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martedì 7 aprile 2020

I film visti in settimana (30 Marzo/5 Aprile 2020)

La settimana scorsa mi è rimasta così impressa la visione de Il Corvo che mi sono buttato nella visione del suo sequel questa settimana. Ebbene non è stata la stessa cosa, perché se è indubbio che tecnicamente sia un passo in avanti rispetto all'originale, The Crow 2, uscito due anni dopo, dal lato della presa e del resto sia un passo indietro. Perché va bene che l'incipit è uguale, ma né la narrazione né gli attori riescono a tenere il passo o ad raggiungere in carisma i precedenti talenti. Vincent Perez se la cava pure bene, ma il più delle volte pare un giullare che altro. Comunque il film si fa vedere (nonostante qualche inciampo), non rimane impresso come l'originale però lascia ugualmente quel senso di perdita e malinconia. Detto questo il cinema questa settimana qualcosina ha regalato.

Attenti a quelle due (Commedia 2019) - La moda del remake al femminile ha ormai preso piede da qualche anno a Hollywood. Dai Ghostbusters a Ocean's si riportano sul grande schermo film in passato campioni di incassi, e li si cambia di genere. Operazione non sempre riuscita, anche Attenti a quelle due (The Hustle) rientra in questo filone e ha come capostipite Due figli di… (1988, Frank Oz) con Steve Martin qui sostituito da Rebel Wilson, e Michael Caine il cui personaggio si è trasformato in Anne Hathaway. La pellicola degli anni ottanta non è stata praticamente toccata nella sua trama (sono sempre due truffatori che si sfidano nella truffa perfetta...forse) e a parte una maggiore grevità del personaggio della Wilson (che fa storcere un po' il naso), il rapporto tra i due personaggi, quello aristocratico e quello popolare, è rimasta invariata. Da qui nasce il motore comico del film le cui differenze tra le protagoniste sono ancora maggiormente accentuate rispetto alla pellicola originale. Rebel Wilson una delle maggiori attrici comiche americane del momento è l'antitesi della magra e algida Anne Hathaway, che rivela anch'essa buone doti comiche. D'altronde le due, insieme a Alex Sharp che interpreta l'oggetto del contendere, fanno tutto il lavoro e poco ci mette il regista Chris Addison che confeziona un prodotto abbastanza scolastico. Rimane il soggetto brillante del '88, il cui finale con il cambio di genere, perde però un po' di acume. La sufficienza perciò non la raggiunge, seppur il film, nella sua innocuità, scorra via senza troppo annoiare. Voto: 5,5

La bambola assassina (Horror 2019) - Ad essere sincero pensavo peggio, molto peggio (seppur il trailer in verità faceva presagire qualcosa di molto meglio). Anche se è tutto tranne che un filmone, non è un lavoro da buttare via. Al di là del restyling tecnologico del franchise (torna la bambola assassina in una versione a passo con i tempi, ora può connettersi alla rete ed è decisamente più pericolosa della controparte degli anni 80/90) e l'inserimento di questa inquietante multinazionale Kaslan con il faccione di Tim Matheson, è il lavoro fatto sulla bambola ad essere piuttosto convincente. Non ha la personalità spiccata del Chucky originale, decisamente più indipendente rispetto all'operazione reboot, questo Chucky è più "sincero", nel senso che sviluppa un rapporto più franco con il ragazzo. Ovviamente, come tutti i giocattoli messi da parte, giustamente cresce il risentimento e si adira un po'. Non manca il gore e la presenza di buone sequenze (non è un film basato sui Jumpscare e quei pochi presenti sono messi in scena magistralmente, attraverso climax di tensione). Per il resto si segue a grandi linee la trama del primo film originale (e si seguono i cliché del genere e l'intreccio segue il copione horror base) con interpreti ben calati nella parte (ad esempio Aubrey Plaza) e alcuni momenti di comicità che mitigano le parti più splatter che una buona regia non ci fa mancare. Il regista Lars Klevberg (Polaroid) crea infatti fantasiose scene di morte, toccando spesso un'ironia macabra e spietata e giocando spesso anche sui personaggi, simulacri di alcuni problemi della società. Infine la colonna sonora, di Bear McCreary, che è funzionale al tema, essendo costituita da un orchestra di giocattoli. Nel complesso, è un film abbastanza modesto, ma ha il pregio di sfruttare un personaggio ormai abusato da troppi sequel in una chiave totalmente nuova. Assai godibile. Voto: 6

Welcome Home - Uno sconosciuto in casa (Thriller 2018) - Uno si approccia a questo film con aspettative assai basse. C'è Aaron Paul, uno che ha vinto la lotteria di capodanno recitando in Breaking Bad ma che non ha palesemente il fisico e la faccia per recitare un ruolo importante a Hollywood. C'è Riccardo Scamarcio, sì, dunque, Scamarcio, vabbè dai, il film è ambientato in Italia e ci voleva un autoctono che sapesse recitare, insomma, che fosse del mestiere. C'è pure Francesco Acquaroli, ma è un pesce fuor d'acqua. C'era insomma da stare alla larga da sto prodotto (dopotutto il film non racconta e non dice nulla di nuovo, e sul lato tecnico poi meglio soprassedere) ma la protagonista femminile incuriosiva (anche se non è la sua prima volta, suo un cameo in Come ti divento bella). Ok, l'ho guardato per Emily Ratajkowski. Lei che fa il suo fin da subito: dopo 22 minuti ha già fatto 2 docce e un bagno in piscina (manco la Edwige Fenech era mai arrivata a tanto), tutto molto pudico, c'è da dire. I ragazzi fanno quel che possono: il primo si "pugnala" sul divano, il secondo fa lo psicolanguido. Il film, alla fine, è un thrillerino analcolico che non dispiace neanche (anche se non buca lo schermo e ha tanto il sapore di "déjà-vu"), occhio alle offerte Smartbox, c'è tutta una comunità di guardoni in attesa del vostro "Prenota Ora" (in tal senso i risvolti finali sono imbarazzanti o poco più). Secondo me Emrata (questo è il nome del suo profilo Instagram se mai voleste approfondire) è pure bravina (vedere per credere soprattutto We are your friends). Voto: 5
A un metro da te (Dramma 2019) - Semplificando lo si potrebbe sintetizzare in "L'amore ai tempi del coronavirus", ma Five Feet Apart è questo e molto altro. Costretti a tenersi ad almeno due metri l'uno dall'altra (come tutte le persone affette da fibrosi cistica) quando tra di loro sboccia un tenero amore decidono di "riprendersi indietro" un metro di distanza. Ma come si manifesta e cresce l'amore quando si è costretti a rispettare una distanza di sicurezza ed è vietato anche solo sfiorarsi? A questa ambiziosa domanda risponde appunto questo film, che in un genere di teen movie ampiamente esplorato inserisce temi interessanti che tratta con tatto e sensibilità, supportato da una recitazione molto convincente soprattutto da parte di Haley Lu Richardson (che ha una modesta carriera televisiva e cinematografica), ma anche Cole Sprouse (direttamente da Riverdale) se la cava abbastanza. A un metro da te infatti, tratto dall'omonimo romanzo di Mikki Daughtry e Tobias Iaconis, segue il solco tracciato da film come Colpa delle stelle (2014), Now is good (2012), Resta anche domani (2014), Noi siamo tutto (2017) e da altri ancora. Alcuni fatti bene, altri un po' meno, ma tutti con un unico scopo: colpire lo spettatore. Justin Baldoni, al suo esordio alla regia e noto ai più come attore e per aver partecipato in diverse serie tv, riesce qui a creare l'atmosfera desiderata, e forse va anche oltre. Questa storia d'amore adolescenziale, in cui il senso di morte aleggia sempre, mette in evidenza l'importanza del contatto umano con coloro che amiamo. Il film invita empaticamente lo spettatore a riflettere su di questo, sul fatto che sembra scontato toccare la persona a cui vogliamo bene, ma riusciamo a capirlo solo quando ci è vietato. Il film si svolge quasi interamente all'interno di un ospedale senza mai risultare claustrofobico, e con fotografia e montaggio evidenzia efficacemente la distanza fisica e al tempo stesso il contatto emotivo tra Stella e Will. I protagonisti sono tridimensionali e ben scritti, e se è vero che nell'ultima parte il film (che regala comunque momenti divertenti) cade in meccanismi narrativi piuttosto prevedibili (esagerando anche un po'), ciò non sottrae alla storia la sua forza e il suo calore. Non è il primo e non sarà l'ultimo film a raccontare la travagliata storia d'amore tra due ragazzi che si vedono ostacolati da una malattia, ma raramente come in A un metro da te il topos della distanza imposta agli star crossed lovers si "materializza" in un veritiero per quanto incredibile divieto che lega amore e morte, qualcosa che alberga nel corpo come il sentimento nell'anima, mai come in questo caso bisogna premunirsi di fazzoletti. Voto: 7

Il gioco delle coppie (Commedia 2018) - Deludente, una volta tanto (eppure è già successo, ultimamente sempre più spesso) la commedia francese è capace di fare cilecca. L'inizio è promettente, spiritoso ed anche interessante per l'argomento trattato, audio libri o carta per leggere un libro. Un busillis che l'editore protagonista cerca di sviscerare con razionalità e senso della realtà. Poi però il film si incarta a raccontare di intrecci amorosi molto poco interessanti e in qualche caso perfino ridicoli. Per arrivare poi ad un finale qualunque, usando la classica tecnica che si usa quando non si sa come fare finire un'opera, cioè troncandola improvvisamente lasciando tutto in sospeso. Gli attori non paiono particolarmente in forma. Si salvano, forse, il protagonista Guillaume Canet, (come sempre) preciso ed incisivo e ben in parte (non meglio però che in Mio figlio) ed il sempre simpatico Vincent Macaigne che però rischia di finire con l'essere relegato al cliché del finto ingenuo, un po' furbetto come in molti suoi precedenti film. Gli altri, come già anticipato, compresa una sciatta Juliette Binoche, galleggiano con poca personalità in un film che per le sue carenze oggettive invece ne avrebbe molto bisogno. Nel complesso il film mi è sembrato infatti demagogico, snob, pure un pochetto cafone, e nonostante i dialoghi mi ha annoiato profondamente. Nulla da eccepire sulla confezione, ma stavolta Olivier Assayas concepisce un tipo di cinema salottiero che mi comunica poco, certo non la passione letteraria dei libri di cui si parla. Voto: 5

La terra dell'abbastanza (Dramma 2018) - Sembra un gioco di parole ma non lo è, La terra dell'abbastanza è abbastanza un buon film. Anzi, è un buon film. Ha un unico, gravoso problema: essere arrivato tardi sul terreno delle periferie dell'Italia oggi, in primis romana e criminale. Fosse giunto sullo schermo prima di Fiore, Cuori puri ed eccetera, si parlerebbe di altro, differenti traguardi, diverse accoglienze e, chissà, qualche grido al miracolo si sarebbe levato. Invece no, Dogman, Suburra film e serie, chi più ne ha ne metta, hanno colmato l'attese, meglio, riempito gli spazi, e se non La terra il territorio è già stato perlustrato, delimitato, dissodato. Nondimeno, anzi, nonostante questo accodarsi, l'esordio scritto e diretto dai gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo ha elementi di assoluto valore. Tecnicamente è ben fatto, bel tappeto sonoro, e musicale, buona la fotografia, reale le scenografia e riuscita la regia più che la sceneggiatura e, infine, loro i protagonisti, Matteo Olivetti, che vediamo per la prima volta, e Andrea Carpenzano (Tutto quello che vuoi, Il permesso). Così bravi che quasi mettono in ombra tutto il resto. Le loro recitazioni sono reali e sembra davvero di vivere nel dramma, nel dramma di una storia chiaramente squallida, come la realtà che ritrae (due amici fraterni precipitano in un vicolo cieco credendo di trovare il riscatto dalla loro condizione, ma qualcosa va storto, e il doppio colpo di scena finale fa capire che certe scelte si pagano care e, non sempre, c'è la possibilità di tornare indietro). Ecco, in questo film la bravura attoriale, a livello del vecchio neorealismo, è da attribuire a questi attori (anche dei comprimari, c'è Max Tortora e Luca Zingaretti, ed anche Milena Mancini), in quanto sembra davvero di assistere ad una realtà. Tutto il contorno, lo squallore, come inquadrature e scenari è (come detto) ben rappresentato. Ironicamente sottotono rimangono i pseudo mafiosi, per cui vedendoli recitare ci si ricorda che quello è un film ed è finzione. Il fastidio epidermico è che esistono realtà simili. Lo stato dovrebbe intervenire e bloccare qualsiasi forma di sfruttamento della prostituzione, arginare il controllo delinquenziale del territorio con azioni di forza. Ma questo è un altro discorso. Esce fuori il ritratto di una bruttissima parte di Italia che nessuno di noi vorrebbe mai vedere. Esce una pellicola però, che pur offrendo sequenze disturbanti non rimane particolarmente impressa, non impressa abbastanza da elogiarla (almeno non nella misura di alcuni titoli già citati), ma in ogni caso è una pellicola (in cui pur essendo all'esordio, i fratelli D'Innocenzo dimostrano di saperci fare) di buon livello e qualità. Voto: 6,5

Ecco infine i film scartati ed evitati della settimana: Girl, La truffa del secolo, Vita Segreta Di Maria Capasso, Gun Shy - Eroe per caso, Il testimone invisibile, Solo Cose Belle, Rendel - Il Vigilante.

23 commenti:

  1. Ecco, La bambola assassina è uno dei film che recupero appena posso tornare in salotto XD.
    Secondo me alla fine un 7 lo potevi dare. Ho visto qualche scena su youtube, tempo fa, mi sembra veramente uno dei pochi horror moderni remake fatti bene :)

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    1. Ma lo sai che non do voti tanto per, nel marasma si nota, ma non resta impresso, però sì è fatto bene ;)

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    2. Sì sì, so che sei maestro severo :)

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    3. Semplicemente non è un film da 7 per me, forse 6,5 ma non di più ;)

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  2. A parte "La Bambola assassina" non ce ne è nessuno che m'interessi tra i titoli citati. Niente da dire in generale, semplicemente non sono lamia tazza di Te.;)

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  3. La terra dell'abbastanza mi ispirava.
    Mentre, avrei dato un voto leggermente più alto alla Bambola Assassina, che si sforza di fare un remake onesto e funzionale, riuscendoci^^

    Moz-

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    1. Se ti ispirava vedilo, mentre su La Bambola Assassina buono che quasi tutti lo valutino positivamente ;)

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  4. Ho visto solo La Bambola Assassina, e per me è un 7 pieno.

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    1. Diciamo che mi ha fregato il trailer, perché l'atmosfera che credevo nella pellicola è sfumata notevolmente..

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  5. Ti posso capire sul film della Hathaway e anche su La Bambola Assassina, nel secondo caso inoltre il film non ha fatto altro che spingermi nel voler vedere i precedenti ;)

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  6. Lo sai che il sequel dei film fa sempre pena.
    Comunque mi ispira molto "A un metro da te" e guarderei volentieri anche la "Bambola assassina".

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    1. Sempre sempre no, al 90% sì, però alcuni film tirano ugualmente ;)
      Sul primo non ne dubito potrà piacerti, ricordati comunque dei fazzoletti, il secondo non saprei, penso però che non ti addormenteresti, ed è già molto :)

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  7. Casco male questa settimana, con 4 scartati (che confermi tali, visti i voti bassi) e un titolo che è lì da sempre per essere recuperato ma, colpa mia, La terra dell'abbastanza mi sembra avere un'aura di pesantezza che devo riuscire ad affrontare.

    L'unico visto è quindi Il gioco delle coppie, che mi è piaciuto più per le cose che si dicono, e per come le si dicono, che non per la costruzione del film in sé. Un fiume di parole intelligente e sì, tipicamente francese.

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    1. Hai scartato pure A un metro da te? Beh sì ti capisco, è pure più pesante (emotivamente) de La terra dell'abbastanza che, se ti è piaciuto Dogman e simili, potresti comunque apprezzare ;)
      Forse troppo francese, questo è stato il problema..

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  8. A un metro da te, direi profetico :-)

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    1. Sfortunatamente sì, ma è un dramma romantico comunque notevolmente emozionante :)

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  9. Concordo sul 5.5 ad Attenti A Quelle Due, tradotto al mio giudizio, di manica più larga, è un 6.5, quasi 7. Ho adorato sia l'interpretazione delle attrici (la cicciona la amo) che la costruzione della trama.
    Più che remake sembra un sort of ma non posso giudicare, mi manca la pellicola originale.

    No, no, no! La Bambola Assassina non mi è mai piaciuto in originale, figurati questo moderno! Non lo proverò mai, manco durante una post apocalisse, in cui non c'è altro da guardare. 6 diventa 4 in automatico 😆

    Un film con Stramarcio non lo seguo manco sotto tortura!

    Per gli altri, ci si rileggerà qualora dovessi vederli 😉


    p.s. ho visto ben 2 film questa settimana! 😲 Domani li cerco da te, in caso ci si sia una tua recensione 😘

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    1. Remake/Reboot, un mezzo casino in verità, però film simpatico, per il resto invece io un po' la odio (la Wilson), amo più la Hathaway ;)
      E io direi invece che La Bambola Assassina versione moderna dalle atmosfere però vintage potrebbe piacerti, e che anche se c'è stato Scamarcio, vedere Emily è stata una gioia per gli occhi..
      Certo, son sempre qui, e buona caccia :)

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  10. "A un metro da te" ha un titolo azzeccato per il periodo, io però, in questo momento, non riesco a vedere film drammatici. Lo recupererò più avanti! :)

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    1. E' comprensibile, già siamo angosciati per la situazione attuale, sarebbe controproducente, ma c'è tempo di vederlo ed apprezzarlo ;)

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  11. Attente a quelle due l'ho trovato odioso già a partire dal trailer, figuriamo vederlo...
    Bambola Assassina ero quasi tentato di vederlo, pur temendo uno scempio dell'originale, dopo la recensione di Moz, però parlandone più approfonditamente con lui ho subodarato che quasi certamente l'avrei detestato, per cui vedremo.

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    1. Non è peggio (Attenti a quelle due) di molte altre americanate ben peggiori, comunque se non lo si vede non è un gran problema ;)
      No, non è uno scempio, anzi, però se parti prevenuto non è un bene...perché una visione la merita a prescindere.

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