martedì 12 luglio 2016

47 Ronin (2013)

Sono sempre rimasto molto affascinato dalla cultura asiatica e quindi ne vedo e cerco di vedere più film possibili così (anche se non lo prediligo come genere) ma non sempre riesco, non ci ero riuscito neanche quando hanno mandato il film 47 Ronin in chiaro in tv, fortunatamente internet è grandissima fonte d'aiuto in questi casi, e ho recuperato questo film (del 2013), che attendevo (se non con impazienza) da tempo. Comunque prima di cominciare bisogna partire da una premessa importante, ovvero che la pellicola è intrisa del fascino di una cultura (quella giapponese) molto diversa dalla nostra, e quindi bisogna adeguarsi ad uno stile e mentalità completamente diversa, difatti gli usi e i costumi dell'arte e della storia Giapponese, così diversi dai nostri difficilmente riescono ad essere apprezzati dai più ma sopratutto bisogna comprendere appieno la mentalità giapponese dei samurai (caratterizzati da un profondo senso dell'onore, che comprendeva il suicidio cerimoniale, con lo sventramento, e lealtà incrollabile al loro padrone) e di tante altre tradizioni e riti del paese del Sol Levante. Non solo, se non vi piace Zack Snyder e i suoi film più iconici come '300' o Sucker Punch, allora lasciate stare, non è questo il film che fa per voi. Se invece i vostri orizzonti cinematografici dovessero essere ampi e progressistici, vi piace la CGI di qualità e non siete perniciosamente ancorati al passato e al soppesare ogni parola della sceneggiatura, allora (forse) questo film potrebbe catturarvi. Io perciò ne ho visti molti, e quindi, chi scrive conosce, anche se in modo non approfondito, la storia e la cultura dei samurai, ed è proprio per questo motivo che ho potuto apprezzare quello che è un film a mio avviso, molto bello (ma non eccezionale). In ogni caso, 47 Ronin si presenta, senza troppe pretese, come un film d'azione e nulla di più, quindi intrattenimento allo stato puro. Questo, che è comunque il film d'esordio del regista inglese Carl Rinsch, ha in Keanu ReevesHiroyuki Sanada i protagonisti principali di una pellicola che trae ispirazione da un fatto realmente accaduto, una leggendaria storia di lealtà e onore.

Un film che quindi non nasce dalla fantasia del regista ma che s'ispira alla leggenda Giapponese, ricordata tutti gli anni in dicembre, la Chûshingura, un racconto popolare divenuto mito e celebre rappresentazione teatrale tra le più note nel Paese del Sol Levante. Il regista perciò sfrutta l'idea di partenza per costruire un lungometraggio dallo spessore epico che rimanda direttamente ai classici, senza per questo risultare fuori tempo massimo. Nel diciottesimo secolo, in un Giappone feudale e abitato da demoni, Asano Naganori, signore locale viene costretto a commettere seppuku (il suicidio rituale) con l'inganno per colpa di una stregoneria che gli ha fatto commettere un disonore. La figlia sarà quindi costretta dopo un periodo di lutto a sposare un nuovo principe (colui che ha come consigliera una strega ovviamente) Kira Yoshinaka. I 47 samurai di Asano vengono così dichiarati Ronin, ovvero orfani di padrone, e gli viene proibito di cercar vendetta e vengono esiliati. Di questi 47 Ronin fa parte Kai, un mezzosangue, indesiderato, non accettato, non considerato da un samurai ma ben accolto (da quando era adolescente) da Asano che lo fece ugualmente entrare nei 47 samurai. Nonostante il divieto dello shogun di non cercare vendetta però, Kuranosuke Oishi (il capo degli ex-samurai) dopo aver passato un anno rinchiuso in un pozzo, deciderà di portare giustizia al suo padrone, aiutato dal mezzosangue Kai, innamorato della figlia del principe "ucciso" Mika (Kou Shibasaki), e dai ronin esiliati. I 47 dunque si riuniscono in cerca di vendetta, con l'appoggio dei vari signori ma contravvenendo all'autorità dello shōgunato, seguendo i precetti del bushidō (il codice di condotta dei Samurai), per cui la fine a cui vanno incontro è già purtroppo segnata.
Il film, che si basa su una storia vera, è stata evidentemente ed ovviamente "romanzata" con l'aggiunta di elementi fantasy come la presenza dei demoni e delle stregonerie, ma anche di alcuni pezzi inventati come la presenza di un mezzosangue e la sua storia personale, ma a mio avviso questo rende ancora la storia più fantastica di quello che era in realtà. Perché fare un film su 47 samurai che sacrificano la loro vita per vendicare la morte del loro damio (signore) sarebbe stato di sicuro un insuccesso, mentre le aggiunte non stravolgono l'apparato principale della storia che regge. E regge anche con i mostri e le streghe, perché effettivamente chi legge la vera storia dei 47 Ronin si rende contro che in quel tempo i giapponesi credevano in queste cose. La messa in scena del film è molto precisa a livello estetico e perfettamente ritmata nella cadenza narrativa. 47 Ronin non propone al pubblico scene d'azione senza sosta, tutt'altro, ci troviamo invece di fronte a un film che sa prendersi le sue pause per esplorare il dramma interiore dei samurai rinnegati e la storia d'amore comunque coinvolgente tra i due protagonisti. Senza eccedere in sentimentalismi da una parte o in scene di grandi effetti speciali dall'altra, l'opera trova un equilibrio di sorprendente efficacia. Si entra in empatia con i personaggi principali, i cui archi narrativi sono molto ben delineati, soprattutto quelli dei due ruoli maschili principali. 47 Ronin è un film però che ha il pregio ed il difetto, nello stesso tempo, di mischiare vari generi, il fantasy, spettacolare ma troppo poco (pochi demoni e bestie), l'azione molta (non tantissimo in effetti) ma intervallata da pause (a volte troppe) tediose, la storia d'amore (alquanto) impossibile che è vagamente accennata ed infine la tragedia celata dall'onore. Un mix quindi buono ma non eccezionale, a tratti sembra un videogioco poi Il Signore degli Anelli (scena delle ombre), poi Pirati dei Caraibi con una fuga alla Jack Sparrow (avamposto olandese con il pirata della locandina che appare per pochi secondi), poi un wuxia in stile cinese ed infine un film d'amore alla Foresta dei pugnali volanti, insomma tanto di altro però ugualmente interessante. Un film reso comunque abbastanza spettacolare anche volendo per richiamare un po', nelle movenze e nello sceneggiato, il teatro kabuki. Detto ciò mi viene da pensare che la mono-espressione di Keanu Reeves dipenda da ciò, voglio sperare, perché in questo film è veramente totalmente inespressivo. Il suo desiderio di essere un samurai e di essere accettato è evidente nei fatti, nei suoi gesti, eppure non traspaiono, non vi sono emozioni, salvo che nella scena della separazione dalla sua amata quando i 47 vengono esiliati. Reeves però anche lavorando in sottrazione mi è sembrato l'attore adatto per tratteggiare con lucidità un eroe silenzioso ma sempre pronto a battersi per ciò che ritiene giusto, per rappresentare difatti un uomo meticcio euro-asiatico nato da padre marinaio inglese e una madre contadina giapponese, adottato da entità fantastiche della foresta, cresce imparando particolari abilità di combattimento. Più tardi, fugge dalla inviolabile foresta e viene adottato dal nobile feudatario, che lo cresce, con il tempo l'amicizia per la figlia del feudatario si trasformerà nell'amore che darà una chiave romantica all'intera vicenda. Giusto per non scontentare le spettatrici del gentil sesso. La vera forza propulsiva di 47 Ronin è però Hiroyuki Sanada, caratterista già visto in molte produzioni occidentali come L'ultimo samurai, Quella sera dorata, etc. La recitazione compassata e la notevole presenza scenica dell'attore conferiscono al suo ruolo una possanza drammatica impossibile da non vedere. Da ottimo contraltare gli fa poi Rinko Kikuchi (maliziosa, ammiccante e perfida, le sue magie sono spettacolari al punto giusto, non eccezionali ma piacevolmente sorprendenti), nei panni della strega rivale, parte che le permette di mostrare oltre che una fino ad ora inesplorata carica erotica. Bene invece Kou Shibasaki nel ruolo della principessa, molto espressiva ed allo stesso tempo delicata e composta.
Il film è perciò bello con grandi scenari, ottimi costumi riti ed usanze molto fedeli. Bella la storia, ricca di tanti sentimenti, belle scene, i combattimenti, l'interpretazione degli attori. Insomma un film quasi perfetto e assolutamente da vedere. Un plauso ulteriore perciò a Keanu Reeves e Hiroyuki Sanada che riescono insieme ad appassionare e rendere viva una storia passata che si basa su una delle più grande ideologie del Giappone. Viene portato allo spettatore il fantastico mondo del Giappone feudale, quello che porta con se una strana forma di romanticismo e quello in cui tutti prima o poi abbiamo sognato di fare un viaggio, affascinati da questa particolare ideologia del samurai, capace di sacrificare se stessi per il proprio Daimyo e capaci di uccidersi per poter morire con onore. Proprio restituire questo onore al loro principe deceduto è il motivo trainante dei Ronin che gli spinge ad affrontare dure prove che porteranno alla morte di molti uomini. E quello che per voi non sarà un lieto fine nella vicenda reale, per i protagonisti lo è stato perché l'onore per i samurai valeva molto più della vita. Ci sono quindi momenti di estrema bellezza e di altri di violenza spietata. La trama è stratificata in fantasia e finzione ma si mantiene genuinamente a quel forte idealismo tipico dei vecchi film giapponesi sui samurai. Questo è l'aspetto che mi è piaciuto di più. Tanta modernità, ma usata con rispetto dello 'spirito' di ciò che vuole rappresentare. Il meglio è fornito dalla curata CGI (ampio uso ma non abuso), che ci disegna mostri magici dalle proporzioni terrificanti e che prendono vita dalle lunghissime tele che avvolgono le geisha. Per certo il risultato finale mi ha gradevolmente sorpreso, in quanto traendo spunto dalla leggenda (quasi storia) giapponese di questi 47 samurai, si sono piacevolmente mescolati al film elementi fantastici con scenografia a tratti fumettistica. Con questo primo lungometraggio il regista Carl Rinsch, con diligenza fa un buon lavoro. Lasciando alla fotografia di fare una signorile rappresentazione dei luoghi. Costumi curatissimi. Le atmosfere giapponesi si respirano genuinamente. I dialoghi invece sono abbastanza stereotipati, senza spunti significativi. '47 Ronin' poi come ricreazione storica è un disastro, il massimo della inattendibilità, un mucchio di sciocchezze antistoriche, ma rimane un bel film d'azione e quindi ne include pregi e difetti, ma non ci si doveva aspettare nulla di diverso. Senza gridare al capolavoro 47 Ronin dimostra che il cinema costruito con solidità è ancora in grado di intrattenere con intelligenza ed emozione. Un bel film epico, solenne e doloroso al punto giusto. Secondo me con qualche nota di fantasy in più sarebbe stato anche meglio, perché si tratta pur sempre di una leggenda e la mitologia giapponese è infarcita di soprannaturale, demoni, magie e quant'altro. E' anche vero che, in effetti, la presenza di Keanu Reeves è evidentemente superflua poiché l'introduzione dell'elemento mezzosangue con l'aspirazione del samurai è un occidentalizzazione, è un elemento inserito per rendere il film più accattivante per gli occidentali. E' vero anche che la storia del passato di questo mezzosangue, divenuto samurai per caso, ma che si evince ha appreso delle arti oscure da non meglio precisati personaggi sopranaturali, viene accennata ma del resto non è proprio su di lui che è incentrato il film ma sullo spirito di vendetta che anima questi ronin. Contrariamente alla critica generale, io perciò l'ho promuovo, l'ho trovato interessante e gradevole, quindi ve lo consiglio, ovviamente agli amanti del genere. Voto: 6,5 [Qui più dettagli]

2 commenti:

  1. Amo i film giapponesi e non lo perderò. Ho fatto Aikido e Kendo per parecchi anni e sono cintura nera( non mi faccio mancare nulla!!!!). Mi piace questo tipo di cinematografia, anche la lentezza dei particolari e mi affascina il mondo orientale.
    Grazie Pietro non lo perderò!
    Baciotto!

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    1. Ah si, benissimo...si ho letto di questa tua predilezione tempo fa, brava :)
      E' la tipica cinematografia asiatica, e molte volte è veramente bellissimo questo tipo di cinema ;)

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