Il regista Pepe Danquart, vincitore di un Oscar per il cortometraggio Schwarzfahrer (1993), fa del suo battagliero protagonista un simbolo della libertà e dell'intelligenza, uniche armi possibili contro l'abominio nazista. Un racconto di avventura, la storia di un ragazzino costretto a crescere molto in fretta per poter sopravvivere, ma che in fondo resta un bambino. La fame di vita di Jurek scorre parallela alla cancellazione del suo passato, del proprio vero nome, della propria religione e della propria infanzia, rubata e trasformata, un lento e progressivo allontanamento dalle proprie radici. La fuga del piccolo Srulik è la metafora dell'odissea affrontata da tutti gli ebrei e gli "indesiderati" d'Europa, uomini e donne privati della propria identità, facendo palpare con mano la sofferenza di non avere diritto ad un posto nel mondo. Col fiato sospeso, nascosto sotto alle tavole di legno di una casa di campagna o fuggendo da un ospedale dove gli è stato amputato un braccio a seguito di un incidente di lavoro, Jurek conosce l'esistenza del bene in persone disposte a rischiare la propria pelle pur di non arrestare la sua sfida ad andare oltre una realtà inconcepibile. Anche da questi incontri deriva forse l'indefessa forza di continuare a lottare, un bambino che ha giurato al proprio padre di sopravvivere, contro tutto e tutti. Ma Corri Ragazzo Corri non è semplicemente un film sull'Olocausto, sulla guerra, ma è il canto agitato dell’esistenza che resiste, che non si rassegna, anche a rischio di perdersi per sempre. Il film racconta in modo crudo e forse a tratti eccessivo, ciò che il piccolo protagonista ha dovuto affrontare per riuscire a sopravvivere. Picchiato, rincorso, rifiutato, privato di un braccio, venduto alle SS per un pezzo di pane, il ragazzo non si perde d'animo e continua senza sosta la sua corsa verso la libertà, ricordando sempre le ultime parole di suo padre. Girato con cura, con un taglio di immagini che fonde bene realismo e immaginazione, il racconto si snoda lungo una dinamica drammaturgica intensa e commovente, capace di far emergere le numerose sfumature del dolore attraverso cui passa l’adolescente Jurek, che, per sopravvivere, nasconde l’essere ebreo a favore della aderenza alla religione cattolica. Il dato spirituale comunque è inserito con delicatezza e equilibrio all'interno della trama e degli aspri scenari di sofferenza e privazioni. Ne deriva un prodotto di qualità che si propone come esempio della possibilità di raccontare l’evento Olocausto non più legato al periodo storico ma in forma più universale, luogo della terribile presenza del Male nella Storia e nel mondo. La pellicola è un elogio alla libertà ed è per questo che, nonostante la durezza delle immagini, è un film adatto a tutti, anche agli spettatori più giovani, per tramandare alle nuove generazioni ciò che è stato e ciò che non dovrà mai più essere. Infine molto bella e dolce la colonna sonora, musicalmente malinconica e triste, ma commovente e toccante. Un prodotto consigliato, assolutamente da vedere, rivedere, ascoltare e raccontare. Voto: 6,5
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venerdì 29 gennaio 2016
Il film della Memoria: Corri ragazzo corri (2013)
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Veramente commovente la forza di quel ragazzino che non si perde d'animo anche quando gli uccidono l'amico fedele, il cane.
RispondiEliminaCristiana
Si infatti...gli succedono tante cose ma non ha mollato mai ;)
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