Verso novembre all'arrivo del Black Friday fremevo per vedere quali sconti sui giochi che avrei voluto comprare erano alla mia portata o al giusto prezzo, purtroppo però non ho trovato e non ho comprato nulla. Fortunatamente per me però, oltre ai giochi acquistati e giocati di cui vi ho già parlato parecchi mesi fa (qui), ne avevo già 2 in libreria non ancora iniziati e 2 erano in attesa di cominciare, uno gratuito della Ubisoft che avevo già accennato (Rayman Origins) e l'altro del pacchetto Deus Ex contenente i primi 4 capitoli di cui mancava l'ultimo, a cui ovviamente ho giocato, anch'esso già ampliamente accennato. E in questo post quindi vi parlerò di questi giochi, senza comunque dimenticare che durante gli sconti natalizi ho finalmente comprato l'intero gioco Life is Strange, ovvero tutti i 5 capitoli, di cui però scriverò più in là a gioco completato. In ogni caso prima di cominciare, poiché questo è un argomento non proprio interessante per molti, vi prometto che sarò breve e conciso, non solo perché molti non conoscono questi videogiochi, ma perché quelli che li conoscono, sanno già di cosa parlo e a cosa mi riferisco, quindi non mi dilungherò troppo, dopotutto non sono nuovissimi, anzi.
Il primo è Rayman Origins, un platform (ritornato alle origini del 2D) sviluppato da Ubisoft Montpellier dapprima uscito per console poi per PC (nel 2012). Un platform (ovvero i videogiochi dove la meccanica di gioco implica principalmente l'attraversamento di livelli costituiti da piattaforme spesso disposte su più piani) ben sviluppato e divertente, dotato di un comparto grafico semplicemente meraviglioso. Il gioco infatti è suddiviso in 60 livelli, livelli dove il giocatore dovrà ottenere i Lumos per terminare nel modo migliore il livello e sbloccare i cinque Electoons disponibili in ogni livello, questi serviranno per sbloccare i livelli successivi e per sbloccare livelli segreti e anche nuovi personaggi. Raccogliere i 300 Lumos disponibili nei livelli non sarà un compito semplice però, dato che questo compito richiede grande attenzione ai dettagli e grande prontezza di riflessi, oltre a dover scoprire le aree segrete sparse nei vari stage. Ciò costringe il giocatore a non essere mai fermo, a rendere sempre più frenetica l'azione di gioco, il giocatore, inoltre, non ha mai come priorità la semplice risoluzione dei livelli, pratica che fa perdere in gran parte l'anima del gioco e la sua enorme longevità. Un aiuto enorme in queste meccaniche è rappresentato dall'ottimo level design, sempre originale e sempre più articolato e complesso. La varietà di gioco è difatti impressionante. Ma quello che più avvicina questo titolo al capolavoro è lo stile, il gioco eccelle sia nel comparto grafico sia in quello sonoro, semplicemente maestoso. Eccezionale anche la cura riposta dagli sviluppatori negli effetti sonori, il gioco infatti risulta uno spettacolo per gli occhi ma anche per le orecchie. Insomma un capolavoro di stile al 100%, in cui musica e disegno servono ad esaltare un level design vario e intrigante, ricchissimo di soluzioni brillanti e senza cali, serrato ed eccentrico fino alla fine. Un capolavoro, che vorrebbe proporre una doppia interpretazione, adattandosi ad un pubblico di novizi, ed allo stesso tempo un'esperienza platform ricca e profonda per i giocatori più stagionati. Purtroppo il titolo non riesce pienamente né in un senso né nell'altro, non permettendo ai primi di arrivare all'end-game (io per esempio non ci sono riuscito, serve davvero tanta pazienza e movimenti di dita complicati) mentre i secondi troveranno il livello di sfida della prima metà piuttosto blando. Ciò incide negativamente sulla longevità, comunque arricchita dall'assortimento di collezionabili da scovare, operazione incentivata dai vari livelli sbloccabili. Innegabilmente inoltre ci si aspettava una maggiore creatività sotto il profilo del gameplay, un po' scolastico e poco creativo, in netta contrapposizione con l'esplosivo aspetto grafico e sonoro, anche se questo gioco rimane e rimarrà comunque un titolo altamente consigliato agli appassionati del genere. Poiché con Rayman Origins si vive un esperienza esaltante e coinvolgente dall'inizio alla fine dell'avventura. Poiché questo titolo curato sotto ogni aspetto, risulti in definitiva essere il miglior platform da anni a questa parte. 8/10
Anche Deus Ex: The Fall, quarto capitolo, anzi, spin-off dell'originale, era stato inizialmente sviluppato per altre piattaforme (iOS e Android), con esiti comunque discreti, ma purtroppo l'idea di portare il gioco su PC senza sottoporlo ad alcuna revisione in termini di gameplay e struttura (anzi, evitando anche di calibrarne a dovere i controlli) si è rivelata una scelta davvero infelice, perché la versione PC fallisce in ogni aspetto, tecnicamente, dal punto di vista del gameplay, dell'ottimizzazione, dell'interfaccia di gioco. Definirlo il peggior porting di sempre è l'unico modo per poterlo ricordare a lungo, perché ad esperienza di gioco questa 'furbata' è messa davvero male, molto male. L'ambientazione e il background narrativo non riescono da soli a sopperire ad un gameplay impreciso, limitativo e mal calibrato e ad un comparto tecnico datato e poco rifinito. Quasi ogni aspetto che caratterizza la produzione, fatta forse eccezione per il buon rapporto longevità/prezzo (faceva parte del pacchetto e poiché il terzo si è rivelato eccezionale poco importa), pecca di tracotanza nel voler porre il giocatore dinanzi a diverse scelte d'approccio che si rivelano fallimentari nelle meccaniche, e mostra un'esuberanza di contenuti, armi, poteri e percorsi segreti che, ai fini dell'economia generale, si rivela non del tutto equilibrata. I fan della serie che non possono fare a meno di provare ogni incarnazione del loro brand preferito farebbero meglio a recuperare il titolo sui i sistemi per i quali è stato inizialmente pensato, nonostante le imperfezioni dei controlli touch nelle fasi shooter. Credo insomma che per un nuovo, vero Deus Ex che sia coscientemente sviluppato per sfruttare le caratteristiche di un Pc, dovrò prima comprare il prossimo capitolo 'Mankind Divided', ma al momento costa davvero troppo. Per cui dovrò aspettare, ma intanto che delusione. 4/10
Sacred 3 ha sancito per molti (compreso me) il ritorno di una serie molto amata, ma questo nuovo capitolo ha ben pochi legami con il passato. Con il passaggio del brand dalle mani della defunta Ascaron a quelle di Keen Games sono infatti scomparse alcune meccaniche tipiche della serie e il gameplay è stato completamente rivisitato. Sacred 3 infatti, ha poco a che fare con il genere hack & slash e con la serie creata da Ascaron, ci sono qua e là elementi di pregio e dimostrazioni di impegno da parte degli sviluppatori ma il risultato finale non è certo all'altezza delle aspettative. Poiché Sacred 3, che mi ha riportato nuovamente nelle lande di Ancaria, si fa carico di tutti quegli inevitabili dubbi che sorgono quando si affronta un cambio di rotta decisamente radicale. Certo, un cambiamento corposo era ampiamente prevedibile viste le dimensioni non certo eclatanti del nuovo team di sviluppo, ma anche cercando di capire l'eliminazione della componente esplorativa, per dire la più clamorosa, ci troviamo di fronte ad alcune scelte poco comprensibili. Keen Games ha difatti scelto di rinunciare ad elementi importanti per il genere come il loot o semplificare la personalizzazione del personaggio, guidandola al massimo e mettendo a disposizione un numero ridottissimo di skill. Se si fosse riuscito a compensare questa proposta un po' alternativa con un gameplay ricco di altri elementi, ad esempio livelli vari e densi di cose da fare, magari arricchendo il pacchetto con una componente narrativa intrigante, l'esperimento avrebbe anche potuto funzionare. Purtroppo, nonostante un sistema di combattimento divertente ed una buona componente multiplayer cooperativa, il risultato viene a noia molto presto. Sacred 3 insomma prova con coraggio a fare molte cose tutte assieme, ma non ci riesce. Il risultato è un action-RPG che scivola via senza lasciare il segno, non certo malvagio, ma privo d'inventiva e scarsamente ottimizzato, oltre che poco rigiocabile. Anche se in definitiva i Keen Games hanno creato un titolo tecnicamente solido, con un combat system piacevole e apprezzabile senza problemi anche con un pad. Potevano partire da queste basi per evolvere il marchio e donargli una maggiore personalità, invece hanno scelto la strada più facile e deciso di spogliare il loro titolo di ogni elemento GDR e complessità. In più le ore d'intrattenimento offerte non sono molte, fatto che fa perdere al titolo la sanguinaria e persistente soddisfazione solitamente garantita da questo genere di produzioni. In ogni un caso un peccato nonostante gli sforzi, poiché nella direzione artistica e in alcune scelte di game design delle buone idee c'erano, ma Sacred 3 non riesce purtroppo a distinguersi sufficientemente per meritarsi uno spassionato consiglio d'acquisto, anche se l'ho pagato poco e credo costi ancora poco. Sacred non c'è più. 5,5/10
Ogni episodio di Borderlands è caratterizzato da una longevità sicuramente superiore alla media, molto più vicina a quella di un GdR che a quella di un FPS (i due generi che Gearbox, la squadra di sviluppo, ha magistralmente miscelato con questo gioco), e The Pre-Sequel (terzo capitolo, ma in linea temporale il secondo) non fa sicuramente eccezione in questo. Anche se il timore era che cento ore di gioco in un'ambientazione nuova e diversa potessero risultare monotone, se non addirittura indigeste. Ma per fortuna non è così. Già dopo le primissime ore di gioco, anche se non con la versione finale e completa (come al momento è purtroppo successo a me), ci si rende subito conto che la varietà di ambientazioni non sarà un problema. Ambientazioni caratterizzate da estese superfici grigie piene di crateri, che però si alternano con distese ghiacciate, con pianure invase dalla lava, con città ad alto tasso tecnologico e con quant'altro. Elpis (il nuovo-pre-pianeta) insomma non ha nulla da invidiare a Pandora, dal punto di vista della varietà e The Pre-Sequel mantiene chiaramente quel bellissimo stile fumettoso/schizzato, un po' caricaturale un po' "smart", che ha reso particolari Borderlands e Borderlands 2, e la loro affascinante ambientazione post-apocalittica. E io, nell'appurare ciò, ho tirato un bel sospiro di sollievo, a cui vi invito a partecipare. Poiché mentre mi godevo lo scampato pericolo, mi riscoprivo totalmente immerso, per la terza volta, in quelle stesse adorabili meccaniche che mi avevano catturato nei due precedenti (per pubblicazione) episodi della serie, che sono indubbiamente due dei miei giochi preferiti degli ultimi anni. Sì, la cosa più bella di Borderlands: The Pre-Sequel è banalmente il suo essere un episodio di Borderlands. E la cosa più incredibile è proprio la sua capacità di farti sentire 'a casa'. Una sensazione meravigliosa e accomodante che pochi giochi possono permettersi e che, a conti fatti, è per me un plus talmente importante da farmi pensare, ogni volta, che la serialità nei videogiochi, purché non diventi una scusa per riciclare sempre le stesse cose, purché sia sfruttata in modo intelligente, e purché non se ne abusi, non può che essere una gran bella cosa. Nonostante The Pre-Sequel sia il primo episodio di Borderlands a cercare di inserire elementi originali (ma non del tutto efficaci secondo me) nel gameplay, a rimescolare un po' le carte giocando con la gravità di Elpis, ma senza ottimi risultati (solo discreti). In ogni caso davvero bello è questo capitolo, anche se The Pre-Sequel alla saga Borderlands non aggiunge quasi niente, solo (si fa per dire) una trama scritta come al solito in modo molto sfizioso, che ci racconta la storia di Jack il Bello, il cattivone di Borderlands 2, prima che diventi cattivo. La sceneggiatura non sarà forse agli straordinari livelli di Borderlands 2, ma mi è sembrata superiore a quella del primo Borderlands, e comunque assolutamente in linea con gli standard, molto alti, di una serie che riesce sempre a far ridere per il modo in cui è infarcita di meravigliose, continue e paradossalmente comunque sempre inaspettate cazzate. Tra l'altro fornite con un godibilissimo doppiaggio italiano. E quindi nonostante i miei dubbi sui nuovi elementi di gameplay, nonostante qualche problema di bilanciamento per il single player (dovuto a un gioco palesemente pensato per la modalità co-op) e nonostante il rammarico per un sistema di loot sempre fantastico ma ancora un po' caotico in multiplayer, Borderlands: The Pre-Sequel è secondo me comunque pressoché imperdibile per gli amanti della serie. Poiché se volete più Borderlands, qui lo troverete, eccome, anche se come detto non aspettatevi un titolo in grado di superare o anche solo raggiungere il secondo capitolo. Ad ogni modo, tutti coloro che ritengono di non averne avuto abbastanza di sparatorie, bottino e situazioni bizzarre, troveranno in Borderlands: the Pre-Sequel (che garantisce decine e decine di ore di autentico divertimento sparacchino e ruolistico) contenuti magari non di livello stratosferico ma capaci comunque di tenerli impegnati a lungo. Per chi si accontenta, basta e avanza. 7/10
Minchia!.. e io che al massimo Hill Climbing!!! wroommmmmm!!! ;)
RispondiEliminaGià, ma io è da più di vent'anni che gioco ai videogiochi, questi non sono niente :D
EliminaOddio Pietrooooo, Rayman per la Playstation l'ho adorato, è stato uno dei primi cui abbia giocato perché era di mia sorella grande xD Qualche anno fa comprai un nuovo disco suo, non chiedermi quale perché non lo ricordo sinceramente, ma so che l'ho abbandonato perché non riuscivo ad uccidere un mostro e quindi per salvaguardare la mia salute mentale l'ho lasciato incompleto.
RispondiEliminaInvece quello che avevo da piccola era per la Playstation 1 ed aveva una grafica meraviglia; c'era il livello con gli strumenti musicali. Stupendo.
Io mai avuto una Playstation, ecco perché vado in ritardo, su PC è arrivato anche dopo :D
EliminaComunque anch'io ho lasciato a metà, troppo difficile per me, in ogni caso è vero, visivamente spettacolare ed eccezionale ;)
Mi fa però piacere questo tuo bel commento :)