A fine marzo (anche se la pubblicità già un mese prima) è comparso sul catalogo di Sky il ventitreesimo film del MCU, ovvero Spider-Man: Far from Home (che come sapete è stato distribuito dalla Sony), e mi è sorto un dubbio. Vuoi vedere che sia Captain Marvel che Avengers: Endgame (antecedenti e quindi da vedersi assolutamente prima) su questi schermi (parabolici) non passerà mai? Che al massimo solo non legalmente potrò vederli? Ebbene è proprio così, la conferma è arrivata giorni dopo quando Disney Plus (che per i diritti può farli vedere solo lei) è diventato realtà (comunque di questo ne riparlerò più approfonditamente venerdì insieme agli amici della Geek League). Per fortuna in soccorso è arrivata mia cugina, che mi ha permesso tramite il suo account di poter sfogliare il catalogo completo. Ebbene, tanti saranno in futuro le mie visioni, ma prima era obbligatorio per me recuperare appunto questi due film, ed è così che in questa settimana vedrò Captain Marvel (la recensione ovviamente ci sarà martedì prossimo), e nelle successive Avengers: Endgame, per poi vedere successivamente il film su Spider-Man. Attendete quindi fiduciosi se volete sapere il mio pensiero in merito a queste pellicole (almeno personalmente) tanto attese. Ecco invece i film che ho visto nella settimana appena trascorsa, sempre sei e sempre misti.
12 Soldiers (Azione 2018) - Tratto da un libro che racconta un fatto reale, la storia di 12 soldati USA delle forze speciali inviati in Afghanistan, sotto copertura nell'ottobre del 2001, poco dopo l'attacco alle due torri di New York, per aiutare le tribù del nord in rivolta contro il regime dei Talebani, 12 Soldiers (o 12 Strong che dir si voglia) è uno di quei film da valutare sotto un duplice aspetto, quello dell'impianto cinematografico e quello dei contenuti. Partendo dal primo aspetto non si può che avere giudizi più che positivi su tutto l'impianto dell'opera. Il film è obiettivamente ben costruito sotto diversi aspetti. Ottimo il ritmo, sempre incalzante, che lascia lo spettatore incollato alla poltrona e supportato da una regia (quella di Nicolai Fuglsig, regista danese che mi risulta essere al suo primo lungometraggio) e da un montaggio dal forte impatto, ma sempre puliti e mai disordinati. Di buon livello anche la fotografia, che soprattutto dal punto di vista paesaggistico, riesce a rendere sufficientemente le difficoltà dei protagonisti ad agire in quei territori così crudi e selvaggi. Passando ai contenuti arrivano le noti dolenti. Lo script, anche se da considerarsi ben fatto dal punto di vista del ritmo narrativo, mostra le sue principali carenze nella struttura e nella credibilità che può avere soprattutto nello sviluppo della vicenda (perché anche se questa è storia vera si fa fatica a credergli). Nel film non è importante chi sono i personaggi, quali siano le loro storie, cosa li abbia portati ad essere quello che sono, conta solo sconfiggere il nemico, punto e basta. Non c'è identità nella sceneggiatura di 12 Soldiers, non c'è lavoro di approfondimento, né tra i personaggi stessi né relativamente ai loro rapporti. La storia è farcita di cliché e di retorica all'inverosimile, con un happy ending finale che ci mostra per l'ennesima volta come grazie allo spirito a stelle e strisce tutto il mondo possa cambiare e diventare migliore. Il film, comunque, non dispiace affatto. Le sequenze di combattimenti, pur non essendo molto varie (come detto) sono ben realizzate e la recitazione accettabile (qui siamo in presenza di un buon cast, senza dubbio, ma in fondo anche attori di ottimo livello come Michael Shannon o Michael Pena o William Fichtner basta andare con il pilota automatico senza particolari sforzi). Peccato per la presenza di un po' troppa retorica "patriottica" (Chris Hemsworth il cuore), più che in qualsiasi altro caso. Per il resto, un discreto film di guerra (con spruzzate di western). Perché certo, altri film dello stesso genere sono più coinvolgenti di questo, avendo una sceneggiatura più azzeccata, una colonna sonora più coinvolgente, ma comunque si passano circa 2 ore senza problemi. Voto: 6
The Midnight Man (Horror 2017) - Niente di male nel produrre certi horror, nel voler a tutti i costi spingere il pubblico giovane a vedere per guadagnarci (al cinema), peccato che "sfruttino" il nome di Robert Englund (che poi è l'unico motivo per cui ho voluto vederlo, perché se avessi saputo che c'era anche Lin Shaye l'avrei evitato) per questi prodotti dozzinali e lo utilizzino in veste benevola ed oltretutto il suo personaggio abbia una costruzione pessima oltre che entrate in scena discutibili. Questo "Jumanji" del terrore (il film appartiene infatti al filone di quelli basati su oggetti maledetti, invocazioni, scatole e affini) poteva anche avere una discreta premessa per quanto concerne il soggetto del gioco (sostanzialmente abbiamo i soliti ragazzi che trovano, nella casa della nonna, una sorta di gioco che serve per evocare l'uomo nero del titolo del film, con annessi e connessi) ma la sceneggiatura (ad opera dello stesso regista Travis Zariwny) è di una pochezza ed una confusione disarmanti. Il giovane cast non ha carisma, i comportamenti sono un po' assurdi, il mostro è il solito boogeyman trito e ritrito, oltreché realizzato senza personalità (decisamente più riuscito l'uomo nero di The Bye Bye Man), dovevano usare Englund nei suoi panni e truccato artigianalmente (cosa che pensavo fosse in un primo momento quando avevo sentito parlare della sua presenza nel cast). Le fobie del gruppetto son poca cosa e leggermente imbarazzante l'apparizione dell'uomo coniglio. Almeno la colonna sonora non è male, la location è abbastanza valida con una fotografia sempre scura e la massiccia cascata di sangue si fa apprezzare. Non è un film che si farà ricordare positivamente ma non lo reputo neanche spazzatura pura. Difatti non lo boccio completamente, ma solo perché c'è molto di peggio in circolazione e (in fondo) siamo nella media, pure se mediocre. Voto: 5
Sogno di una notte di mezza età (Commedia 2018) - Parafrasando Shakespeare (e non per caso giacché la pellicola è tratta da una pièce teatrale di Florian Zeller), "Sogno di una notte di mezza età" (per una volta azzeccato il titolo italiano, anche se in originale Amoureux de ma Femme sembra non c'entrarci) è una divertente commedia francese dove l'attore Daniel Auteuil, qui in veste anche di regista, narra dell'incontro tra due coppie di amici di mezza età una sera, a cena, a casa del protagonista e di sua moglie, al fine di conoscere la nuova e più giovane partner dell'amico che nel frattempo ha lasciato definitivamente la consorte. Nel corso della serata e dei vari convenevoli, l'uomo rimane molto colpito dalla nuova arrivata e piano piano se ne invaghisce, immaginando e sognando eventuali situazioni in cui trovarsi solo con lei ed un possibile relazione sentimentale che gli faccia abbandonare la propria routine coniugale. Capirà che è meglio non intraprendere avventure nuove, magari poco durature e, dunque, poco sicure. Tra realtà e fantasia si snoda l'intera pellicola che necessita però da parte dello spettatore una certa attenzione al fine di comprendere bene quanto accade sullo schermo, se sia, appunto, reale o soltanto dal protagonista immaginato. In ogni caso il film non risulta difficile da seguire e capire e in una fantasiosa e divertente girandola di eventi e sentimenti esso procede allegramente ed ironicamente sostenuto da dialoghi brillanti e mettendo a confronto le due coppie. Ben interpretato dagli attori Daniel Auteuil e Gérard Depardieu che troneggiano su tutti, le attrici Sandrine Kiberlain ed Adriana Ugarte (quest'ultima in effetti ragazza capace di attirare le attenzioni), nelle rispettive parti della moglie e della giovane compagna, ben sostengono il confronto ai due sopra citati ed, anzi, in perfetta sintonia con loro, si amalgamano in maniera naturale, creando un insieme armonico e contribuendo anch'esse alla riuscita del film. Di un film che nonostante non abbia una grande originalità da vantare, che seppur non sembra tuttavia avere quella capacità di osare, di essere anche graffiante, di andare un po' sopra le righe, riesce nei suoi (leggeri ed onesti) intenti. Voto: 6
Il mistero di Donald C. (Dramma 2018) - "Ho deciso di andare perché se fossi rimasto non avrei più avuto pace" è questa la premessa piuttosto avventurosa e balorda da cui muove la storia vera di Donald Crowhurst (velista amatoriale che prese parte alla Golden Globe Race del Sunday Times del 1968 con l'intento di diventare la prima persona nella storia a circumnavigare il globo in solitaria, senza soste), portata al cinema da James Marsh, il regista de La teoria del tutto, con esiti però piuttosto rigidi e monocordi. Queste storie sono infatti un'arma a doppio taglio: da un lato offrono molti spunti cinematografici, perché si sa che la stasi garantita da un viaggio in mare è un dispositivo narrativo colmo di libertà e potenzialità, ma dall'altro bisognerebbe saperle gestire al meglio, non scambiando l'assenza di eventi sostanziali per una semplice scorciatoia ma, al contrario, rafforzando se possibile ancor di più la drammaturgia. In questo caso invece tutto è all'insegna della grigia approssimazione e della telefonata sciatteria: il dramma del protagonista, così come i suoi sogni/incubi, sono privi di mordente, Colin Firth è non pervenuto e fuori parte nei panni di questo Ulisse moderno, angosciato e tramortito, e anche la regia non si schioda mai dal minimo sindacale, insinuando solo di rado il tema di una natura matrigna che obbliga l'uomo a tagliare i fili, ad occultare e occultarsi. Pure la sequenza onirica che ruota intorno ai cavalli, sulla carta notevole, è tirata via e sprecata con notevole faciloneria, a riprova dell'approccio sottotono di tutta l'operazione. Perniciosa anche la gestione dei flashback e il finale che scomoda il concetto di "grazia" (il titolo originale è The Mercy), con evitabili e posticce derive visive che scimmiottano a vuoto Terrence Malick. David Thewlis si limita a timbrare il cartellino nel solito ruolo da comprimario, indegno del suo grande talento. Bene anche la Rachel Weisz, ma il ritmo non sempre fluidissimo non aiuta nella visione che, per lunghi tratti, risulta abbastanza statica e poco incisiva. Vedibile ma dimenticabile. Voto: 5,5
Il corriere - The Mule (Dramma 2018) - Non uno dei capolavori (registici) di Clint Eastwood, ma un più che discreto film che lo vede tornare di fronte alla macchina da presa, incentrato su un protagonista coriaceo e politicamente scorretto (un uomo anziano e solitario che trovandosi pieno di debiti accetta di fare il corriere per un pericoloso "cartello" di narcotrafficanti messicani) che non poteva essere interpretato da altri (da lui che aveva promesso che non avrebbe più recitato, soprattutto in un suo film, era il protagonista del debole Di nuovo in gioco di Robert Lorenz, ruolo accettato per fare un favore al suo produttore che voleva cimentarsi con la regia, il suo vero passo d'addio sembrava difatti Gran Torino, e invece). E il risultato è appunto che il vecchio Clint, da qualunque parte la si guardi, colpisce ancora (stavolta con un pizzico di malinconia). Anche il vecchio e duro Clint è caduto infatti nella trappola delle emozioni. Si perché con questo (ancora una volta) eccellente film il vecchio Clint ci strappa qualche lacrima. The Mule è il film sul bilancio di una vita quando i valori devono necessariamente tornare al loro posto. E così questo vecchio, che si trova quasi per caso a fare il corriere della droga, dovrà fare i conti con la figlia (interpretata dalla stessa), la nipote, l'ex moglie, e il verdetto per lui sarà durissimo con la catartica auto-accusa finale che lo condurrà a pagare un prezzo durissimo. Troveremo comunque sempre il duro e scaltro Clint che anche quando è circondato dalla morte l'affronta con rettitudine, fierezza seppure vecchio che cammina con fatica. Ecco cosa ci piace di questo corriere della droga: la sua coerenza. Coerenza però che si piega agli affetti. Non mancano poi momenti dei soliti sprazzi di irriverenza (che non è razzismo, ma semplicemente un'accusa ai falsi moralismi) dei film di Eastwood, come quando interloquisce con un gruppo di motocicliste lesbiche o una coppia di neri. Un film che racchiude tutta la poetica di questo straordinario regista che sa sempre regalarci grande cinema. Di un regista che dopo il deludente (pessimo) Ore 15:17 - Attacco al treno torna ai suoi grandi fasti. Certo, il film è narrativamente meno scorrevole e accattivante di Gran Torino per esempio (quest'ultimo somigliante per certi versi), ma nonostante qualche ingenuità nella sceneggiatura (Bradley Cooper agente della Dea che vaga a vuoto e tanto altro) e nonostante uno sviluppo gradevole e a tratti acuto, ma con una tensione che sembra crescere sempre ma non esplodere mai, il film riesce a farsi valere. Perché anche se non raggiunge il livello di Sully questo è un film ruggente, di un vecchio leone che come e più di Robert Redford (altro grande vecchio che con Old Man & The Gun ha regalato al suo pubblico bellissimo testamento cinematografico), continua a ruggire. Voto: 7
Serenity - L'isola dell'inganno (Thriller 2019) - Baker Dill (Matthew McConaughey) porta in giro con la sua barca i ricchi annoiati che vogliono provare l'ebbrezza della pesca d'altura nei dintorni dell'isola caraibica di Serenity. Ma più che a far prendere i pesci ai propri clienti, Baker è ossessionato da un tonno gigantesco che gli sfugge da tempo, come un Moby Dick per il capitano Achab. Ovvio che i clienti cui Dill strappa la canna di mano si sentano truffati, così che alla fine il pescatore ha anche difficoltà a comprare la benzina per tornare in mare. La storia, che potrebbe richiamare la vicenda narrata da Hemingway ne Il vecchio e il mare ha una non tanto inaspettata svolta quando sul molo compare Karen (Anne Hathaway), ex moglie del protagonista. Tolto che in un posto dove tutti girano scalzi con camicie sdrucite, la Hathaway sembra ancora sul set de Il diavolo veste Prada, si può prendere per buono anche il suo aspetto da "femme fatale", in quanto foriero di sviluppi interessanti. La donna, si è risposata con un uomo violento e beone (un bravissimo Jason Clarke, che meriterebbe anche più spazio), e chiede all'ex marito di portarlo in mare ed ucciderlo. Lei erediterà le ricchezze e Dill potrà rivedere il figlio dopo anni di separazione. A questo punto il film prende un tono da film noir, con scene girate in notturna, mistero, pioggia e incontri furtivi che sembrano promettere allo spettatore risvolti lynchiani, anche per l'insistita ricerca di Dill da parte di un venditore di attrezzature da pesca che arriva sempre un istante dopo che il protagonista se n'è appena andato. Che vorrà dire? Purtroppo, che il film sta virando verso una deriva parapsicologica (che non sto a esporre), ma che vorrebbe forzatamente portarci dalle parti del genere Truman Show, ma con risultati decisamente frustranti. Purtroppo ci eravamo abituati a un McConaughey che, dopo tante commediole, aveva mostrato ben altre doti oltre gli addominali scolpiti (ultima discreta interpretazione in Cocaine). In Serenity purtroppo siamo tornati alle magliette bagnate che devono bilanciare una storia che precipita rapidamente nell'inverosimile di scarsa qualità. Steven Knight (qui regista e sceneggiatore) punta in alto, ma sbaglia, e tutto nonostante anche un cast che prometteva bene, presente anche la splendida Diane Lane, ma occasione sprecata, meglio vedere altro. Voto: 4
Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: Tutta un'altra vita, Kill Command, Out Stealing Horses - Il passato ritorna, Il giorno più bello del mondo.
L'impressione è che ti voglia fare del male.
RispondiEliminaIl consiglio stavolta è Durante la tormenta. 😉
Lo penso sempre anch'io... 😅
EliminaDurante la tormenta penso sia già in lista, ma grazie d'avermelo ricordato ;)
EliminaComunque impressione sbagliata, più o meno...però non lo faccio consapevolmente...
Captain Marvel non è necessario, anche se è un bel film. Nel senso che non spoilera nulla di ciò che sarà in Spider-Man. Endgame, viceversa, lo è, altrimenti incapperai in uno spoiler gigantesco.
RispondiEliminaDetto ciò, PERCHECAZZHAIGUARDATOTHEMIDNIGHTMAN???? Scherzo, dai, però dai film horror orribili o insulsi cerco di mettervi in guardia nel mio blog, anche solo per farvi risparmiare tempo prezioso. Vai e non peccare più u.u
The Mule, infine, mi è piaciuto parecchio. Il vecchio Clint incazzato, ma anche commovente sul finale, mi ha coinvolta moltissimo.
Lo so che non è necessario, perché intuisco che parlerà delle origini del personaggio, ma non posso non vedere un film Marvel, comunque purtroppo, involontariamente o meno, la pubblicità all'epoca e in parte quella di adesso l'ha svelato...
EliminaMa guarda, ero indeciso, poi ho letto quel nome e ci sono cascato, mea culpa :D
Sul coinvolgimento insomma non tanto, però qui regala emozioni, maledetto Eastwood :)
Il corriere molto bello, ovviamente non ai livelli di Gran Torino che è proprio un capolavoro. Anche io lo associo a Old Man & The Gun tra l'altro.
RispondiEliminaSerenity è uno dei film più brutti che abbia mai visto in questi ultimi anni. Non mi capacito proprio... McConaughey e la Hathaway ci avevano abituati a ben altri livelli.
Gli altri non li ho ancora visti.
Beh sì, lo si potrebbe pure intitolare, il film di Eastwood, Old Man & The Car :D
EliminaDiciamo che Serenity voleva sorprende lo spettatore, ma l'ha spaventato per quanto è insensato..
The Mule devo ancora recuperarlo, e penso mi piacerà a quanto hai scritto.
RispondiEliminaForse darei anche una chance a quello con Englund... ahaha un Jumanji horror^^
Comunque certi film tutti tu li trovi^^
Moz-
Se ami Clint amerai questo film ;)
EliminaE' una similitudine, ma se li paragono non c'è storia...
Al massimo solo io li vedo :D
Clint è sempre Clint, 12 Soldiers una cosina che regala però esplosioni niente male, mentre su l'horror, peccato, perché l'idea non era male, purtroppo è stata sfruttata male ;)
RispondiEliminaProbabilmente vedrò The Mule.
RispondiEliminaAvendo visto Avengers ho guardato Spiderman, come direbbe Fantozzi: una cagata pazzesca.
Ti posso consigliare un piccolo e delizioso film che ho guardato ieri sera? La promessa dell'Alba, autobiografia di uno dei miei scrittori preferiti, Romain Gary.
Chissà se ti piacerà, sono curiosa.
The Mule non si può non vedere, mentre per quanto riguarda Spiderman, al momento non posso dire niente senza averlo visto ;)
EliminaHo già visto quel film, un mese fa (lo trovi qui https://pietrosabaworld.blogspot.com/2020/03/i-film-visti-in-settimana-2-8-marzo-2020.html) e purtroppo non mi piacque..
Sono andata a leggere, ho visto che non ti era piaciuto.
EliminaVedi, è tratto da uno capolavoro letterario, autobiografico, che lessi qualche anno fa. Quello che posso dirti è che Charlotte Gainsbourg è stata bravissima. Ha saputo rendere la madre di Romain meno peggio di quel che era nel romanzo. Più delicata, cosa che la protagonista non era.Senza farla diventare una macchietta. Ho trovato lei perfetta e anche gli attori che hanno impersonato il protagonista nelle varie fasi del libro, sono stati bravi.
Insomma mi è piaciuto e volevo spiegarti meglio perché. Poi ci sta che un film deve essere in sintonia con noi stessi per poterci piacere.
Ah, era pure peggio, pensa che per tutto il tempo la odiavo, ma poi alla fine si comprende, e la sua sorte (il come) fa male, però non mi è entrato ciò e il resto, personalmente freddo. Diverso il discorso se si conosce e letto il romanzo, lo posso comprendere.
Eliminadi questi ho visto midnight man che non mi è piaciuto, the mule che è grandioso e serenity che non mi è piaciuto pure, gli altri li recupererò piano piano xD
RispondiEliminaGiudizi in linea insomma, non solo con te ma anche con gli altri, è strano però è giustificabile in pieno ;)
EliminaDi questi film io ho visto solo Serenity e The Midnight man e anche se penso che non sono stati granché non concordo su tutto con te. Secondo me Lin Shaye è stata bravina in questo film, o almeno a me è piaciuta ma la storia dozzinale... e ho apprezzato il finale parapsicologico di Serenity, forse perché mi piacciono queste cose anche se magari avrei usato altri attori che non si fossero cimentati in stili completamente diversi.
RispondiEliminaMa Lin Shaye è un prezzemolo che ci sta sempre bene, il problema son io che non la sopporto :D
EliminaQuanto a Serenity, proprio il finale mi ha dato zero, paradossalmente meglio la storia all'interno..
12 Soldiers mi ha convinta già al "tratto da una storia vera" (non è vero, mi ha convinta già con la copertina con la faccia di Chris ahahah).
RispondiEliminaA parte gli scherzi, lo annoto assolutamente tra i film che mi piacerebbe vedere, dato che in tv non c'è assolutamente nulla -a parte stasera Depp!
Mi sono ricordata casualmente qualche giorno fa che ho anche un film dell'anno scorso che vorrei recuperare "Apollo 11", dicono sia una bomba con immagini reali mai viste!
Ecco perché l'hanno messo a Chris, per acchiappare quella fetta di pubblico che non ama i film di guerra :D
EliminaMe lo ricordi ora tu a me, perché è un documentario che potrà piacermi ;)
Due film visti e non posso che essere d'accordo con i tuoi voti: The Mule è il Clint che ti aspetti e non ti aspetti, che cerca di far pace con i suoi credi repubblicani facendo un bellissimo mea culpa.
RispondiEliminaSerenity ha i nomi giusti ma la storia più sbagliata possibile, quando tornerà nella giusta strada e abbandonerà lo stesso ruolo McConaughey?!
Già, è sempre il solito Clint eppure si comporta qui insolitamente, riuscendo però ugualmente a convincere ;)
EliminaSì infatti, gli attori fanno quello che possono, ma poco o niente funziona per farli esprimere al meglio..