Visualizzazione post con etichetta Carey Loftin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Carey Loftin. Mostra tutti i post

mercoledì 26 giugno 2019

Duel (1971)

Tema e genere: Scritto dal grande scrittore e sceneggiatore statunitense Richard Matheson e diretto da un allora ventiquattrenne Steven Spielberg, Duel è un thriller on the road d'alto effetto.
Trama: Il rappresentante David Mann si sta recando in automobile da un cliente. L'autista di un'autocisterna che lo precede invita David al sorpasso, a sua volta poi lo supera a velocità sostenuta. A poco a poco il "gioco" si trasforma in una caccia all'uomo dagli intenti chiaramente omicidi.
Recensione: Come ben sapete Steven Spielberg è il mio regista preferito, fin dai tempi di quando vidi per la prima volta Lo Squalo, e da lì in poi non mi sono perso un film (a parte 1941 - Allarme a Hollywood), tuttavia non avevo ancora mai visto, anche se ho sempre conosciuto e saputo di questo film, il suo film d'esordio, ovvero Duel. E così, approfittando di un passaggio televisivo su Sky Cinema, l'ho finalmente visto, e quello che ho visto è stato incredibilmente fantastico. Perché in Duel, che di per sé è un film di grande rilevanza, Steven Spielberg, qui poco più che ventenne, dimostra già di che pasta è fatto mettendo in scena un film fatto quasi esclusivamente di montaggio e regia frenetica. Un film emozionante che inchioda lo spettatore davanti lo schermo dall'inizio alla fine, senza scampo. Un film per l'epoca molto originale, talmente efficace da dare la stura a tantissimi tentativi d'imitazione. Un film che, girato in breve tempo, inizialmente nato come TV movie, fu poi allungato di un quarto d'ora, che divenne a tutti gli effetti un prodotto cinematografico nel 1973, davvero eccezionale. Un film giustamente divenuto all'epoca, ma anche adesso, un vero e proprio cult, soprattutto perché è questo il film che ha lanciato (per fortuna nostra) la carriera del geniale regista statunitense verso grandi successi di critica e di pubblico, a partire proprio da Lo squalo, girato 4 anni dopo. E questo nonostante non sia in verità Duel un film perfetto, anzi, è quasi del tutto privo di dialoghi e presenta tanti piccoli errori, però sembra incredibile il risultato ottenuto da Spielberg, che riesce a trasformare una banale situazione, portandola alle estreme conseguenze, con profondi risvolti metaforici, in un'opera di rara efficacia tensiva. Un'opera prima già matura quindi, che propone uno Spielberg diverso da quello successivo dei blockbuster e dimostra la padronanza del linguaggio (ha sempre avuto un grandissimo senso dello spazio) da parte del regista e la capacità di andare oltre le limitazioni del genere. Ed è davvero singolare che un ragazzotto ventiquattrenne esordisca al cinema con un'opera così matura, che nel tessuto d'un classico road-movie USA riesce ad innervare una sotto-trama palesemente e potentemente metafisica. Certo i meriti vanno divisi col leggendario Richard Matheson, qui autore della sceneggiatura, tuttavia Spielberg riesce nell'impresa di assemblare un elettrizzante lungometraggio da una materia narrativa che tra le mani d'un onesto mestierante avrebbe retto forse mezz'ora. Senza una vera e propria trama, dopotutto la storia è la più semplice del mondo, dopo un alterco per motivi di viabilità, un camionista comincia a perseguitare l'autore del presunto torto, comincia così un tallonamento che diventa a poco a poco una vera e propria persecuzione senza esclusioni di colpi, questo film ha la sua forza nel dramma psicologico che vive un pacifico autista per le strade deserte di un'America polverosa. Il protagonista trasmette tutta l'ansia allo spettatore, e l'invenzione del guidatore che non si vedrà mai, farà davvero epoca. Ed ecco che il regista di capolavori assoluti ci sazia con un film che è tensione e adrenalina pura. Un film di regia dove conta molto il montaggio, spesso serrato nelle sequenze di inseguimento automobilistico che si trasformano in incubo metafisico, le angolazioni della macchina da presa e il ritmo delle sequenze.