lunedì 17 luglio 2017

Somnia (2016)

Ero convinto di assistere al solito horror senza infamia e senza lode, almeno fino a metà pellicola pensavo di vedere un horror originale ma comunque appena dignitoso, poi man mano che il film giungeva al suo epilogo mi sono sempre più convinto di assistere ad un piccolissimo gioiellino. Perché Somnia (Before I Wake), film del 2016 diretto da Mike Flanagan, che utile specificare non è un horror nel vero senso del termine, ma piuttosto una bella/mostruosa favola dark e come tale perciò andrebbe visto evitando così di rimanerne delusi, è un dramma psicologico originale e sensibile, che probabilmente sarebbe arrivato in modo più efficace se il film non fosse stato etichettato appunto come horror. In ogni caso il film se ad un primo momento poteva far pensare ad una sorta di remake di The Boy, film simile in alcune premesse fondamentali come rimozione ed elaborazione del lutto in una coppia che ha perso il proprio figlio in circostanze tragiche, è invece qualcos'altro, in questo caso infatti, la coppia, formata da Jessie (Kate Bosworth) e Mark Hobson (Thomas Jane), decide di ricominciare da zero e prendere in affidamento un bambino orfano, Cody (il Jacob Tremblay di Room), dal passato assai sfortunato (invece che una maledetta bambola). La coppia capisce subito però che Cody è un bambino speciale e che per via del suo passato traumatico ha iniziato ad aver paura di addormentarsi, tanto che assume caffeina e zuccheri per rimanere sveglio il più possibile, dato che egli ha un dono, i suoi sogni infatti, splendidi talvolta e macabri quando qualcosa lo agita, prendono vita prima del suo risveglio (non per caso il titolo originale è Before I Wake). Tutto questo ha un certo fascino quando ad apparire sono splendide farfalle giganti o elaborazioni di bei momenti vissuti, ma quando Cody inizia a parlare dell'Uomo Cancro e di come egli appaia nei suoi peggiori incubi, le proiezioni dei sogni del bambino diventano oscure e raccapriccianti, tanto che nessuno sarà più al sicuro.

Come detto, Somnia, non è un film horror, o meglio è al confine. Una favola dark contemporanea, sulla perdita di un figlio, la ricerca di mettere insieme i pezzi di una famiglia e il perdono. Il film in questione è difatti un racconto visionario in chiave horror dai riflessi psicologici. Un film addirittura sentimentale, profondo e a tratti toccante, poiché la pellicola in questione non è il solito horror dal finale crudo o cruento, ma piuttosto una trama che ha qualcosa in più. Un film insomma dell'orrore per nulla banale e profondamente originale, come quell'idea di un bambino che proietta i propri sogni nell'aria come un proiettore. Somnia è infatti, in tutto e per tutto un bellissimo racconto fantastico dall'ambientazione cupa e fantasy, in cui il mondo onirico è potentissimo, e in cui il mondo dei sogni e quello reale si sovrappongono. È proprio grazie a questa sovrapposizione di mondi che Somnia riesce a trattare delle tematiche molto personali ed importanti, il dolore di una perdita (che sia di un figlio o di un genitore), il potere del perdono e del saper accettare di essere perdonati, la forza dell'amore di un genitore, fino ad arrivare a porre una domanda importantissima in modo molto lucido e naturale, si può sostituire un figlio? Altra tematica affrontata, non meno importante, anzi il perno su cui viene costruito il mostro creato da Cody, è la malattia, non a caso, il classico "uomo nero", è reinterpretato dal bambino con "l'uomo cancro", rendendo più razionale e realistica la paura della malattia vista dal punto di vista di un bambino.

Un horror senza sangue dunque (anche se vera paura un po' riesce a farla), poiché altre sono le paure dei bambini, ma un horror (surreale con un profondo alone di mistero) capace di interessare fino alla fine (nonostante qualche stortura di naso), appassionando alle vicende personali anche di personaggi marginali (sempre narrate in toni di fiaba noir) come quella dei precedenti genitori adottivi di Cody. Il registro narrativo di Somnia difatti non porta il pubblico a portare terrore. Ma questo intenso viaggio nell'inconscio di una persona tra sentimenti, affetti, paure, traumi non risolti ed incubi, anche se da un lato ciò risulta poco probabile che un bambino così piccolo abbia vissuto già così intensamente, anche se dall'altro comunque è bello entrare nella mente creativa e fantasiosa di un bimbo, è molto interessante ed evocativo nonché educativo. Nonostante il film si smarrisca in alcune semplificazioni nella seconda parte, quella più difficile, quella dalla quale lo spettatore si aspetta i dovuti chiarimenti, tuttavia mantiene una piacevole atmosfera, alimentata come una fiamma viva, dalla scelta di musiche che mi hanno ricordato le colonne sonore di alcuni film di Tim Burton. In tal senso, buoni sono gli effetti speciali, intrigante è l'evoluzione degli affetti (con punte di sincera cattiveria, la mamma adottiva animata da pura ingordigia abusa del "talento" del neo-venuto), soddisfacente sebbene convenzionale la creazione di suspense e oggettistica orrorifica. 

Non un granché, invero, le performance della coppia interpretata dalla statica, levigata (tuttavia perfetta nell'interpretazione) Kate Bosworth (comunque dolce, sensibile, affettuosa e profondamente materna) e dallo spaesato Thomas Jane (con quei inguardabili capelli lunghi già bocciati in Vice). Per fortuna il piccolo Jacob Trambley (eccezionale in ogni sua performance) è bravissimo invece a (ben) inscenare mutazioni e stati d'animo. Mutazione che avviene anche nello spettatore, giacché tutta la splendida parte finale mostra la reale natura dell'opera. Attraverso l'uso di elementi classici, l'indagine per trovare una spiegazione e risalire alle cause, lo scatenamento delle forze oscure (sorta di materializzazione del delirio e delle peggiori fantasie, ottimo l'impatto visivo), i flashback esplicativi, il superamento delle proprie paure e barriere, la risoluzione. Una rappresentazione esemplare, coinvolgente (e sottolineata da note suggestive con il piano protagonista), carica di una umanità sorprendente, non solo si disvelano e si comprendono cose-fatti-verità-psicologie-natura dei sogni (e per una volta lo "spiegone" è necessario oltre che concepito benissimo) ma soprattutto si mette in scena uno studio autentico sulle conseguenze del cancro. Disturbante quanto può esserlo la realtà, angosciante come perdere l'unica fonte di affetto nonché legame con il resto del mondo, terrificante e struggente come la trasformazione fisica e mentale.

Una lettura e messinscena che passa dall'alterazione di ricordi e desideri, dalla pericolosa influenza del male e della malattia, dalla discesa nel "maelstrom" di sentimenti perturbanti, dalla contaminazione del motore onirico, dall'armamentario (anche metaforico, mediato, strumentale) del genere, Flanagan (originario di Salem, terra madre di leggende e misteri su streghe e vampiri, che si è fatto conoscere con il suo discreto Oculus) dà vita e corpo insomma a un'opera senziente (sicuramente da non disprezzare, anzi da ritenere più che discreta nella sua forma di tessitura e di narrazione), che va guardata oltre la sua patina horror. Certo, forse potrebbe essere tacciato di essere un film dalla forte componente inverosimile irreale, ma comunque il tutto viene reso da una capacità del regista sicuramente da apprezzare. Certo, non tutto è riuscito ma il contesto resta intrigante...come raccontare una malattia in modo alternativo. Nel complesso infatti il film non mi è dispiaciuto ed ho apprezzato moltissimo la scelta del lieto fine, a mio parere un colpo di scena finale sarebbe stato del tutto superfluo e banale. In ogni caso non male ma nemmeno da applausi questo Somnia, che sì rimane un piccolo gioiellino, ma che paga la scelta sbagliata di esser definito un film horror, difatti da astenersi dalla visione sono i fan dei salti dalla sedia e i cattivi alleati dei tempi dilatati. Comunque è un film certamente da vedere, per riflettere e soprattutto ammirare l'originalità di una pellicola diversa da altre, ma tanto affascinante. Voto: 7 [Qui più dettagli]

4 commenti:

  1. Una favola horror delicata, con una delle risoluzioni finali più belle viste recentemente. Mi ha un po' intristita però la sorte toccata al povero Thomas Jane ma per il resto un film davvero bellissimo.

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    1. Già, davvero bello e alquanto emozionante. Jane però non avrebbe dovuto portare quei capelli, se non l'avesse fatto mi sarebbe dispiaciuto ma siccome l'ha fatto secondo me è giusto così..

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  2. Io l'ho trovato visivamente bellissimo ma davvero, ad un certo punto a me sembra che deragli, la soluzione finale per me non sta in piedi per nulla e penso che a volte sia meglio non spiegare proprio piuttosto che dare spiegazioni che non reggono... Ovviamente il mio è un commento abbastanza superficiale in questa sede, ma trovo il finale uno spiegone che non da nemmeno una spiegazione plausibile (all'interno del meccanismo film). Comunque bel post il tuo, accurato ed esauriente.

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    1. E' dei suoi punti di forza l'aspetto visivo effettivamente, per quanto riguarda il finale dipende dal film se dare o meno spiegazioni, ma a me è sembrato giusto in questo film darle, comunque grazie ;)

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