Nel 1996 diverse compagnie con le loro spedizioni sfidano i limiti della natura per tentare di far scalare le cime dell'Everest agli scalatori di tutto il mondo. Ben venti spedizioni cercano di arrivare in cima all'Everest nello stesso giorno, il 10 maggio 1996. Ma disorganizzazione, scarsa preparazione fisica e psicologica dei partecipanti, condizioni meteo avverse trasformano ciò che doveva essere l'evento della vita in un dramma da pagare a caro prezzo. Mettendo forse troppo alla prova il proprio coraggio e la propria resistenza, gli scalatori si troveranno infatti ad affrontare ostacoli naturali quasi impossibili da superare e a iniziare così una dura lotta (mozzafiato in tutti i sensi) per la sopravvivenza. Peccato che, se da una parte la ricostruzione di questa tragica salita è ben fatta come il film stesso, dall'altro è sostanzialmente senz'anima. Everest difatti, film del 2015 diretto, co-prodotto e montato da Baltasar Kormákur, con una lunga prima parte dedicata al viaggio preparatorio e all'acclimatazione all'alta quota, e una seconda parte con la tragedia vera e propria, certamente non manca di credibilità e di attenzione nella ricostruzione dei fatti accaduti (naturalmente, secondo la versione scelta dagli autori del film, quella del fotografo Jon Krakauer, uno dei sopravvissuti), ma non centra il bersaglio della grande avventura epica che ti resta dentro. Nonostante scenari incredibili e maestosi, situazioni drammatiche e disperate portate su schermo in modo anche abbastanza convincente, il film è privo di una trama vera e propria che non rende giustizia a questi terribili eventi accaduti realmente, poiché se si va a stringere il film, esso rimane molto anonimo e senza alcuna scena veramente degna di nota.
Da un film del genere infatti ti aspetti fondamentalmente due cose, ottima fotografia/effetti speciali, forti emozioni. Per quanto riguarda il primo punto, l'ho trovato al di sotto delle aspettative, non dico sia fatto male, però per tutto il film mi ha continuamente dato l'impressione di scenari troppo finti. Questo ha contribuito non poco ad abbassare il mio coinvolgimento, complice anche uno svolgimento spesso lento e poco interessante con dei dialoghi abbastanza insignificanti (anche se in un film così i dialoghi sono un aspetto secondario). Le forti emozioni quindi non le ho davvero mai provate, se non per la mezz'ora finale che da questo punto di vista risolleva le sorti del film. Giacché in ogni caso (nonostante lo si potesse immaginare) gli effetti speciali sono comunque da paura. Soprattutto verso la fine infatti, l'avvicinarsi del violento temporale è davvero impressionante. Come alquanto impressionante è il gran cast di attori molto conosciuti che fanno in ogni caso una buona figura, anche se uno dei problemi maggiori di questo film (nonostante essa non è un elemento portante) è soprattutto la caratterizzazione (forse colpa del regista chissà) dei loro personaggi. Perché se gli attori quasi tutti, sono comunque meno incisivi che in altre loro prove, dal momento che come detto non è certo la definizione dei caratteri e delle motivazioni dei personaggi il punto forte del film, i loro "alter-ego" sono tutti abbastanza stereotipati.
L'unico personaggio ben delineato infatti è quello dello scalatore protagonista, Rob Hall (Jason Clarke difatti sicuramente recita in modo abbastanza stereotipato come tutti, però poco basta per non sfigurare al contrario di tutti), che con la sua società Adventure Consultant portava a caro prezzo clienti anche poco esperti di alpinismo in cima all'Everest. Mentre molto superficiale è il carattere dello scalatore concorrente di Hall, l'americano Scott Fischer (interpretato da Jake Gyllenhaal, forse un po' sprecato ma che quando è chiamato in causa si dimostra sempre all'altezza della situazione), che ci si presenta come un compagnone sempre allegro e gran bevitore, ma in definitiva piuttosto incosciente di fronte al metodico e prudente Hall. Gli altri personaggi, caratterizzati per qualche dettaglio semplicistico (ad esempio il postino scalatore, il texano con la voglia d'avventura etc.), non brillano di luce propria, ma sembrano solo comprimari del dramma di Rob Hall. Al contrario il regista Baltasar Kormákur, già autore del discreto Cani Sciolti con Denzel Washington e Mark Wahlberg, che dirige con gran brio, c'è dopotutto un frenetico susseguirsi degli eventi, anche se esso giova solo parzialmente all'adrenalina che man mano matura all'interno dello spettatore, controlla abilmente il film tra i suoi due punti focali, l'autorità della natura e l'innato desiderio umano di sfidarla.
Infidi crepacci, superlavoro degli sherpa, una certa dose di incoscienza, errori tecnici uniti a un repentino arrivo di una tempesta di neve saranno tutti fattori che incideranno sui componenti della spedizione e sul loro destino. Il continuo collegamento col campo base e, attraverso i satellitari, con i propri cari rende ancora più drammatici alcuni passaggi, siano essi la determinazione di una donna (Robin Wright, che nel film interpreta la moglie di Beck Weathers, che in tempo reale organizza dal Texas una mobilitazione internazionale per inviare un elicottero di soccorso), sia l'umana disperazione di un'altra donna (Keira Knightley, nei panni della moglie incinta di Rob) che al telefono attende notizie del marito disperso. Mancano però quei contenuti etici e, in un certo senso, anche mistici che altri film sono riusciti a comunicare. Giacché Everest resta interamente e solamente un film di cronaca (certamente come detto arricchito da qualche nome illustre in personaggi di contorno), ben fatto, facile da seguire nel suo sviluppo narrativo ma non memorabile e abbastanza sottotono. Il ritmo infatti, soprattutto nella (lenta e monotona) prima parte è un problema serio. D'accordo che potrebbe essere interpretata come un preludio a ciò che si scatena dopo, ma si poteva decisamente fare meglio. Altro errore che il regista commette è anche la quasi totale mancanza di suspense (che probabilmente doveva, almeno secondo il mio punto di vista, essere messo in primo piano invece di pensar fin troppo al lato drammatico), io in effetti l'ho avvertita a mala pena in un paio di scene e basta.
La sceneggiatura, ridotta all'osso, non è che sia in effetti molto corposa, anche se si sapeva, seppur qualcosa di più costruttivo potevano mettercelo. Inoltre c'è anche qualche scena ripetitiva. Tuttavia i dialoghi possono essere anche salvati. Musiche niente di che, solo molto stereotipate. Anche il finale poteva esser sviluppato meglio, troppo frettoloso, mi ha lasciato alquanto spiazzato. Spiazzante è invece e largamente in negativo la recitazione di Keira Knightley, sempre bella ma abbastanza deludente, in confronti a tutti gli altri, molti altri (non citati) tutti sufficienti, da Josh Brolin a Michael Kelly, da Emily Watson a Sam Worthington per finire ad Elizabeth Debicki. Insomma non propriamente un gran film, anche se non tutto è da buttare, se non altro ha portato alla ribalta una storia che magari non tutti conoscono, anche se credo sia uno di quei film destinati a scomparire dalla memoria nel giro di pochi anni. Nonostante esso rimane un grande esempio di cinema di genere, tra l'avventura e il catastrofico, girato (anche in Italia, fra l'altro, in Alto Adige e a Cinecittà) con il meglio dei mezzi e dei talenti hollywoodiani. Dopotutto la fotografia è splendida, anche se aiuta la spettacolarità delle location scelte, e nel complesso è un film gradevole. Perché Everest, non è un brutto film, assolutamente, ma alla fine la visione non mi ha soddisfatto, almeno non completamente. Certamente restano i paesaggi stupendi, il senso di paura e di impotenza che attanaglia lo stomaco anche di chi se ne sta comodamente seduto, al caldo, ad assistere a questa potente esplosione di forza e di violenza della natura, indifferente alle sorti di chi ha provato a sfidarla. Ma a conti fatti, questo prodotto ad alto tasso commerciale, proprio eccezionale non è, poiché mi aspettavo qualcosa in più, anche se un'occhiata se la merita tutta. Voto: 6
Visto da poco, non mi ha convinto per niente.. Hai centrato la questione: è anonimo e film così per convincere e coinvolgere devono sapersi distinguere a tutti i costi. Peccato, con tutto quel gran cast :(
RispondiEliminaGià, con quel cast si poteva e doveva fare decisamente qualcosa in più e di migliore, perché seppur affascinante non regala niente di concreto..
EliminaMi fido del recensore :) ma devo dire che un film del genere saprebbe trasmettermi forte emozioni a partire da una forte ansia...
RispondiEliminaPotrebbe in effetti, ma non tantissimo in verità, dato che il film stesso non è così tanto bravo a trasmettere qualcosa...men che meno suggestione od altro...
EliminaIniziai a vederlo, ma ricordo che la noia era molto più in vetta della spedizione... di recente Melbourne, controverso film iraniano che comunque stuzzica, e Io prima di te, un Quasi amici dei poveri ma con qualche spunto interessante...
RispondiEliminaI film iraniani non mi attirano per niente, Io prima di te poi è davvero un film superficiale...perciò anche se bruttino preferisco di gran lunga questo ;)
EliminaFilm che non mi ha convinto proprio per nulla. Personaggi dello spessore di un foglio di carta o di una pagina di wikipedia e la noia arriva abbastanza presto per i miei gusti. Dalle mie parti lo bocciai senza problemi.
RispondiEliminaChe dire? probabilmente hai fatto bene, anche se peccato, poteva essere un film sorprendente e bello da vedere, bastava solo aver più coraggio ;)
EliminaMi ricordo di aver visto questo film qualche tempo fa e la sensazione che mi era rimasta era infatti la recitazione di Keira, al quanto superficiale ma anche il fatto che avessero assegnato a Jake Gylenhaal una parte cosi inconsistente. Sono d'accordo con te su tutto, forse io darei un voto un pochino più alto per aver rispecchiato un caso vero e per le bellissime foto e i fantastici paesaggi.
RispondiEliminaBuona notte e cari saluti,
Flo
Forse qualcosa in più meritava per l'aspetto visivo ma nel complesso è troppo poco per meritare di più, ma grazie del commento e buona giornata ;)
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