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martedì 31 marzo 2020

I film visti in settimana (23-29 Marzo 2020)

Purtroppo in questa settimana non ho visto niente di particolarmente bello, come potrete notare dalle recensioni, tuttavia fortunatamente (giacché in parte ha alleviato un po' di delusione) ho rivisto un film che avevo promesso di rivedere, ed il film è Il Corvo - The Crow, ed è stata un'esperienza intensa farlo. Il film infatti, anche se ha perso un po' quella sua aura romantica, al contrario di quella sua aura oscura, rimane eccezionale. Tanti gli elementi che rimangono indelebili e che ancora adesso non smettono di esprimere la sua potenza, non solo il compianto Brandon Lee, che talento che era, proprio un peccato, non solo la colonna sonora, ma appunto la storia, capace di sconvolgere ed emozionare. Personalmente rimarrà uno dei cult della vita, uno di quei film da non dimenticare mai. Al contrario di alcuni film qui ivi presenti, dimenticabili. Degli altri invece una visione la meriterebbero. Scoprite quali.

Scappo a casa (Commedia 2019) - Partendo dal fatto che sono un grande fan del trio, comunque non mi dispiaceva il fatto che Aldo si fosse messo alla prova in un film da solista, anche perché dopo l'ultima fatica, Fuga da Reuma Park, era necessario dare una sterzata. Quindi ho visto il film senza alcun pregiudizio e non con l'idea di rimpiangere i compagni di sempre. Invece purtroppo la nostalgia dei bei tempi passati ha preso il sopravvento, perché nonostante un'idea molto interessante (anche se già dal titolo è facile intuire dove la suddetta vuole andare a parare) il film è sostenuto da una debolissima sceneggiatura, che passa da un siparietto all'altro senza avere continuità, i personaggi sono sviluppati pochissimo, anzi quasi per niente (tra gli attori da segnalare però una Angela Finocchiaro sempre in parte). Il tutto è farcito di una volgarità non necessaria e alle volte eccessiva. Il film vive solo di alcune trovate alla Aldo che risvegliano un po' lo spettatore dalla noia. Il tema del razzismo e dell'intolleranza potenzialmente carico, per la sua drammatica attualità, è trattato con un tono inadeguato e non riesce a incidere più di tanto. Come commedia poi (nella sua complessità) non fa mai ridere. Insomma la classica idea buona sviluppata male. Tuttavia bisogna dire che mi aspettavo di molto peggio, e invece non è la peggior commedia italiana degli ultimi anni, ma solo una commedia inutile. Voto: 4

giovedì 26 marzo 2020

Le serie tv del mese (Marzo 2020)

Ci sono serie che vedi alcune puntate ma che poi puoi anche non giudicare, anche perché se non la vedi nella sua interezza è pure complicato farlo, e poi ci sono serie che vedi da anni ed a cui non rinunceresti per niente al mondo, che per quanto offrano solo puro e semplice intrattenimento non puoi non vedere, però oggettivamente giudicare è complicato. Parlo di NCIS, perché nonostante io abbia recensito le scorse stagioni (la 13a e prima ancora la 12a), ora non mi sento in grado di pronunciarmi. Quello posso certamente dire è che è stata una stagione in linea con le precedenti, con casi criminosi avvincenti ed indagini che sviscerando nel passato, hanno permesso di scoprire qualcosa in più su tutti i membri della squadra. A proposito di squadra, ben due nuove reclute hanno rimpiazzato l'agente speciale DiNozzo dopo l'abbandono avvenuto lo scorso anno, e proprio questi due (un uomo ed una donna) hanno vivacizzato la 14a stagione di uno show che non chiude i battenti, anzi, raddoppia ancora ed ancora. Pian piano mi metterò in pari, nel frattempo che ciò avvenga, vedrò, ed ho visto, com'è ovvio, tante altre serie, per l'appunto ecco quelle che ho visto in questo turbolento mese di marzo.

martedì 24 marzo 2020

I film visti in settimana (16-22 Marzo 2020)

Meglio della scorsa settimana, almeno per quanto riguarda gli alti, con un potente ed intenso film (che al momento si piazza sul podio dei migliori film dell'anno visti), perché per quanto riguarda i bassi, due i film mediocri. Per quanto riguarda il resto ovviamente è nella media della sufficienza.

The Vanishing - Il mistero del faro (Thriller 2018) - La storia di questo film si basa su un evento realmente accaduto, un caso irrisolto successo sulle isole Flannan, tre guardiani scomparvero nel nulla senza lasciare traccia. E' il cosiddetto mistero delle isole Flannan, dicembre 1900, un rebus tuttora insoluto che ha dato adito a molte congetture, alcune persino di carattere soprannaturale. Non è il caso di quella degli sceneggiatori Joe Bone e Celyn Jones, che in The Vanishing - Il mistero del faro, regalano al regista Kristoffer Nyholm (Taboo) la loro versione dei fatti, fantasiosa sì ma con raziocinio thriller e derive squisitamente umane. Infatti, in questa interessante versione dei fatti, ogni mistero ha una spiegazione terrena, riconducibile a dicotomie dell'uomo. E appunto questo thriller psicologico gioca su varie tematiche come l'avidità, la paranoia e l'isolamento. Il faro, punto di riferimento per le navi, diventa una sorta di prigione quando i protagonisti si ritroveranno in una situazione estrema e non potranno contattare la terra ferma per via di una radio non funzionante. L'ambientazione grigia e cupa aumenta l'inquietudine e la sensazione di insicurezza che pervade i personaggi. Il ritmo del film si alterna a momenti frenetici, dove le scelte da fare devono essere prese molto velocemente, a momento lenti, di riflessione, dove l'angoscia e le decisioni prese devono essere affrontate. Se da una parte abbiamo quindi una narrazione che cerca di ricostruire i fatti di una vicenda, dall'altra parte troviamo la rappresentazione dell'animo umano con tutte le sue imperfezioni e le sue debolezze. E il risultato è lodevole, perché anche se non risulta così disturbante ed incisivo come vorrebbe essere, riesce a portare sullo schermo una storia convincente con dei buoni risvolti emotivi, mettendo appunto delle persone ordinarie (e tutte ben interpretate, nei panni dei tre guardiani ecco Gerard Butler, Connor Swindells e Peter Mullan, quest'ultimo soprattutto su altissimi livelli) in una situazione straordinaria. Una situazione che mette più che in altre occasioni con il faro protagonista (La luce sugli oceani e Cold Skin, ed uno presto qui arriverà), spietatamente in mostra le atroci ambizioni dell'essere umano. Peccato per il finale che sembra non reggere tutte le teorizzazioni e il filosofeggiare precedenti, ma la ricompensa è una mezz'oretta centrale efficace, nuda e cruda, oltre ad un clima claustrofobico che conferma quanto il fascio di luce del faro sia sempre l'ideale per illuminare fobie, insicurezze e solitudini. Tutto tranne che indimenticabile, comunque buon film. Voto: 6+

giovedì 19 marzo 2020

Le mie canzoni preferite (Marzo 2020)

E' una stagione, anzi periodo, un po' strano questo qui, è praticamente primavera, ma una primavera in chiaro e scuro, anzi in bianco e nero, come l'immagine da me scelta che sta a simboleggiare appunto questa sensazione, ovviamente dettata da questa emergenza sanitaria, di offuscamento. Offuscamento della mente, della vista e del cuore, ma non dell'udito, perché se c'è una cosa che non potrà morire mai è la musica, e questa in questo momento è la nostra salvezza. E così dopo lo speciale Sanremo inerente la mia classifica finale della kermesse (qui) eccomi ritornare nella classica veste, con le canzoni che in questo periodo sto ascoltando spesso, ma che soprattutto apprezzo particolarmente, giacché ci sono canzoni che ugualmente ascolto ma che non mi fanno impazzire come invece queste qui, canzoni poche ma buone, anzi buonissime a parer mio. Su Youtube la playlist completa, qui come sempre i video singoli, buon ascolto.

C'è sempre qualche esordiente o cantante che conosco per la prima volta in queste liste, stavolta sono ben 3,
il primo è un rapper e cantautore statunitense (Arizona Zervas) che con questa canzone (Roxanne) nel 2019
ha raggiunto la posizione numero cinque nella Billboard Hot 100 e la top ten in Regno Unito, Australia e in molte altre nazioni

martedì 17 marzo 2020

I film visti in settimana (9-15 Marzo 2020)

Finalmente dopo settimane di calma piatta, seppur sempre negli standard delle mie incessanti ed altalenanti visioni, un piccolo Tsunami, soprattutto con un bel film, alcune belle e sorprendenti visioni, e nessuna sonora bocciatura. E credo che ciò sia già tanta roba.

Una famiglia al tappeto (Biografico 2019) - Prima della visione, le aspettative erano abbastanza basse, in realtà questa si rivela un commedia leggera e ben fatta con qualche tocco british, il film segue i primi passi della carriera della wrestler Paige e del clamoroso esordio con vittoria del titolo WWE (la più giovane a riuscirci fino ad ora), ti porta dietro le quinte della disciplina, ti fa vedere quanti sacrifici richiede questo sport-spettacolo e ti svela qualche "dietro le quinte" che soprattutto ad un appassionato (o chi lo è stato, come me) può sempre avere piacere di conoscere, ma è anche un film che può guardare anche uno che non conosce il wrestling, perché viene anche raccontata una storia di amicizia fraterna, che va oltre la gelosia e la rabbia iniziale perché la sorella ce l'ha fatta e lui no, di una famiglia che cerca di tirare avanti in maniera onesta, dopo che il padre, lo aveva fatto in altro modo durante la sua gioventù e aveva pagato con la prigione per questo, sì, l'ennesimo film di redenzione grazie allo sport, ma non è quello che in fondo vuol vedere chi guarda questo tipo di film? Un film, scritto e diretto da Stephen Merchant (attore di cinema e televisione nonché doppiatore qui per la prima volta regista cinematografico), classico nella sua struttura narrativa anche se condito da alcuni accostamenti contrastanti fra loro. L'ambientazione working class inglese (si fa per dire) più realistica ed il mondo più patinato della WWE in terra d'America. Discrete le caratterizzazioni dei personaggi per un film (Fighting with My Family) che si non discosta dal filone sportivo. La famiglia della protagonista, allegramente disfunzionale, è il vero fulcro del film un po' come era nel (molto) migliore The Fighter, inserendosi in quei prodotti medi senza infamia e senza lode. E per essere un prodotto WWE è già tanto, in fondo. Buona la prova del cast (con la giovane e carina, più della reale protagonista della vicenda, Florence Pugh che offre un'ottima performance ben affiancata da un divertente Nick Frost e da un Vince Vaughn perfetto per il ruolo di allenatore duro ma giusto, c'è anche Lena Headey e pure The Rock), non male le scene di lotta, ritmo disinvolto ed emozioni in primo piano, per una visione discreta, coinvolgente e appagante quanto basta. Nota di merito anche per la musica nel film. Voto: 6,5

venerdì 13 marzo 2020

Datemi un pezzo di torta per farmi stare bene

Oggi non è solo il giorno in cui Jason Voorhees può finalmente sfogare la sua rabbia e vendicarsi, ma è anche il giorno del mio compleanno, 35° compleanno. Se infatti non mi seguite su Twitter ma soprattutto su Facebook, potevate non saperlo (su Instagram poi è quasi impossibile sapere la data del compleanno di qualcuno), ma ve lo dico io adesso con questo post, post che scrivo in un momento non proprio felicissimo. Oddio, felice oggi devo e voglio esserlo, ma sono momenti che non tolgono dalla mente preoccupazioni e delusioni. C'è difatti amarezza e timore mista a paura in me. Amarezza per l'improvvisa rottura della relazione tra mio fratello ed ora la sua ex fidanzata (è stata lei a lasciarlo, per motivi non del tutto precisati), e timore mista a paura per la situazione attuale del coronavirus, giacché essendo io un soggetto a rischio, c'è molta preoccupazione. La mia famiglia è attenta, però non si può mai sapere chi puoi incontrare (nelle ormai comunque poche occasioni, si esce solo se necessario) al supermercato, in farmacia o da qualunque altra parte, soprattutto dopo quello che è successo, dopo le fughe di gente incosciente e le nuove disposizioni. In ogni caso la vita va avanti, come sempre va, e se oggi potrebbe bastare un pezzo di torta, della mia torta (non quella desiderata ma quella che è stata possibile procurarsi, e se è una crostata al cioccolato va bene lo stesso), a risollevare la giornata, domani il resto (non del dolce, quello probabilmente sarà già finito, in generale intendo) dovrà comunque bastare, e sicuramente basterà, perché è bastato fino ad ora. Detto questo di me, altro non ho da dire, anche se potrei qualcosa accennare al fatto che il blog ha finalmente raggiunto i 100 follower e che a distanza di quasi due mesi il mio nuovo corso mi piace sempre di più, perché riesco adesso a fare tutto con più calma, dopotutto senza troppo stress è meglio. Voi invece non mi avete ancora detto se questo nuovo corso vi piace o meno, o se davvero utile è la pagina dell'Angolo del Cinema. Va detto però che nolente o volente tutto continuerà nel modo e nei tempi che ora seguo, almeno fino a quando vorrò e potrò. Comunque se avete qualche domanda da pormi, che esse siano anche non inerenti al nuovo metodo o agli archivi (in generale insomma), sarò ben felice di rispondervi, ovviamente nei commenti. In ogni caso domande o non domande, tante belle cose a me, e pure a voi.

martedì 10 marzo 2020

I film visti in settimana (2-8 Marzo 2020)

Una settimana tranquilla, forse troppo tranquilla, dato che ho visto film che oltre la sufficienza nessuno ha raggiunto. Nessuna sorpresa in positivo ahimè infatti, anzi, ultimamente mi sembra di vedere film che solo io vedo, e non so neanche perché. Sarà forse pura semplice casualità? Si vedrà.

Domani è un altro giorno (Commedia, Drammatico 2019) - Il regista Simone Spada dà sfoggio delle sue capacità con questo film, con una storia drammatica dai risvolti esistenziali attraversata da un turbine di emozioni contrastanti, affidata a una coppia di protagonisti eccellenti come è quella formata da Marco Giallini e Valerio Mastandrea. Verrebbe quasi da esaltarsi, se non si fosse letto fin da subito sui titoli di testa che Domani è un altro giorno è un remake (deprecabile moda del cinema italiano di inizio ventunesimo secolo, che denuncia la pochezza delle proprie idee) di Truman, film spagnolo di appena quattro anni prima, diretto da Cesc Gay. Sulla sceneggiatura originale del regista e di Tomas Aragay hanno messo quindi le mani (invero in maniera molto rispettosa) Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, traslando le vicende da Madrid a Roma e la trasferta olandese in terra di Spagna, il risultato è senza dubbio azzeccato, ma la differenza c'è e si vede ugualmente. Se Truman infatti era davvero molto emozionante e gestiva con maestria il gioco tra i due amici (Javier Cámara uno, Ricardo Darín l'altro), con una perizia recitativa (e di direzione degli attori), qui i pur bravi attori non reggono il confronto, sia per differente caratura che per minor definizione della regia, un po' frettolosa e "tirata" via anche nelle scene più intense, dove un attimo in più o in meno di sospensione fanno la differenza. Ma al di là dei confronti, che lasciano il tempo che trovano per chi non ha visto il film spagnolo, a mancare è una reale partecipazione emotiva, tant'è che più emozionante di molte scene del film è il finale musicalmente allietato dalla bella canzone di Ornella Vanoni (con parole che sembrano scritte per Domani è un altro giorno, con il bilancio su tutta una vita), interpretata dalla giovane Noemi. E tuttavia bisogna riconoscere che piacevole da seguire è questo film, certo, si sperava meglio di una commedia di buon mestiere, ma tutto sommato meglio così che peggio. Voto: 6

giovedì 5 marzo 2020

[Cinema] V/H/S Trilogy

Nell'ambiente degli appassionati di horror la trilogia V/H/S è ben nota, creata nel 2012 da un'idea di Brad Miska, fondatore del sito di informazione horror Bloody Disgusting, come intenzione di riunire sotto un unico marchio i più prestigiosi nomi dell'horror indie americano. Costoro insieme firmano e cuciono assieme dei mockumentary per certi versi visti e rivisti, ma tuttavia rappezzati curiosamente e con un certo accattivante potere attrattivo, consentendo agli insiemi di formare dei prodotti curiosi, visivamente inquietanti, sgradevoli e disturbanti da seguire anche per il modo in cui viene simulata la ripresa con il vecchio e ormai desueto formato "vhs" del titolo/dei titoli (sgranati, poco nitidi, disturbati da registrazioni precedenti o dalle interferenze dovute alla smagnetizzazione dei nastri, idea interessante che subito discostano queste produzioni da tanti altri fratellini più commerciali). Concept brillante e struttura ad episodi, tenuti insieme da una cornice (narrativa), spesso ma non sempre funzionale, V/H/S utilizza la tecnica del found footage per rinverdire il genere in modo originale e divertente. Non è un caso che tutti gli episodi siano una sorta di bigino inerente il meglio e il peggio del genere, con immagini però spesso confuse o di infima qualità offerte da regia così estremi da mettere a dura prova anche il fan più oltranzista. Io non sono mai stato e non sono tuttora un grande amante dei mockumentary e dei found footage, o almeno non della maggioranza di essi, a meno che non colgo qualcosa che li differenzia dai soliti stereotipi prestampati, a meno di qualcosa di originale o perlomeno di uno stile particolare. Ebbene in questo caso sono rimasto contento di scoprire che si trattava di un found footage molto bizzarro, diverso dal solito, più sporco, più cattivo, meno plasticoso, ed è qualcosa che mi ha portato ad apprezzare questo prodotto/questi prodotti, nonostante qualche imperfezione (o più di una) l'abbia scovata ugualmente (in tal senso va bene che sono caratteristiche tipiche, quelle di essere molto mosse, ma si poteva e si doveva trovare un compromesso migliore). Comunque tra alti e bassi, come accade per ogni film composto da più episodi, V/H/S può considerarsi un progetto nel complesso riuscito. Curioso e originale nel suo concept, piacevole da guardare e capace di elargire emozioni forti. Perché anche se il risultato è disordinato, caotico, non troppo equilibrato, globalmente ha un certo fascino, e qualcosa funziona seriamente a dovere. Giacché questa in generale (l'analisi non può comunque prescindere sulla somma delle parti, su una cornice sbagliata, su uno sviluppo traballante) è una discreta raccolta che, pur rimanendo sempre intorno alla sufficienza, si lascia guardare con curiosità grazie alla varietà dei generi horror trattati (tutti i generi, ma proprio tutti). In tal senso è innegabile non accorgersi di alcuni momenti, sparsi qua e là, di tensione pura, se non paura. Vediamo quindi quali, e tutto il resto dettagliatamente.

martedì 3 marzo 2020

I film visti in settimana (24 Febbraio/1 Marzo 2020)

In questa settimana ho visto (grazie anche a RaiPlay) alcuni film in prima visione che sono andati in onda in chiaro nelle ultime settimane, più precisamente sulle reti Rai, prevalentemente Rai 4, dal 26 gennaio scorso al 17 febbraio scorso, e li ho quindi raggruppati in questo post settimanale. Io spero che alcuni di questi film abbiate visto, ma se così non fosse, almeno in certi casi, vi direi di recuperare e vedere. In tal senso una precisazione su un caso particolare. Sì perché, vi suggerisco di vedere Summer of '84 con i sottotitoli (in italiano o se preferite anche in inglese) come ho fatto io (per fare ciò ovviamente bisogna trovarlo in streaming da qualche parte). S'è parlato infatti molto nelle scorse settimane (l'ha fatto anche Moz) del pessimo doppiaggio che Rai 4 ha proposto il giorno che è andato in onda, e così per non attendere un altro passaggio televisivo (un ri-doppiaggio poi non è scontato che avvenga) ho preferito fare in questo modo. E per fortuna che l'ho fatto, e poi non sarebbe stato giusto se avesse questo "malus" influito sul mio giudizio. Detto questo, via alle recensioni.

Paziente 64 - Il giallo dell'isola dimenticata (Giallo 2018) - L'ultimo capitolo, si dice definitivo, della coppia di poliziotti danesi (di Carl Morck e del suo fidato collega Assad, rispettivamente e nuovamente interpretati da Nikolaj Lie Kaas e Fares Fares) e del Dipartimento Q, affronta un tema non certo nuovo, ma sicuramente attuale, non si scosta dalle classiche dinamiche e non riserva grandi sorprese (vi sono più di una banalità) ma sfrutta una storia interessante e socialmente impegnata (nonché misteriosa, una macabra scena del crimine iniziale apre uno squarcio sui lati più oscuri della Danimarca passata) per stimolare ed avvincere lo spettatore, riuscendoci. Il romanzo alla base (dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen) prende spunto da una drammatica storia vera che ha coinvolto migliaia di donne danesi, e la trasposizione in forma filmica (la quarta tratta dalla relativa saga, che conta a oggi però sette volumi letterari) non risparmia la durezza, fisica e psicologica, del trauma subito dalle vittime, dando vita a un poliziesco nordico di notevole atmosfera e dalla tensione costante. Sempre di qualità eccellente (anche grazie al talento di due discreti attori), con personaggi ormai familiari per coloro che hanno visti i film precedenti (Carl Mørck - 87 minuti per non morire del 2013, The Absent One - Battuta di caccia del 2014, A Conspiracy of Faith - Il messaggio nella bottiglia del 2016) ed un cattivo degno del Mengele nazista, Paziente 64 (o Journal 64), diretto dal regista Christoffer Boe, che segue le linee cardine del filone nello svolgimento delle indagini che però spezia con toni più aspri e freddi e con un pizzico di azione di pregevole fattura, che muovendo le coordinate narrative su due diverse linee temporali (che preparano abilmente il campo ai successivi colpi di scena che comunque ci sono) offre anche spazio a diversi spunti di riflessione sulla società contemporanea, è quindi un discreto thriller. Qualche situazione un po' forzata a livello di sceneggiatura, ma sono piccoli difetti, difetti di un film forse un po' troppo lungo ma comunque mai noioso, di un film consigliabile a tutti ma sicuramente indicato agli amanti del genere. Perché come con gli altri capitoli la pellicola non risparmia il torbido, è concreto nel suo insieme, e si rivela solido. Voto: 6,5