mercoledì 19 luglio 2017

Tutti vogliono qualcosa (2016)

Uno straordinario spaccato di vita degli anni '80 che descrive magistralmente alcuni giorni di vita di una squadra di baseball universitaria nei momenti precedenti agli inizi delle lezioni, tra party, scherzi e amori è Tutti vogliono qualcosa (Everybody Wants Some!!), film del 2016 scritto, diretto e prodotto da Richard Linklater. Il film infatti (sempre variamente ispirato al senso del tempo del regista), che riprende il discorso interrotto alla fine del bellissimo Boyhood e iniziato con La vita è un sogno (Dazed and confused), è una stupenda full immersion di quel periodo. Difatti Tutti vogliono qualcosa è un'esplosione di ricordi (e desideri) dell'estate del 1980, quando la musica disco e punk è all'apice e l'incubo dell'AIDS non si è ancora profilato. Ma non siamo davanti ad un teen movie, né ad una commedia banale, anzi il lavoro è piuttosto elaborato e trasuda nostalgia. Dato che in questo film generazionale il regista riesce a descrivere (impeccabilmente) gli anni '80 con un college film di quelli che non ti aspetti, non alla American Pie, ma in cui conta davvero la descrizione di quel periodo, in tutto, dalle mode alla musica, veramente tutto dettagliato, tanto che proprio l'attenzione per i dettagli rende il prodotto visivamente molto interessante. Perché questa perfetta ricostruzione d'epoca, dai costumi alle scenografie, alla fotografia, con musiche da urlo e personaggi divertenti che danno un ulteriore tocco di classe, è perfetta. Sembra insomma di essere in quell'epoca o in un film fatto in quegli anni.

In più Tutti vogliono qualcosa fa esattamente quello che qualsiasi buon racconto (per immagini, parole o suoni) dovrebbe fare, ti prende e per 116 minuti tiene prigioniero te, i tuoi occhi e il tuo cervello, annullando ogni tentazione multitasking, ogni speculazione intellettuale, ogni velleità analitica. Catturandoti nelle spire della sua innocente seduzione, portandoti dentro il suo mondo, facendotelo sentire tuo da sempre, piazzandoti allo stesso livello e con la stessa consapevolezza dei suoi personaggi, né più sopra o più sotto, né più avanti o più indietro. D'altronde Linklater fa ciò che gli riesce meglio, ossia narrare praticamente in presa diretta la vita quotidiana dei suoi personaggi. Non vi è una particolare trama o dei pensieri da sviluppare, si tratta solo di mettersi comodi a vedere cosa possono combinare un gruppo di universitari desiderosi di vivere la vita. Tutti vogliono qualcosa è infatti un libero sfogo, è prepararsi ad una nuova fase della vita, la vita di Jake (Blake Jenner), giovane ed educato lanciatore di baseball, che entusiasta di iniziare questa avventura, arriva al campus con la sua roba (vinili, cassette e altro) e attraverso di lui, che va a vivere nella casa della confraternita della squadra universitaria di baseball, entriamo in un mondo i cui componenti pensano principalmente al divertimento, allo sport e alle ragazze. 

Per Jake però tutto è nuovo e affascinante, a partire dall'assortimento dei suoi coinquilini, il playboy elegante, il capitano della squadra, lo scommettitore, quello costantemente fumato che filosofeggia, il campagnolo che non si leva mai di testa il cappello da cowboy, e così via. Con un timer segnalato da una sovra-impressione del giorno in corso (venerdì, sabato e domenica) seguiamo quindi le gesta di quei giovani che sanno di doversi affacciare all'età adulta, alle scelte importanti, alle responsabilità ma che nel frattempo si godono questo scampolo di tempo con allegria, parlando di tutto, prendendosi in giro, facendo scherzi talora al limite del crudele, ballando la musica dell'epoca in un locale del campus aggregandosi e mirando al rimorchio. Niente di nuovo insomma, dopotutto Tutti vogliono qualcosa è un prodotto piuttosto banale (anche se molto meno di quanto sembri), sicuramente senza originalità, capace però di essere disinvolto e non annoiare, anche se allo stesso tempo deficitario dal punto di vista della sostanza. Non è impresa facile quella di imbastire una storia di quasi 2 ore senza raccontare nulla di concreto, eppure Linklater ci riesce abbastanza bene e senza grandi sforzi (a volte infatti la semplicità può essere una cosa molto positiva). Poiché questo film molto semplice ed altresì molto divertente e coinvolgente, è davvero affascinante (da entrambi i sensi) nonché unico. 

Unici e simpatici come i protagonisti (che ti rimangono abbastanza impressi), impersonati ottimamente da un cast (di attori nuovi e freschi) poco conosciuto ai più (Ryan Guzman, Tyler Hoechlin, Glen Powell), ma decisamente in parte. Ciò che invece e da cui Linklater è certamente affascinato è appunto l'ambiente degli anni '80, le musiche diffuse dai giradischi dei protagonisti (Knack e la sua bellissima My Sharona nella straordinaria introduzione e Van Halen sopra tutti), i libri sugli scaffali, i riferimenti iconografici, certa cultura pop che si riflette nella compagnia teatrale che Jake inizia a frequentare quando capisce di avere un debole per Beverly (la bella Zoey Dutch). Anche il fatto che il gruppo dei giocatori passi come una pallina di un flipper dalle feste in stile Febbre del sabato sera ai ritrovi di musica country, dal teatro sperimentale ai concerti punk con un'innocenza disarmante, dimostra l'affetto del regista di quel capolavoro di Boyhood e del mitico School of Rock per una giovinezza innocente, dove magari non si va molto oltre i bisogni primari, ma vissuta senza malizia e con la certezza che l'avverarsi dei propri sogni è dietro l'angolo. Non a caso in Tutti vogliono qualcosa non ci sono adulti dal comportamento repressivo (non vediamo atti di costrizione o violenza, siamo in un'epoca lontana, innocente dove il peggio dovrà venire), tutt'al più dirigenti sportivi cui interessa che i giocatori non si presentino in campo in ritardo o ubriachi. 

Anche i rituali più o meno "macho", come appendere i nuovi giocatori alla staccionata col nastro adesivo e trasformarli in bersagli sono ben lontani dalla cupezza o dalla volgarità di rituali spesso mostrati in altri film. Perché questo è anche e soprattutto un film divertente (costruito come detto sul talento di attori sconosciuti ma perfettamente a loro agio), spensierato ma intelligente, pronto a mostrare come il desiderio di qualcosa di grande a un certo punto prenda il sopravvento anche sul bere in compagnia, giocare o farsi belli con le donne. Così per Jake l'affetto per Beverly, lo studio, lo sport praticato con passione, non sono più giochi da ragazzi, ma l'inizio di un nuovo e ancora più eccitante dischiudersi del mondo degli adulti. Un mondo quello degli anni '80 (in cui probabilmente avrei voluto vivere davvero), dove immagini dagli splendidi colori, musiche del periodo (punk, disco, country) fanno da perfetta colonna sonora (basta ricordare che il titolo è appunto lo stesso di una canzone di Van Halen e i nostri che in auto cantano a squarciagola e teste a tempo Rapper's Delight) al film. Un film che, grazie ad una ricostruzione ammirabilmente meticolosa degli ambienti, degli abiti, delle acconciature, è certamente da vedere. Un film sicuramente nostalgico, godibile e veritiero, come questo ricordo del regista americano che entrò nel College di Austin in Texas nell'estate del 1980. Giacché la sua nostalgica rievocazione ci affascina, ci diverte anche se non ci coinvolge più di tanto perché siamo in America e molti di noi non erano nemmeno nati. Ma anche se questa volta Richard Linklater si è fatto il suo film dei ricordi e della nostalgia, che apprezziamo per fattura e spirito ma che ci tocca emotivamente meno degli altri, è un film da non perdere. Un film dove l'unico problema davvero importante è uno, che io alla fine del film volevo vedere come andava avanti. Voto: 7+ [Qui più dettagli]

8 commenti:

  1. Un cast di attori poco noti e perfettamente in parte é un grande pregio di questo film, condito da leggerezza ma non troppo :)

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  2. Questo potrebbe piacermi molto.
    Lo recupero. :-)

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  3. Al cinema non mi aveva convinta, poi l'ho rivisto l'altra sera e l'ho rivalutato, ma mi rimane impossibile pensare al il fatto che non succeda veramente nulla per due ore xD un record.

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    1. Infatti è una cosa un po' strana, però nonostante ciò il film, per merito di un regista che adesso reputo geniale e genuino, è altamente godibile, piacevole e divertente ;)

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  4. Sarà che l'ho visto nel momento sbagliato, ma l'ho trovato davvero poco interessante, tranne che per quei due minuti finali.
    Anzi, i personaggi li ho trovati a dir poco insopportabili alla lunga...

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    1. Che sia poco interessante dato che non succede praticamente niente è plausibile, che siano i personaggi un pochino insopportabili è possibile, ma capito il meccanismo e il tipo di narrazione del regista è praticamente impossibile non esser rapiti dall'ambiente e la musica, probabilmente era davvero il momento sbagliato ;)

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