In quest'ultimo mese, ma anche nel precedente, la televisione ha dato il meglio di sé in quanto a cinematografia, non tanto sul versante serialità, eppure mai come in questo momento lo zapping continuo è diventato sport nazionale, e infatti grazie a ciò mi è capitato di vedere, rivedere e trovare alcune cose molto interessanti (serialtelevisivamente parlando) in giro tra i canali che spesso mi capita di soggiornare (innanzitutto di Sky). Oltre alla solite puntate animate dei Simpsons e i Griffin, ho rivisto alcune puntate de L'uomo di casa con Tim Allen, di Friends, se capita non mi perdo difatti l'occasione, Casa Vianello, Chuck, Joey ed Hazzard. Ma anche programmi culinari vecchi e nuovi, da MasterChef a Family Food Fight. Soprattutto ho riscoperto due serie animate davvero simpatiche, Highschool of the Dead, che simpatica non è di certo, ma calzante per il periodo ed intrigante certamente, ma prima di tutto Carletto il principe dei mostri, questo invece tantissimo simpatica e pure divertente. E non è tutto, ciliegina sulla torta ecco il ritorno di due programmi imperdibili, E poi c'è Cattelan, lo show di Sky Uno condotto da Alessandro Cattelan, e Lego Masters, su Blaze. Dopo l'Australia e il Regno Unito infatti, gli USA, che può vantare un conduttore d'eccezione, Will Arnett alias Batman dei Lego Movies. Insomma se uno vuole nella televisione si può perdere, io però ho un certo equilibrio, almeno credo, spero anche voi.
Succession (2a stagione) - Non mi aveva convinto la prima stagione (qui la recensione) e non lo fa neanche la seconda della serie HBO incentrata su di un magnate a capo di una famiglia disfunzionale e del suo impero mediatico multimilionario, ovvero Succession. Non so neanche perché ho deciso di dargli una seconda chance, forse speravo in un miglioramento significativo, ed invece niente di tutto ciò. La seconda stagione di Succession comunque, riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati con la precedente, con i Logan sempre impegnati a mantenere il controllo della società di famiglia, promettendo intrighi ancora più complicati e manovre ancora più ardite da parte dei vari contendenti alla Waystar Co. Ed è quello che succede anche in questa stagione, in cui i nuovi episodi ci portano, quasi inevitabilmente, a odiare ancora di più i membri della famiglia Roy (composta da personaggi se non meschini, quantomeno incapaci, che più dell'apprezzamento altrui desiderano solo un'occasione per tradire), che per alcuni può essere viatico per farsi ammaliare da questo progetto (la firma è sempre del buon Jesse Armstrong) che lo trasporta in un mondo all'insegna del potere, dei soldi e degli inganni, ma personalmente l'effetto è stato il contrario, più che nel precedente ciclo di episodi (entrambi composti da 10 puntate). Sì lo so che la soggettività in certi casi bisogna frenarla, però in questo caso non posso soprassedere solo per far piacere alla critica, che l'ha definita serie capolavoro (va bene che ha vinto un Emmy nella categoria Miglior Sceneggiatura in una serie drammatica, conquistata dal creatore grazie al season finale del primo ciclo di episodi, ma tutto è opinabile). Attenzione però, non per questo dico che sia una serie brutta e da non consigliare, perché obbiettivamente bisogna pur dire che la serie (nuovamente andata in onda su Sky Atlantic nei mesi scorsi) riesce ad essere efficacemente (e nuovamente) molte cose: un puro dramma ambientato nel mondo della finanza, una tragedia umana, una soap opera moderna, una sfrontata messa in scena delle contraddizioni del potere e della società, con un'indiretta messa in stato d'accusa dei responsabili (ben sottolineato tecnicamente in quasi tutti gli aspetti), ma se tutto ciò non prende (sia emotivamente che nella sfera del coinvolgimento) è tempo perso. Una cosa che mi ha fatto indispettire è che in fin dei conti quello che accade durante le puntate è già successo precedentemente, dandomi così la sensazione di essere solamente un "tornare indietro", rinvangare sempre la solita solfa. Infatti, l'anziano padre-padrone Logan (rocciosamente interpretato da Brian Cox, l'unico a parer mio a svettare a livello recitativo) non riesce ancora a decidersi a chi dei suoi quattro figli Kendall, Siobhan, Roman e Connor (Jeremy Strong, Sarah Snook, Kieran Culkin e Alan Ruck) lasciare le "chiavi" del Regno, forzare quindi la mano è l'unico modo. E a darsele di santa ragione, saranno proprio loro con i loro sottoposti, mariti, compagne e amici. Il patriarca Logan Roy è l'assassino senza arma, che deve solo emettere la sentenza, ma chi è la vittima nessuno lo sa. La mia sentenza è che, nonostante l'ironia tagliente, la freddezza (evidente) riesca solo a tenermi a distanza, nel non apprezzare una serie che ha pure già confermato una terza stagione. Voto: 5