venerdì 29 maggio 2020

I film del periodo (11-31 Maggio 2020)

Dopo averne parlato settimana scorsa, ecco il post, sui film visti ultimamente, tanto atteso. Atteso perché primo di una lunga serie di post cinematografici periodici, in cui farvi vedere come l'ho strutturato secondo le mie nuove disposizioni. In modo semplice direi, per quanto riguarda nuove ed ultimissime visioni, una suddivisione in tre categorie (che saranno associate a dei colori in riferimento ad un semaforo), consigliati, senza infamia né lode, sconsigliati. Dopo tutto ciò ecco la categoria vintage, presumibile che ogni qualvolta proporrò questo tipo di post avrò visto infatti un film pre-2000, e quindi piccola recensione anche a queste pellicole. Per finire la classica lista dei film che nel periodo corrente ho deciso di non vedere. Ho pensato di fare così e credo sarà sempre questo il metodo da utilizzare. Comunque per questa prima volta c'è da fare delle precisazioni sui film che ho visto in questo periodo. Il 12 maggio nel post relativo alla settimana cinematografica precedente avevo anticipato la visione in settimana di Endgame, e qui c'è, era previsto poi che la settimana dopo vedessi (come successe ad inizio marzo, qui) alcuni film passati (negli ultimi due mesi però) in prima visione in chiaro, e qui ci sono tutti, infine approfittando della rassegna di Sky di inizio maggio dedicata a Quentin Tarantino (10 giorni e tutti i suoi film), era quasi automatico che insieme al suo ultimo film andato in onda in esclusiva avrei rivisto alcuni dei suoi cult, così ho fatto e qui ci sono due film, paradossalmente due film agli antipodi nella sua cinematografia, uno dei migliori ed uno dei "peggiori". Infine per tutti i film bisogna dire che se non c'è la mia scheda tecnica nell'Angolo del Cinema (alcune le avevo e le ho già pronte, e si esauriranno col tempo) trovate quella (per facilitarvi nella ricerca) di Comingsoon al link che c'è, link disponibile anche da qui, dal blog "principale". Detto ciò ecco le mie visioni dell'ultimo periodo.

martedì 26 maggio 2020

Series, Music & Games (Maggio 2020)

Non credo sarà sempre così, però almeno per questa (prima) volta (dal cambio di "gestione" annunciato giorni fa) riunire in unico post tali argomenti quali le serie tv, la musica e videogiochi (il cinema invece rimane fuori, merita certamente un posto tutto suo), è risultato possibile. Anche perché non l'ho "caricato" ma snellito il più possibile, giacché come potrete notare solo due recensioni riguardanti le serie tv, una riguardanti i videogiochi e pochi video rispetto ad altre occasioni (dovuto anche al fatto del poco eccellente materiale a disposizione) per quanto riguarda la musica. Impossibilitato al momento ad avere una visione chiara di cosa guarderò o a cosa giocherò, mi sembrava infatti giusto procedere (adesso) in questo modo, un modo che è anche quello di non lasciare certi argomenti (mi riferisco soprattutto a quello meno "frequentato", facile intuire quale) nell'anonimato. In ogni caso spero non sia tutto troppo incasinato per voi, io penso di no, dopotutto c'è di peggio.

LE SERIE TV DEL MESE
The Race - Corsa mortale (1a stagione) - Avere un'idea buona, un cast con qualche nome noto (su tutti Sean Bean, che ovviamente muore, c'è pure Billy Zane), ma realizzarla malissimo. La brutta avventura con questa serie dieci volte peggiore di Blood Drive (questa sì mortale, e per davvero) inizia già dal titolo che nel Regno Unito è Curfew (Coprifuoco). Paradossalmente tuttavia il titolo italiano è più adatto a descrivere la serie (composta da 8 episodi e trasmessa da Sky Atlantic), che racconta di una corsa (notturna e clandestina) che serve ad aggiudicarsi l'accesso ad un'isola in cui si può vivere liberi, giacché in questo futuro distopico di cui ambientata, il mondo è infettato da un virus dalle origini ignote, in grado di trasformare gli esseri umani in feroci creature che temono la luce. Il resto purtroppo, a parte forse il tappeto sonoro (sigla e soundtrack), che è l'unica cosa davvero salvabile, è problematico. Gli sceneggiatori, che infarciscono la serie di dialoghi semplici e banali, creano infatti una serie delirante (nel senso più negativo del termine), in cui vengono mixati elementi appartenenti a generi completamente diversi, ma senza che questi riescano ad incastrarsi bene. Da una parte abbiamo tutti gli elementi legati alla genesi degli zombie-movie o dei film apocalittici e dall'altra l'immaginario dei film on the road, in cui si parte con una visione delle corse più simile al primo Fast and Furious per poi sfociare in una visione alla Mad Max e finire in una simile a quelle delle Wacky Races, con annessi mediocri effetti visivi cartooneschi, ma soprattutto con un'azione senz'anima. Il circo colorito, composto dai, diciamo, "grotteschi" partecipanti alla gara, che si muove sulle oscure strade britanniche, ha in sé gli attori protagonisti dell'epidemia, la soluzione al prossimo apocalisse e tanti piccoli microcosmi quanti sono gli equipaggi delle vetture, ognuno con il suo tragico vissuto dell'evento e ognuno con i suoi buoni motivi per vincere la corsa. I vari punti focali su cui si basa la caotica narrazione sono, nonostante tutto, sufficientemente ben spiegati e, allo stesso modo, anche la scelta della narrazione tramite flashback per approfondire i personaggi e i loro ruoli nell'epidemia è comprensibile. Il problema vero è nello sviluppo della storia in tempo reale, nelle azioni dei personaggi, nelle relazioni tra loro e nei dialoghi, in cui si passa da un surreale accettabile, all'ironia grottesca, fino al totale fuori contesto troppo velocemente e troppo spesso. Nelle situazioni, nei risvolti, nelle scelte e nelle battute ad effetto, The Race - Corsa mortale non va mai da nessuna parte, finendo con l'irritare invece di intrattenere e con il confondere lo spettatore, il quale alla lunga non riesce più a capire di cosa si stia parlando o dove si voglia andare a parare. Quando questo succede si finisce in una trappola in cui ogni cosa che vuoi fare viene fraintesa e tutto quello che c'è di buono nelle intenzioni (dove del buono c'è, senza dubbio) si perde inesorabilmente in un calderone in cui tutto può finire e in cui niente però sta più bene. Voto: 4,5 [Qui Trailer, più info e più dettagli]

giovedì 21 maggio 2020

Parasite (2019)

Avevo intenzione di recuperare i film precedenti del regista Bong Joon-ho prima di vederlo (lo farò sicuramente dopo), ma aveva senso aspettare e perdere un film così? No, e infatti grazie a Sky il desiderio è diventato realtà, e grazie alla sua visione non mi sono perso un film davvero incredibile, totalmente fuori schema e non convenzionale come questo, un film eccezionale praticamente. Un film che ha fatto riscoprire a molti il cinema sudcoreano, come se ce ne fosse davvero bisogno di sottolineare come il cinema sudcoreano sia sempre stato, va bene più recentemente questo sì, un lido (a proposito di lidi, a quello di Cannes ha vinto la Palma d'oro) florido e valido. Ci si è già dimenticati (tutti questi film che elencherò li ho visti e, chi più chi meno, apprezzati) del superbo Old Boy anno 2003, di Ferro 3 - La casa vuota anno 2004, di Lady Vendetta anno 2005, di The Housemaid anno 2010, di Pietà anno 2012, di Snowpiercer anno 2013 (dello stesso regista di questa pellicola che agli ultimi Oscar ha sbancato) o del recente (anno 2016) Train to Busan, uno degli zombie movie più riusciti degli ultimi anni? Io spero di no, certamente io non ho dimenticato, e mai credo dimenticherò Parasite, che non so se è un capolavoro o meno, ma sicuramente è un grandissimo film, tra i top del 2019 (parrebbero meritati i quattro Oscar vinti) e al momento il migliore visto quest'anno. Gisaengchung (come da titolo originale), congeniato alla perfezione e senza reali difetti (a parte l'esasperazione di alcune scene e di forzature su alcune cose), è infatti un film che merita il successo ottenuto, giustificate le tante lodi ricevute. A tal proposito, è difficile scrivere qualcosa che non sia già stato detto, ma lo dico ugualmente, innanzitutto dico con certezza, che in questo caso ci si ritrova di fronte a un bellissimo film, una visione assolutamente piacevole, 123 minuti che scorrono benissimo. Di fronte ad un film che apparentemente racconta una storia semplicissima sullo "scontro" fra poveri e ricchi, in verità l'opera del regista Bong Joon-ho (che già ha avuto ampio modo di esercitarsi in passato sullo stesso argomento), è qualcosa di ben più interessante di un'opera di (sola) denuncia sociale. Una storia avvincente, e messa in scena in maniera suggestiva, che sa colpire lo spettatore.

martedì 19 maggio 2020

Modalità slowdown & resizing attiva

Mi sembra di ripetermi ogni sei mesi, anzi tre da gennaio, da quando è successo l'ultima volta (qui), di ripetere nuovamente gli stessi passi, di illustrarvi novità ancora ed ancora, ma questa sarà presumibilmente (meglio certamente e sicuramente) l'ultimissima volta. E sarà un cambiamento molto diverso rispetto all'ultima ed alle ultime volte. Certo, ugualmente si andrà a ribasso, nel senso che la frequenza di pubblicazione nuovamente diminuirà (partito da un post al giorno, poi cinque a settimana, ultimamente 2 a settimana, ora passerà ad uno a settimana), certo, ugualmente la motivazione è nel ricercarsi nell'abbattimento di visite, ma questa volta è diverso. Sì perché mai come in questo momento (spiegherò dopo) sento l'esigenza di essere e di ritornare ad essere semplicemente uno spettatore. A quando prima del blog davo i voti ai film (per fare una classifica mia personale) e lasciavo qualche sporadico piccolo commento su qualche sito di cinema specializzato. Tuttavia questo significherebbe mandare alle ortiche tutto il lavoro svolto qui sul blog (e sugli altri blog/archivi), chiuderlo perciò, tanto a che servirebbe più? Come ovviare quindi a questo problema? Semplicemente appunto raggruppando il tutto in pochi post (con poche parole da riservare ad ogni pellicola) e pubblicarli una volta ogni tot giorni. Voi direte, ma perché questo cambiamento diciamo alquanto radicale? è successo qualcosa? Sì e no. La mia passione nei confronti del cinema innanzitutto non è mutata (anzi, voglio vedere sempre più film), e la voglia sempre c'è di farvi sapere cosa ne penso di un prodotto come di un altro (anche con un commento, come avverrà), però adesso sono stanco, sia fisicamente che psicologicamente. Perché tra le preoccupazioni per il virus e problemi tecnici, tra ustioni e reazioni allergiche, tra cambiamenti difficoltosi di sedia (a rotelle) e tanto altro per la testa, non bastasse poi che il ritmo intrapreso negli ultimi tre mesi (seppur già parecchio rallentato) non riesca io più a sostenere per colpa di alcuni dolori e di una certa stanchezza manuale (conseguentemente dovrò dire addio ad alcuni giochi in cui c'è bisogno di una certa manualità e non potrò scrivere troppo), la situazione è sempre più stressante. E così fino a fine maggio tutto rimarrà inalterato, perché comunque ho già dei post pronti (una recensione di un bellissimo film comunque ci sarà giovedì, e delle piccole anticipazioni sul format dei nuovi post la settimana dopo), ma da giugno ci sarà il post, due post sui film (metà e fine mese), uno sulle serie e uno sulla musica (durante il mese), in questi ultimi due casi però potrebbero aggiungersi (all'interno dello stesso post) quello sui videogiochi, e poi dipende. Sì perché è ovvio che se la Geek League mi dice di giocare gioco, se la cricca di Blogger cinefili mi chiama io rispondo, se mi va di fare un post speciale nessuno me lo impedisce e se vedo un film eccezionale scrivere la recensione potrei tranquillamente (e insomma 6 post al mese potrebbero comunque esserci). Ed è così quindi che l'ennesima evoluzione per non arrendersi, per continuare nonostante tutto a restare in questo mondo blogosferico (continuerò ad "affacciarmi" sempre e comunque), e in tal modo non perdere i "legami", seppur virtuali, che qui ho con voi che mi seguite, diverrà presto realtà. E lo diverrà anche se mi dispiace un po', vero che quelli più dispiaciuti potreste esser voi, ma purtroppo è necessario. Poco male comunque, anche perché, come dico sempre, meglio così (poco) che niente.

giovedì 14 maggio 2020

[Cinema] Mad Max Trilogy

Innanzitutto per coerenza dovrei precisare che la trilogia (originale) di Mad Max (che per chi non sapesse è una serie cinematografica ideata e diretta da George Miller, ambientata in uno scenario post apocalittico, ad eccezione del primo film, nel quale la guerra nucleare non è ancora scoppiata, che vede come protagonista l'ex poliziotto Max Rockatansky, detto "Mad Max" oppure "Max il pazzo") io non ho mai detto di non aver mai visto, ma solo di non averli (i tre film) visionati per intero. Anche perché se così non fosse non avrei potuto cogliere i riferimenti ed ammirare estasiato il quarto capitolo (della nuova trilogia?) della saga, ossia Mad Max: Fury Road. Va beh che anche senza aver visto i precedenti, la sua gran figura la fa senza sforzi, se si è infatti di fronte al film del 2015 non si può oggettivamente ed obbiettivamente non dire che non sia un capolavoro (forse l'unico vero capolavoro degli ultimi dieci anni, come affermato qui per esempio) d'azione, un film tecnicamente impeccabile e narrativamente strepitoso, ma certe cose non si dimenticano. In tal senso, il sospetto già c'era, però adesso ne ho avuto conferma, Fury Road è stato il canto del cigno di George Miller. Sì perché in quest'ultimo film (vincitore tra l'altro di 6 Premi Oscar) il maestro riprende tutte le cose migliori (gli elementi più iconici) che avevano fatto, tra l'altro, la fortuna dei primi tre film, tranne Mel Gibson, ma il suo successore Tom Hardy non l'ha fatto rimpiangere, e tramite un lavoro perfetto di cucitura, stupisce e meraviglia il pubblico. Ma questo è comunque un altro discorso (se volete tuttavia sapere qualcos'altro c'è la mia recensione), perché in questa occasione (dispensata grazie alle mie Promesse cinematografiche annuali, in questo caso facente riferimento a quella del 2020, attualmente in corso, qui) c'è solo da parlare/scrivere della trilogia originale, delle prime tre pellicole di una saga divenuta cult.

martedì 12 maggio 2020

I film visti in settimana (4-10 Maggio 2020)

Siamo in piena fase due, ma io in questo momento non penso ad altro che alla fase tre. No, ma che avete capito, alla fase tre non dell'emergenza virus, ma a quella dell'MCU, il Marvel Cinematic Universe. In questa settimana è infatti previsto che io veda, dopo aver visto Captain Marvel poche settimane fa, Avengers: Endgame, mentre è fissato per giugno l'appuntamento con Spider-Man: Far from Home, che appunto chiuderà la fase tre e la Saga dell'Infinito (quest'ultima che è l'unione delle prime tre fasi). E sono perciò elettrizzato all'idea di concludere questo incredibile viaggio cinematografico, un viaggio che, partito nel 2008, intervallato da fasi (la terza iniziata da Captain America: Civil War nel 2016), non mi ha mai deluso (a parte qualche piccolo inciampo). E poi se non lo si fosse ancora capito sono un fan dei Marvel Movies, e quindi sarà praticamente un evento. Ma nel frattempo che ciò avvenga (a tal proposito se mi sarà piaciuto tanto tanto tanto troverete la recensione un po' più in là, se piaciuto per niente o il giusto prossimamente), vi faccio vedere/leggere cosa ho visto settimana scorsa, niente di davvero eccezionale, ma per la prima volta da quando uso questo metodo, nessun film al di sotto della sufficienza. Proprio non male.

Juliet, Naked - Tutta un'altra musica (Commedia 2018) - Dal regista Jesse Peretz, di cui ricordo il riuscito "Quell'idiota di nostro fratello", una intelligente commedia che deve molto al soggetto non originale tratto da un romanzo di Nick Hornby, uno degli scrittori più "portati" sul grande schermo (About a Boy, Non buttiamoci giù e Alta Fedeltà per citarne alcuni). Basandosi sul tema, dell'idolatria tipicamente moderna riguardo ai neo-miti della musica pop, che qua si sviluppa felicemente creando un intreccio sentimentale intercontinentale (tra Usa e Inghilterra), il film pone difatti un interrogativo (tra gli altri) semplice, cosa accade quando crolla un proprio mito? Bravissimo Ethan Hawke che impersonifica perfettamente la trasandata ex icona del pop ricca di un certo fascino decadente ed il comprimario Chris O'Dowd perfetto nel recitare il ruolo del fan un po' "bamboccione" ed un po' nerd. Ma assolutamente da non dimenticare è la brava Rose Byrne, che con il suo atteggiamento rassegnato ad una esistenza senza ormai più slanci, rappresenta tutte le donne che si barcamenano nella quotidianità senza vederne più i fuochi d'artificio di una volta. La sua nuova vita è quella piccola rivincita che ognuna probabilmente si merita. Il film di Peretz alla fine riesce a colpire nel segno grazie alla perfetta scelta musicale, diversi i pezzi suonati dallo stesso Hawke, ma non graffia sino in fondo, lasciando in sospeso per colpa di un finale che non convince del tutto, con temi agrodolci (il senso del tempo che passa e la fissazione per miti sempre più sbiaditi) che non riescono ad elevare una pellicola che comunque stenta a decollare. Finisce quindi per essere un film sì sufficiente, ma anche una discreta occasione persa. E tuttavia è questo un film piacevole e leggero che meriterebbe una certa attenzione, perché straordinariamente genuino. Voto: 6+ [Qui più info e più dettagli]

giovedì 7 maggio 2020

Vade Retro Virus: L'esercito delle 12 scimmie (1995)

Per fare definitivamente pace (visto i suoi recenti modesti lavori cinematografici moderni, menzionarli non serve) con Terry Gilliam, anche se già la visione di Brazil l'anno scorso aveva aiutato parecchio a rasserenare quel rapporto burrascoso che con egli avevo, ho deciso in occasione della rassegna cinefila organizzata con gli amici blogger "Vade Retro Virus", rassegna atta ad esorcizzare la pandemia in corso, di vedere uno dei suoi migliori film, se non il migliore in assoluto, L'esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys), attuale e sorprendente, oltre che parecchio d'impatto per le soluzioni della articolata sceneggiatura. Un film che ha certamente un debito di riconoscenza con Chris Marker e il suo cortometraggio La jetée del 1962, il regista non a caso affascinato dalla storia decise di ispirarsi a ciò per immaginare questo film (nel 1995 prodotto da Charles Roven). Per farlo Gilliam si affidò naturalmente all'autore della storia originale, Chris Marker, che curò la sceneggiatura del film in collaborazione con David Webb e Janet Peoples. Ne uscì un film apocalittico e visionario che si riaggancia alle atmosfere surreali e oniriche di Brazil per filtrarle attraverso la filigrana della distopia. Nel 2035 la razza umana è rintanata nel sottosuolo dopo che un virus ne ha spazzato via il 99%. La nuova società formatasi nei rifugi sotterranei è retta da scienziati che studiano il modo di debellare il virus per poter risalire in superficie. Per farlo inviano i detenuti a raccogliere campioni protetti da tute anti contagio. Uno di questi detenuti viene inviato nel passato per risalire alla causa che ha dato origine a tanta devastazione. James Cole viene così rispedito nel 1990 con un unico indizio, trovare chi o cosa rappresenti l'Esercito delle 12 scimmie, organizzazione che sembra collegata alla diffusione del virus letale. Cole inizierà ad indagare frastornato dal salto temporale e dal cambiamento ambientale che il suo corpo deve subire. Troverà in una psicologa un alleato per risalire ai responsabili mentre la sua indagine lo condurrà in un istituto psichiatrico.

martedì 5 maggio 2020

I film visti in settimana (27 Aprile/3 Maggio 2020)

Continua il trend positivo, infatti per la quinta settimana consecutiva un film da 7 in pagella (che potrà sembrare un non granché voto, ma per i miei standard è parecchia roba) fa capolino nella lista settimanale dei film visti. Purtroppo continuano a far capolino anche film mediocri, ma se ci sarà sempre (spero di non essermi dato la zappa sui piedi) un film bello e da consigliare ogni settimana, non sarebbe poi tanto un problema insormontabile, un sacrificio difatti lo compirei. Comunque in questa settimana, in cui non ho nuovamente visto/rivisto alcun altro film (vintage), al contrario della scorsa settimana cinematografica, dove una brutta sorpresa ci fu, era Domino, questa volta niente a quel livello. Tuttavia una delusione sì che c'è, e la trovate subito al primo colpo.

Men in Black International (Azione 2019) - Già non se ne sentiva il bisogno, che il ritorno avvenisse almeno con più grinta, e invece niente di tutto ciò, fin troppo tiepido e poco coraggioso, privo di qualsiasi stimolo e mordente, incapace di approcciarsi in un modo nuovo e moderno in quanto ancora troppo ancorato a un modello di successo del passato, è il quarto episodio della serie Men in Black. International infatti, che non vede più L'agente J e l'agente K scambiarsi sagaci battute e frizzanti frecciatine (la mancanza della mitica coppia Will Smith/Tommy Lee Jones si fa sentire, anche perché qui le battute sono al limite del tedioso), in loro vece è presentata una coppia già collaudata, ha ben poca sostanza, che non siano ovviamente gli effetti speciali di qualità. Chris Hemsworth e Tessa Thompson, reduci da Thor: Ragnarok (che singolarmente hanno fornito più di quello che qui fanno insieme, 7 sconosciuti a El Royale12 Soldiers il primo, Creed II la seconda) si schierano nuovamente dalla stessa parte per fronteggiare il cattivo di turno che, questa volta, si annida dietro il completo nero dei MiB. Il volto del carismatico comandante in capo della sezione MiB di Londra appartiene a Liam Neeson, in un ruolo affascinante, ma la cui parabola narrativa è prevedibile e non giustificata da un solido background. La coppia funziona (anche se i loro personaggi vagano nel minutaggio del film senza riuscire mai a essere convincenti nelle azioni compiute, una più involontariamente goffa dell'altra), stessa cosa non si può dire della storia, affetta da buchi neri di trama che neanche una gigante blu è in grado di generare dopo il collasso. Una trama che implode su se stessa, ciò nonostante, la giustificazione la si può ricercare nella legge che muove l'universo dei MiB, dove la casualità non esiste e a un semplice pedone è concessa la possibilità di salvare la sua regina. Peccato non sia così anche a livello narrativo. Men in Black: International è un divertente road movie le cui strade di Londra, Parigi, Marrakesh e Napoli pullulano di alieni con una resa visiva accattivante, ma il cui scopo è poco chiaro e non funzionale alla storia, se non per condurre gli agenti MiB al cospetto del vero cattivo: un tentacolare mostro, divoratore di mondi, che vuole assimilare ogni forma di vita (lontanissimo dal "meraviglioso" Edgar-abito che portava lo "schifezzometro" alle stelle). Ciò che suscitava emozioni, nel primo sfolgorante episodio, è dato per scontato, senza nulla aggiungere di nuovo al franchise, nonostante alcune idee siano buone, ma mal integrate. Un circo spaziale senza personalità (il regista F. Gary Gray dopo Fast & Furious 8 dal tunnel non riesce a uscire), uscito fuori tempo massimo, e che ha a suo vantaggio soltanto il ricordo nostalgico e celebrativo, se vogliamo, di un successo di ormai troppi anni fa. Sparaflashatemi adesso per favore. Voto: 5 [Qui più info e più dettagli]