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giovedì 30 aprile 2020

Le serie tv del mese (Aprile 2020)

In quest'ultimo mese, ma anche nel precedente, la televisione ha dato il meglio di sé in quanto a cinematografia, non tanto sul versante serialità, eppure mai come in questo momento lo zapping continuo è diventato sport nazionale, e infatti grazie a ciò mi è capitato di vedere, rivedere e trovare alcune cose molto interessanti (serialtelevisivamente parlando) in giro tra i canali che spesso mi capita di soggiornare (innanzitutto di Sky). Oltre alla solite puntate animate dei Simpsons e i Griffin, ho rivisto alcune puntate de L'uomo di casa con Tim Allen, di Friends, se capita non mi perdo difatti l'occasione, Casa Vianello, Chuck, Joey ed Hazzard. Ma anche programmi culinari vecchi e nuovi, da MasterChef a Family Food Fight. Soprattutto ho riscoperto due serie animate davvero simpatiche, Highschool of the Dead, che simpatica non è di certo, ma calzante per il periodo ed intrigante certamente, ma prima di tutto Carletto il principe dei mostri, questo invece tantissimo simpatica e pure divertente. E non è tutto, ciliegina sulla torta ecco il ritorno di due programmi imperdibili, E poi c'è Cattelan, lo show di Sky Uno condotto da Alessandro Cattelan, e Lego Masters, su Blaze. Dopo l'Australia e il Regno Unito infatti, gli USA, che può vantare un conduttore d'eccezione, Will Arnett alias Batman dei Lego Movies. Insomma se uno vuole nella televisione si può perdere, io però ho un certo equilibrio, almeno credo, spero anche voi.

Succession (2a stagione) - Non mi aveva convinto la prima stagione (qui la recensione) e non lo fa neanche la seconda della serie HBO incentrata su di un magnate a capo di una famiglia disfunzionale e del suo impero mediatico multimilionario, ovvero Succession. Non so neanche perché ho deciso di dargli una seconda chance, forse speravo in un miglioramento significativo, ed invece niente di tutto ciò. La seconda stagione di Succession comunque, riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati con la precedente, con i Logan sempre impegnati a mantenere il controllo della società di famiglia, promettendo intrighi ancora più complicati e manovre ancora più ardite da parte dei vari contendenti alla Waystar Co. Ed è quello che succede anche in questa stagione, in cui i nuovi episodi ci portano, quasi inevitabilmente, a odiare ancora di più i membri della famiglia Roy (composta da personaggi se non meschini, quantomeno incapaci, che più dell'apprezzamento altrui desiderano solo un'occasione per tradire), che per alcuni può essere viatico per farsi ammaliare da questo progetto (la firma è sempre del buon Jesse Armstrong) che lo trasporta in un mondo all'insegna del potere, dei soldi e degli inganni, ma personalmente l'effetto è stato il contrario, più che nel precedente ciclo di episodi (entrambi composti da 10 puntate). Sì lo so che la soggettività in certi casi bisogna frenarla, però in questo caso non posso soprassedere solo per far piacere alla critica, che l'ha definita serie capolavoro (va bene che ha vinto un Emmy nella categoria Miglior Sceneggiatura in una serie drammatica, conquistata dal creatore grazie al season finale del primo ciclo di episodi, ma tutto è opinabile). Attenzione però, non per questo dico che sia una serie brutta e da non consigliare, perché obbiettivamente bisogna pur dire che la serie (nuovamente andata in onda su Sky Atlantic nei mesi scorsi) riesce ad essere efficacemente (e nuovamente) molte cose: un puro dramma ambientato nel mondo della finanza, una tragedia umana, una soap opera moderna, una sfrontata messa in scena delle contraddizioni del potere e della società, con un'indiretta messa in stato d'accusa dei responsabili (ben sottolineato tecnicamente in quasi tutti gli aspetti), ma se tutto ciò non prende (sia emotivamente che nella sfera del coinvolgimento) è tempo perso. Una cosa che mi ha fatto indispettire è che in fin dei conti quello che accade durante le puntate è già successo precedentemente, dandomi così la sensazione di essere solamente un "tornare indietro", rinvangare sempre la solita solfa. Infatti, l'anziano padre-padrone Logan (rocciosamente interpretato da Brian Cox, l'unico a parer mio a svettare a livello recitativo) non riesce ancora a decidersi a chi dei suoi quattro figli Kendall, Siobhan, Roman e Connor (Jeremy StrongSarah SnookKieran Culkin e Alan Ruck) lasciare le "chiavi" del Regno, forzare quindi la mano è l'unico modo. E a darsele di santa ragione, saranno proprio loro con i loro sottoposti, mariti, compagne e amici. Il patriarca Logan Roy è l'assassino senza arma, che deve solo emettere la sentenza, ma chi è la vittima nessuno lo sa. La mia sentenza è che, nonostante l'ironia tagliente, la freddezza (evidente) riesca solo a tenermi a distanza, nel non apprezzare una serie che ha pure già confermato una terza stagione. Voto: 5

martedì 28 aprile 2020

I film visti in settimana (20-26 Aprile 2020)

In questa settimana oltre alle visioni programmate settimanali non ho visto niente di particolarmente interessante da poter anche scriverci due righe, anche se, visto tutti i film (alcuni imperdibili) che in televisione in questi giorni/settimane stanno passando, qualcosa ce ne sarebbe da dire. Infatti, tra la saga di Harry Potter e quella dei Pirati dei Caraibi, tra quella di Jurassic Park e quella del Signore degli Anelli, tra quella di Twilight (no questa no, era meglio lasciarla lì dove stava, nella spazzatura) e quella che verrà, sembra di ritrovarsi a Natale, più precisamente nel periodo televisivo/cinematografico più caldo. E questo è sicuramente un bene, peccato che anche questo periodo prima o poi finirà, e ci ritroveremo nuovamente nel nulla assoluto di una televisione che sempre più spesso scivola in basso, che solo raramente regala soddisfazioni. A proposito di soddisfazioni, solo una settimana scorsa, speravo di più, ma una è meglio di niente.

Dredd - Il giudice dell'apocalisse (Azione 2012) - Rinviato e poi definitivamente accantonato dalla distribuzione italiana (è arrivato direttamente per il mercato home video l'anno scorso), Dredd (secondo adattamento cinematografico tratto dall'omonimo personaggio dei fumetti ideato nel 1977 da John Wagner e Carlos Ezquerra) si dimostra essere un solido action sparatutto (perfino migliore del precedente adattamento), che regge benissimo per tutta la sua durata appoggiandosi su uno schema classico nel cinema dei duri a morire. L'ispirazione non può che derivare da una perla come Die Hard (ma similitudini ci sono anche con The Raid), dove lì trovavamo l'agente McClane solo contro una banda di finti terroristi isolato all'interno di un palazzo di cristallo, qui siamo in un condominio/bunker post-atomico e il giudice più spietato del mondo dei fumetti si ritrova ad eseguire un arresto di routine quando improvvisamente viene bloccato insieme alla sua nuova recluta (la collega "veggente" Olivia Thirlby, non male) dal leader di una gang (la malvagia Lena Headey, scelta vincente la sua, interpretazione convincente) che si prepara ad assumere il controllo dello spaccio di una nuova droga allucinogena. Lo stesso ghigno sul volto scolpito, lo stesso tono di voce dall'inizio alla fine della pellicola rendono Karl Urban il Dredd perfetto (almeno per i canoni della pellicola), e in più, riesce a fare ciò che la produzione del 1995 (Judge Dredd) con Sylvester Stallone non era riuscita a fare, si perché al contrario della star italo-americana che dopo appena pochi minuti di film non esitava a mostrare il suo volto, il Dredd impassibile di Urban non cede e tiene su l'elmetto entrando definitivamente nelle corde del personaggio, un personaggio spietato e cazzuto. Lontano dalle ambientazioni surreali del precedente episodio, qui la scenografia opta per un'impostazione più realistica riuscendo a convincere veramente per la sua atmosfera post-apocalittica. La colonna sonora perfetta ed entusiasmante è un'influenza di musica elettronica che conferisce un taglio molto diretto e crudo al film. La durezza di certe scene del film inoltre ha un richiamo "retró" che gli impedisce di cadere nella trappola della banalità e dello splatter gratuito. Altri piccoli accorgimenti e scene (in tal senso il regista Pete Travis dimostra buon piglio) rendono veramente avvincente la trama (scritta da Alex Garland, non uno qualunque) e il protagonista, insomma un equilibrio perfetto. E quindi nonostante qualche imperfezione dovuta a una CGI non perfettamente dosata e in qualche occasione persino eccessiva, ed una classicità evidente, Dredd è un discreto prodotto d'intrattenimento. Cattiveria, violenza e splatter regnano sovrane in un'adrenalinica ora e mezza impreziosita da piccole trovate interessanti ed un appropriato contesto distopico. Voto: 6,5

giovedì 23 aprile 2020

Le mie canzoni preferite (Aprile 2020)

E' un momento così così, per non dire di peggio, per tutti. Ne risentono, di questa situazione, le persone in primis (alcune stanno impazzendo), ne risentono gli animali, ne risente la natura (l'unica a cui fa decisamente piacere tutto ciò), e ne risente pure la musica. Sì perché lodevoli le intenzioni ma basta con queste canzoni che parlano specificamente del (corona)virus, che tutto andrà bene, puzzano già di retorica. Tuttavia si salvano alcuni esempi, che comunque prendono alla larga l'argomento del periodo in questione, due in questa lista, mentre il resto è ovviamente tutt'altro. Purtroppo anche questa volta (come Marzo) poche canzoni in lista, ma ciò sia credo dovuto, e giustamente, alla pubblicazione mensile che bimensile, e quindi va benissimo anche così. La playlist completa ed unica la trovate qui.

Non seguo molto la musica elettronica, anzi per niente, tuttavia questo brano mi ha subito conquistato

martedì 21 aprile 2020

I film visti in settimana (13-19 Aprile 2020)

Nelle scorse settimane ho notato dal catalogo Sky un certo film, datato anno 2012 ma stranamente in prima visione (non so il motivo e non voglio saperlo), è questo film è Dredd, in Italia con il sottotitolo Il giudice dell'apocalisse, secondo adattamento cinematografico tratto dall'omonimo personaggio dei fumetti (che in questa settimana vedrò e martedì prossimo recensirò), ed ovviamente mi è venuto in mente il primo adattamento datato anno 1995 con Sylvester Stallone nei panni del freddo Giudice. E non ho perso perciò l'occasione di rivederlo, cosa che grazie proprio all'ausilio di Sky (così come accaduto nelle settimane scorse nelle visioni dei primi due capitoli de Il Corvo) ho potuto fare. E quello che mi vien da dire ora è che Dredd - La legge sono io, nel bene e nel male, costituisce un lavoro del tutto particolare. E' un action fantascientifico con diverse virate sulla commedia che intrattiene discretamente ma che con una sceneggiatura meglio scritta e con un tono meno "leggero" avrebbe potuto raggiungere livelli decisamente più alti (le colpe sono da attribuirsi ad una trama non sempre coerente e ad alcuni eccessi che, pur essendo probabilmente frutto di una scelta mirata, finiscono con il risultare leggermente fastidiosi). A capitanare un cast di ottimi attori (fra cui è presente anche il recentemente scomparso Max Von Sydow in una piccola parte, colui che quando entra in scena giù il cappello) troviamo uno Stallone (in una versione decisamente caricaturale) perfetto per il ruolo. Come spalla ecco Diane Lane, sempre bellissima a 30 come a 54 anni (l'età in scena per Serenity), e Rob Schneider, come villain invece Jurgen Prochnow. A distanza di anni resta ancora interessante il design dei costumi e le scenografie, che rimandano molto alle metropoli futuristiche di alcuni film del passato. In conclusione il film è godibile ma la sensazione di occasione sprecata mi torna in mente ogni volta che lo rivedo, anche in questa occasione per esempio, però questo è un solido antesignano dei cinecomics odierni, spassoso e frizzante, da valere sempre la visione.

Sotto sequestro (Dramma 2018) - Prendendo spunti da fatti reali avvenuti nel 1996 in Perù, il regista Paul Weitz (Grandma, About a Boy, American Pie) si affida al romanzo della Ann Patchett, Bel Canto (quest'ultimo anche titolo cinematografico originale), per imbastire una storia piuttosto inverosimile in quasi tutte le situazioni create. Si passa dal dramma assoluto come il sequestro di persona e l'omicidio di uno degli ostaggi, alla commedia corale in stile "volemose bene" che fa storcere non solo il naso allo spettatore ma lo infastidisce pure nel presentargli qualcosa di così estremamente romanzato, con tanto di finale pirotecnico che dovrebbe rappresentare il messaggio critico socio-politico della storia. Non si capisce il senso di questo film, il suo iter narrativo e le sue scelte emozionali, non si capiscono bene le intenzioni di una storia che esagera e sembra perdere il controllo delle proprie capacità: basti pensare al cast di un certo livello (Julianne "Gloria Bell" Moore e Ken Watanabe su tutti) che finisce con l'essere fagocitato da una sceneggiatura senza nerbo, mancante di lucidità e che non riesce, o non vuole, osare qualcosa di più che non sia un romanzare degli eventi tragici con situazioni e decisioni esagerate. Vero è che non ci si annoia ma i sorrisi di commiserazione sul mio volto, durante la visione del film, non sembrano appropriati per un prodotto che intendeva essere drammatico. Voto: 5

venerdì 17 aprile 2020

[Geek League] Viaggio in 11 domande nel Disney Universe

E' il fenomeno del momento l'arrivo in Italia della piattaforma in streaming della Disney (denominata Disney + o Plus che dir si voglia), ormai se ne parla continuamente, in tv soprattutto (tramite le pubblicità) ma non solo, perciò mi sembrava giusto che anch'io dovessi dire qualcosa, però prima di dire cosa ne penso, sulla sua utilità ed etc, dovrei ringraziare chi ha sostenuto questa mia proposta di farne un post e conseguentemente (collaborando altresì) una specie di rassegna (Moz) e chi ha deciso di aderire, della combriccola della Geek League (quasi tutti, ed alcuni nuovi adepti), a tutto ciò, a questo viaggio (nel modo che leggerete) nel Disney Universe, quindi grazie a tutti voi. Bene, detto questo il viaggio può finalmente cominciare, allacciate le cinture che si va.

martedì 14 aprile 2020

I film visti in settimana (6-12 Aprile 2020)

A fine marzo (anche se la pubblicità già un mese prima) è comparso sul catalogo di Sky il ventitreesimo film del MCU, ovvero Spider-Man: Far from Home (che come sapete è stato distribuito dalla Sony), e mi è sorto un dubbio. Vuoi vedere che sia Captain Marvel che Avengers: Endgame (antecedenti e quindi da vedersi assolutamente prima) su questi schermi (parabolici) non passerà mai? Che al massimo solo non legalmente potrò vederli? Ebbene è proprio così, la conferma è arrivata giorni dopo quando Disney Plus (che per i diritti può farli vedere solo lei) è diventato realtà (comunque di questo ne riparlerò più approfonditamente venerdì insieme agli amici della Geek League). Per fortuna in soccorso è arrivata mia cugina, che mi ha permesso tramite il suo account di poter sfogliare il catalogo completo. Ebbene, tanti saranno in futuro le mie visioni, ma prima era obbligatorio per me recuperare appunto questi due film, ed è così che in questa settimana vedrò Captain Marvel (la recensione ovviamente ci sarà martedì prossimo), e nelle successive Avengers: Endgame, per poi vedere successivamente il film su Spider-Man. Attendete quindi fiduciosi se volete sapere il mio pensiero in merito a queste pellicole (almeno personalmente) tanto attese. Ecco invece i film che ho visto nella settimana appena trascorsa, sempre sei e sempre misti.

12 Soldiers (Azione 2018) - Tratto da un libro che racconta un fatto reale, la storia di 12 soldati USA delle forze speciali inviati in Afghanistan, sotto copertura nell'ottobre del 2001, poco dopo l'attacco alle due torri di New York, per aiutare le tribù del nord in rivolta contro il regime dei Talebani, 12 Soldiers (o 12 Strong che dir si voglia) è uno di quei film da valutare sotto un duplice aspetto, quello dell'impianto cinematografico e quello dei contenuti. Partendo dal primo aspetto non si può che avere giudizi più che positivi su tutto l'impianto dell'opera. Il film è obiettivamente ben costruito sotto diversi aspetti. Ottimo il ritmo, sempre incalzante, che lascia lo spettatore incollato alla poltrona e supportato da una regia (quella di Nicolai Fuglsig, regista danese che mi risulta essere al suo primo lungometraggio) e da un montaggio dal forte impatto, ma sempre puliti e mai disordinati. Di buon livello anche la fotografia, che soprattutto dal punto di vista paesaggistico, riesce a rendere sufficientemente le difficoltà dei protagonisti ad agire in quei territori così crudi e selvaggi. Passando ai contenuti arrivano le noti dolenti. Lo script, anche se da considerarsi ben fatto dal punto di vista del ritmo narrativo, mostra le sue principali carenze nella struttura e nella credibilità che può avere soprattutto nello sviluppo della vicenda (perché anche se questa è storia vera si fa fatica a credergli). Nel film non è importante chi sono i personaggi, quali siano le loro storie, cosa li abbia portati ad essere quello che sono, conta solo sconfiggere il nemico, punto e basta. Non c'è identità nella sceneggiatura di 12 Soldiers, non c'è lavoro di approfondimento, né tra i personaggi stessi né relativamente ai loro rapporti. La storia è farcita di cliché e di retorica all'inverosimile, con un happy ending finale che ci mostra per l'ennesima volta come grazie allo spirito a stelle e strisce tutto il mondo possa cambiare e diventare migliore. Il film, comunque, non dispiace affatto. Le sequenze di combattimenti, pur non essendo molto varie (come detto) sono ben realizzate e la recitazione accettabile (qui siamo in presenza di un buon cast, senza dubbio, ma in fondo anche attori di ottimo livello come Michael Shannon o Michael Pena o William Fichtner basta andare con il pilota automatico senza particolari sforzi). Peccato per la presenza di un po' troppa retorica "patriottica" (Chris Hemsworth il cuore), più che in qualsiasi altro caso. Per il resto, un discreto film di guerra (con spruzzate di western). Perché certo, altri film dello stesso genere sono più coinvolgenti di questo, avendo una sceneggiatura più azzeccata, una colonna sonora più coinvolgente, ma comunque si passano circa 2 ore senza problemi. Voto: 6

sabato 11 aprile 2020

[Cinema] Recuperi utili per altri recuperi (Mandy, Wolf Creek 2, Canzoni del secondo piano, Wrong)

Tante sono le mie liste cinematografiche ancora in sospeso, di queste tuttavia alcune penso di poter finire entro l'anno, ma non ne sono sicuro, però nonostante ciò se ne aggiunge ora un'altra. Sì perché grazie al Guardaroba (gruppo FB e Telegram, di Giuseppe de Il buio in sala che mette a disposizione dei link per scaricare film poco conosciuti vedibili con l'ausilio dei sottotitoli), ma anche Internet (in tutti i sensi) ho intenzione di vedere (nell'arco di un tempo indefinito, però un post una volta al mese) tanti altri film oltre a quelli che ho già da vedere. Ma per fare ciò mi era utile prima recuperare alcuni titoli, ed ecco perché oggi recensisco questi film, film che anticipano un sequel, che fanno da apripista o che chiudono un cerchio. Per esempio prima di vedere Color Out of Space non potevo non vedere Mandy, con Nicolas Cage protagonista di entrambi, oppure prima di vedere l'ultimo capitolo di Wolf Creek non potevo non vedere il secondo (che ancora mi mancava). E poi siccome ho intenzione di vedere due film di Quentin Dupieux non potevo che partire da Wrong (il secondo è dopotutto un suo sequel), infine della trilogia sull'umana esistenza di Roy Andersson avevo visto solo Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, e mi sembrava doveroso vedere il suo primo Canzoni del secondo piano prima di vedere il suo secondo You, the Living. Ed è così che li ho visti, ed è così che in attesa di vedere quelli e tutti gli altri, vi parlo di codesti.

Mandy (Azione 2018) - Tra le cose più strane degli ultimi anni. Un viaggio allucinante, distorto, infernale, quasi fantascientifico. Un impatto visivo notevole dove la musica, alienante, devastante, accompagna quasi tutto il film. Jóhann Jóhannsson era un grande, ha composto colonne sonore per Sicario e Arrival, tra l'altro, ed è un peccato sia scomparso così presto. Il regista è Panos Cosmatos, figlio di George, quello di Cassandra Crossing e Tombstone (i suoi lavori migliori, ma non dimentichiamo assolutamente due chicche niente male, Rambo 2 e Cobra). Nicolas Cage perfetto (ancora una volta clamorosamente in parte nella parte del folle, Mom and Dad e Io, Dio e Bin Laden insegnano), i "gesuiti malati" (si notano Linus Roache e Bill Duke) altrettanto (così come Andrea Riseborough nei panni di Mandy). La storia è piccola, semplice, un pretesto, che può fare storcere il naso (e un po' l'ha fatto, la prima parte è tirata per le lunghissime e manco fosse verbosa, no, parlano poco per un'oretta e intanto ci si rigira i pollici sperando succeda qualcosa, nella seconda parte comincia la parte horror, finalmente, in un tripudio di sangue e musiche), ma l'esplosione onirica di Cosmatos figlio merita. Perché certo, in questa pellicola la forma sovrasta il contenuto, c'è infatti un grande lavoro dietro alle immagini e dietro i notevoli effetti, molte meno invece per quanto riguarda la storia che, come detto, per una buona prima parte gira a vuoto, per poi dopo riprendersi e diventare un classico revenge movie a tratti anche divertente, però personalmente, nonostante i suoi limiti (tra cui anche un eccessiva durata) non mi è dispiaciuto, un trip psichedelico, follia allo stato puro, davvero carino. Voto: 6,5

giovedì 9 aprile 2020

[Games] Life Is Strange: Before the Storm, Crysis 3 & Valiant Hearts: The Great War

Cambiano gli sviluppatori, Deck Nine Games si prende infatti l'onere di salire sul palcoscenico dopo Dontnod Entertainment, cercando di aggiungere qualcosa alla storia di Dontnod, ma non riescono a generare la stessa magia. Vuoi per il cambio di prospettiva, vuoi per altro, però Before the Storm lascia un po' di amaro in bocca (il problema? sappiamo che è tutto già scritto). Saper raccontare bene una storia non è cosa da tutti, ma Life is Strange c'era in qualche modo riuscito. Non senza strascichi, ma portando a casa il risultato (quello ascrivibile al capolavoro). Ma saper raccontare bene una storia di cui tutti conoscono già il finale, beh, è un'altra storia (pochi ci riescono, Rogue One per esempio). La colpa più grossa di Before the Storm, in fondo, è proprio questa: dall'inizio alla fine si ha la consapevolezza di come andranno a finire le cose (in particolare, capita spesso di pensare che tanto alla fine il destino è già tracciato, e le scelte che si stanno prendendo sono alla fine irrilevanti) e vengono quindi giocoforza a mancare tutti i colpi di scena, i cliffhanger e gli espedienti narrativi di questo tipo che chi scrive può utilizzare per stendere chi legge (o gioca, in questo caso) la sua opera. Before the Storm inciampa sulla sua stessa natura: sapendo che di fatto è un filler, viene a mancare l'empatia. Come da titolo, le vicende raccontate sono quelle prima della tempesta al centro di Life is Strange, prima quindi del ritorno ad Arcadia Bay di Max. Viene di conseguenza a mancare l'elemento sovrannaturale, tanto più che la scelta di Deck Nine è quella di mettere il giocatore nei panni di Chole Price, partner in crime di Max in quello che ormai è il capostipite di un franchise di successo e ribelle ragazza ordinaria. A spalleggiarla, quella che nel corso dell'esperienza diventerà la sua nuova migliore amica (in luogo, appunto, di Max) e attorno alla quale graviteranno gli eventi del primo capitolo: Rachel Amber. Raccontare altro della trama sarebbe di fatto tagliare l'unico flebile filo che tiene insieme la produzione. Ma comunque non c'è molto altro da dire: Before the Storm cerca di fungere da riempitivo andando a raccontare come Chloe e Amber siano diventate amiche (conoscenza che comunque rimane ininfluente ai fini di Life is Strange) e ripropone qualcuno dei personaggi già visti nel primo capitolo, tenendoli in massima parte confinati sullo sfondo e con anche una defezione illustre che fa una sorta di cameo solo nel finale. Bene o male gli eventi sono quindi scollegati da quelli del sequel: si, il punto di vista di Chloe permette di affrontare da un'altra angolazione alcuni dei motivi che l'hanno spinta a diventare quella ragazza che si incontra nel bagno all'inizio di Life is Strange, ma la sensazione è che si tratti più che altro di sprazzi inseriti su disco per cercare di far empatizzare con la ragazza, più che perché funzionali al racconto.

martedì 7 aprile 2020

I film visti in settimana (30 Marzo/5 Aprile 2020)

La settimana scorsa mi è rimasta così impressa la visione de Il Corvo che mi sono buttato nella visione del suo sequel questa settimana. Ebbene non è stata la stessa cosa, perché se è indubbio che tecnicamente sia un passo in avanti rispetto all'originale, The Crow 2, uscito due anni dopo, dal lato della presa e del resto sia un passo indietro. Perché va bene che l'incipit è uguale, ma né la narrazione né gli attori riescono a tenere il passo o ad raggiungere in carisma i precedenti talenti. Vincent Perez se la cava pure bene, ma il più delle volte pare un giullare che altro. Comunque il film si fa vedere (nonostante qualche inciampo), non rimane impresso come l'originale però lascia ugualmente quel senso di perdita e malinconia. Detto questo il cinema questa settimana qualcosina ha regalato.

Attenti a quelle due (Commedia 2019) - La moda del remake al femminile ha ormai preso piede da qualche anno a Hollywood. Dai Ghostbusters a Ocean's si riportano sul grande schermo film in passato campioni di incassi, e li si cambia di genere. Operazione non sempre riuscita, anche Attenti a quelle due (The Hustle) rientra in questo filone e ha come capostipite Due figli di… (1988, Frank Oz) con Steve Martin qui sostituito da Rebel Wilson, e Michael Caine il cui personaggio si è trasformato in Anne Hathaway. La pellicola degli anni ottanta non è stata praticamente toccata nella sua trama (sono sempre due truffatori che si sfidano nella truffa perfetta...forse) e a parte una maggiore grevità del personaggio della Wilson (che fa storcere un po' il naso), il rapporto tra i due personaggi, quello aristocratico e quello popolare, è rimasta invariata. Da qui nasce il motore comico del film le cui differenze tra le protagoniste sono ancora maggiormente accentuate rispetto alla pellicola originale. Rebel Wilson una delle maggiori attrici comiche americane del momento è l'antitesi della magra e algida Anne Hathaway, che rivela anch'essa buone doti comiche. D'altronde le due, insieme a Alex Sharp che interpreta l'oggetto del contendere, fanno tutto il lavoro e poco ci mette il regista Chris Addison che confeziona un prodotto abbastanza scolastico. Rimane il soggetto brillante del '88, il cui finale con il cambio di genere, perde però un po' di acume. La sufficienza perciò non la raggiunge, seppur il film, nella sua innocuità, scorra via senza troppo annoiare. Voto: 5,5

venerdì 3 aprile 2020

1941 - Allarme a Hollywood (1979)

L'avevo anticipato nella recensione dello scorso anno inerente al film per la televisione probabilmente più fantastico di sempre, ovvero Duel, che di tutti i film diretti dal mitico Steven Spielberg me ne mancava uno, ed era appunto quello di cui oggi ne ricorre il 40° anniversario della sua uscita italiana. Tuttavia se è grazie alla mia annuale Promessa Cinematografica che ho deciso di fare ciò, e se è grazie a TimVision (nella sua versione standard) che ne ho avuto l'occasione di vedere ciò, di appunto completare la sua filmografia, devo ammettere che di Sugarland Express (1974) ho zero ricordi, e che quindi sarà quest'ultimo il punto d'arrivo l'anno prossimo, ma per il momento concentriamoci sul film che la critica cinematografica ha definito come il punto più basso nella carriera di Spielberg, su di un film decisamente insolito. Ebbene mi spiace dire che in questo caso la critica professionale ha ragione, anche se non per il motivo per cui in America è stato un flop (soprattutto commerciale), e quindi non per colpa della filosofia che sta alla base della pellicola, anzi, è probabilmente quella la cosa più bella, 1941 è infatti un film comico sulla follia della guerra che, volutamente, mette in ridicolo l'esercito americano e la gente di Hollywood, ritraendoli come incapaci, inoltre prende di mira altri valori americani, come la famiglia, e questo li avrà fatto arrabbiare (non dimentichiamo che all'epoca in America la ferita per la guerra in Vietnam era ancora fresca e quasi sicuramente il pubblico sentiva il bisogno di vedere i propri valori esaltati e non sbeffeggiati), ma perché come commedia non fa ridere (almeno non come dovrebbe invece fare un film comico).