venerdì 31 dicembre 2021

Bellezze cinematografiche/serialtelevisive edizione 2021

Immancabile come ogni anno è questo post, ode alla bellezza ed alla sensualità, immancabilmente arriva alla fine dell'anno, il Saba Beauty Awards che "premia" le più belle/sensuali donne apparse in tutte le pellicole e serie tv viste quest'anno. Immancabilmente in questo senso ricordo che se le foto di seni nudi o altro vi infastidiscono e le trovate disdicevoli, di ignorare questo post, ricordandovi al tal proposito che sono tutte immagini pubbliche quelle che qui trovate, di film che tanti e molti hanno visto, e niente di scabroso che vada riferito ai minori di 14 anni, che oltretutto non penso mi seguano. Niente è cambiato insomma, a parte il fatto che è stata abolita da quest'anno la regola delle più presenze vietate, a parte il fatto che ci sono ovviamente delle "nuove" protagoniste, ed a parte il fatto che cambiata è la madrina. L'anno scorso (Qui) a fare gli onori c'era la Olivia de Havilland di Via col Vento, quest'anno a farli è Tanya Roberts, morta a 65 anni all'inizio di gennaio, inizialmente era stata persino data per morta molti giorni prima. Chi era direte voi, penso invece che la conoscevate tutti, era nota infatti, e soprattutto, per aver interpretato il ruolo di Julie Rogers nella serie televisiva "Charlie's Angels" e la Bond girl Stacey Sutton in "007 - Bersaglio mobile" nel 1985 accanto a Roger Moore. Ma anche il personaggio di Sheena nel film "Sheena, regina della giungla". Ecco, per molti adolescenti (compreso me) Sheena è rimasta nel cuore, e non solo, perché era davvero bella, come belle sono tutte le altre donne di quest'edizione, la sesta.
 
BELLEZZE CINEMATOGRAFICHE
11. Ex aequo per Berenice Marlohe vista in Dalle 5 alle 7, per Vica Kerekes vista in Resistance, per Doria Tillier vista in La belle èpoque, per Ana Girardot vista in Someone, Somewhere, per Carla Salle e Juliana Lohmann viste entrambe in Motorrad, per Jessica McNamee vista in Mortal Kombat e per Cara Delevigne vista in Life in a year

giovedì 30 dicembre 2021

Le migliori attrici e i migliori attori, più altri premi e le migliori colonne sonore, dei film visti nel 2021

Messo in conto il fatto che tutto è già stato raggruppato (lo scorso anno, Qui), che tutti i premi collaterali al meglio del Cinema visto quest'anno sono in quest'unico post, vediamo le novità principali, che per l'esattezza sono due. Semplicemente ho visto così tanti film, tante buone performance attoriali, che ho aggiunto una "posizione" in più (6 ulteriori spazi), tanta musica che come con le serie tv ho evitato di mettere video, ma solamente link, a tal proposito i suddetti alle recensioni ci saranno in ordine di apparizione. Questo è tutto, tuttavia una semplice nota ancora, tornando ai migliori film pubblicati ieri, se menzione meritava il film Lost in translation, ugualmente la meritano i componenti, ovvero e principalmente gli attori Bill Murray, Scarlett Johansson (tra l'altro sarà ugualmente presente) e la regista Sofia Coppola (non era male neanche la colonna sonora), tutti in questa classifica potevano benissimo stare. Come quelli che già stanno, meritatamente e giustamente, ecco chi e cosa.

I MIGLIORI ATTORI
 
5. Ex aequo per il grande Harry Dean Stanton, che in Lucky, nella sua ultima interpretazione, da sfoggio delle abilità di una carriera intera, per lo sfortunato Chadwick Boseman, che in Ma Rainey's Black Bottom, nella sua ultima interpretazione, è abile e bravo, per il già Premio Oscar Gary Oldman, che in Mank non smette di brillare, per il bravo Riz Ahmed, abilissima la sua performance in Sound of Metal, per l'altrettanto bravo Adam Driver, capacissimo in Storia di un matrimonio, e per l'italiano, l'unico connazionale, Elio Germano, in Volevo nascondermi abile trasformista.

4. Ex aequo per l'istrionico Sacha Baron Cohen, che ne Il processo ai Chicago 7 è proprio perfetto nel ruolo, come perfetti sono nei panni de I due papi Anthony Hopkins e Jonathan Pryce, nei panni di un avvocato delle cause perse e di un presunto terrorista (povero Richard Jewell) sono Sam Rockwell e Paul Walter Hauser, e nei panni di Fred Rogers (Un amico straordinario veramente) è il mitico Tom Hanks, bravi tutti e soprattutto complimenti a chi li ha scelti.

mercoledì 29 dicembre 2021

I migliori film visti nel 2021

Anche quest'anno ho superato quota 300 film visti di quelli "moderni", anche quest'anno tanti film sono entrati nella classifica finale (solo uno in più dello scorso anno), non è cambiato infatti il metodo di classificazione (per delucidazioni ecco il post del 2020), anche quest'anno (come in tutti gli altri anni) trovate la lista di tutti i film "esaminati" in questo 2021 nell'apposita pagina del blog (vi do un aiuto se vi servisse, questo è il link diretto), ed ovviamente anche quest'anno abbiamo un vincitore, non dimenticando tuttavia che tutti i film di questa classifica consiglio di vedere. Cos'è cambiato quindi? Il Cinema, con tanti nuovi film, nuove chicche e possibili cult. C'è comunque una nota finale, semplicemente come già successo con i peggiori film, anche tra questi migliori un film ci sarebbe potuto essere, se non fosse già stato da me visto, è Lost in translation, che approssimativamente dalla tredicesima posizione alla settima sarebbe stato inserito, perché era ed è un bellissimo film.

43. Divertente e godibilissimo, senza un attimo di pausa (rocambolesco, esagerato e delirante). Un gran bel divertimento, il mio guilty pleasure di quest'anno. (7)

42. Un buon anime, un film carino, pop e piacevole. (7)

41. Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo il flop di Reuma Park e il fallimentare esordio da solista di Aldo Baglio con Scappo a casa, tornano (finalmente) quelli di una volta grazie a una commedia divertente, sincera, anche un po' commovente e con un inedito tono agrodolce. (7)

martedì 28 dicembre 2021

Le migliori attrici e i migliori attori, più le sigle e colonne sonore, delle serie viste nel 2021

Sapete già quali sono state personalmente parlando le migliori serie tv e miniserie di quest'anno, tuttavia qualcosa manca, e questo post come di consuetudine (ecco quello del 2020) serve a questo, per premiare i migliori attori, le migliori attrici, le migliori sigle più le colonne sonore, ovvero gli ultimi (nonché gli unici) premi ad essere assegnati in questo specifico campo. Da notarsi che i link alle recensioni ci saranno in ordine di apparizione, inoltre gli suddetti, più quelli che rimandano ai video, se cliccati aprono in una nuova finestra. Detto ciò ecco chi e cosa ho apprezzato di più delle serie tv e miniserie di quest'anno.


I MIGLIORI ATTORI
4. Ex aequo per l'efficace cast della prima stagione del nuovo Perry Mason (sugli scudi John Lithgow, ma non sono da meno gli altri, soprattutto Matthews Rhys), per la coppia Sam Worthington/Paul Bettany, artefici di un arguto "botto" e risposta in Manhunt: Unabomber (meglio comunque il secondo, che tra l'altro recentemente ha spiccato anche in WandaVision), per il bravo Pedro Pascal, che nella terza stagione di Narcos si prende meritatamente la scena (lui che "Mandaloriano" già di suo), e per l'altrettanto bravo Søren Malling, integerrimo investigatore in The Investigation.

lunedì 27 dicembre 2021

Le migliori serie tv viste nel 2021

Ho visto quest'anno 50 serie (comprese le miniserie) per un totale di 67 stagioni, molte stagioni ed una serie in più rispetto allo scorso anno, in cui tra l'altro solo 15 serie/miniserie entrarono nella Top dell'intera mia stagione serialtevisiva (Qui). Quest'anno invece, complici anche le somme dei voti dovuti all'accorpamento di più stagioni (di una serie) in un unico "punteggio", e di alcune di queste ree di non aver ricevuto un punteggio alto (ma mi dispiaceva che non ci fossero qui state), ben 25 serie/miniserie sono entrate in questa classifica finale annuale. Si parte dal 6,8 fino al massimo raggiunto, ovvero 8,041, di una serie facente parte delle sette "sorelle" (tra l'altro ci sono tutte) recuperate quest'anno, in tal senso vedrete un unico banner e sarà linkata nello stesso banner la recensione dell'ultima stagione (idem per tutte le altre serie, link recensione completa). Ma numeri e voti a parte, ecco il meglio visto da me pronto per voi.

25. Uno show per famiglie con un interessante approccio narrativo che non si era mai visto prima (6,8)

24. Peccato per una seconda stagione decisamente non perfetta, ma rimane comunque una bella serie, teoria dell'amore tragico e disfunzionale (6,875)

23. La terza stagione possiede un buon equilibrio in linea generale. Il passaggio su Netflix non comporta grosse modifiche di fondo, però rispetto alle prime due stagioni qualche piccola lungaggine di troppo è più visibile e qualche passaggio appare un po' forzato (7-)

venerdì 24 dicembre 2021

I peggiori film visti dell'anno (2021)

Le statistiche non sono cambiate dallo scorso anno, dalla scorsa edizione dei miei personali Razzie Awards (Qui), a non raggiungere la sufficienza quasi 1/3 di tutti i film visti quest'anno. Tuttavia solo 16 film hanno toccato il "baratro" e saranno proprio quest'ultimi i protagonisti di questa edizione (cliccando sul banner del film potrete leggerne la recensione completa). Un'edizione che, come in quella delle serie tv, vede l'abolizione delle mie personali "delusioni". Deludenti film che tuttavia non mancheranno nella lista, perché anche a prescindere dai gusti personali, a deludere può essere la tecnica. Ma ricordate, prendete tutto con le pinze, io non condanno, esprimo il mio giudizio, la scelta di visione è solo e unicamente vostra. Infine vorrei menzionare una decisione, in questa classifica meritava d'esserci anche Speed Racer (era tra le vostre Richieste), similmente tra la terza e sesta posizione, ma come detto in altre occasioni, poiché già visto è stato esentato da tutto ciò, però fate finta che c'è, che qualcuno non credo si arrabbierà mai (era ed è proprio un film pessimo).

16. Non è una questione di scandalo, quanto che manca il contenuto essenziale, e si tappa i buchi con sesso su sesso in maniera esplicita e col tentativo di far parlare di sé (4,5)
 
15. Deludente pellicola da un regista da cui ci si aspetta sempre qualcosa in più. Robert Zemeckis anche sceneggiatore insieme a Guillermo Del Toro provano a rinvigorire il romanzo di Roald Dahl aggiornandolo al giorno d'oggi con delle aggiunte random nella trama, ma il risultato, al di là della confezione lussuosa, delude (4,5)

14. Definito da Luca Guadagnino non un remake ma un omaggio alle emozioni che ha provato quando l'ha visto, avrà visto un altro film (4,5)

giovedì 23 dicembre 2021

Le peggiori serie tv viste dell'anno (2021)

Prima del piacere il dovere, quello di cominciare dalle serie o miniserie televisive peggiori da me viste durante l'anno. Esattamente com'è già successo nelle scorse annate/edizioni (Qui quella del 2020). C'è tuttavia una novità, quest'edizione infatti vede l'abolizione delle mie personali "delusioni", che solitamente aprivano il post, non è detto difatti che quello che delude me può deludere anche gli altri, c'è molta soggettività, mentre al contrario in questa Flop 10 c'è sia quella che un certa obbiettività. E così che si presentano queste serie (personalmente non all'altezza, ma che comunque non sconsiglio, se però vi piace farvi male è colpa vostra, io vi ho avvertito), e cliccando sul banner della stessa potrete leggerne (se volete approfondire ovviamente) la recensione completa.

10. Un'opera in cui vengono architettati voli pindarici piuttosto complessi (ma anche abbastanza inutili) tentando di eviscerare qualsiasi aspetto dello spettro sociale umano in modo fin troppo rimarcato, appesantendo inutilmente e complicando la visione di un prodotto che, per quanto ambizioso (o pretenzioso?) rimane comunque di media qualità (5,5)
 
9. The Undoing non è Big Little Lies. È indiscutibile la presenza di molti elementi in comune: il modo in cui è costruito l'intreccio, il typecasting per Kidman e la ricchezza ostentata da ogni fotogramma. A The Undoing mancano però gli aspetti essenziali per una storia del genere (un'indagine in chiave mystery sulla tipica moglie americana), una delineazione psicologica dei personaggi e un percorso narrativo solido. Dopotutto The Undoing non è niente più che un banale thriller costruito su percorsi già battuti innumerevoli volte (5,5)

mercoledì 22 dicembre 2021

[Musica] Saba Music Awards 2021

E' sulla base di 69 canzoni (mie preferite), più 34 di quelle di Sanremo, passate (quasi mensilmente) su questi schermi, che ho potuto stilare prima le candidature (qui) e successivamente selezionare i vincitori dei miei personali premi annuali musicali. Tutte le liste, mese per mese, eccole: Dicembre/Gennaio, Febbraio, Speciale Sanremo, Marzo-Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto/Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre. Nella quarta edizione (Qui la terza inerente al 2020) che ha visto trionfare 15 artisti in altrettante categorie, 4 in più dell'ultima volta (erano 11), già perché quest'anno ho scisso le band dagli artisti singoli e creato così altre quattro categorie. E tuttavia, dicevo 15, ma che in verità sono 13 gli artisti trionfatori, giacché due di questi ne hanno vinti due di premi, e sono peraltro gli unici ad esserci riusciti, The Weeknd e Dua Lipa che tra l'altro stabiliscono un record, il primo vince per il secondo anno consecutivo il titolo come Miglior artista maschile straniero, e se lo scorso vinceva anche il premio per il miglior video, quest'anno per la canzone dell'anno. La seconda invece, non solo vince anche lei per il secondo anno consecutivo il titolo come Miglior artista femminile straniera, ma lo fa per la terza volta in quattro edizioni, e come se non bastasse seconda volta questa che vince anche il titolo di "Sgnacchera". In questo senso, come per le altre categorie, è inutile da parte mia dare spiegazioni in merito alle mie scelte, che si ricordino essere del tutto personali, ma in ogni caso spero gradiate.

Miglior artista maschile italiano: Marco Mengoni
 
 
Miglior artista femminile italiana: Noemi
 

martedì 21 dicembre 2021

[Games] La mia personale classifica del 2021

L'avevo già anticipato lo scorso anno (nella mia personale classifica games del 2020, Qui) che avrei giocato a molti più titoli e molto più a videogiochi "semplici" (ovvero avventure) che ad altri "complessi" (ovvero action, Rpg e sparatutto), così è stato, tuttavia non mi sono fatto mancare niente, e ho giocato anche a game racing, stealth e platform. Nel complesso un anno videoludico più che discreto. Venti giochi in totale, un numero non indifferente ma comunque destinato ad aumentare sensibilmente il prossimo anno, sfruttando soprattutto i tanti giochi gratis riscattati dall'Epic Store e dal Prime Gaming, ben sapendo che giocabile è/sarà solo il 15% di questi (però parliamo di ottanta titoli che adesso ho). Comunque, 20 titoli ed un vincitore, che se frequentemente mi seguite anche in questo campo, dovreste già sapere, altrimenti vi basterà scorrere la mia personale classifica (cliccando sull'immagine del gioco potrete leggerne la recensione completa).

20. Affascinante, alquanto spaventoso ed intelligente a volte, ma graficamente datato, difficile e parecchio difettoso (5,5)
19. Un survival horror che ha un'atmosfera davvero inquietante ma purtroppo lo contamina con un boss inutilmente difficile e una trama vuota (5,5)
18. Il sequel che temevi di una serie che non aveva bisogno di sequel. Si rimane comunque rapiti dallo stile retro-cyberpunk del gioco, ma è un po' una delusione (6)

lunedì 20 dicembre 2021

[Cinema] Movies Vintage Awards 2021

Quest'anno ho proprio esagerato nella visione (e in alcuni casi revisione) di film Vintage (ovvero antecedenti agli anni 2000), ma tra filmografie, retrospettive (molte incluse nelle Promesse cinematografiche), speciali e quant'altro, non mi ero reso ancora conto di averne visti 65. Ben più dei 48 dello scorso anno (Qui) e moltissimi di più di quelli dell'anno precedente ancora (l'anno prossimo dovrò darmi indubbiamente una regolata), così tanti insomma, che per forza di cose non ho potuto metterci la locandina/poster per ognuno (sarebbe stato un post troppo chilometrico), e infatti ho creato una lista, però sempre con il link per il rimando alla recensione. E a fine lista, come di consueto (è la quarta edizione questa), le categorie tecniche e susseguenti riconoscimenti. Ma amenità a parte, è stato un anno particolarmente interessante sul piano Vintage, ho visto/rivisto tanti grandissimi film, alcuni capolavori e/o quasi capolavori, ma anche film iconici, di culto e di solo intrattenimento, ma anche (per fortuna pochissime) schifezze. Molti generi, epoche, ho attraversato, però è stato (nonostante tutto) un gran piacere.
 
  • 65 Riti, magie nere e segrete orge nel trecento (1973) (3) Incomparabile horror che viaggia allegramente tra l'assurdo e l'inverosimile senza soluzione di continuità.
  • 64 Creepozoids (1987) (4) Un prodotto davvero modesto con poche idee e sfruttate male, che tuttavia nel suo essere trash/brutto all'ennesima potenza riesce persino a divertire.
  • 63 Buffy l'ammazzavampiri (1992) (4,5) Sebbene siano presenti tutti gli elementi da commedia che mi erano piaciuti nel telefilm (anche troppi), la regia scialba (del mai più visto Fran Rubel Kuzui) e la totale assenza di effetti speciali (i vampiri non diventano neanche polvere quando vengono infilzati dai paletti) rendono il film quasi inguardabile.
  • 62 Incubo sulla città contaminata (1980) (5,5) Film da guardare per alcune intuizioni importanti, ma sempre tenendo presente il livello (basso) della pellicola.
  • 61 Dovevi essere morta (1986) (6) Un simpatico mix fra Re-Animator o Frankenstein e Corto circuito, che si lascia seguire con piacere forse proprio perché strizza l'occhio a modelli già sperimentati.
  • 60 Dèmoni (1985) (6) A conti fatti non riuscitissimo, ma piuttosto divertente.
  • 59 Il mostro della palude (1982) (6) Alla fin fine ho trovato simpatico questo adattamento da un fumetto della DC. Non l'ho trovato infatti così orribile come lo definiscono in molti. Ho visto pellicole meno datate (o tratte dai fumetti) ben peggiori di questa.
  • 58 Cannibal Ferox (1981) (6) Un'operazione certamente "limite" e iper-violenta con un primo tempo promettente e agghiacciante che si fa sostituire troppo presto da un intreccio più debole, ripetitivo e incontrollato.
  • 57 Puppet Master - Il burattinaio (1989) (6) Molto piacevole da vedere, con attori migliori e un po' di splatter in più sarebbe potuto diventare anche un piccolo classico (non si può non pensare a un classico come La bambola assassina, sicuramente superiore a questo), ma è diventato di culto, e non è poco.
  • 56 Detective Stone (1992) (6) Fanta/horror di vecchio stampo che purtroppo risente parecchio degli anni trascorsi, in cui bisogna ammettere che in realtà c'è ben poco da salvare. Ma pasticcio godibile.
  • 55 Benedizione mortale (1981) (6) Una fotografia abbastanza curata, qualche buon colpo di scena ed alcune sequenze, che fanno di questo film una specie di prova generale per il futuro Nightmare.
  • 54 Zeder (1983) (6) Un buon film che punta sulle atmosfere e sulla tensione in crescendo, regalando anche qualche discreto momento di spavento. Tuttavia nella "metaforica" massa Zeder non brilla certamente, ma si mantiene vivo a spallate.
  • 53 Ai confini della realtà (1983) (6) Un film che viene oggi ricordato più che per il suo valore artistico, per la grave tragedia che colpì la produzione, rientrando in quel ristretto gruppo di opere considerate "maledette". Ed è un peccato, perché a parte questa tragica vicenda il film, seppur abbastanza ordinario, è godibile e valido.
  • 52 Due occhi diabolici (1990) (6) Discreto film diretto da due mostri sacri del cinema come George A. Romero e Dario Argento ad omaggiare un maestro della letteratura come Edgar Allan Poe.

martedì 14 dicembre 2021

I film del periodo (1-12 Dicembre 2021)

Questa è l'ultima possibilità di snocciolare alcune informazioni, news e quant'altro, quindi mi prendo questo spazio e inizio dicendo che appunto con questo post cinematografico (che tra l'altro contiene le ultime cartucce che potessi quest'anno sparare, compreso un film ripescato dal "cestino") chiudo la stagione, dandovi però appuntamento alle consuete classifiche finali generali, che saranno pubblicate da lunedì prossimo fino alla fine del mese. Ma rimanendo in ambito cinematografico, in quest'ultimo periodo (diciamo abbastanza soddisfacente) con la visione di due film candidati agli Oscar (uno dei due peraltro ne ha vinto uno) chiudo il capitolo (all'interno delle Promesse cinematografiche) inerente appunto ai recuperi da Oscar (nomination) dal 2016 in poi. Ed anche se non tutti ho visto ancora di quelli di quest'anno (all'appello ne mancano nove) sono contento d'averlo completato, unico neo il film A War (Krigen) del 2015 che non sono riuscito in questi anni a reperire da nessuna parte (spero di trovarlo prima o poi). Seconda cosa, ho visto da Sky Arte un interessante breve documentario sulla vita e sull'arte di un regista giapponese di cui proprio quest'anno ho visto quattro film (la "retrospettiva" trovate Qui), il documentario infatti, dal titolo I mille volti di Takeshi Kitano, mi ha portato alla scoperta di alcuni dei segreti "celati" di questo grandissimo artista/personaggio, alquanto unico e particolare (lo consiglio caldamente a tutti, ma soprattutto, se non l'ha già visto, all'amico Franco, suo grande estimatore). Infine, ma questo non c'entra con il cinema, anzi riguarda noi della blogosfera, per causa di forza maggiore quest'anno non ci sarà Il Franken-Meme di Nocturnia (fino all'anno scorso bello e pronto, potete "riscoprirlo" Qui), l'edizione 2021 infatti, del "meme" utile a far conoscere e farvi conoscere i miei e i nostri blog preferiti, ho deciso di non fare, e per due motivi. Primo per rispetto di un "collega" recentemente scomparso, secondo perché in verità ho conosciuto pochi nuovi blog, di cui solo uno (quello di Pakos), frequentato assiduamente, era inutile quindi proporre. Dopotutto è (divenuto, visto il momento di flessione) triste premiare (per quanto meritevoli ogniqualvolta) sempre gli stessi, oppure nominare (sempre più) blog che per vari motivi lasciano la blogosfera. Detto ciò concludo, e semplicemente auguro a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Willy's Wonderland (Horror/Azione 2021) - "The Banana Splits Movie vs. Nicolas Cage": questo sarebbe il sottotitolo più indicato per l'opera in questione. Il regista Kevin Lewis, ben conscio di ciò che il pubblico si aspetta da simili premesse, imposta Cage in modalità massacratore over-the-top à la Mandy (gli taglia del tutto pure i dialoghi, completando così la sua metamorfosi in pupazzone semovente) e gli fa prendere a sganassoni un mucchio di robot assassini. Il divertimento sta tutto qui, fra balletti dell'eroe, duelli leoniani, botte da orbi e "Free Bird" sul finale. Il resto (splatter incluso) è un contorno scipito. Voto: 5

Quelli che mi vogliono morto (Dramma/Thriller/Azione 2021) - Bimbo nei boschi inseguito da killer che lo devono far fuori a tutti i costi. Thriller survival che parte con il forte handicap costituito dall'attendibilità della Angelina Jolie come pompiera paracadutista oppressa dai sensi di colpi. Digerito il personaggio e la banalità del plot, il resto si fa seguire senza problemi, nonostante gli stereotipi a manetta e incongruità sparse, grazie all'ambientazione silvestre con bei paesaggi. Film action di routine non indecoroso ma prevedibile, derivativo e certo molto deludente rispetto al film con cui Taylor Sheridan ha esordito nella regia. Voto: 5+

Way Down - Rapina alla banca di Spagna (Thriller/Azione 2021) - Anche Jaume Balagueró (regista di Rec 4: Apocalypse, suo precedente film visto) si cimenta nell'heist movie, considerando il successo mondiale de La casa di carta. Una rapina considerata impossibile da mettere in opera, l'elaborato piano con il genietto/faccia da bamboccio di turno, ma nessuno spunto veramente originale che non sia stato già visto negli ultimi anni (comunque affascinanti i metodi della banda cosi come la lunga sequenza della rapina). Il regista spagnolo ha offerto decisamente di meglio nella sua carriera, tuttavia questo film garantisce una certa dose intrattenimento (buona l'idea di affiancare tutto ai mondiali di calcio del 2010), partendo dal presupposto che di sorprese se ne trovano poche. Voto: 5,5

venerdì 10 dicembre 2021

Le serie tv del mese (Dicembre 2021)

E siamo in dirittura d'arrivo, e dopo le nove (mini)serie della scorsa volta, altre nove serie rispondono all'appello, mettendo così fine a questa stagione serialtelevisiva. Listone che, tra seconde, terze e quarte stagioni, ma soprattutto nuove serie alla loro prima "missione", si è rivelato essere un post mensile ricco ed importante, alcune sicuramente rivedremo nelle classifiche finali. Ma poi si pensa, di importante da dire ora c'è che il sondaggio inerente al blog dello scorso mese, è stato (scorsa settimana) chiuso. Ha vinto (con larga preferenza) un post a settimana, e dopo averci pensato bene, così farò dall'anno prossimo. Tuttavia non ho ancora deciso se mantenere lo stesso schema o cambiarlo, in questo caso snellendo ulteriormente. Dovrò decidere, tempo fortunatamente c'è.

Love, Death & Robots (1a stagione) - Col suo corollario di distopici e avveniristici episodi, diversi tra loro, ma accomunati, non solo dal genere rappresentato (fantascientifico), ma dall'insieme dei fattori che ne determinano il contesto (la terra, o quella che più comunemente può essere definita "dimora") Love, Death & Robots rappresenta una sorta di presa di coscienza (ambientale, filosofica, morale), sotto forma di simultanea animazione, che ha il sapore della denuncia e della critica sociale. La serie antologica creata da David Fincher e Tim Miller, le cui collaborazioni con numerosi animatori provenienti dall'universo videoludico contribuiscono a dare un'impronta diversa all'animazione classica, ha il vantaggio di non avere alcun tabù o divieto, atto ad inficiarne i contenuti, a volte riuscendoci, altre volte finendo per ripiegarsi sui suoi stessi sofismi. Una serie visivamente potente e audace, il cui intento è quello di far riflettere intrattenendo. Diciotto cortometraggi di autori differenti, in stili che spaziano dalla stilizzazione cartonistica alla grafica games più videorealista, così come sono diversi i toni, anche se quelli apocalittici intrisi di pessimismo sulla natura umana (appunto) prevalgono su quelli più ironici e leggeri. Una serie tecnicamente di livello molto elevato, ed anche se non in tutti i casi l'eccellenza grafica si accompagna a contenuti interessanti e originali, la presenza di alcuni capolavori rende la visione un'esperienza appagante: uno tira l'altro, come le ciliegie. Tra gli episodi che meritano una visione c'è senz'altro "Oltre Aquila" con il suo finale horror a sorpresa, il bellissimo "Zima Blue", il guerrigliero "Tute Meccanizzate", gli ottimi "Il Vantaggio di Sonnie" e "Il Testimone", il surreale "L'Era Glaciale" e i semi-comici "Tre Robot" e "Il Dominio dello Yogurt". Tutti gli altri non eccezionali (alcuni anche alquanto anonimi) ma accettabili ed ugualmente visionabili (su Netflix). Voto: 7,5

Romulus (1a stagione) - Una buona serie che sulla scia del Primo Re di Matteo Rovere, il quale ci mette lo zampino, riprende il discorso sulla fondazione di Roma. Una buona ricostruzione storica (ai limiti della fantasia), e pure socio-politica, segno di un lavoro produttivo abbastanza impegnativo e mettendo in evidenza questa caratteristica, molto profonda, sul misticismo di questi popoli. Il loro rapporto con gli dei, la loro presenza/assenza, segni premonitori di sventura o fertilità. C'è da dire però che non tutti gli avvenimenti e le situazioni che si creano all'interno di Romulus appaiono interessanti, con la conseguenza che alcune storyline risultano prolisse e prive di quel mordente che una serie dovrebbe avere. In alcuni momenti ho avuto la sensazione di assistere a qualcosa di già visto (sempre dal punto dello sviluppo della sceneggiatura) e alcuni personaggi chiave mi è parso facessero delle scelte in totale contrasto con ciò che veniva mostrato nei minuti precedenti. Alcuni episodi, inoltre, non riescono a trovare un equilibrio nel racconto: la serie spesso si affanna da un punto di vista ritmico, alternando momenti di violenza improvvisa a situazioni di stallo completo che chiedono allo spettatore un piccolo sforzo per seguire Romulus. Nel complesso però il lavoro del regista romano risulta promosso (benché non esente da difetti) in quanto dà un forte segnale alla serialità italiana. Nota di merito finale per la sigla iniziale (cantata da Elisa che fa una cover di Shout dei Tears for Fears e accompagnata da immagini veramente azzeccate), senza dubbio l'elemento meglio riuscito. Voto: 6,5

martedì 7 dicembre 2021

Le mie canzoni preferite (Dicembre 2021)

Una stagione musicale che finisce e un'altra si appresta a ripartire, tuttavia quest'anno musicale non termina ovviamente, c'è infatti da proclamare i miei vincitori personali dell'anno. Ciò avverrà però tra un paio di settimane, ma un assaggio troverete oggi, giacché anche quest'anno come nello scorso pubblicherò (le trovate a fine post) le mie nomination/candidature dei relativi (ricordo virtuali e personali) Premi (scelte in base alla presenza mensile nelle liste). A proposito di ciò, conta anche questo mese di Dicembre, ultimo post musicale di questo 2021, che contiene poche cose ma buone, almeno secondo me (Playlist Qui).

Il ritorno di un cantante che due anni fa avevo molto apprezzato, per due volte nel 2019 presente (l'ultima Qui),
parlo di Coez e questa è la sua ultima (ultimissima) Hit, dal sapore gustosamente nostalgico.

sabato 4 dicembre 2021

Letture 2021

Purtroppo non sono riuscito ad assolvere in pieno il desiderio di leggere con più frequenza elargito lo scorso anno in occasione delle Letture del 2020, avrei voluto per esempio completare la (corposa) collezione de I Classici del Fumetto di Repubblica Serie Oro iniziata proprio la scorsa volta con il primo numero dedicato a L'uomo ragno, ma ne ho letti ancora pochi per poterne parlare approfonditamente, darne un giudizio specifico, tuttavia di cose ne ho lette ugualmente quest'anno, di cose particolari che ho letto in più alle mie immancabili letture dei mitici Topolino. A tal proposito, rimanendo nella sua sfera (in cui dopo torneremo), ho letto l'edizione speciale allegata al numero 2808 di Topolino, il Topolino Gold che contiene le storie (5) più belle del settimanale dal 1949 a oggi, ma votate dai lettori. Votazione all'epoca, era il settembre 2009, effettuata in occasione dei 60 anni della testata. Ciascuna storia è preceduta da un breve articolo di approfondimento che comprende anche le immagini di copertina originali dove le storie (tutte validissime, alcune anche storicamente importanti) sono state pubblicate. Le storie presenti nel volume sono: La vera storia di Novecento (da Topolino 2737 del 13 maggio 2008), Paperino e il segreto della 313 (da Topolino 2071 dell'8 agosto 1995), Topolino e la spada di ghiaccio (da Topolino 1411-1413 del 12-26 dicembre 1982), Paperinik il diabolico vendicatore (Da Topolino 706-707 dell'8-15 giugno 1969) e L'inferno di Topolino (da Topolino 7-12 dell'ottobre/dicembre 1949 e gennaio/marzo 1950). Quest'ultima storia, anzi la prima parte, era già presente nel primo volumetto della collezione Topolino Story, dedicata a un anno specifico e contenente le storie più importanti che furono pubblicate in quel periodo, per l'appunto il primo (letto lo scorso anno) era sul 1949. Stavolta mi è "capitato" il 1955, interessante ma non eccezionale, storie non tutte notevoli. Ecco infatti Paperino e il misterioso Mister Moster (perdibile), I Paperini e la caccia al tesoro (minimalista), Lilli e la foresta incantata (quasi inutile) e Topolino e Pippo cosmico (unica storia davvero eccezionale, genialità assoluta nella caratterizzazione di Pippo). E poi come al solito "Come eravamo", poi si parla di Disneyland (che in quell'anno veniva inaugurato), della Fiat 600 e di tante altre cose inerenti l'anno in questione, infine scheda su Paperina.

martedì 30 novembre 2021

I film del periodo (20-30 Novembre 2021)

Solo settimana scorsa ho pubblicato lo speciale sull'animazione giapponese, però quella oltre la Ghibli, che in senso lato o diretto è sempre presente. E mi ritrovo oggi a parlarvi, oltre ai film di quest'ultimo periodo, anche (e paradossalmente) di un documentario, rivolto quasi esclusivamente agli appassionati e senza pretese oggettive (in questo senso è inutile criticare la forma del documentario, volutamente grezza e semplice, in quanto ciò che è realmente importante è l'uomo che sta davanti alla macchina da presa, ed è inutile affibbiargli un voto), dedicato ad un grandissimo autore, riconosciuto unanimemente come il maestro indiscusso dell'animazione giapponese. Never-Ending Man è il titolo, di questo documentario-intervista diretto da Kaku Arakawa incentrato su Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo ritiro nel settembre 2013. A tal proposito, quando egli annunciò a tutto il mondo il suo ritiro, nessuno voleva crederci. Sembrava però effettivamente davvero "la fine", e invece un nuovo lungometraggio creerà, anche se c'è la possibilità che l'ultimo film di Miyazaki non veda mai la luce, in quanto non sappiamo cosa ci riserva il futuro. A parte ciò, questo documentario veramente bello su di lui (revisione di una carriera e di un'istanza creativa fortissima, tra humor, rassegnazione e nuovi sogni), non mi ha solo appassionato per le sue curiosità sul mondo dell'animazione, mi ha anche fatto capire più di quello che credevo di sapere riguardo un uomo che ho sempre stimato. Ed alla fine non ci resta che incrociare le dita, sperando che Miyazaki riesca nell'ultima sua grande impresa. E in caso non ci riuscisse, almeno conserveremo il ricordo di un uomo che è morto facendo quello che ha fatto per un'intera vita: creare arte (lo trovate su VVVVID).

Appunti di un venditore di donne (Dramma/Thriller 2021) - Film diviso in due parti. La prima, veramente riuscita, ambienta benissimo la vicenda nella Milano anni Ottanta, usa molto bene le maestranze a disposizione e costruisce un clima malinconico e amaro, molto adatto a un noir. La tavola sembra apparecchiata per una sorpresa, ma la seconda parte deraglia purtroppo in una storia sgangherata e senza molto senso, che pesca a piene mani nell'improbabile. Casting assortito alla bell'e meglio (c'è pure Libero De Rienzo, al suo ultimo film), un protagonista intollerabilmente monocorde (raramente si sono visti attori tanto legnosi come Mario Sgueglia) e un intreccio (tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Faletti) alla perenne ricerca del colpo di scena, in barba alla minima plausibilità dello sviluppo narrativo. E così tra agenti donna del Sisde con licenza d'uccidere, senatori con la pistola, brigatisti part time, la vicenda si sfascia sotto gli occhi dello spettatore illuso di aver trovato un noir italiano di livello. Un deciso passo indietro per Fabio Resinaro, co-regista del buonissimo Mine, che mette troppa carne al fuoco e non riesce ad impiattare la tavola come si deve. Peccato, l'idea di partenza avrebbe meritato una sorte migliore. Voto: 5

Magical Girl (Dramma/Thriller 2014) - Un padre ama così tanto sua figlia che è pronto a commettere un crimine per esaudire il suo desiderio. Ma il suo errore apparentemente piccolo, porta a una reazione a catena e non c'è modo di fermarla. Pregevole lavoro che osserva l'ineluttabilità del destino e l'incapacità dell'uomo a governarlo, Magical Girl del regista spagnolo Carlos Vermut è opera seducente e dalla struttura narrativa originale. Un'opera misteriosa, che mescola magia, erotismo e psicopatologia, con qualche snodo narrativo poco credibile, ma affascinante e una volta tanto non scontata. Peccato che tutto questo non sia sufficiente a tenere alta l'attenzione per le due ore circa di durata. Lungo il percorso narrativo infatti, che intreccia, in un valzer di ricatti e sangue su piani temporali paralleli e sovrapposti, i destini di tre personaggi apparentemente lontani, si verifica una perdita e una dispersione graduale della suspense e della tensione che, unita a una costruzione altalenante del ritmo, a conti fatti finisce con l'indebolire il racconto e di riflesso la sua trasposizione (il suo "messaggio"). Gli attori sono anche bravi (in particolar modo Bárbara Lennie, vincitrice dell'unico Premio Goya a fronte di 7 nomination nel 2015, già vista in Contrattempo, Tutti lo sanno e Il regno) e il film, sotto l'aspetto puramente estetico, di Cinema, se la cava, ma non tutto funziona bene od impressiona positivamente (compreso il disturbante finale). Voto: 6

sabato 27 novembre 2021

[Games] Videogiochi del periodo (Settembre/Ottobre/Novembre 2021)

Regalano così tanti giochi ultimamente (da tante piattaforme), che credo ormai non valga più comprare giochi, o quasi, qualche titolo che desiderio difficilmente su Epic e su Prime finirà, quindi acquistarli devo, proprio ieri (giorno del Black Friday) una delle tante occasioni c'era, ma ho preferito aspettare, prima sarà meglio difatti giocare ai (tanti) titoli già nella mia libreria, anzi nelle mie librerie digitali (che al momento sono 6). Oggi comunque porto quattro regali e due acquisti precedenti, di due bundle diversi, quello di Outlast (pochi mesi fa ho giocato al primo) e Dishonored (di questo c'è ancora il terzo). Ma modalità a parte, vediamo com'è stato giocare a questi giochi (gli ultimi dell'anno prima della classifica finale). In questo senso tengo a precisare che saranno più che recensioni (almeno rispetto a tante altre volte), personali valutazioni (inutile sciorinare tutto, l'Internet è vario e vasto per ottenere informazioni in caso vi serva sapere altro o di più).

Control - Una struttura di gioco solida e ben congegnata, un ottimo level design delle mappe, un'ambientazione originale e altrettanto affascinante da scoprire un passo dopo l'altro. Alcune trovate, specialmente nella parabola conclusiva del racconto, sono semplicemente geniali per design, cura dei dettagli e cifra stilistica (il tutto è poi impreziosito da una direzione artistica visionaria e di lynchiana memoria). Un gioco molto complesso, dal punto di vista narrativo. Alla fine la complessità della trama è quello che spinge maggiormente il giocatore ad andare avanti. Leggere i documenti e guardare i video che si trovano sparsi nell'edificio (che ospita il Federal Bureau of Control, un'agenzia che si occupa di fenomeni Paranormali, o per meglio dire Parafisici) serve moltissimo per comprendere a fondo questa volutamente complessa storia, che lascia molte domande anche dopo la conclusione. Per il resto un bel gioco che non eccelle in nessun campo, ma ha la dote di farsi giocare anche solamente per capire cosa è accaduto in quello strano edificio. In questo senso Control è sicuramente un'esperienza che va vissuta per comprendere appieno una sua recensione. Tecnicamente solido (ma con qualche singhiozzo) gameplay affascinante e ispirato (ma con un sistema di coperture insoddisfacente) e con una trama fascinosa (presentata però in modo criptico), Control rappresenta probabilmente (è il suo primo che gioco, Max Payne ed Alan Wake infatti mi mancano) l'opera magna della Remedy Entertainment, che sperimentando e avvalendosi di altri generi realizza una grande avventura che coniuga il mondo degli shooter e i metroidvania (il gunplay unito ai poteri paranormali di Jesse funziona come un orologio svizzero), dando vita ad un connubio elettrizzante in cui il divertimento è assicurato. Control è davvero clamoroso, un titolo assolutamente imperdibile. Voto: 7,5

Tell Me Why - Celebre per essere il primo videogioco ad avere un personaggio transgender come uno dei protagonisti, Tell Me Why paga soprattutto il fatto che rispetto a giochi come Life is Strange (stessa casa produttrice) tocchi poche volte il piano dei sentimenti. E pur non essendo decisamente un gioco insufficiente, non può che lasciare il giocatore con l'amaro in bocca, come se i ragazzi di Dontnod avessero voluto fare il classico passo più lungo della gamba. Le premesse per un'altra storia con i fiocchi c'erano tutte senza ombra di dubbio, ma visto il modo in cui la trama sembra volerci per forza di cose farci girare intorno, non si può che rimanere un poco delusi. Dontnod si aggroviglia nel tentativo di mettere in scena thriller, dramma e sovrannaturale, come del resto è stato con l'originale LiS, e si perde in un bicchier d'acqua (in certi momenti il personaggio transgender c'è e basta). Semplice, senza impattanti momenti o colpi di scena, un'avventura grafica (perfettamente) rilassante, adatta a chi vuole godersi una decina di ore senza impegno, ascoltando una bella storia. Il titolo tratta tematiche delicate con efficacia (ma pure in maniera un po' troppo superficiale molto spesso), parlando con naturalezza di identificazione di genere, attacchi di panico, maternità, fratellanza, amore e perdita. La trama tuttavia (già di per sè svalutata da certe scelte) non brilla per originalità e i finali risultano poco soddisfacenti: non riescono infatti a cogliere nel segno e raggiungere a pieno l'obiettivo della narrazione, che si basa di fatto sull'accettazione e sull'affrontare le conseguenze delle proprie azioni. L'assenza totale di un "cattivo" degno di nota rende infine Tell Me Why un bell'esperimento che però non riesce a convincere totalmente. Eppure, anche se sul piano ludico non è il miglior gioco di Dontnod Entertainment e, tutto sommato, non è nemmeno il più avvincente (consigliato soprattutto a chi cerca un intrattenimento narrativo senza troppo impegno, poco proprio), resta comunque un validissimo esponente del videogioco narrativo moderno. Voto: 6+

mercoledì 24 novembre 2021

[Cinema] Japan Animation - Parte 2

Dopo 11 lunghi mesi, dopo praticamente un intero anno (questo intenso 2021), finalmente si conclude, ma non termina affatto (dopotutto non ho visto tutto e/o il meglio, ancora tanti da scoprire), il mio viaggio all'interno dell'animazione giapponese, l'animazione oltre allo Studio Ghibli. Animazione giapponese che è abbastanza cambiata in quarant'anni (l'evoluzione c'è stata ed ancora c'è), e tuttavia spiegare nel dettaglio il cambiamento avvenuto è impresa proibitiva per me, per approfondimenti rivolgersi ad altri più ferrati e capaci, ma comunque è ovvio che proprio la Ghibli abbia fornito un contributo importante a tutto quel settore che nel tempo è divenuto vitale nel Sol Levante. Tra omaggi, citazioni e tanto altro, di tutto e di più, però è stato un percorso bello ed interessante. Un percorso di visione che mi ha quindi permesso di scoprire alcuni interessanti talenti ma soprattutto grandi maestri, prematuramente scomparsi decenni fa, è il caso di Satoshi Kon, o molti più recenti, è il caso di Makoto Shinkai e Mamoru Hosoda. E proprio da loro tre (di cui filmografia ho peraltro visto tutta, tranne il primo e l'ultimissimo di Hosoda) sono venute le più belle sorprese personalmente parlando, certo, non ho trovato quel gran capolavoro che mi aspettavo (anche se alcuni vicino ci sono andati), forse troppo affezionato alla Ghibli o decisamente troppi ne ho visti (ben 25, però adesso ne saranno addirittura 34), ma è stato ugualmente emozionante affrontarlo questo viaggio. Un viaggio/percorso cominciato con Perfect Blue (1997), Steamboy (2004), Lamù - Beautiful Dreamer (1984), Jin-Roh - Uomini e lupi (1999), Panda! Go, Panda! (1972), Metropolis (2001), Oltre le nuvole, il luogo promessoci (2004), La ragazza che saltava nel tempo (2006), proseguito con Mary e il fiore della strega (2017), Sword of the Stranger (2007), Millennium Actress (2001), 5 cm al secondo (2007), L'impero dei cadaveri (2015), Maquia (2018), Summer Wars (2009), Goshu il violoncellista (1982), Tekkonkinkreet - Soli contro tutti (2006), Una lettera per Momo (2011), Viaggio verso Agartha (2011), Tokyo Godfathers (2003), Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo (2012), Patema Inverted (2013), La forma della voce (2016), Il giardino delle parole (2013), Paprika - Sognando un sogno (2006) e conclusosi oggi con questi 9 film. Nove pellicole/anime pescate (proprio non riesco a smettere di inglobare tutto in uno) da diverse piattaforme streaming. Da VVVVID, Prime Video e TimVision direttamente, da Netflix non direttamente diciamo. Detto ciò, ecco com'è andato quest'ultimo viaggio.

In questo angolo di mondo (Animazione/Storico/Guerra/Dramma 2016) - Sunao Katabuchi si è formato con gli insegnamenti di Hayao Miyazaki e in questo suo film dimostra di saperli mettere in pratica, imbastendo una storia di forti emozioni. Emozioni che paradossalmente sembrano trattenuti, in quelle che sono le caratteristiche dei personaggi principali e che mostrano di come in tempo di guerra si possa mettere da parte la sofferenza e andare avanti con la forza di volontà, quasi come a isolarsi dalle paure e dai pericoli. In questo angolo di mondo (adattamento anime del manga Kono sekai no katasumi ni di Fumiyo Kōno) potrebbe trovare delle assonanze con Una tomba per le lucciole, ma il film di Katabuchi si focalizza, forse in maniera un po' prolissa, sulla vita di una giovane donna che deve affrontare cambiamenti improvvisi nella sua vita e imparare cose nuove, conoscere nuove realtà famigliari e deve fare i conti anche con un destino che la porta ad avere, e fare, scelte diverse da quelle per cui era portata. Un film graficamente discreto, come già accennato forse un po' lungo e non totalmente fluido in alcuni momenti, ma capace di coinvolgere e mantenere viva l'attenzione dello spettatore, portandolo a riflettere su quello che era la condizione della donna in Giappone e le conseguenze di un conflitto mondiale che non ha risparmiato nessuno. Un buon film d'animazione, che al netto dei pregi e dei difetti (la storia d'amore tra Suzu ed il suo sposo pur non essendo banale e mielosa è poco approfondita e soprattutto frettolosa), merita sicuramente la visione. Voto: 6,5
 
Weathering with You (Animazione/Romantico/Dramma/Fantastico 2019) - Un film discreto ma un po' deludente. Nonostante offra ottime animazioni, grafica e song molto appropriate (bellissime le animazioni che giocano tantissimo su queste luci riflesse dalle gocce d'acqua mentre il cielo rasserena, albe, cieli rareffatti, riflessi sulle nuvole, animazione del cielo fantastica, da favola), perde nella storia, che ho ritenuto poco interessante. Visto che è stato uno dei big del 2019, mi aspettavo molto meglio. Non basta la classica storia d'amore per rendere un film bello, a mio giudizio, avrei voluto vedere una storia più solida, realistica e uniforme. Troppe sono le ovvietà e i cliché che si vedono, troppi i luoghi comuni e l'uso del "già visto". Nel corso delle vicende troppe sono le domande lasciate senza risposta che ruotano attorno ai due personaggi, e un terribile senso di déjà-vu con la precedente pellicola di Makoto Shinkai che a lungo andare tende ad annoiare. Per il resto propone degli ottimi tratti sentimentali che arrivano emotivamente. Secondo me perde un po' di smalto nel finale, o forse mi sono perso qualcosa, visto che sembra un po' approssimativo, forse anche manchevole di incisività, fortemente desideroso di un happy end a tutti i costi. Ma questo è un anime ben costruito sui sentimenti, interessante visivamente e capace di coinvolgere facilmente, puntando tutto sull'intensità emozionale del racconto e della caratterizzazione dei personaggi. In questo senso resta un film delicato, condito di tanta tradizione giapponese. Ma siano lontani dallo stupore della visione di Your Name. Voto: 6+

sabato 20 novembre 2021

I film del periodo (8-19 Novembre 2021)

Giuro, questo sarà l'ultimo speciale cinematografico periodico dell'anno (dopotutto non c'è più tempo ormai) e forse di sempre (dopotutto se tutto andrà come previsione, dall'anno prossimo un solo post mensile per raggruppare le mie visioni, difficile diventerà farlo). Uno speciale ancora una volta, per la seconda volta in questo 2021, di marca Netflix. Uno speciale doppiamente speciale, perché tutti questi film sono stati candidati agli ultimi Premi Oscar, e in quasi tutte le categorie, alcuni peraltro sono riusciti a vincerla quella benedetta statuetta. In questo senso è stata una coincidenza che tutti, proprio tutti e 12, provenissero dalla piattaforma streaming (a detta di molti) numero uno. Avevo infatti intenzione di recuperare altri film, molto meno recenti di questi, ma neanche a farlo apposta, 12 i film (anch'essi comunque, e tutti, in lista di visione) di produzione (e/o distribuzione) Netflix che hanno ricevuto quest'anno la, o le nomination, quindi non potevo fare altro che "soccombere" alla situazione, che comunque si è rilevata abbastanza soddisfacente, più o meno, perché tutto, e decisamente, non mi è piaciuto.

La vita davanti a sé (Dramma 2020) - Una Sophia Loren convincente a più di 80 anni è la nota più lieta di questo film, un film, remake del film del 1977 "La Vita davanti a sè" (che a suo tempo vinse l'Oscar come miglior film straniero) tratto dall'omonimo romanzo francese "La Vie devant soi", che viene leggermente soffocato da una sceneggiatura un po' scontata in cui a tratti prevalgono noia e lentezza. Una sceneggiatura a cui manca quel guizzo che ci faccia entrare davvero nel dramma e nei suoi personaggi, una sceneggiatura che non possiede lo spessore necessario per donare carattere alla pellicola che, tolta l'interpretazione dei due protagonisti (e il conseguente rapporto intenso tuttavia riduttivo tra i due), non sembra possedere altre doti degne di nota. Il regista Edoardo Ponti (figlio della grande attrice) non riesce inoltre a creare la giusta atmosfera. Il film in effetti è un festival di banalità e già visto con il tentativo di redenzione di un giovane disadattato (senegalese) che viene allevato da una prostituta (ebrea) in pensione. Il film purtroppo mette sul tavolo tante (troppe, ci sta in mezzo di tutto) tematiche (la storia nel suo tentativo di essere multiculturale ed inclusiva, alla fine è un po' troppo sbrigativa e superficiale), ma poi punta principalmente sul sentimento, diventando un filmetto light di cui perfetta è la dimensione da piattaforma streaming, ossia Netflix (non a caso sa un po' di televisivo in alcuni passaggi). La canzone della Pausini (che non meritava la candidatura figuriamoci la vittoria dell'Oscar) ha sì un bel messaggio (nella sua ruffianeria), ma arriva inutilmente alla fine, quando ormai irricevibile è alle orecchie dello spettatore, nei migliori dei casi già addormentato. Non male, ma parecchio deludente. Voto: 5,5
 
Il processo ai Chicago 7 (Storico/Dramma 2020) - Aaron Sorkin (affermato sceneggiatore già vincitore di un Oscar e candidato con quest'ultimo film agli ultimi Premi) dirige (il suo secondo dopo Molly's Game) una pellicola sul processo che si svolse a Chicago dopo le contestazioni alla convention democratica del 1968. Un'opera al tempo stesso informativa (di un fatto poco noto ai più) e avvincente (basata su tempi e dialoghi serrati), e che si avvale di una sceneggiatura molto ben scritta (ovviamente dello stesso regista) e di un'ottima ricostruzione ambientale, con sequenze coinvolgenti (la ricostruzione degli scontri tra manifestanti e polizia), nonché di una prova eccellente di un cast corale nel quale si segnalano i calzanti Frank Langella e Mark Rylance, ma soprattutto un efficacissimo Sacha Baron Cohen (che con la sua vena ironica ma profonda riesce a far ridere ma allo stesso tempo riesce a fare strenua opposizione pacifica), quest'ultimo non a caso, come il lato puramente tecnico (montaggio e fotografia), ha ricevuto una candidatura agli ultimi Oscar, ma a fronte delle 6 complessive (comprese quella per il miglior film, che sicuramente ci stava, e migliore canzone, sinceramente niente di eccezionale) nessuna statuetta vinta (un po' dispiace). A proposito degli Oscar 2021, paradossale notare che uno dei personaggi in scena è proprio Fred Hampton, il leader delle "Black Panther" co-protagonista in Judas and the Black Messiah (interpretato da Daniel Kaluuya), che in questo The Trial of the Chicago 7 (è il turno di Kelvin Harrison Jr.) deve invece accomodarsi una fila dietro, anche se il suo ruolo non rimane certo secondario. In un film di denuncia perfetto per ricordarci che a volte la manipolazione della realtà è più subdola di quanto immaginiamo. Nulla di originale sia chiaro, ma gli americani son maestri nel girare questo tipo di pellicole. E così le due ore abbondanti di durata scorrono via veloci, coinvolgenti e divertenti senza che ci sia un solo attimo, ma davvero nemmeno uno, di pausa. Forse prevedibile (quando il processo ha una chiara matrice politica è ben chiaro come andrà a finire) e classico, ma gran bel film, peccato anche per le scivolate nella retorica che potevano essere risparmiate. Voto: 7+

martedì 16 novembre 2021

Le (mini)serie tv del mese (Novembre 2021)

Dopo aver concluso la "missione recupero" di quest'anno, con altre che probabilmente ci saranno nei prossimi anni, si ritorna al solito ritmo, ritmo che prevede la visione delle serie in lista, lista decisamente recente, con qualche piccola eccezione. Infatti nel compilare questa lista di sole (e nove) miniserie, ne mancavano alcune, così ho ripiegato su miniserie di cui sì è parlato parecchio negli scorsi anni. In ogni caso, da questa specie di speciale miniserie televisive, tante cose buone, anzi buonissime, e poche cose non tanto buone. Raggruppate non per caso, formano un misto di generi niente male, miniserie, che ricordo si definiscono in questo modo poiché non ci sono seconde stagioni e tutto si conclude in una sola botta, che un segno hanno comunque lasciato, e non solo a me.

Alias Grace (Miniserie) - La serie sorellina di The Handmaid's Tale (basata anch'essa su di un romanzo della Margaret Atwood, che tuttavia al contrario della sorella si ispira a fatti realmente occorsi intorno al 1840) non è male (tecnicamente è ben curata), però in virtù di aspettative migliori, essa parzialmente delude, nel suo essere leggermente fredda e decisamente ambivalente, non rimane così tanto impressa nella testa. Una giovane donna è accusata dell'omicidio del suo datore di lavoro e della governante della casa in cui è impiegata. Ambientato in Canada a metà ottocento, una serie il cui fulcro è la divergenza tra la vicenda reale e la versione della protagonista, come emerge dal racconto della stessa. La serie "lavora" in particolare sulla psicologia di un personaggio principale dalla doppia personalità, benissimo interpretato da Sarah Gadon, autrice di una prova ricca (anche troppo, ma non per sua colpa) di sfumature e ambiguità (è lei comunque l'unica, di tutto il cast, ad offrire una degna performance, fra di loro, abbastanza incolore, compare anche il regista David Cronenberg). In questo senso la vera dote de L'altra Grace (da titolo italiano, comunque meno efficace dell'originale) è sì la sua capacità di essere una miniserie intrigante, pronta a far dubitare le sicurezze dello spettatore giocando con il suo orientamento, rendendo possibili soluzioni diverse tra loro (non è mai infatti ciò che sembra), ma il troppo stroppia. Prodotta da Netflix, è una serie molto lenta, dove ogni puntata, cogli qualcosa di nuovo, ma sempre pochissimo alla volta. Quindi devi avere molta dedizione per arrivare fino alla fine. Che lascia tutto aperto, comunque. La verità ce la creiamo noi. Forse sei puntate sono un po' troppe per i fatti narrati, non è probabilmente per tutti ed è fin troppo letteraria. Dal mio punto di vista, una miniserie abbastanza dimenticabile, anche se ha vari spunti affascinanti (certamente fa riflettere sulla condizione disumana della donna nei secoli scorsi), con un finale troppo affrettato seppur di buon impatto. Quale che sia la verità, infatti, di una vicenda che ancora oggi rimane avvolta nel mistero, Grace ha sofferto umiliazioni di ogni genere per anni, per cui il finale rimane accettabile (sebbene non del tutto condivisibile). Voto: 6
 
La regina degli scacchi (Miniserie) - Una miniserie (basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis) riuscita (che riesce a tenere incollati allo schermo) e coinvolgente (c'è abbondante spazio per le emozioni) benché tratti un argomento piuttosto ostico e non proprio alla portata di tutti come gli scacchi. Ci si sofferma molto sulla personalità della protagonista (interpretata alla perfezione dalla abile e dotata di un fascino particolare Anya Taylor-Joy), una bambina tanto geniale negli scacchi quanto sfortunata e fragile nella vita, e su una perfetta ricostruzione ambientale (con scene e costumi che permettono allo spettatore una vera e propria full immersion negli anni '60 e '70, sullo sfondo l'inquietante ma a suo modo affascinante clima della guerra fredda USA-URSS), aspetti che permettono di passare sopra ad una storia facilmente prevedibile (gli scacchi come forma di salvezza e di riscatto, ma anche di ossessione e desolazione). Tecnicamente ineccepibile, nonostante qualche sbavatura (qualche aspetto magari, come le dipendenze mai approfondito in maniera esauriente, la sceneggiatura presenta inoltre alcune forzature che riguardano i punti chiave della storia, a mio parere forse un po' troppo enfatizzata) è un lavoro che merita sicuramente una visione. Un lavoro in cui per una volta a prevalere è decisamente la forma sulla sostanza, pur valida. La storia è interessante ma non è, a mio giudizio infatti, la chiave del successo del lavoro di Scott Frank. La regina degli scacchi, una miniserie assolutamente godibile, indubbiamente uno dei recenti migliori lavori firmati Netflix. Voto: 7+