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martedì 11 giugno 2019

Il sacrificio del cervo sacro (2017)

Tema e genere: Presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, dove ha vinto il Prix du scénario, premio che viene assegnato alla miglior sceneggiatura dei film presentati in concorso nella selezione ufficiale, il film è un thriller drammatico che riprende alcuni elementi del mito greco del sacrificio di Ifigenia.
Trama: Un carismatico chirurgo è costretto a fare un sacrificio impensabile quando la sua esistenza inizia a cadere a pezzi a causa del comportamento sempre più sinistro e misterioso dell'adolescente che ha preso sotto la sua ala protettiva. Il processo sarà dilaniante e le conseguenze gravi.
Recensione: Si ricompone la coppia regista/interprete Yorgos Lanthimos e Colin Farrell di The Lobster, in un film che in comune con il precedente ha il senso del "weird", del mistero soprannaturale nascosto tra le sue pieghe, e un senso dell'estetica cinematografica molto lineare e pulito. Il regista infatti, punta nuovamente tutto sul racconto distopico dallo stile straniato, algido, nel quale i sentimenti vengono espressi rigidamente, il sesso consumato attraverso lo sguardo posato su corpi inerti e l'ipocrisia serpeggiante in ogni ambiente. Il regista infatti, facendosi aiutare dal ruolo centralissimo di una colonna sonora che procede a colpi di dissonanze, punta tutto su un'estetica raggelata che è il suo marchio di fabbrica. Ma stavolta l'esito del racconto (al contrario del bellissimo precedente), che per gran parte sembra quasi seguire una pista gialla, che quasi naufraga miseramente in un finale leggermente ridicolo, non convince. Non tutto difatti sembra filare, con momenti in cui il meccanismo di tensione crescente e di tragedia annunciata perde il ritmo, con pause che dilatano l'attesa. A proposito del finale, che svelare (seppur immaginabile dalla trama) non è corretto e pertanto si tralascia la parte conclusiva del film in cui si spiega chiaramente l'andamento dell'intera vicenda che prende spunto direttamente dalla tragedia classica di "Ifigenia in Aulide" di Euripide. Il regista Lanthimos, in pratica (come spesso gli capita, egli infatti non è un regista diretto, giacché tutte le sue opere vengono caricate di significati ed immagini ricercate per consegnare allo spettatore in maniera contorta il proprio messaggio e la propria concezione negativa sulla natura umana ingenerale), trasporta l'opera o, più precisamente, il concetto espresso dall'autore greco ai giorni nostri, caricandola di metafore, però, poco comprensibili perché occorrerebbe effettivamente conoscere bene il testo originale. Ed è un problema non di poco conto, perché le scene disperate di tortura fisica e psicologica, le patetiche strategie di sopravvivenza dei condannati alla "maledizione", i calcoli spietati di chi ha la responsabilità di prendere decisioni inumane si perdono in un catalogo di sgradevolezze che culminano nell'atroce roulette mortale, epilogo sadico ed ambiguo che lascia perplessi. Il sacrificio del cervo sacro vuole raccontare una tragedia moderna, quella di un uomo le cui certezze si sgretolano quando viene messo davanti alle conseguenze tragiche dei suoi errori, ma non emerge mai davvero la volontà di inscenare questa suddetta tragedia e resta solo un revenge movie che pur essendo ben orchestrato non è mai fonte di stimoli e suggestioni ma solo di reazioni effimere e contingenti. In tal senso non aiuta il perseguimento estenuante di una perfezione formale sempre più ricercata, che sempre più spesso ultimamente sembra far capolino tra i grandi indagatori morali dell'arte cinematografica mondiale, tra questi il regista, che è seguace ed erede. Formalità che è senz'altro assai ambiziosa, nel casting e nell'impianto di ogni singola scena, ognuno ci può vedere riferimenti, palesi o impliciti, a grandi autori, ma perlopiù soffocante.