Due settimane fa le candidature agli Oscar di quest'anno, Premi che seppur ridimensionati regaleranno come sempre sorprese, sorprese che personalmente già le nomination hanno riservato. Già perché sorprendentemente (giacché le altre volte uno o nessuno avevo già visto) due film che ho visto nella lunga lista di film ci sono (lista di 37 film esclusi i cortometraggi, ho provveduto in tal senso ad aggiornare il post della Promessa). E sono Pinocchio, che mi era piaciuto e l'avevo parzialmente promosso, ed anche se all'epoca non avevo dato peso ai costumi ed al trucco tutto sommato mi sembra giusta la candidatura (ma oltre tuttavia non credo andrà), e l'altro è Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film, carino sì ma non da Oscar a parer mio, però fa piacere sapere che la stop motion venga ancora presa in considerazione, perché è una tecnica stupenda. Gli altri com'è ovvio quando mi sarà possibile vedrò, e in tal senso se uno dei 37 è già in questa lista periodica cinematografica, altri ce ne saranno nella prossima, e più precisamente i tre Amazon Original candidati. Infatti da inizio marzo fino a Pasqua sto usufruendo del mese gratis a disposizione in seguito ad un acquisto di compleanno, e quindi ne sto approfittando per recuperi e visioni speciali. Ed a proposito di visioni speciali, anch'io non ho resistito e nonostante una certa titubanza ho visto Zack Snyder's Justice League. Ma ho visto anche altri film.
Zack Snyder's Justice League (Fantastico/Azione/Avventura 2021) - Un film di cui si è parlato abbastanza, ma la mia versione devo dare lo stesso. Quello che posso dire è che rispetto alla versione "originale", che tra l'altro mi risultò un pochino indigesta (qui), è migliore, ma non per questo più bella. Che poi migliore non tanto tecnicamente (e quel formato 4:3 io non l'ho capito) quanto per l'attenzione al dettaglio, miglioramenti che effettivamente migliorano l'esperienza di visione, di una pellicola che tuttavia non risulta più impattante di quello che era, non bastano minuti in più, suddivisioni di capitoli e migliaia di rallenty ad aggiustare un prodotto di base già difettato e squilibrato di suo. Al massimo mezzo voto in più (aggiunto a 5) a questo sopravvalutato lavoro, un lavoro che meritava sì d'esser concluso ma pure d'esser dimenticato. La DC deve assolutamente cambiare passo, perché così (personalmente parlando) non va bene. Voto: 5,5
La casa del terrore (Horror/Thriller 2019) - La struttura della storia richiama (abbastanza palesemente) Il tunnel dell'orrore di Tobe Hooper, anche se in fondo è sempre la solita medesima storia già narrata in altri millemila horror. L'originalità bisogna cercarla da un'altra parte. Gli do la sufficienza, anche se minima, principalmente per due motivi. Il primo è che la carne da macello, che rimane comunque tale, ha un tasso di idiozia collettivo molto contenuto rispetto alla media, di conseguenza non ti metti nei panni degli assassini per ammazzarli nel modo più doloroso possibile. Il secondo motivo è la location, scenograficamente efficace (tipo Hell Fest, per intenderci) e con trappole ben congegnate. Positivo anche il fatto che non ci sono (almeno in questo specifico caso) inutili spiegoni sui villain, ammazzano, punto. Il fattore gore è discreto, la regia se la cava dignitosamente, così come il cast che fa il suo senza grosse incertezze. La coppia di registi Scott Beck/Bryan Woods (sceneggiatori del sorprendente A quiet place) omaggia con successo e umiltà certo horror retrò, senza pensare di realizzare qualcosa di innovativo. Il non voler strafare ma limitarsi a regalare uno spettacolo degno del puro intrattenimento si rivela carta vincente. Non resterà negli annali ma diverte, nonostante un finale non proprio memorabile e una tormentata love story che poco si amalgama con il racconto principale. Vedibile senza sforzi. Voto: 6
Le verità (Dramma 2019) - La famiglia continua ad essere il fulcro pulsante del cinema di Hirokazu Kore'eda, anche se in questo caso (nel caso di un film che sviscera temi quali appunto rapporto genitori-figli, allorché discorso metafilmico sull'arte, riflessioni sul potere della parola e sulla natura ingannevole della memoria) il regista emoziona e coinvolge infinitamente meno che in altre occasioni (non c'è confronto per esempio con il bellissimo Un affare di famiglia). Forse "paga" l'ambientazione europea o il fatto di aver battuto sentieri già noti. Anche le parti metacinematografiche non restano nella memoria. Si ha una sensazione di freddezza ed eccessivo controllo del tutto che non giova sul piano emozionale. La Catherine Deneuve e la Juliette Binoche sono brave (Manon Clavel "bella" sorpresa), il personaggio di Ethan Hawke non si capisce bene che funzione abbia. Buon film ma, visto il nome del regista, un po' deludente. Voto: 6