Dopo aver sbollito un po' la rabbia e la delusione ho finalmente visto, a 2 due mesi da quella disgraziata e sfortunata finale e dopo la mandata in onda sulla Rai, il docu-film sulla Juventus, la squadra di calcio più amata (e odiata) d'Italia. Infatti, a pochi giorni dalla nuova stagione calcistica, che ovviamente spero sia migliore di quanto già straordinaria (nonostante tutto) sia stata la scorsa, ho recuperato Bianconeri Juventus Story: Il film (Black and White Stripes: The Juventus Story), documentario del 2016 diretto dai cineasti italo-canadesi Marco e Mauro La Villa, di cui già avevo accennato in occasione della sua uscita, qui. Un documentario che ovviamente da tifoso è stato bellissimo da vedere e scoprire, ma anche oggettivamente il suddetto non è male, anzi, soprattutto stilisticamente difatti è molto meglio di tanti altri, anche se i pregi e i difetti ci sono ugualmente. Infatti in questa recensione, che per evidenti motivi sarà un pochino diversa dal solito, mi limiterò ad esporre le cose che mi sono piaciute e quelle meno, il tutto, anche grazie a questo documentario meno fazioso di quello che si pensa, senza far polemica o accendere discussioni inutili (nei confronti di tutti ovviamente). Innanzitutto il comparto tecnico, che comprende Giancarlo Giannini (narratore) ed Ennio Morricone (collaboratore speciale), è di alto livello come ci si aspettava, ma anche le musiche sono eccezionali ed azzeccate, come la fotografia e lo stile unico, abbastanza nuovo ed innovativo, che convince al di là di tutto.
Quello che invece non convince è la scelta, seppur giustificabile poiché dopotutto la storia della Juventus si intreccia inevitabilmente con quella della famiglia Agnelli, che ha da sempre fatto di tutto per fare della propria squadra di calcio una delle migliori al mondo, di concentrarsi (forse troppo) sul legame tra famiglia e squadra, analizzando le loro reazioni a vittorie (e sconfitte), tralasciando quindi la storia del club in sé e per sé. Anche se paradossalmente, nonostante vengano certamente (e colpevolmente) tralasciati o appena accennati momenti storici fondamentali come la fondazione e il primo scudetto su tutti, il legame forte della famiglia Agnelli è uno dei punti più belli, soprattutto perché i tanti lutti che l'hanno colpita, dalla scomparsa del leggendario Avvocato Gianni e di suo fratello, il Dottor Umberto, a quelle premature di Edoardo e Giovannino, emozionano e commuovono. D'altronde il lavoro (che mescola con abilità filmati di repertorio di partite con brevi parentesi in cui sono usati grafici per esporre dati) dei gemelli La Villa scorre con un montaggio svelto e frenetico che appassiona e coinvolge, anche se avrei preferito 'più gol e meno chiacchiere', giacché le interviste a calciatori (tra cui Platini e Del Piero, i più spigliati della truppa) ma soprattutto ai vari Agnelli che si sono avvicendati alla guida della Juventus, dando altresì ampio spazio alle parole di Gianni, l'Avvocato, che commentava sempre con fervida (auto)ironia sia le vittorie sia le sconfitte (specialmente in campo europeo) ad Umberto, che assunse direttamente la guida della società in due diverse epoche (anni '50-60 e poi dal '94 al 2006) fino ai rampolli Andrea, attuale battagliero Presidente, il pittoresco Lapo Elkann e il distaccato fratello John, dall'aplomb british, a capo della Exor, che della società torinese, quotata in Borsa, ne detiene la maggioranza del pacchetto azionario, hanno un minutaggio decisamente troppo alto rispetto alle vicende sul campo. Inoltre (e lo dico da juventino), la fissazione delle 'stelle' mi è sembrata decisamente eccessiva, giacché concentrarsi quasi esclusivamente sul campionato e tralasciare quasi del tutto le (dis)avventure in Europa ha reso il tutto un po' troppo parziale.
Comunque al racconto delle emozioni e delle vittorie calcistiche bianconere (che ovviamente son presenti) si affianca anche un interessante spaccato della storia dell'Italia degli ultimi 30 anni. Dato che il documentario si concentra su due periodi, che sostanzialmente dividono il lungometraggio in due parti ben nette, quella che va dalla stagione 81-82, che porta in dote la seconda stella (riconoscimento, indetto proprio dall'Avvocato, riservato ai vincitori di 20 campionati), al (tragico, sportivamente parlando) 2006, culminato con la retrocessione in serie B per le note vicende denominate 'Calciopoli' per poi passare al difficile periodo post-Calciopoli con la faticosa rinascita fino ad un nuovo e, a tutt'oggi, ininterrotto momento di grandi successi in campo nazionale, che vedono la compagine torinese rinnovare i fasti degli anni '30, con la conquista di altri cinque scudetti in serie, dal 2012 al 2016 (anche se il film termina con lo scudetto dei 102 punti del 2014). Il tutto però raccontato senza esagerare, infatti va sottolineato in positivo l'approccio per nulla enfatico e il più delle volte ironico alla materia da parte dei due documentaristi (forse dovuta al fatto che vivendo e lavorando in America, essi vedono il calcio e gli sport in generale prima di tutto come una forma di spettacolo, a cui è estranea la passione, che malauguratamente a volte sfocia addirittura in atti di violenza, per come il calcio è vissuto da noi), evitano di fare un santino della figura del tanto discusso Moggi (in un'intervista John afferma: ''Si era montato un po' troppo la testa''), non identificano le squadre rivali (ad eccezione dell'Inter) come dei nemici ma semplicemente degli avversari, arrivando addirittura ad elogiare la spinta innovativa introdotta da Berlusconi con l'acquisto dell'altra rivale storica, il Milan, togliendo, nel complesso quell'alone di 'sacralità' al fenomeno calcio, cosa che magari un regista italiano non avrebbe saputo (o voluto) farne a meno.
Per questo meritano davvero un elogio, come quello che gli stessi fanno a Liam Brady, giacché per far comprendere lo stile, la voglia di non arrendersi mai e di non piangersi addosso e la mentalità vincente da sempre caratteristiche della Juventus, i registi scelgono appunto come punto focale il calcio di rigore con cui l'irlandese Liam Brady (che nonostante sapesse che di lì a poche settimane avrebbe lasciato Torino per far posto a Michel Platini, si comportò da grande professionista e trasformò il penalty decisivo) regalò alla squadra torinese lo scudetto del campionato 1981/1982. Insomma tante cose belle per essere un documentario (più che discreto e notevole) su di una squadra di calcio. In definitiva infatti, quest'opera, tenendo altresì conto di pro e contro ampiamente descritti, è un opera (un documentario), che coinvolge, emoziona, e affascina per quasi due ore e che consiglio di vedere, sia se siete tifosi juventini sia se tifate per altre squadre. Perché se siete veri sportivi (secondo il mio modesto parere) non dovreste perderlo. Voto: 7
Ah, sei juventino :). Grazie per Bonucci :) Sinceramente non mi attrae, preferisco i classici racconti (senza troppe pretese) delle varie competizioni calcistiche. Adoravo i fantastici racconti del campionato che univano i servizi di 90esimo minuto.
RispondiEliminaMa io l'ho detto così per dire, è naturale che chi non tifa Juve difficilmente vedrà questo, comunque in effetti avrei preferito vedere quel tipo di racconti, li preferisco anch'io ;)
EliminaIn ogni caso io non so saprei davvero chi ha fatto il vero affare, come sempre lo dirà il campo :)
Il guadagno nostro è sicuro dopo aver giocato per anni con i vari paletta, rami, Bonera, mexes, zapata e bolliti vari :D.
EliminaQuello sì, ma non è detto che i risultati saranno decisamente migliori..
EliminaPurtroppo io non seguo il calcio italiano, tanti, tanti anni fa tifavo una squadra del mio paese ma poi sono andata all'università e non ho avuto più tempo ne modo di seguirlo. Volevo leggere questo post perché al lavoro ho 2 colleghe che seguono molto il calcio, una tifa la Juventus, l'altra, l'inter e ci litigano spesso ma credo che se parlerò loro di questo film entrambe andranno a vederselo perché in fin dei conti è anche un film sulla storia del calcio.
RispondiEliminaTi auguro una splendida serata!
Flo
Già, in effetti è principalmente un film sul calcio degli ultimi 30 anni in Italia, anche se non credo che un tifoso dell'Inter, soprattutto in questo caso, potrà davvero apprezzare, ma niente è impossibile ;)
EliminaCiao e buona serata a te :)
Sfortunata finale? Vi hanno seppelliti!!
RispondiEliminaAhahhahah Franco la poggia piano
Elimina...sulla Juve, purtroppo, perdo la trebisonda... che il buon Pietro mi perdoni.. ;)
EliminaNel secondo tempo sì, ma nel primo potevamo addirittura andare in vantaggio, e comunque non che quelli hanno fatto un macello vero e proprio, 6-7 tiri in porta 4 gol, noi idem ma solo 1 gol, la fortuna centra sempre non dimenticarlo..
EliminaVolevo vederlo con mio padre, ma purtroppo non sono riuscito di portarlo al cinema all'epoca
RispondiEliminaMa sei comunque riuscito a farlo dalla tv? In ogni caso, credo che ci saranno altre occasioni ;)
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