Dovevo 4 giorni fa fare il richiamo, ma per (paradossali) ingerenze non è successo, spero in settimana, comunque ho da comunicarvi una piccola novità, inerente all'Angolo Vintage, semplicemente rubrica che dopo oggi (e l'ultimo film, film ultimo Pre 2000 della collezione Japan Animation) se ne andrà beatamente in vacanza. Non è un addio infatti, ma un arrivederci, presumibilmente all'anno prossimo. Durante questo primo scorcio d'anno sono stati così tanti i film Vintage, e tanti ancora saranno (la Promessa ne prevede parecchi), che vederne altri era decisamente troppo (ed alla fine dell'anno ne avrò visti più di 50). Cosicché chiudo temporaneamente e punto tutto sul resto, sulle pellicole recenti e prime visioni. Ed a proposito di ciò, ecco di nuovo e d'importante recentemente da me visto.
Volevo nascondermi (Biografico/Dramma 2020) - Il fresco vincitore di ben 7 David di Donatello nell'edizione di quest'anno (tra cui quello per il miglior film), è un film riuscito solo in parte. Fotografia e ambientazione campagnola contribuiscono sì a fornire la cornice più adatta al mostruoso lavoro di Elio Germano, che si trasfigura letteralmente nel pittore svizzero-emiliano (sicuramente meritati i Premi assegnategli, prima a Berlino e poi ai David), tuttavia il film viene un po' a fatica, perché, invece di tentare la via del racconto organico, traccia un ritratto per frammenti, incisivi, significativi, aderenti al personaggio quanto si vuole, ma confluenti in un insieme nevrotico, capace di mettere a prova. In sostanza un one man show attorno a questo malinconico, tormentato e folle genio, interessante soprattutto per chi ha amato (o perlomeno conosca) l'artista. Giorgio Diritti si concentra sull'uomo, sull'infanzia che ne ha turbato la psiche e sulla sua ricerca di un'accettazione da parte del prossimo. I fatti pedissequi destano poche emozioni in quanto manca la connotazione del periodo storico (dopotutto siamo a cavallo della Seconda Guerra) anche se a livello ambientale l'uso del dialetto ci riporta all'epoca dei fatti. La sceneggiatura non è un granché, i personaggi secondari non sono ben sviluppati e i salti temporali rendono molto confusionario il tutto, rischiando di rovinare un film che nel complesso non è male. Meglio è sicuramente la buona colonna sonora che accompagna dolcemente i momenti in cui si vive la natura in tutta la sua essenza. A conti fatti buono, ma non buonissimo. Voto: 6+
Minari (Dramma 2020) - Il quasi esordiente Lee Isaac Chung racconta una famiglia in cattività, dove ognuno è alla ricerca della propria realizzazione e fondamentalmente di una collocazione identitaria in una terra che non è ancora propria. La mancanza di collaborazione in questa ricerca porta ad un'ovvia crisi che rischia di far saltare definitivamente il già fragile equilibrio, ma è solo quando la crisi, letteralmente, esplode che i protagonisti ritroveranno ciò che è più importante per loro: l'amore famigliare. Minari è una storia insolita e delicata, intima, capace di emozionare e di far sorridere, che vede nella coppia nonna-nipote, il più grande il più piccolo del nucleo, il punto di interesse attorno al quale ruota la storia e che simbolicamente la rappresenta nel suo andamento. Minari è un film dolce e amaro che mostra la demistificazione del sogno americano, le aspirazioni, i sentimenti e le emozioni di una famiglia coreana emigrata negli Stati Uniti in cerca di fortuna. La prima sensazione che ho avuto era che fosse un reboot di Un affare di famiglia, poi passano i primi 10 minuti e il film cresce, ma non fa meglio di quel bellissimo film. Ecco, a mio avviso manca quel qualcosa in più che quel film aveva, ma comunque sia mi è piaciuto abbastanza. Minari infatti, sorprende ugualmente e in positivo per la sua leggerezza e sensibilità, non forzando niente per cercare di stupire. Si apprezza, inoltre, come è stata dettagliatamente rappresentata una famiglia emigrata (eccetto il piccolo David) con tutti i suoi problemi annessi, senza mai cadere nel melodrammatico. La regia è al servizio della storia, come lo sono le note del commento musicale. Quest'ultimo soprattutto ho apprezzato in particolar modo, bellissima è difatti la dolcissima colonna sonora originale. Bravi tutti gli attori: Yoon Yeo-jeong nella parte della nonnina fuori come un balcone ha vinto l'Oscar per la migliore interpretazione di non protagonista (l'unico a fronte delle 6 candidature), l'abbiamo già vista in The Housemaid (2010) e In Another Country (2012), Steven Yeun lo avevamo visto recitare la parte dell'amico ricco e viziato nel film Burning di Lee Chang-dong del 2018. La storia è proprio carina e lascia qualcosa al termine della visione, davvero un bel film. Voto: 7