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sabato 31 luglio 2021

I film del periodo (16-31 Luglio 2021)

Per svariati motivi (che non sto qui a dire), un mese particolare quello appena concluso, particolare come l'altalenante cinematografia vista e percepita da me, perché anche se è normale che accada, questa volta si è superato il limite. Nella prima parte del mese infatti ("colpa" di Netflix) ben 4 alti, con anche altri bei film (qui trovate il post), nella seconda invece (quella di oggi), altrettanti 4, ma bassi, con anche alcune delusioni. Ma nonostante ciò ne è valsa la pena, e comunque nel frattempo ho visto e recensito i film per la Notte Horror e per la terza edizione del Geekoni Film Festival, di cui anticipato partecipazione lo scorso (inizio di questo) mese. Il mio blog difatti, blog che tra l'altro ha appena compiuto 6 anni (qui lo specifico post), non poteva non esimersi nel farlo, e in questo senso ricordo che martedì 17 ci sarà il primo e il mercoledì 4, sempre di agosto, il secondo. Film indubbiamente "interessanti", come in parte alcuni di quelli qui oggi presenti.

Il re di Staten Island (Biografico/Commedia 2020) - È una bella cosa ritrovare un ottimo stato di ispirazione il bravo, ironico e sin sferzante sceneggiatore e regista Judd Apatow, a sei anni ormai dal nulla più che divertente e malizioso, scurrile Un disastro di ragazza. Il film funziona, ironico, brillante ed acuto, senza mai credersi un'opera d'autore, ma piuttosto una semiseria riflessione sulle impellenze che a volte la società pretende da tutti noi come unica condizione per farci sentire risolti o sulla strada per raggiungere quell'equilibrio solo in apparenza perfetto, invero imposto e schematicamente condiviso come unico traguardo per una realizzazione più di principio, che di reale convinzione interiore. Un film sempre godibile per la sincerità dell'ispirazione e per l'ottimo lavoro della sceneggiatura nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nella descrizione del percorso emotivo del protagonista descritto in modo realistico. Sebbene il tono dell'opera rimanga incerto per tutta la sua (lunga) durata, sebbene ci siano piccole forzature, si tratta di un film riuscito che conferma (come se ce ne fosse il bisogno) il talento di Apatow, la sua capacità di realizzare accurati affreschi di un'America insicura ma del tutto consapevole della presa del suo immaginario. Senza dubbio tra le commedie americane più sentitamente divertenti degli ultimi anni, merito di una sincerità spesso senza pelle, capace di drenar linfa vitale da una trama sostanzialmente già vista (il loser tarato in cerca di contraddittoria redenzione), e merito dell'istrionico Pete Davidson, co-autore della sceneggiatura semi-autobiografica. Lui, attore comico di origine televisiva, nato col prestigioso Saturday Night Live, abituato a parlarci con ironia e sarcasmo della realtà e dei vizi della gioventù spesso irrisolta e confusa di oggi, abbagliata da falsi miti e letali, se non proprio tossiche consolazioni. Decisamente una bella sorpresa. Voto: 7

Viaggio verso Agartha (Avventura/Animazione/Fantastico 2011) - Un titolo originale più suggestivo di quello italiano (Bambini che inseguono le stelle) per il film più ambizioso (e però tra i meno riusciti) di Makoto Shinkai. Più intimista nelle sue opere precedenti (in 5 cm al secondo ci riuscì benissimo), affronta qui l'argomento del dopo vita. Perché Viaggio verso Agartha è in fondo la travagliata accettazione della morte. Se non si accetta tale concetto la vita è una continua impasse che impedisce di andare avanti, guardando sempre e comunque solo il passato. Un film che tratta una tematica come questa con estremo garbo e maturità, raccontando il viaggio di formazione dei personaggi fino alla scelta di rispettare il naturale circolo vitale o alterarlo secondo principi più o meno egoistici. Molto buona l'animazione che diventa sempre più minuziosa nei dettagli, soprattutto quando la storia si sposta ad Agartha (con livelli di eccellenza raggiunti nella rappresentazione della natura). Momenti di alto lirismo si alternano però a frammenti più scontati e banali, non bastasse che il tutto proceda molto lentamente, forse con un andamento quasi noioso (non curato al meglio infine il doppiaggio). Nonostante questo è facile affezionarsi subito ai vari personaggi ed ai loro scopi, ognuno di questi pieni di insegnamento e di determinazione per la loro riuscita, seppure non tutti riescono a portare a compimento la propria missione. Alla fine film d'animazione dalla trama piacevole (senza grossi colpi di scena per chi è avvezzo a questo genere di elaborati) e con disegni curati, certamente bello ed interessante, ma nemmeno paragonabile alle opere di Hayao Miyazaki da cui il regista sembrerebbe qui attingere. Voto: 6+

lunedì 26 luglio 2021

Le serie tv del mese (Luglio 2021)

Piccola pausa dai "recuperi" prefissati (7 serie complete) che mi hanno tenuto impegnato gli scorsi tre mesi e che mi terranno ancora impegnato per i prossimi tre, infatti dopo le prime tre delle 6 totali stagioni di Bojack Horseman, le prime tre delle 4 totali di Banshee, le tre di Narcos, le due di The End of the F***ing World, la prima delle 4 totali di The Man in the High Castle, ci saranno quindi le conclusive stagioni delle serie ancora da concludere, più altre due (di cui non svelo oggi, anticipo solo che la prima è in parte è horror e dura tre stagioni, la seconda è commedia e ne dura due). Mi son fermato perciò questo mese non solo perché è giusto per mi segue spezzare la monotonia, ma anche perché molto altro avevo da vedere e il tempo a disposizione ne è rimasto poco, anche se a botta di 9 serie a volta a Novembre e Dicembre tanta roba ci sarà. Per il momento ho visto queste nove qui, che hanno una particolarità, nessuna mi è personalmente nuova (lo saranno successivamente), ma sono tutte stagioni successive a qualcosa di già visto, e recentemente, in ogni caso vediamo com'è andata.

Yellowstone (2a stagione) - La seconda stagione riparte da dove era terminata la (sorprendente) prima stagione, con John Dutton che deve fare i conti con avversari sempre più ostici e con una situazione familiare ancor più complessa. Proprio il legame tra padri e figli e la possibilità di lasciare ciò che si è creato alla generazione successiva sono i cardini su cui poggiano le 10 nuove puntate. Come riuscire a passare il ranch da una generazione all'altra? Come far crescere i propri figli sapendo di lasciargli sulle spalle il peso enorme di un'eredità così pesante? John Dutton ha resistito al tempo, alla fatica, ai lutti, ma ora sembrano arrivare nuove tempeste all'orizzonte che impongono una resa dei conti finale. Yellowstone 2 si muove lungo quel sottilissimo filo che lega padri e figli, e come nella prima stagione mette in scena amori e rancori, identità diverse e le ardite voglie di fughe impossibili. Perché scappare dal ranch vuol dire anche voltare le spalle alla famiglia, e perché nessuno dei Dutton può costruirsi una vita propria senza mantenere un legame saldo e duraturo con questa terra aspra e selvaggia. Insomma, il Montana di Kevin Costner (sempre alquanto impeccabile) è tanto affascinante quanto rischioso, un luogo in cui il pericolo è dietro l'angolo, vero terreno di scontro tra la modernità che avanza e le tradizioni secolari. Nelle vicende di ogni personaggio si mescolano il passato e il futuro, in un presente che sembra marchiare tutti a fuoco ed in cui nessuno sembra poter andare fino in fondo alle proprie scelte, alle proprie vite. In questo passaggio di generazioni scopriamo lati nascosti di qualche protagonista: i sentimenti di Beth e Rip vengono a galla, persino John piange quando riesce a ritrovare suo nipote, colui che è davvero riuscito a sciogliere il suo cuore. La vita dei cowboy acquista un ruolo di maggior peso, e le ambientazioni fantastiche creano una cornice perfetta per una storia che, come nella prima stagione, inizia a rilento ma poi sterza in maniera decisa e positiva. Yellowstone 2, insomma, scava più nel profondo, mette a nudo le pieghe dell'anima e le sfumature della famiglia Dutton, riesce persino ad emozionare per quello che si era definito come un western dei nostri giorni. Se proprio si deve trovare una pecca, il finale sembra meno curato di tutto il resto e che lascia un senso di incompiutezza e qualche domanda di troppo nello spettatore. Voto: 6,5

Deutschland 89 (Miniserie) - Con Deutschland 89 giunge a termine una delle operazioni culturalmente più interessanti (e sottovalutate) della serialità europea degli ultimi anni: la trilogia sulla fase finale della DDR (la Germania Est) che ha dato avvio al processo di riunificazione tedesca. Rileggendo una dopo l'altra Deutschland 83, Deutschland 86 e quest'ultima "stagione", si ha la percezione della fulminea e rovinosa caduta di un regime che sembrava immortale. In Deutschland 89, le avventure di Martin Rauch (Jonas Nay), la giovane spia dei servizi segreti tedesco-orientali protagonista della trilogia, incrociano i rocamboleschi eventi del novembre 1989. Sin dalle prime battute, la serie gioca sul già noto, riflettendo i retroscena dell'improvviso e repentino allentamento delle restrizioni che condussero di fatto alla caduta del Muro di Berlino. La finzione, con le operazioni sotto copertura di Rauch (in codice "Colibrì"), le tensioni nel comitato centrale del partito, gli infiltrati del regime nei primi gruppi di dissidenti sorti in quegli anni, si mescola a immagini di repertorio a loro modo storiche, come il celebre "da subito" con cui il portavoce della DDR diede incautamente il via all'assalto al muro. Con la moglie Annette ormai a Mosca come membro stabile dei servizi segreti e dietro la minaccia di vedersi portar via il piccolo figlio, la vita di Rauch si conferma un'altalena di emozioni che incrocia eventi dell'ex blocco sovietico quali la rivolta di Timisoara contro Ceausescu fino al progetto di riunificazione della Germania. Deutschland 89 (meno ficcante delle altre, ma ben riuscita) è una (mini)serie sul senso della fine di un mondo e sull'incognita che ne deriverà. Tutta la trilogia è una spy story di altissima tensione, a volte troppo costruita e con un eccesso di linee narrative, ma indicativa della capacità delle serie tedesche di guardare a fondo dentro i traumi della propria storia recente. Voto: 6,5

giovedì 22 luglio 2021

Come passa il tempo...6 anni, di Blog!

Nessuna richiesta cinematografica, nessun voto al miglior header banner (come lo scorso anno, qui), nessun nuovo archivio da aprire (come in quello precedente), quest'anno il compleanno del blog lo festeggio in modo più o meno tradizionale, non snocciolando numeri (per quelli basta semplicemente consultare la colonna a destra del blog, tra post pubblicati, visualizzazioni e follower, diciamo solo che sono aumentati, migliorati, com'è ovvio che sia dopo un anno e dopo questi sei lunghi anni), ma solamente dicendo grazie a voi, complimentandomi altresì io di me, che ho resistito (nonostante tutto) tutti questi anni. E tuttavia dopo questo lungo periodo di attività, qualche domanda me la sono fatta e qualche riflessione è bastata, ed ho deciso che dall'anno prossimo qualcosa dovrà per forza di cose (nuovamente) cambiare. Anche perché se dicevo solo due anni fa 1000 di questi 4 anni, quest'anno se arrivo a dieci sarà già tanto, anzi, l'obbiettivo è quello (se posso/riesco e se Dio vuole), arrivare a dieci, diventare "highlander" e poi uscire di scena, a testa alta. Ma per farlo, è assolutamente necessario abbassare ancor di più i ritmi, cosicché rinunciare (dal 2022) a qualcosa devo, ridimensionare qualcosina devo. Infatti niente più Promessa cinematografica e niente più considerazioni Hollywoodiane in merito agli Oscar. Il blog da bi/settimanale (con la frequenza di 6 o 7 post al mese) si trasformerà in una specie di Magazine mensile (seppur ugualmente settimanale), un solo post per le pellicole viste (niente più periodi con libertà annessa di vedere quello che mi pare, paradossalmente qualcosa meno, e forse sarà meglio), uno solo per le serie (come già avviene) ed uno per la musica, un quarto al mese per tutto il resto (quindi frequenza minore), comprendente videogiochi e/o Tag, e/o rassegne cinematografiche, dopotutto non abbandono la mia cricca di blogger cinefili e quella nerdistica, e comunque alcuni speciali certamente non mancheranno. Ma per questi ultimi mesi che ci separano dall'anno nuovo tutto resterà ovviamente immutato. Io programmo e calendarizzo (sono fatto così...preciso), io che nel corso degli anni sono maturato, migliorato nel gestire le cose del blog, io che tuttavia non ho dimenticato il vero (pregnante) motivo del perché faccio (ho cominciato a fare dal 2015) tutto questo, ovvero per farvi partecipe (anche se potevo esimermi tranquillamente nel farlo) di quello che io vedo, sento e gioco (delle mie passioni), e di quello che sono, del mio "diverso" mondo. E mi dispiace se deludo alcuni di voi che delle mie recensioni hanno molta considerazione (non dimenticando che le faccio senza le dovute abilità professionali, ma per diletto e senza formazione, che servirebbe), perché questi/e diverranno d'ora in poi soprattutto commenti, almeno nell'ambito dei "listoni". Diciamo comunque che in ogni caso io rimarrò sempre io, un eterno Peter Pan.

venerdì 16 luglio 2021

I film del periodo (1-15 Luglio 2021)

Premettendo ancora una volta di non avere Netflix nel mio carnet, e mi dispiace, ma ripeto, non c'è possibilità o volontà al momento, ho comunque (e finalmente) recuperato (tramite metodi in ogni caso legali o al limite della legalità, che consente lo scaricamento "privato") un po' di film dalla suddetta piattaforma. Cosa che raramente faccio, ma quando necessario assolutamente da fare, una cosa che in verità è una novità (almeno per quanto riguarda il servizio streaming più importante da anni a questa parte), dato che solo alcune serie negli ultimi ho da lì visto. In questo caso complici alcune circostanze, in questi quindici giorni ne ho visti alcuni, tra quelli candidati agli Oscar, tra quelli che devo recuperare entro l'anno e tra quelli (già) in lista da un po' di tempo. Certo, il catalogo è (ancora) ricco, ci sono infatti tantissimi film ancora da vedere dei film prodotti e/o distribuiti da Netflix, ma per il momento mi sono accontentato dei dodici qui presenti, in questo "Speciale" (dopo quello di Amazon) che racchiude tanto buon cinema e tante sperimentazioni interessanti e/o riuscite, oppure incapaci di colpire il bersaglio.

The Irishman (Dramma/Noir 2019) - Quando Martin Scorsese non è impegnato a dire cavolate, ma a lavorare, nel 90% dei casi ne uscirà sempre qualcosa di notevole, è il caso di questo film, che conferma, come se fosse ancora necessario, il talento immenso di un grande regista. Lui che torna nuovamente a rappresentarci un mondo criminale che ci fa sentire ed immaginare atmosfere che non vorremmo mai veramente conoscere, ma che al "cinema" ci attraggono come una calamita. Sappiamo che al di qua dello schermo, non ci fanno troppo male. Quelle storie accadono in America, ma quei personaggi provengono da diverse nazioni lontane e conservano radici a cui rimangono saldamente legati, con propri codici e consolidate ritualità (anche ambiguamente). Una storia di mafia che egli ha raccontato più volte sullo schermo eppure The Irishman l'ho percepito in maniera diversa dagli altri. E' un film cupo, quasi funereo, dai toni crepuscolari e disillusi di un uomo, apice di un triangolo fra il mondo criminale della mafia e il mondo corrotto del sindacato. Frank Sheeran è solo un meccanismo di un sistema perverso, dalle regole fuorilegge applicate con orrenda disinvoltura. Non ci sono esplosioni di violenza incontrollata, quanto la freddezza di un burocrate del crimine, escluso a sua volta dalla propria famiglia che gradualmente scompare dal film per fare ogni tanto capolino nello sguardo muto ma accusatorio della figlia (brava Anna Paquin, dice in tutto due battute nell'intero film, ma quel volto accusatorio nei confronti del padre dice più di mille parole). Passato e presente che si confondono in linee narrative apparentemente differenti e distinte, ma accomunate da una colpa che non darà redenzione e lascerà Sheeran solo e vecchio in un ospizio in compagnia del proprio rimorso verso una scelta che in fondo non ha mai avuto. La fine cinematografica della mafia nella ricostruzione dell'uccisione della discussa e discutibile figura di Jimmy Hoffa. Al di là della stranezza di vedere attori anziani ringiovaniti digitalmente (le cui movenze riflettono tuttavia l'effettiva età, un errore che pesa ai fini del giudizio complessivo e finale), tre ore e mezzo di durata e non sentirle minimamente, ma essere impaziente di proseguire con la visione per vedere come va a finire. Eccellente opera (la critica l'ha celebrata come un nuovo capolavoro, per quanto poi agli Oscar, pure ottenendo 10 nomination, non abbia vinto neanche una statuetta, e in alcuni casi anche giustamente, per quanto la querelle Netflix sì o no abbia probabilmente influito) con i grandi vecchi del cinema americano capaci di un'ultima epocale interpretazione. Robert De NiroAl PacinoJoe Pesci e gli altri riprendono i panni ricoperti nei grandi film degli anni '70 e '80, lasciandoci immagini di epica decadenza. Per quello che è un grande omaggio al suo cinema e non solo suo. E per quanto non sarà forse ricordato come l'apice della carriera di Martin Scorsese, questo film ne è il punto di arrivo, è la chiusura di un cerchio di pellicola lungo mezzo secolo. Non ai livelli del suo Quei bravi ragazzi o del non suo capolavoro C'era una volta in America, ma ottimo affresco d'epoca e tematiche senza tempo. Voto: 8

Triple Frontier (Azione/Avventura 2019) - Artista versatile (i suoi film hanno affrontato diversi generi), il regista J. C. Chandor dirige una storia che parla di un furto ad un boss del narcotraffico compiuto da ex militari americani. Il tema non è nuovo ma il film è ben realizzato, anche per la scelta delle suggestive location del continente sudamericano. Gli attori sono ben scelti ed offrono una buona prova corale (c'è pure il Ben Affleck ugualmente palestrato già visto in Tornare a vincere), sebbene la sceneggiatura caratterizzi i personaggi in modo alquanto basico. In fin dei conti una pellicola piacevole e ben fatta. Un buon action, teso e avvincente, anche se con le premesse che c'erano (il promettente, seppur deluse un po' con All Is Lost, regista statunitense alla regia, Mark Boal allo script, già premiato sceneggiatore e spesso al servizio di Kathryn Bigelow, e il vasto cast, comprendente anche Oscar IsaacCharlie HunnamGarrett Hedlund e Pedro Pascal), mi aspettavo di più. Qualche discreto twist qua e là e qualche buona sparatoria, le due ore di durata scorrono fluide e nel complesso non delude. Voto: 6+

martedì 13 luglio 2021

Le mie canzoni preferite (Luglio 2021)

Siamo campioni d'Europa, siamo campioni d'Europa, siamo campioni d'Europa (cantata rigorosamente in stile Seven Nation Army), che gioia immensa, è passato un giorno ma il "ricordo" è ancora troppo vivido. Troppo che ieri ho avuto difficoltà a concentrarmi per poter assemblare/scrivere questo post, post che inizialmente avrebbe dovuto essere pubblicato proprio ieri, ma alla fine eccoci qui, qui a celebrare la musica personalmente migliore del mese ma anche la fantastica vittoria degli Azzurri. Una vittoria sofferta ma meritata, da cui prendere esempio. Cosa che dovrebbero fare adesso gli inglesi, che sventolare il trionfo prima proprio non si fa, e ad proposito di ciò, la Coppa stava andando a casa, la strada era intrapresa, ma come disse Totò, tutte le strade portano a Roma! (Ed anche a Youtube, playlist Qui).

Sembrerebbe fatto apposta, ma non è così, o almeno non in parte, anche perché è indubbiamente anche questa (dopo quell'altra della scorsa volta) migliore come "tormentone" di Shimmy Shimmy, ma oggi siamo ancora tutti allegri, senza contare che l'allegria è contagiosa già di suo,
come questa "strana" canzone, "strana" collaborazione.

Marco Mengoni continua a stupirmi positivamente, infatti dopo avermi preso con Venere e Marte, dopo averlo apprezzato nel doppiaggio de Il Re Leone,
con quest'ultima Hit forse definitivamente mi conquista, dico forse.

mercoledì 7 luglio 2021

[Cinema] George A. Romero Filmography (Wampyr, Due occhi diabolici, La metà oscura)

Negli ultimi anni ho voluto vedere e/o rivedere alcuni suoi film, ci sono riuscito (come testimoniano le recensioni), vorrei vedere anche altri (rivedere soprattutto il suo capolavoro), ma per il momento mi accontento di aver recuperato questi tre, che della sua filmografia mi mancavano. Di un regista (ma non solo, ha fatto un po' di tutto) che purtroppo non c'è più, deceduto in seguito ad una breve battaglia contro un aggressivo cancro ai polmoni nel luglio del 2017, all'età di 77 anni. Proprio per omaggiarlo in quell'anno organizzammo (noi della cricca di blogger cinefili) un Day speciale, in cui personalmente mi occupai di Monkey Shines (che non avevo mai visto). Successivamente non ho più avuto occasione di rivedere un film di George A. Romero (la A sta per Andrew), fino a quest'anno, in cui proprio per prepararmi a questa Promessa cinematografica, ho rivisto prima La città verrà distrutta all'alba e poi Creepshow. Film di un regista "considerato un maestro del genere horror, il suo La notte dei morti viventi è ritenuto un film di culto e ha lanciato nel cinema il tema dell'apocalisse zombie. La saga sui morti viventi è proseguita con Zombi, Il giorno degli zombi, La terra dei morti viventi, Le cronache dei morti viventi e Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti. A Romero è inoltre riconosciuto il merito di aver unito ad una forte componente horrorifica e splatter anche una violenta critica alla società occidentale" (fonte Wikipedia). Insomma uno dei tanti che alla cinematografia mondiale ha dato tanto, lui come altri citato ed omaggiato spesso. Ricordiamo, statunitense naturalizzato canadese, sceneggiatore, montatore, attore, scrittore, direttore della fotografia e fumettista, se volete sapere altro prego rivolgersi a Wiki, oppure più semplicemente passate da Cassidy (anche più informato dell'enciclopedia libera amica di tutti noi), la sua La Bara Volante alla sua leggenda è infatti molto legato, ha visto, letto e recensito tutto (ma proprio tutto), vedere/leggere per credere. Prima però fermatevi un secondo a leggere me, che qualcosa ho anch'io da dire.

Wampyr (Dramma/Horror 1977) - Rilettura, con evidenti elementi grotteschi, dei miti vampireschi, da parte di un maestro del genere. Un film strano, particolare e non del tutto riuscito che comunque coinvolge e affascina non poco grazie alla sua commistione di elementi orrorifici e grotteschi e con una componente spiccatamente erotica. Sebbene infatti la versione italiana (rimontaggio di Dario Argento, musiche affidate ai Goblin) non renda piena giustizia al film (questa volta la collaborazione non funziona egregiamente), riducendolo di durata e comprensività (purtroppo solamente a visione ultimata ho scoperto che ne esiste una versione americana senza tagli, e in tal senso dovrei forse vedere "Martin" poiché visto cosi non mi ha lasciato tantissimo), è comunque soddisfatto l'intento di Romero (perché in qualunque versione si veda il film, la sua mano si nota) di offrire una versione moderna e aggiornata del vampirismo, liberandolo degli stereotipi cine-letterari (crocifissi, aglio) e calandolo in una dimensione di critica sociale. Difatti gli dona le fattezze di Martin, un adolescente leggermente tardo e sicuramente ben poco affascinante, che si aggira in una bigotta cittadina statunitense alla ricerca di donne da aggredire, uccidere per poi berne il sangue. Ciò che non viene chiarito, ma lasciato all'interpretazione dello spettatore, è se Martin sia realmente un vampiro oppure un serial killer, ma l'intenzione del regista è ben altra, come al solito basta scavare un pochino per trovare il vero messaggio di fondo e cioè puntare il dito verso quell'America puritana e ricca di pregiudizi che condanna il diverso a priori, rappresentata nell'occasione dalla comunità cittadina e più nello specifico dall'anziano ed inquietante (quasi più del protagonista) cugino Cuda (il Lincoln Maazel del ritrovato The Amusement Park, distribuito quest'anno dopo 48 anni dalla sua produzione) accecato da una fede cristiana che travalica nel fanatismo. Suggestivi i flashback in bianco e nero con cui il regista si diverte a mischiare le carte in tavola, cercando di fuorviare ulteriormente lo spettatore, cercando di non permettergli di dare con sicurezza un interpretazione della vera identità del ragazzo. George A. Romero (che in questo film si ritaglia una particina per sé) si conferma così solo in apparenza innocuo artigiano dell'horror, ma in verità si dimostra capace di mescolare pellicole di genere con un messaggio ben più profondo. Ovviamente come spesso è successo con le opere di questo autore le penalizzazioni hanno reso più valido il lavoro a parole e non nei fatti, e anche in questo caso il basso budget a distanza di anni si vede tutto e la realizzazione sfortunatamente ne risente. Ritmo non elevatissimo, sequenze non particolarmente ispirate ed attori non particolarmente ispirati (anche se il giovane John Amplas esprime appieno l'ambiguità, la solitudine, l'emarginazione del necrofilo-ematofago Martin) completano il nugolo di difetti (Tom Savini meglio decisamente con gli effetti speciali che come attore). Il film ad oggi infatti, risulta decisamente datato ed a tratti anche un po' noioso e ridicolo, da qui il mio voto non eccelso, tutto sommato però il messaggio di fondo ed il fatto che lo abbia firmato un grande regista come Romero vale sicuramente una visione, possibilmente cercando la versione originale. Voto: 6,5

venerdì 2 luglio 2021

I film del periodo (14-30 Giugno 2021)

Giugno è stato il mese della svolta, della ripartenza, ed ora che è finito, ne comincia un altro, un mese estivo che si prospetta anche migliore, un mese di Luglio in cui tra l'altro festeggiare (il 22) l'anniversario di questo blog (il sesto), ma non solo. Infatti da martedì 6 riparte l'abituale appuntamento con la Notte Horror, la rassegna cinematografica a tema che, arrivata alla sua ottava edizione, riproporrà, grazie alla più famosa cricca di blogger cinefili della blogosfera, serate terrificanti da leggere (e poi chissà vedere). Va da sé che il mio turno sarà ad Agosto, ma il mio consiglio è quello di non perdersi un appuntamento, dall'inizio alla fine, e con l'aiuto di un calendario sarete sempre informati. Che poi mi toccherà il 17 di Agosto, eppure due settimane prima (più precisamente il 4) ci sarà un altra rassegna, stavolta ad opera dell'altra cricca di blogger più cool della blogosfera, quelli della Geek League, tornerà infatti il Geekoni Film Festival, che proporrà nuovamente ai nostri lettori recensioni di film per ragazzi, quindi sì, parecchia carne al fuoco all'orizzonte. Ma nel frattempo ecco cosa ho visto nella scorsa seconda parte di Giugno, un mix (succoso ed interessante) di azione, dramma, commedia ed avventura, tra biopic, film animati e tanto altro.

Dogtooth (Dramma/Thriller 2009) - Ancora prima di The Lobster (il suo migliore a parer mio), Il sacrificio del cervo sacro e La favoritaYorgos Lanthimos mostrava una certa propensione nel colpire lo spettatore e portarlo su terreni poco battuti, cercando di spiazzare e coinvolgere in maniera quasi surreale. Questo Dogtooth esalta queste caratteristiche del regista greco con una storia quasi grottesca nei dialoghi, decisamente surreale per come si presenta e, per certi versi, criptica per quello che mostra ma non spiega. Tutto questo tratteggiando in maniera spietata le abitudini di una strana famiglia. Il tema "familiare" molto caro al regista è così una escalation di situazioni che porta inevitabilmente alla goccia che fa traboccare il vaso. In questo caso una ragazza esterna che ha "perfino" un nome. Un vaso in cui l'assurdo regna ovunque e diventa la regola, la norma. Tutto è capovolto e nulla è come sembra, ma è indubbio che ci sia qui follia, oppressione, ignoranza, cecità spirituale e mentale. Facendo diventare il tutto un vero trattato sociologico, un film morboso ricco di sfumature, con una riflessione sull'amore e sulla famiglia, sul linguaggio fino a toccare il rapporto con gli animali. L'amore come forma di possesso emerge come elemento destabilizzante e portatore assoluto di negatività. Film che purtroppo risente di una impostazione eccessivamente accademica e per paura di cadere in un didascalismo che ne limiterebbe le potenzialità interpretative, si lascia andare a un rigore formale che lascia troppo in sospeso e mutila il film di un momento topico, di confronto, imprescindibile per comprendere almeno in parte le dinamiche familiari. Tutto è lasciato allo spettatore ma il tutto è troppo. Alla fine un buon film (che grazie anche a un cast volenteroso, tra cui la povera Mary Tsoni ritrovata morta pochi anni fa, riesce a non scadere nella noia estrema), ma a mio parere incompleto. Al regista va comunque il grande merito di coinvolgere e bloccare lo spettatore in quella logica perversa il cui risultato è una sensazione di totale claustrofobia, e non è poco. Voto: 6,5

El bar (Commedia/Horror 2017) - Un giorno come tanti in un bar nel centro di Madrid. Personaggi pittoreschi che fanno colazione, il primo cliente che esce viene freddato. Le strade si svuotano, nessun telegiornale ne parla, i cellulari sono senza rete. L'incubo è all'esterno o il vero pericolo è all'interno del bar? Álex de la Iglesia è uno dei pochi registi viventi che riconosceresti un suo film già al primo frame. Il suo grottesco è un marchio di fabbrica, a volte cade nello splatter, altre volte nell'horror o nel trash più sconcertante, ma è sempre intriso di genialità. Non parliamo di capolavori, per carità, ma di un cinema divertente e con picchi di grandi trovate. El bar è una pellicola gustosa e che nel suo essere di poche pretese, riesce a nascondere bene alcuni aspetti molto interessanti. Lo fa in modo intelligente, nonostante una sceneggiatura a volte titubante, riesce a creare dei personaggi realistici e a creare situazioni. Buona in questo senso la prova del cast (tra Mario Casas e Jaime Ordóñez, ecco spuntare la bella Blanca Suárez), con personaggi (appunto) abbastanza curati e disparati. Álex de la Iglesia ha fatto film migliori di questo (vedasi Ballata dell'odio e dell'amore o Le streghe son tornate), ma rimane comunque un prodotto discreto. Voto: 6+