concittadini. La sua vita cambia quando in "eredità" da una vecchia zia slovena che non vede da anni, e che forse non ha mai conosciuto, riceve Zoran, un adolescente (interpretato da Rok Presnikar, davvero bravo) che parla un italiano aulico e quasi ottocentesco, il suo compito è ospitarlo fino a quando al ragazzo non verrà trovata una famiglia di accoglienza. Durante la convivenza Paolo, che vive la presenza del nipote come un grande disturbo, si accorge del grande talento di Zoran nel lanciare le freccette e decide di approfittarne. Ma non tutto va per il verso giusto nei desideri di Paolo, che deve fare i conti con i sentimenti di Zoran e soprattutto con se stesso. Pur in chiave da commedia (non mancano scene divertenti dove si ride con piacere) Zoran, il mio nipote scemo è un film di formazione, anche se a crescere e a maturare non sarà Zoran, ma Paolo che poco a poco, grazie alla presenza del nipote, prende coscienza dei propri limiti, del proprio egoismo e del rancore che ha nei confronti dei suoi concittadini. In un finale liberatorio, sarà proprio Zoran ad aiutarlo a capire di aver bisogno degli altri e a riconciliarsi con la propria vita. Insomma, tutto bene? Non proprio. Infatti, ben diretto e sorretto da un'impeccabile confezione tecnica, Zoran, il mio nipote scemo si ferma narrativamente sul più bello, dopo aver messo parecchia carne al fuoco. Non è un caso difatti che nel finale la pellicola si incarti un po', e forse una ventina di minuti in meno, riassumendo maggiormente un finale comunque abbastanza annunciato, avrebbero giovato a un prodotto comunque sufficientemente buono. Il film è l'opera prima di Matteo Oleotto (che poi dirigerà la serie tv Volevo fare la rockstar) che ha disegnato su misura per Giuseppe Battiston un personaggio cui l'attore dà vita dimostrando ancora una volta le sue grandi capacità interpretative, anche se un po' lontane dai personaggi che ha spesso interpretato, ma grande protagonista è soprattutto la vita di provincia, che il regista sa rappresentare con vivacità ed efficacia sul grande schermo. Il risultato è godibile, ma comunque semplice e, a tratti, un po' scolastico.
Giudizio in sintesi: Discreto film di crescita personale, interessante nonostante l'estrema semplicità della vicenda.
Consigliato: Sì, soprattutto agli amanti delle storie dolceamari.
Voto: 6
Zanna Bianca (Animazione, Francia, Lussemburgo, Usa, 2018)
Tema e genere: Il primo film d'animazione che, realizzato per il grande schermo, si ispira all'omonimo romanzo di Jack London.
Trama: Un coraggioso cane lupo, raccolto da una tribù indiana, viene a contatto con la crudeltà e avidità umana ma anche con persone buone che rifiutano la violenza.
Recensione: La storia di Zanna Bianca, una delle opere più famose dello scrittore Jack London, ha avuto numerose trasposizioni cinematografiche. Con questa coproduzione "Alleata", però, il romanzo si trasforma per la prima volta in un film di animazione. La regia è affidata ad Alexandre Espigares, qui al suo primo lungometraggio, ma già attento animatore e vincitore di un Oscar nel 2013 per il cortometraggio animato Mr Hublot. Questo adattamento, però, con una scelta forse discutibile, intreccia la storia di Zanna Bianca con quella del romanzo Il richiamo della foresta, cambiandone specialmente il finale. Uno dei punti forti del film è la tecnica di animazione, che imita la pittura a olio e presta attenzione ai colori, alla luce, ma anche al realismo dei paesaggi e dei movimenti degli animali, ripresi grazie alla motion capture. I volti degli umani sono volutamente ispirati a fisionomie visibili nei film di Sergio Leone, che danno alla pellicola un aspetto western, peccato invece per la resa dei corpi, spesso legnosa e impacciata. Zanna Bianca ha la capacità di rivolgersi a un pubblico più giovane senza edulcorare le vicende o snaturare il cuore di una storia ambientata in un mondo quasi primordiale: la natura è mostrata infatti nelle sue meraviglie ma anche nei suoi pericoli. La parte più affascinante del film è proprio l'avventura di scoperta del cucciolo che, accanto alla madre, fa la sua prima esperienza del mondo. Accompagnati dal narratore (che nella versione italiana ha la voce calma e profonda di Toni Servillo) seguiamo all'inizio il percorso di crescita del lupacchiotto, che conosce la prima neve, le prime difficoltà, e comprende le differenze tra sé e gli altri. Una delle scelte più "audaci" e anche più riuscite è quella di rappresentare la violenza senza metterla direttamente in scena: ci sono momenti di tensioni, lotte tra animali, minacce e colpi di fucile, ma mai esibizioni cruente. Sono invece i colori, i suoni e le inquadrature a far percepire il pericolo e la paura. Ma se da un lato vengono rappresentate diverse forme di violenza (dalla legge naturale alla crudeltà gratuita o dettata dall'avidità), dall'altro vengono mostrate modalità alternative di legame e appartenenza a un padrone, ciascuno con uno sguardo diverso su Zanna Bianca. Interessante la figura dell'antagonista, Smith Bellezza, un uomo acuto ma ferito nell'aspetto (come indica ironicamente il soprannome) che usa la propria astuzia per giocarsi di chi è più debole di lui. Il rapporto tra Zanna Bianca e gli umani, però, è anche uno degli aspetti più zoppicanti: nella seconda parte il film si appiattisce e rischia di diventare noioso, anche a causa di alcuni dialoghi di troppo. Se complessivamente la storia ha il pregio di non umanizzare il lupo, in un paio di scene-chiave sembra che l'animale cambi atteggiamento solo grazie alle belle parole dei padroni. Il film comunque, pur non essendo memorabile, rimane un'interessante avventura alla scoperta del mondo, delle sue insidie così come delle sue seconde possibilità.
Giudizio in sintesi: Buon film d'animazione di produzione francese, molto avventuroso e ricco di messaggi propositivi, soprattutto per gli spettatori più piccoli. La grafica non è quella solita a cui si è abituati ma è ben fatta e si fa apprezzare senza sforzo alcuno, in aggiunta la voce narrante di Toni Servillo produce un effetto in più che rende la visione fluida e coinvolgente quanto basta.
Consigliato: Sì, e a tutti.
Voto: 6+
Dogman (Dramma, Italia, 2018)
Tema e genere: Ispirandosi al cosiddetto delitto del Canaro, questo film drammatico, selezionato per rappresentare l'Italia ai premi Oscar 2019 nella categoria per il miglior film in lingua straniera (ma non è entrato nella short-list dei dieci film pre-selezionati), 
Trama: Un uomo tranquillo, che vive per i suoi amati cani e per la sua figlioletta, è succube di un ex pugile violento che terrorizza l'intero quartiere. E dopo varie angherie egli finirà per prendere consapevolezza su quanto negativa sia l'influenza dell'amico, immaginando una vendetta dall'esito inaspettato.
RecensioneDogman, nono film di Matteo Garrone, è l'ennesima favola nera (nerissima) della sua carriera, iniziata sotto il profilo di un "realismo poetico" e proseguita, da L'imbalsamatore (2002) in poi, con storie estreme in cui i personaggi si muovono come in un sogno, spesso un incubo, o appunto come in una favola nera. Qui c'è un uomo piccolo e mite, ovvero Marcello (interpretato da uno strepitoso Marcello Fonte, attore sgraziato e capace di infondere purezza al suo personaggio), amorevole con i cani (e con la figlia), ansioso di avere l'amicizia  delle altre persone del quartiere, debole con chi fa la voce grossa con lui come Simone. Per proteggerlo (per paura di lui), Marcello finirà anche in carcere. Al suo ritorno le cose precipiteranno, tra isolamento dei vicini e nuove angherie di Simone. Come detto, il film si ispira, liberamente, al cosiddetto "delitto del Canaro", che si consumò a Roma negli anni '80, a Garrone però non interessa ricostruire fedelmente quel delitto, che trasporta in un'altra zona e in un'altra epoca (è ambientato ai giorni nostri). Più importante, come negli altri suoi film, è il contesto e lo sfondo visivo: un panorama suburbano squallido, tra architetture orribili, costruzioni abbandonate e squarci di natura selvaggia, tanto da far pensare a un incrocio tra un western suburbano e un horror tra l'allucinato e l'onirico (grazie anche ai temi musicali che si susseguono). Attorno a Marcello (pauroso quando le cose si mettono male, ma anche desideroso di rispetto) non c'è solo Simone, violento e costantemente fuori di testa, ma anche altre persone come i proprietari di negozi e locali accanto a lui che condividono l'insofferenza ma anche la potenziale violenza nei rapporti. Garrone, come sempre, fa parlare le immagini e i volti, in ciò aiutato da attori tutti in parte e diretti benissimo dall'autore. Accanto a Marcello Fonte (miglior attore protagonista al Festival di Cannes e dal passato registico con il mediocre però Asino vola) c'è Edoardo Pesce, all'ennesima trasformazione e all'ennesimo ruolo da duro borderline (ma questa è la sua prova più inquietante). Ma la trasformazione maggiore è quella del protagonista, uomo senza apparenti qualità (che invece ha: vedere come salva la vita di un cane assiderato), e la cui decisione finale non sembra solo una vendetta quanto un sacrificio (con cui perderà l'innocenza per sempre, e si presume non solo quella) per un'intera comunità. Dogman ci mostra egregiamente come un contesto degradato possa trasformare in mostri anche le persone umili. Non c'è alcun happy ending. Solo un finale crudo, senza sconti, definitivo, senza speranze. Certo, Garrone non racconta nulla di nuovo, tuttavia lo fa con un'eleganza fuori dal comune, con un'ambientazione da Oscar nella sua semplicità e con interpreti scelti come meglio non si poteva a cominciare dall'aspetto fisico. Tutto è studiato nei minimi dettagli e nulla è lasciato al caso. Il finale non mi è piaciuto particolarmente e per lunghi tratti ho percepito cosa sarebbe accaduto da lì a poco, ma sicuramente posso affermare di aver visto cinema di qualità.
Giudizio in sintesiMatteo Garrone continua a proporre film riusciti, non capolavori, ma convincenti, come questo, convincente più del suo ultimo visto, Il racconto dei racconti - Tale of Tales.
Consigliato: Sì, agli amanti del genere, ma pure a tutti gli altri.
Voto: 7

14 commenti:

  1. Dogman livido e bello, mentre mi aspettavo un voto più alto per il film sul ragazzino. Ci ho ritrovato echi di tanti altri film, questo però è maggiormente commovente.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione che è più commovente ma è anche il più semplice, e comunque per i miei standard è un voto più che onesto ;)

      Elimina
  2. Sette minuti dopo la mezzanotte a me piacque tantissimo.
    Condivido in toto su Dogman.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E mi è piaciuto anche a me, però mi ha colpito un po' meno rispetto ad altri simili, ma rimane davvero delizioso ;)

      Elimina
  3. Lorenzo impedirebbe per Zanna Bianca.
    Io, invece, guarderei Zoran. La trama mi sembra interessante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io direi che puoi guardare entrambi, interessante è Zoran ma bello è Zanna Bianca ;)

      Elimina
  4. Vedrei Zanna Bianca, il libro lo lessi da ragazzina e mi piacque molto.
    Ho visto Dogman e l'ho trovato insopportabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' un po' diverso dal libro, ma potrebbe piacerti molto ugualmente ;)
      Su Dogman di certo non è un capolavoro..

      Elimina
  5. Non gli ho ancora visti, almeno adesso mi sono fatta un'idea :)

    RispondiElimina
  6. Dove esistono animali , mi è difficile vedere la pellicola, ( cito Zanna Banca che è stato per me un infinito lungometraggio di lacrime), ma la storia delle vita che contrasta con la morte che appartiene prima o poi a tutti in" 7 minuti dopo mezzanotte " mia ha coinvolto personalmente facendomi veramente capire quanto dolore disperazione e un filo di speranza si annidi in noi in momenti tragici che la vita ci regala. Non ricordo completamente di aver visto la pellicola di Garrone, anche perchè all'apparire del cane , penso di aver interrotto il tutto ma sinceramente non ne sono sicura e quindi non l'ho potuto apprezzare se non solo dalla tua descrizione. Sconosciuto il film su" Zoran il nipote scemo" che ho letto con piacere e penso di poterlo anche vedere.
    Grazie come sempre caro Pietro che mi fai di nuovo incamminare nella via di questa arte che un tempo mi attirava non poco!
    Un abbraccio serale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, e di questi sempre splendidi commenti, della tua "difficoltà" ormai so perfettamente, ma mi fa piacere che hai apprezzato molto "7 minuti dopo la mezzanotte", anche se quest'ultimo non semplice da vedere ;)

      Elimina
  7. Mi piacerebbe vedere i documentari, soprattutto quello sulla fantascienza e quello sui Ghostbuster. Dello schifo di Hollywood ne sono già a conoscenza.
    I film non fanno per me, a parte forse l'ultimo ma giusto perché ne parli bene. E poi sembra che ormai Garrone sia una garanzia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono disponibili anche e ancora su Sky on demand credo, basta cercare ;)
      Sì, anche se non che mi piacciono tutti i suoi film...

      Elimina