venerdì 14 settembre 2018

Coco (2017)

Dopo un terzo capitolo della saga Cars senza infamia e senza lode (qui la mia recensione), la Disney Pixar ritorna immediatamente agli standard d'eccellenza a cui ci ha abituati. Dai merletti di carta colorata del prologo al gioioso sorriso "monofossetta" di Miguel, dalle architetture variopinte e luminose dell'Aldilà ai simpatici scheletri animati, tutto si imprime nella memoria in quest'allegra avventura a ritmo di musica, piena di colpi di scena e trovate incredibilmente suggestive (l'apparizione del ponte di petali che porta al mondo delle anime è da brividi). Ma come sempre accade nelle migliori opere "pixariane", è la ricchezza del messaggio a rendere straordinario Coco. I registi Lee Unkrich e Adrian Molina, che per Coco, film d'animazione del 2017 vincitore nel 2018 del Premio Oscar come miglior film d'animazione, ha curato anche la sceneggiatura con Matthew Aldrich, nel geniale parallelismo tra il mondo dei vivi e quello dei morti raccontano infatti l'eterno mistero del legame che esiste all'interno delle famiglie messicane (ma potrebbe essere in tutte le famiglie) tra passato e presente, tra i morti e i loro parenti che li commemorano. Ed è questo che accade nel piccolo affascinante paesino messicano di Santa Cecilia dove vive la famiglia di Miguel che rispetta, come da tradizione locale, il giorno dei morti, allestendo nelle case altari illuminati a giorno per l'accoglienza dei defunti. Miguel subisce però la magia e varca la fatidica soglia che lo fa piombare "vivo" nel mondo rocambolesco dei morti. Un mondo, che quindi chiama in causa direttamente il tema della morte e dell'Aldilà, e per la prima volta in un film Pixar, vivo e vegeto che porta su grande schermo una fiabesca messicanità con la capacità di stupire, commuovere e far riflettere. Il film infatti, tra folklore e qualche stereotipizzazione di troppo, insegna a non tarpare le ali alle passioni dei giovanissimi, pone l'accento sull'importanza dei legami famigliari, delle tradizioni e della memoria dei defunti, suggerisce con forza di non mitizzare le celebrità, esorcizza la paura della morte, solleticando il nostro sogno di rincontrare i cari defunti o conoscere gli antenati visti soltanto in foto ingiallite e consunte. Un film che per questo perciò, non tradisce le attese, pur macchiandosi di alcuni peccati veniali che a conti fatti ne precludono l'accesso al gotha dei capolavori Pixar.
Il primo peccato è riconducibile alla scelta nuovamente sbagliata da parte della distribuzione italiana di voler sempre fare nello stesso identico modo. Perché se anche è questo un particolare che comunque non scalfisce né la bellezza del film né quell'inarrestabile crescendo di emozioni della parte conclusiva, capace di allargare il cuore dello spettatore, il film perde parecchio nel doppiaggio in italiano, soprattutto nella componente canora (tutte le canzoni sono state ricantate nella nostra lingua). E se si pensa che la canzone "principe", Remember Me, scritta da Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez, ha vinto l'Oscar come miglior canzone, proprio non si spiega tutto ciò. Il secondo è invece riconducibile alla narrazione ed evoluzione dei personaggi poco articolata. Essi infatti seguono uno schema piuttosto convenzionale, con il "prototipico" protagonista adolescente che si scontra con le pressioni degli adulti, affronta una serie di peripezie e difficoltà, vincendo le quali riesce infine riesce ad affermare la propria individualità. Insomma, si tratta del percorso formativo condiviso da innumerevoli titoli, da La spada nella roccia in giù. E in tal senso se lo si confronta con un altro film d'animazione uscito nel 2015 (curiosa coincidenza), ovvero con quel piccolo gioiellino de Il libro della vita (The Book of Life) diretto da Jorge R. Gutierrez e prodotto da Guillermo del Toro, la differenza è sostanziale. Infatti il cartone Pixar non brilla per originalità o profondità, il suo omologo della Fox riusciva invece ad affrontare il medesimo argomento (ossia il Giorno dei Morti) e un concept assai affine (un giovane che si oppone alla propria famiglia per inseguire il proprio destino) con molta più disinvoltura, rielaborando il patrimonio vernacolare senza soffermarsi solo sulla configurazione infera messicana, ma ricorrendo a essa solo quale scenario per una fiaba romantica che, benché con le debite semplificazioni e ingenuità, risultava assai più completa. E tuttavia, nonostante tutto (peccati e omologhi compresi), Coco, è però nel complesso un film fruibile e dallo svolgimento leggero e scorrevole, perfetto sicuramente per morale, contenuti e variopinta animazione (più o meno) per tutti.
Sì perché Coco, nonostante sia classificato come film d'animazione, è un film che lascia il segno principalmente negli adulti (giacché riesce a introdurre qua e là spunti e suggestioni che sopratutto uno spettatore adulto può apprezzare). Per la prima volta Pixar sembra infatti rinunciare nel voler appagare completamente il pubblico più giovane. Certo, anche un bambino si divertirà vedendo Coco grazie alle atmosfere colorate e vivaci, ma è solo l'adulto che probabilmente si fermerà a riflettere sul film che ha visto. Perché se anche le tradizioni del Messico e del Dias de los Muertos diventano l'occasione per creare un universo immaginario fatto di scheletri, animali guida coloratissimi e irrefrenabile allegria, è anche un mondo tetro e oscuro quello scolpito in Coco, l'occasione per riflettere sul senso della vita e su coloro che ci hanno preceduti su questa terra. La spensieratezza e l'ottimismo che caratterizzano il film diventano infatti nel finale malinconia pervasa da un inesplicabile senso di smarrimento che ci porta a ripensare a coloro che abbiamo salutato tanti anni fa e che non fanno più parte del nostro mondo. Come già successo con il bellissimo Inside Out, Coco obbliga difatti lo spettatore adulto e rivangare nei ricordi. E se in Inside Out la mente viaggiava nel mondo della fantasia del nostro passato di bimbi, ora veniamo spinti a spolverare quei ricordi sbiaditi e a volte tristi verso coloro che non ci sono più. E quindi esattamente come successo con Blade Runner 2049, la memoria gioca un ruolo fondamentale per la riuscita contenutistica del film. Dopotutto la dura e terribile possibilità di venire dimenticati già vista in Inside Out si ripropone in Coco con la medesima forza, e quindi il rischio di essere obliati dopo la morte porta oggetti privi di un alto valore materiale (ma che ci rammentano i nostri cari defunti, quindi video, foto, e altri ricordi personali) ad acquisire una cifra emotiva impressionante. E non è tutto, perché siccome per buona parte della sua durata "Coco" parla di altro, le figure iconiche che ci hanno accompagnato nella crescita e il piedistallo da cui prima o poi sono stati rimossi, la notorietà e lo star system, con le loro luci ma anche le loro inconfessabili ombre che fanno il verso agli scandali vip decretanti la fortuna della cronaca mondana, le tematiche non si esauriscono.
Tematiche ben sintetizzate alle quali aggiungere echi di attualità (i divertenti blocchi alla dogana di cui è vittima Hector come sagace fotografia di una politica, americana ed europea, che costruisce muri anziché distruggerli) che passeranno probabilmente inosservati ai bambini, ma che è obbligatorio cogliere per i più grandi. Grandi che quindi si troveranno di fronte al classico romanzo di formazione, romanzo piuttosto lineare e a tratti fin troppo semplicistico, che ha per protagonista come necessità un bambino, Miguel (doppiato nella versione originale da Anthony Gonzalez), che ha un grande desiderio, quello di diventare musicista come il suo mito, il celeberrimo Ernesto de la Cruz, ma la sua famiglia da generazioni ha bandito la musica dalle mura domestiche. Infatti, ogni avo di Miguel fabbrica scarpe e aborrisce ogni forma melodica da quando un antenato, il marito di Mamma Imelda, abbandonò lei e la figlia piccola (nel presente l'ottuagenaria Nonna Coco, la vera protagonista), per girare il mondo ed esibirsi per la gente. Scontato dunque è lo scontro tra il giovane eroico musico, che insegue il suo grande sogno e i suoi molti parenti quando, il 2 novembre, durante il Día de los Muertos, il ragazzino decide che vuole esibirsi contro la volontà dei suoi cari. Tutto cambierà, però, grazie a un inaspettato e involontario viaggio ultraterreno nell'Aldilà, dove Miguel (a caccia del trisnonno) incontrerà i suoi consanguinei defunti e un singolare spirito, Hector (cui presta la voce in originale Gael García Bernal), sul punto di svanire per sempre poiché sta per essere dimenticato del tutto nel mondo dei viventi. Ma sarà proprio la musica, che è ovviamente uno dei perni del film, ha "salvare" la famiglia, dopotutto Miguel è un aspirante musicista e gran parte del cast del film condivide questa sua passione, e la storia stessa di Coco si snoda attorno all'essere un musicista e sulle conseguenze di voler intraprendere questa carriera. Carriera che farà emergere tra le canzoni Ricordami, in particolare nella sua versione più personale su cui rimango molto molto vago poiché è indubbiamente la scena più toccante del film e non vorrei rovinare il momento a nessuno. Di certo si rischia una lacrimuccia o due, sicuramente di più (una valle di lacrime) nella versione originale se ci fosse, anche nella versione italiana, stata.
Quanto all'aspetto tecnico nulla da dire, anche se c'è meno originalità rispetto ad Il libro della vita, giacché le anime ospiti della Terra dei ricordati rimandano ancor più fedelmente agli scheletri burtoniani di La Sposa Cadavere (qui declinati a un gusto latino). Di certo, molto riuscita è la componente visiva, anche se era abbastanza ovvio che il colore sarebbe stato elemento imprescindibile. Tuttavia rispetto al film prodotto da Del Toro, c'è ancora più vivacità, che da al film una marcia in più. Questo non solo per il mondo vasto e ricco di immaginazione creato ad arte (dove mille edifici di svariati toni luminosi si stagliano sospesi nell'aria), ma anche per i rimarchevoli dettagli (frutto di uno studio meticoloso di leggende e tradizioni), dal ponte di petali (memorabile l'effetto delle sabbie mobili) agli inventivi e accattivanti iridescenti spiriti guida che nell'Aldilà affiancano gli umani ormai trapassati (non dimenticando le gag fisiche che coinvolgono teschi e scheletri che ricordano, senza mai aderire ad un'estetica horror, alle migliori trovate di Sam Raimi). Perciò tutto sullo schermo si muove, si colora, danza e vibra, e in tal senso la gestualità e l'espressività dei personaggi, sia vivi che morti, è semplicemente incredibile, tanto che perfino i movimenti delle dita sulla tastiera delle chitarre seguono fedelmente le note. Insomma tutto bello e suggestivo ma non perfetto nel complesso. Come detto, quello che manca a Coco è una trama solida e convincente. Il film scorre piacevolmente ma non si rimane mai veramente stupiti dalla storia. Infatti meccanismi troppo comuni nel risolvere i vari snodi narrativi, visti in decine di film, denunciano piccoli inceppi, per non dire passaggi che funzionano poco o per nulla, impedendo al film di operare il salto di qualità decisivo. A causa di ciò il film non riesce a trascinare completamente lo spettatore e la trama risulta quindi la nota stonata di Coco. Ed è un peccato, dato che tutto il resto è innegabilmente notevole, tanto che nonostante questa personalissima opinione questo è ovviamente un film da vedere. Un film forse non per bambini, anzi, un prodotto pensato e confezionato per gli adulti, ma un cartone animato eccezionale.
C'è poco da fare: la Disney Pixar, a meno che non si tratti di qualche evitabile sequel, ha fallato raramente negli ultimi anni, adoperando al meglio investimenti e talenti nella realizzazione di prodotti sempre nuovi e accattivanti che riescono a mettere d'accordo ampiamente critica e pubblico. Quest'ultimo "nato", Coco, ha parecchi assi nella sua manica: una storia che intreccia il più classico tema della famiglia e della scoperta della propria identità con le tradizioni folkloristiche e le ambientazioni esotiche, cui si aggiunge comunque una valida trama gialla che riserva anche qualche rivelazione inaspettata, il tutto accompagnato da musiche ben scritte e arrangiate, oltre che dal consueto umorismo mai banale bensì a più livelli di comprensione, fattore che rende fruibile la visione ad un pubblico variegato. Un tema profondo e macabro quale può essere quello della morte, viene trattato in maniera serena e leggera, senza perdere però di vista una certa serietà e drammaticità. Dal punto di vista tecnico è oramai superfluo ribadire la ricchezza e complessità delle animazioni che, pur non rasentando ancora la perfezione assoluta nei movimenti, per molti personaggi volutamente e necessariamente di stampo cartoonesco, raggiungono livelli di altissima spettacolarità in molte sequenze che vedono un gran numero di dettagli, lasciando a bocca aperta. Nonostante la durata sia oramai superiore alla media rispetto ai prodotti del passato, un buon ritmo e dei personaggi come sempre ottimamente caratterizzati che catturano la simpatia dello spettatore, fanno trascorrere la serata/giornata in maniera piacevole e allegra, non senza qualche momento romantico e di commozione nel finale. E quindi in definitiva Coco (che ha senza dubbio meritato il premio Oscar ricevuto, perché dei tre che ho visto, questo è il migliore, almeno personalmente) è un piccolo gioiello animato, poetico e coinvolgente, che lascia senza fiato, anche più del suo gemello (a cui resto ancora molto affezionato e che non potevo dopotutto non confrontarlo), perché innegabilmente è migliore, non tanto narrativamente o concettualmente, ma tecnicamente, musicalmente e cinematograficamente. Voto: 7,5 [Qui più dettagli]

32 commenti:

  1. Hai fatto una bellissima recensione e c'è poco da aggiungere.

    A me mi ha levato il fiato per la bellezza dei disegni e mi ha emozionato ben poco (anche se, incredibile, non mi ha commosso, ma forse perché mi ero preparato psicologicamente).

    E' una storia molto ricca di spunti, più per adulti, anche se i bambini non rimarranno delusi di fronte al consueto (come dici giustamente tu) canovaccio del "romanzo di formazione".

    Bello, bello, bello (anche se per me Ralph Spaccatutto rimane nell'olimpo).

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    1. Grazie, ho voluto essere il più preciso possibile, come sempre d'altronde :D
      Comunque a parte che Ralph è un gran bel cartone, in verità Coco sembra proprio superarlo quasi in tutto ;)

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  2. Ho molto sentito parlare di questo film d'animazione e mi ero ripromessa di cercarlo. Adesso che ho letto la tua opinione positivissima, poi, non potrò proprio farne a meno.
    Buon fine settimana. Baci

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    1. Tu proprio non dovresti perderlo, son sicuro che ti potrebbe piacere un sacco ;)

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  3. Anche per me la trama piuttosto prevedibile e fatta "a tappe" è un gran difetto, ma Coco rimedia con l'emozione e l'insegnamento che ci dà, che ovviamente mi ha fatto piangere come non mai. E poi, con quei colori, gli si perdona tutto!

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    1. Già, dopotutto si tratta di peccati veniali che non intaccano la qualità di un film d'animazione intenso, colorato e che fa riflettere ;)

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  4. Anch'io lo devo proprio recuperare, prossimamente ci sarà anche la nostra recensione!

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    1. Spero sia positiva anche la vostra, perché è un film che merita elogi ;)

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  5. I miei nipotini lo hanno adorato e la più piccola si è anche commossa :')

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    1. Dopotutto le emozioni profonde di questo film colpiscono al cuore indistintamente grandi e piccoli ;)

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  6. Poco da aggiungere, concordo su tutto in particolare per quello che riguarda l'analisi generale sui limiti strutturali dei film Disney Pixar.

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    1. Ed è un peccato, perché senza quei limiti e quei difetti, sarebbe stato un vero capolavoro ;)

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  7. Da recuperare: nemmeno sapevo che esistesse un film precedente e analogo, pensa tu. Però la Disney lo fa meglio a prescindere XD

    Moz-

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    1. Beh, con i mezzi a disposizione è obbligata a fare sempre meglio ;)

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  8. Film che ho visto al cinema al giorno del suo debutto, una vera perla! Mi è piaciuto dall'inizio alla fine, soprattutto le canzoni (cosa assai rara!) XD

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    1. Sorprendentemente mi sono piaciute anche a me, peccato solo che il doppiaggio italiano le abbia fatto perdere valore..

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  9. Personalmente è uno dei film migliori che abbia visto negli "ultimi" tempi. È vero che lo sviluppo della storia non è originale, ma è comunque emotivamente molto coinvolgente al punto che sinceramente non avevo pensato alla Sposa cadavere.

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    1. Io credo di averne visti di migliori, di animazione forse no, ma è comunque un bellissimo film, proprio per il suo alto grado di emozionalità ;)

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  10. l'ho visto una sera con le amiche, solo che io soffro tantissimo il divano: nel senso che il divano mi uccide.
    Quindi ho visto i primi dieci (forse) minuti e gli ultimi 10.
    La tua recensione mi conferma che dovrei proprio recuperarlo!

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    1. Non bastano 20 minuti, bisogna vederlo tutto per apprezzarlo appieno, quindi lascia perdere il divano ;)

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  11. Ce l'ho in lista di attesa e ne parlano tutti troppo bene... ma tu Rango lo hai visto? A proposito di animazione spettacolare?

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    1. Certo che ho visto Rango, effettivamente è anch'esso spettacolare, ma di tutt'altro tipo e con diversi effetti ;)

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    2. Visto Coco e...mi dispiace: Rango non è di un altro pianeta, è proprio di un altro sistema solare.. ahah

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    3. Rango non è sicuramente emozionante o profondo come questo, come colori sono entrambi vivi, è forse più movimentato o divertente, ma non credo sia migliore...comunque ok ;)

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  12. Devo ancora vederlo... ma mio fratello ha preso il bluray quindi penso non manchi molto alla visione! Appena posso gli dedico una serata!

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    1. Wow, in bluray sarà ancora più spettacolare, e quindi buona visione ;)

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  13. Beh, interessante il tuo blog, vedo molto cinema e tv, tanti spunti interessanti insomma, sia per commentare quanto già conosciuto che per scoprire novità :)
    Personalmente "Coco" non lo ho visto, i film di animazione/cartoni non mi hanno mai coinvolto tantissimo, poi qualcuno qui e là lo ho visto, ma senza rimanerne troppo affascinato, ammetto.

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    1. Sì, è praticamente un mondo, il mio mondo fatto di visioni, ricordi e attualità ;)
      Beh, non è mica detto che i cartoni piacciano a tutti, quindi è più comprensibile per alcuni non rimanerne attratti :)

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  14. Caro Pietro, vorrei innanzitutto farti i complimenti.
    Diventi sempre più bravo, e le tue recensioni sono sempre interessanti, intelligenti, critiche nella maniera giusta. Insomma è sempre con gran piacere che si leggono.
    Coco l'ho visto in lingua originale e poi nella versione in italiano. Il modo migliore, a mio parere, per usufruire di un film in lingua originale. SOLO noi italiani abbiamo questo "handicap" del doppiaggio. All'estero tutti i film sono sottotitolati.
    Coco è un film romantico e dolce, molto malinconico.
    Ci ricorda che chi abbiamo amato, non lo perderemo mai, Ovunque lui sia.
    Un abbraccio e buona domenica.

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    1. Innanzitutto grazie, e poi che in effetti è proprio quello il problema, bastava rimanere la canzone nell'originale e mettere i sottotitoli, come auspico sempre per questi tipi di film, e invece il brutto vizio rimane...e tuttavia per fortuna non intacca tanto la potenza ed intensità di questo bellissimo film ;)

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  15. è da tanto che non vendo film del genere ma non sarebbe male vederne uno, sopratutto uno che tratta un bel argomento. Credo che sicuramente sarebbe uno spasso vedere un film con forti influenze etniche e folcloriche.
    Saluti,
    Flo

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    1. Il Messico poi è un paese alquanto interessante, religioso e colorato, anche se purtroppo parecchio crudo...
      Comunque se ami i film d'animazione non puoi proprio perdere questo film ;)

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