La storia non incomincia mai veramente, espediente che sarebbe interessante se vi fosse stato un focus più sull'ambientazione che sui personaggi comunque anch'essi poco ispirati la cui evoluzione emotiva è spenta e non progressiva. Comunque la fotografia e la regia sono davvero considerevoli, con West che fa spesso un pregevole zoom sui particolari e le luci rendono bene l'atmosfera. Ma lo spleen di cui si vorrebbe permeare la metropoli non è abbastanza approfondito per creare un'eterna terra di passaggio che possa sopravvivere alla storia raccontata. Qualche (enigmatico) flashback, le mitiche scazzottate Hollywodiane ed eccoci delusi e un po' perplessi dopo un film che non si sviluppa ma finisce subito senza che la macchina da presa abbia veramente finito di svolgere il suo compito. La recitazione è in ogni caso passabile, anche se Statham non riesce a delineare un buon personaggio, il suo Nick risulta spesso incoerente e confuso (anche se ovviamente non è colpa, almeno interamente, dell'attore). Da segnalare c'è però un gruppo di brave attrici i cui volti ci sono noti, Anne Heche, Sofia Vergara, Hope Davis e poi una bellezza aggressiva straordinaria che porta il nome di Domink Garcia Lorido (nel film è la ragazza che viene picchiata e poi si vendica) che è la bellissima figlia nientemeno che di Andy Garcia. E infine la ciliegia sulla torta, un cammeo fantastico di un magistrale Stanley Tucci. Ma nonostante ciò Simon West riesce nell'impresa di superficializzare ulteriormente le basi di partenza (se già il film del '86 non era certo un capolavoro figuriamoci questo), realizzando una trasposizione talmente esile che finisce per reggersi solamente sulle aitanti spalle del suo protagonista. Tolte infatti una manciata di sequenze action coreografate e dirette con un certo stile (rallenty incluso) con un Statham in forma fisica sempre smagliante, Joker: Wild Card rimane un titolo vuoto e privo di guizzi. Come detto in precedenza la sceneggiatura appare qui spogliata di ogni contenuto e nei novanta minuti di visione non accade praticamente nulla, la trama procede da un punto A ad un punto B senza colpi di scena e anche i combattimenti, per quanto come detto godibili dal punto di visto visivo, risultano privi di pathos a causa dell'evidente invulnerabilità di Nick, infallibile macchina di morte. Il tono introspettivo (un protagonista tormentato, riflessivo, a tratti interlocutorio) che prova ad emergere attraverso l'escamotage del gioco compulsivo rimane soffocato da una caratterizzazione improbabile, che non ci rivela nulla del passato del personaggio, con alcuni ripetuti e brevi flashback senza un vero e proprio senso logico. Film impostato su una certa povertà di eventi (anche, forse) per dare risalto alla psicologia del personaggio, tanto letale nei combattimenti quanto fragile nei rapporti interpersonali (è solo, insicuro, insoddisfatto). A parte Cyrus, una sorta di grillo parlante che rappresenta l'alter ego e la sua coscienza, e la bella Holly, la donna per cui Nick finisce nei guai, Jason è contornato esclusivamente da clienti (da cui capita anche che finga di farsi pestare per aumentarne la stima delle accompagnatrici) o al massimo da conoscenti, come la croupier (una magnetica Hope Davis di Wayward Pines) con cui si gioca una fortuna a Black Jack. Tutti lo conoscono, nessuno però gli è davvero amico. E il sogno di una vita nel mare della Corsica è perennemente accarezzato ma mai veramente realizzabile, tranne, ovviamente, a seguito dello scontatissimo finale, in cui il protagonista mazzuola per bene una banda intera prima di fuggire, con il primissimo piano che ne riprende il profilo, leitmotiv registico di tutto il film, nel suo viaggio via da Las Vegas.
Altre costanti sono l'urticante, perenne ricorso al ralenti nelle scene d'azione (congegnate a meraviglia sul piano coreografico) e un accompagnamento musicale (che conferma i flebili indizi per cui la storia sembra sia ambientata a fine dicembre). A completare la disfatta ci pensano interpreti di contorno in totale miscasting, dal poco credibile villain di Milo Ventimiglia (Heroes) al ricco e timido miliardario Michael Angarano, tanto che appunto gli unici minuti di gioia attoriale sono quelli in cui calca lo schermo il sempre bravo Stanley Tucci. Quindi in Joker: wild card non funziona niente? Beh a parte qualcosina, sì. Perché solo partendo dal personaggio di Nick qualcosa decisamente non va, lui non è infatti un eroe romantico, la sua ex viene massacrata di botte e lui non batte ciglio, lei lo supplica praticamente di aiutarla e lui non batte ciglio, non è decisamente un eroe a prescindere e poi un po' in contraddizione s'invischia in un caos più grande di lui, fra assassini e loschi affari, riuscendo facilmente a prevalere. Jason Statham poi non sembra decisamente entrato nel ruolo di Nick, recita senza passione, senza espressione e senza un briciolo di coinvolgimento. Non lega ovviamente con la sua partner che sembra l'antitesi della sua recitazione. Purtroppo questo film, sembrerebbe fare la fine dell'originale del 1986, con Burt Reynolds, criticato, cestinato e dimenticato. Decisamente tutto materiale sprecato, perché seppur recuperando la vecchia storia si poteva aggiungere fantasia, innovazione e carattere ad un film che invece risulta noioso e prolisso. Tutto un gran chiacchierare con poca azione, per lo più gratuitamente violenta senza tanti sforzi e tante pretese. Perché allora girare un remake di un fallimento creando un fallimento tale e quale? Si può costruire un film su un personaggio come Nick, solo ed esclusivamente su di lui senza porgli niente intorno? No, decisamente non poteva funzionare, perché Joker: Wild Card concentra tutte le energie sul personaggio di Nick e tutto il resto è lasciato allo sbando, tutto passa in secondo piano, la vendetta, il rischio e qualsiasi altra tematica potesse entrare nel film. Ecco il principale punto debole, far ruotare tutto intorno ad unico personaggio. Qual è il bello allora? Che poiché questo regista produsse il mitico Con Air, con Cage, e leggendo ciò ho subito pensato che potesse esser un'altra rivelazione. Invece no, Joker: Wild Card è ben lungi dall'esser un film memorabile. Senz'altro perciò uno dei film da archiviare, non ci sono intenzioni, non c'è spessore, non ci sono sfumature c'è solo una trama semplice e banale, resa in modo semplicistico e tedioso. Un film solo per gli amanti del genere, con l'unica originalità di un personaggio da western in una modernissima città delle luci. Voto: 6-
Hai fatto capire benissimo( come tuo solito d'altronde ) le pecche di questa pellicola , che non andrò a vedere anche se la curiosità della figlia di Andy Garçia un attore che amo molto, è tanta....
RispondiEliminaGrazie come sempre mio caro Pietro , un sereno w/e e un bacione!
Grazie..cerco sempre di spiegare le mie argomentazioni in modo chiaro e conciso. Si effettivamente l'unica cosa davvero interessante ;)
EliminaBuon weekend anche a te!
Ho visto questo film qualche tempo fa ed hai ragione nel dire che non è nulla di memorabile (ed infatti quasi non lo ricordo più). Avrebbe avuto del potenziale, a mio avviso, però è molto "morto" come film, nonostante qualche scena di azione.
RispondiEliminaSarebbe potuto essere veramente qualcosa di piacevole, ma in pratica hai usato proprio l'espressione giusta: il film sembra non iniziare mai!
Peccato, un altro spreco xD
Un abbraccio :)
Neanch'io ricordo granché, proprio perché nell'attesa che qualcosa succeda, non succede niente nonostante il buon livello delle scene d'azione. Poteva e doveva essere qualcosa di meglio, spreco totale ;)
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